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sinistra

Alle Regionali ha vinto Pirro

di Luca Busca

Analisi del voto

elezioni regionaliNormalmente il giorno dopo le elezioni ogni partito celebra la propria vittoria. Dopo le regionali 2023 alcuni di questi si sono dovuti esimere dal rito scaramantico per totale mancanza di voti. La sinistra di destra, il M5S e l’aborto democristiano di Renzi e Calenda sono entrati nella fascia Cites 1 della rappresentanza politica in via di estinzione. Quindi grande vittoria della destra. Come al solito, però, non sempre le cose sono come sembrano:

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A ben guardare il centrodestra ha perso 67.214 voti, pari al 7,28% di quelli presi nel 2018, anche se all’epoca persero le elezioni. Ora considerare un numero negativo come risultato positivo la dice lunga sullo stato della partecipazione politica dell’Italia. In realtà Forza Italia e Lega hanno smarrito più voti di tutto il Centrosinistra, con l’unica differenza che nel Centrodestra la disaffezione è confluita quasi tutta in Fratelli d’Italia, mentre per Centrosinistra e M5S il flusso è stato verso l’astensione. Di suo il Partito Democratico ha perso 226 mila voti pari a circa il 42% del proprio portafoglio elettorale del 2018.

Ancor peggio è andata al Movimento 5 Stelle, che ha smarrito sulla via dell’integrazione al sistema ben 684 mila voti pari all’82% dei propri elettori. Ormai i pochi votanti stellati sopravvissuti una volta trovati vengono portati in speciali nursery, nella speranza che riescano a riprodursi almeno in cattività e fermare così il veloce cammino verso l’estinzione. Se il M5S rischia la prematura scomparsa, questa è invece ormai acclarata per le forze antisistema. L’unica presente alle regionali del Lazio era l’incerta Unione Popolare e la sua prestazione, avendo dimezzato i voti già peraltro esigui raccolti da Potere al Popolo nel 2018, ha rappresentato una discesa agli inferi nel girone degli ignavi. Qui potrà espiare la colpa di non aver preso una posizione chiara e contraria ai provvedimenti adottati durante la pandemia a difesa dell’interesse privato e a discapito di quello comune della salute. Punto questo che, invece, dovrebbe essere in cima al programma di una forza politica realmente di sinistra.

Forte dell’ennesima memorabile legnata presa, l’intera dirigenza del Partito Democratico si è impegnata nel consueto processo di autocritica. Dopo la batosta delle politiche il PD si era già prodigato con rivoluzionari cambiamenti. Di straordinario vigore sono risultati quelli di sostituire il Segretario con una fotocopia del precedente e di cambiare nome. Tra le proposte in materia resta mitica quella della sigla PaDeL (Partito Democratico dei Lavoratori). Semplicemente geniale immaginare i lavoratori, nei lunghi periodi di cassa integrazione e di disoccupazione tra un contratto a termine e l’altro, impegnati a sfidarsi al gioco di moda tra i fighetti! Da allora grazie al “cappotto” rimediato alle regionali, il tiro delle idee si è alzato notevolmente portando la dirigenza a nuove vette di eccellenza politica:

Enrico Letta ha affermato che “la Meloni è capace ... migliore di quanto ci aspettassimo ... ha abbandonato l'aggressività chiaramente dichiarata nei confronti dell'Unione europea, decidendo di seguire le regole ed evitando di commettere errori ... la realtà è che lei è forte.” (Fonte repubblica.it-politica-15-02-2023).

Stefano Bonaccini ha invece preferito sottolineare che la Meloni “non è una fascista, è una persona certamente capace” (Fonte idem)

Evidentemente stanchi di prendere legnate elettorali il vecchio segretario e la sua fotocopia hanno deciso di allearsi direttamente con la destra per la prossima tornata. Ma il Partito ha molte anime e quindi subito due perle rare della sua corrente di sinistra sono insorte a difesa delle classi meno abbienti, quelle che giocano a padel.

Andrea Orlando, ad esempio, esplode in un “Qualcosa non va” mentre la vice fotocopia Elly Schein, dopo un’analisi acuta in merito al fatto che il Centrodestra non ha guadagnato voti (non si è accorta che ne ha perso qualcuno), ha indicato la via maestra: “... un intero blocco sociale che ha preferito astenersi anziché votare Pd. Penso che mai come adesso serva una svolta netta: per rinascere, per risalire bisogna avere più coraggio. Non è tempo di un fotoritocco, di ordinaria amministrazione. Se ci rifugiamo nell'usato sicuro non andremo da nessuna parte. Il Pd deve cambiare tutto ed essere un partito di sinistra che rappresenta chi non ce la fa.” (Fonte repubblica.it-politica-14-02-2023).

Questa forte autocritica interna, lungi dal produrre un qualsivoglia programma politico, tende a fare dell’emulazione l’arma vincente per riconquistare l’elettorato disaffezionato. Letta e Bonaccini tentano di spostare il Partito a destra per salire sul carro del vincitore. Schein e Orlando intraprendono l’irto cammino di eleggere una donna al vertice del partito. In sostanza un altro modo per imitare i vincenti come se il recupero dei voti della sinistra potesse passare dall’essere di destra.

Analizzando il voto alla resa dei conti l’unico partito ad aver vinto è quello astensionista, il solo ad aver incrementato, e del 78%, i propri non voti. Il problema è che è stata la classica vittoria di Pirro, in cui le vittime del fronte vittorioso sono state e saranno nel futuro molto superiori a quelle dei perdenti. Tre milioni di cittadini nel solo Lazio, privi di qualsiasi rappresentanza, saranno defraudati dei propri diritti e dei propri beni comuni, senza alcuna possibilità di far fronte alla prevaricazione del potere vigente. Le forze antisistema si sono dimostrate incapaci di elaborare un programma politico degno di questo nome, così come il popolo astensionista si e rivelato incapace di auto-organizzarsi per sostenere le proprie rivendicazioni. Le inevitabili conseguenze di questa situazione prospettano un triste futuro per il 60% non votante, reso ormai completamente succube del potere vigente.

 

Possibilità future

Eppure le cose sarebbero così semplici, basterebbe interrogarsi sulle ragioni che hanno portato il popolo di sinistra a disertare le urne. Negli ultimi tre anni, quelli in cui l’astensione è cresciuta a dismisura, tre eventi hanno condizionato la vita dei cittadini italiani: la pandemia; la guerra; l’Agenda Draghi, o meglio tutti quei provvedimenti che hanno ridotto alla fame molti italiani. Risulta evidente che se il 60% dei cittadini decide di non votare è perché non ha gradito la gestione di questi tre eventi. Nel primo caso, la pandemia, è palese che tutte le menzogne raccontate per costringere la gente a vaccinarsi, peraltro inutilmente, non hanno giovato a chi le ha narrate. Ora che anche il NYT denuncia la Von der Layen per poca trasparenza, risulta chiaro a tutti che, più che favorire l’interesse comune della salute, i politici italiani hanno promosso quello privato di Big Pharma e dintorni.

La maggior parte del popolo italiano è contrario alla guerra come mezzo per definire i conflitti, all’invio di armi all’Ucraina e al rifiuto categorico ad avviare mediazioni diplomatiche perpetrato dalla Nato. Infine, l’Agenda Draghi ha inasprito le disuguaglianze, la povertà relativa e assoluta, precarizzato ancor di più il già incerto diritto al lavoro, privatizzato ogni più piccolo bene comune sopravvissuto alle precedenti razzie. L’interesse delle grandi aziende è stato promosso a discapito dei lavoratori, dell’artigianato e della piccola impresa, solo per inseguire un superfluo aumento del Pil.

A rendere ancor più manifesta l’avversione italiana alle soluzioni praticate nei tre eventi sopracitati, è sufficiente notare che l’unico partito che non ha perso voti, Fratelli d’Italia, è quello che ha fatto finta di avere un atteggiamento critico nei confronti della gestione della pandemia e dell’Agenda Draghi. Fortuna ha voluto che lo stesso partito sia anche il più a destra dai tempi di Mussolini, spazio politico dove abitualmente albergano tutti i tifosi della guerra come mezzo per sanare i conflitti. In quest’area, che poi corrisponde a poco più del 10% della popolazione, galleggiano anche quei simpatizzanti nazisti consociati con i propri omologhi ucraini, lettori di Kant.

Quindi, se si vuole riportare la gente di sinistra alle urne serve una forza politica realmente antagonista alla destra, che rassicuri l’elettorato su questi tre grandi temi. Il primo passo dovrebbe essere quello di aprire le porte del castello di menzogne raccontate sulla pandemia, denunciando i responsabili del disastro. Avviare una class action contro Pfizer e Moderna per tentare di recuperare una piccola parte di quei miliardi inutilmente spesi per accrescere i loro profitti. Dare ampie assicurazioni in materia di difesa dei diritti umani, civili e sociali soppressi in nome di un farmaco inutile quanto dannoso. Riconoscere la gravità delle reazioni avverse e cominciare a curare le vittime dell’imperizia sanitaria.

In merito alla guerra sarebbe sufficiente recuperare la vocazione pacifista e antimilitarista della sinistra, dichiarandosi contrari ad ogni conflitto bellico, ivi incluse le “missioni di pace” e l’invio di armi, e privilegiando la mediazione diplomatica. Più complessa la questione dell’Agenda Draghi, nei confronti della quale una forza politica di sinistra dovrebbe avere un atteggiamento di totale rifiuto, senza nascondersi dietro modelli economici più keynesiani e meno friedmaniani.

Queste tre catastrofi costituiscono l’opportunità cui attingere per costruire una proposta e un programma politico realmente antagonisti al neoliberismo imperante, che andrebbero fondati sui punti salienti del pensiero di sinistra:

  1. Ripristino della sovranità popolare mediante un sistema di democrazia diretta e indiretta.
  2. Riappropriazione dei beni comuni a cominciare da Sanità e Istruzione.
  3. Uscita immediata dalla Nato, disarmo e dichiarazione di neutralità.
  4. Ripristino del diritto al lavoro, sostegno all’artigianato e alla piccola impresa.
  5. Sistema fiscale realmente progressivo, teso a favorire la distribuzione della ricchezza, senza il “ri” davanti perché è ovvio che una ricchezza accumulata diventa capitale e tende a concentrarsi.
  6. Istituzione di sezioni locali aperte a tutti per alimentare il dibattito politico dal basso e incentivare la controinformazione.

Questi temi non possono certo scaturire da forze politiche, come il PD e i suoi vassalli o dal M5S, che sono diventate funzionali al sistema neoliberista. Forze queste che sono assurte a protagoniste assolute di quei modelli politici ed economici che sono alla base della disaffezione al voto, alla politica e che hanno decretato la vittoria del qualunquismo. D’altra parte le forze politiche antagoniste si sono perse ognuna nel proprio deserto ideologico: Unione Popolare nell’incertezza di riconoscere gli errori della pandemia; Italia Sovrana e Popolare in complottismi privi di senso; Italexit dietro a improbabili regressioni a un passato felice che non è mai esistito. La destra per definizione è conservatrice ed ora anche neoliberista e atlantista. Quindi l’unica soluzione è rimboccarsi le maniche e costruire qualcosa di nuovo partendo dal basso, senza personalismi, dando spazio a tutti coloro che credono ancora nei valori di uguaglianza, libertà e solidarietà, quella implicita nella teoria del mutuo appoggio.

Comments

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Tonino
Thursday, 23 February 2023 07:52
Il punto 3 è sacrosanto ma inattuabile nel quadro dei rapporti di forza esistenti: se l'Italia dichiarasse l'uscita dalla NATO, gli USA la ridurrebbero come l'Ucraina in pochissimo tempo.
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Luca Busca
Sunday, 26 February 2023 17:00
A mio parere anche gli altri sono poco realizzabili allo stato attuale. Il livello di "coscienza" del popolo italiano è talmente basso da non lasciar spazio a facili illusioni. D'altra parte in questo contesto sperare in ipotetiche "avanguardie rivoluzionarie" non risolverebbe il problema passare dalla Nato alla futura alleanza politica/militare russo-cinese annienterebbe comunque gli altri 5 punti. Ci vuole molta pazienza e tanti anni da vivere per continuare a sperare, io purtroppo sono a corto di entrambi!
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