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La cultura tra economia e politica

G.Bottos, L.Mesini e F.Rustichelli intervistano Carlo Galli

Carlo Galli insegna Storia delle dottrine politiche all’Università di Bologna ed è Presidente della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna. Con questa intervista affrontiamo la questione del legame tra cultura, politica ed economia approfondendone alcuni aspetti: il rapporto tra cultura e mercato, le ricadute del neoliberismo sui modi di intendere la cultura, il ruolo degli intellettuali e la necessità di una cultura critica, i modi in cui si produce oggi l’analisi politica e le responsabilità delle classi dirigenti italiane nel declinare il triangolo cultura-politica-economia

Carlo Galli e1581764853268 700x340Con questa intervista vorremmo approfondire la questione dei nessi tra cultura, politica ed economia. Iniziamo col constatare come il nesso tra cultura e politica appaia oggi in crisi, mentre da più parti si pone l’accento sul legame tra cultura e mondo economico. Un rapporto che si declina sia in termini di ‘utilità’ della cultura – e quindi di giustificazione dell’investimento in cultura – sia di una concezione della cultura intesa come attività economica in senso stretto. Essa deve rivendicare una propria autonomia? Al tempo stesso sembra necessario che essa entri in relazione con queste sfere. Quali sono le forme specifiche in cui questo può avvenire?

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Mario M
Saturday, 22 February 2020 07:11
L'irrompere del sistema di produzione industriale e capitalistico determina la graduale perdita della cultura urbanistica e architettonica. Carlo Galli infatti dice: "Le grandi città d’arte, ad esempio, si sono trasformate in macchine per il turismo: pensiamo a Venezia, a Roma o a Firenze. Naturalmente ciò snatura profondamente la città, il suo impianto urbano, la sua vivibilità, e la percezione stessa delle opere d’arte in cui essa si articola. Queste opere non furono pensate per essere oggetto di turismo, ma per essere fruite nella vita quotidiana della città."

Oggi non mancano architetti e urbanisti di valore, ma il contesto non permette loro di esprimersi adeguatamente, pertanto uno dei segni distintivi di una cultura, cioè l'espressione urbanistica, viene ridotta a una manifestazione gestuale dell'architetto che è diventato archistar.

Anche sul piano scientifico assistiamo a un decadimento, che si cerca di nascondere coi falsi viaggi spaziali e i falsi ordigni nucleari; si cerca di stupire con le scoperte di esoteriche e fantasiose particelle, con l'indagine di remote regioni dell'universo o dei primi istanti dell'espansione dell'universo, che nessuno potrà mai verificare e che non hanno alcun ritorno e utilità nella tecnologia. Perfino la cultura e la scienza medica e biologica ci ingannano con l'irrompere sempre più frequente di virus che dovrebbero fare stragi immani, mentre si tace sulla strage vera quale il cancro, per cui si spendono immani risorse senza risultati.
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