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Revival della Gran Bretagna in Europa?

di Gaetano Colonna

britanno e1749570212227.jpgPotrebbe essere utile in questo momento comprendere meglio le dinamiche interne al mondo anglo-sassone, in relazione ai conflitti in atto in Europa e in Medio Oriente, nonché agli effetti che potrebbero avere sulle relazioni transatlantiche durante la presidenza Trump.

A questo scopo è assai interessante la lettura di un documento ufficiale del ministero della Difesa della Gran Bretagna, intitolato Strategic Defence Review 2025, Making Britain Safer: secure at home, strong abroad (“revisione della difesa strategica 2025, rendere la Gran Bretagna più protetta: sicura in patria, forte all’estero”). In questo documento, il governo inglese esprime un giudizio inappellabile nei confronti della Russia:

«L’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia rende inequivocabilmente chiara la sua volontà di ricorrere alla forza per raggiungere i propri obiettivi, nonché il suo intento di ristabilire sfere di influenza nei paesi vicini e di sconvolgere l’ordine internazionale a svantaggio del Regno Unito e dei suoi alleati».

Questa posizione, che vede quindi nella Russia la principale minaccia militare per la Gran Bretagna, viene ulteriormente argomentata in termini estremamente duri, nei quali è tuttavia anche presente un riferimento significativo alla nuova politica statunitense:

«Il Regno Unito è già oggetto di attacchi quotidiani, con atti aggressivi – dallo spionaggio agli attacchi informatici e alla manipolazione delle informazioni – che causano danni alla società e all’economia. Il conflitto tra Stati è tornato in Europa, con la Russia che dimostra la sua volontà di ricorrere alla forza militare, infliggere danni ai civili e minacciare l’uso di armi nucleari per raggiungere i propri obiettivi. Più in generale, il vantaggio militare di cui l’Occidente ha goduto a lungo si sta erodendo, poiché altri paesi modernizzano ed espandono rapidamente le loro forze armate, mentre le priorità di sicurezza degli Stati Uniti stanno cambiando, con l’attenzione che si sposta verso l’Indo-Pacifico e la protezione del proprio territorio».

Si tratta di un passaggio a nostro avviso fondamentale, che dimostra che la Gran Bretagna si vuole porre come Stato-guida della strategia militare della NATO in Europa, come viene infatti affermato chiaramente:

«Il Regno Unito rimane in prima linea negli sforzi della NATO volti a salvaguardare l’area euro-atlantica dalla crescente aggressività russa in tutti i settori, fornendo la massima garanzia per la sicurezza del Regno Unito e degli Alleati attraverso la dichiarazione della propria deterrenza nucleare all’Alleanza».

Appare quindi chiaro che il governo britannico si considera oggi la potenza responsabile per la difesa del mondo transatlantico, nel momento in cui gli Usa sembrano assegnare meno importanza a quest’area rispetto a quella del Pacifico.

In qualche modo, quindi, la Gran Bretagna, grazie al conflitto in Ucraina, rispolvera un suo ruolo di gendarme dell’Europa. Un orientamento strategico ambizioso, che ha anche la non secondaria funzione di anticipare e controbilanciare l’eventuale possibile futuro riarmo della Germania.

Non sono solo parole, perché il documento illustra in modo estremamente concreto le iniziative che la Gran Bretagna sta assumendo, proiettandole dai Paesi nordici fino al Mediterraneo orientale, recuperando in qualche modo il ruolo di grande potenza che l’egemonia statunitense nel secondo dopoguerra sembrava avere messo in ombra.

«La stretta collaborazione del Regno Unito con l’Estonia e la Polonia, nonché il suo impegno a scoraggiare l’aggressione russa lungo il fianco orientale della NATO, è dimostrata dall’operazione CABRIT, nell’ambito della quale una brigata dell’esercito britannico è tenuta in stato di allerta nel Regno Unito e dispiega la sua potenza di combattimento per rafforzare il gruppo tattico britannico con base permanente, che contribuisce a garantire la sicurezza del fianco della NATO in Estonia e fornisce capacità di ricognizione in Polonia.

Il Regno Unito e l’Estonia hanno recentemente concordato una nuova tabella di marcia per la difesa e hanno firmato una dichiarazione congiunta che vedrà la 4th Light Brigade Combat Team del Regno Unito pronta all’azione, a partire dal luglio 2025. Ciò significa che migliaia di soldati saranno in standby per essere dispiegati in Estonia con breve preavviso.

Nel 2025, la RAF prenderà parte a una missione di polizia aerea della NATO in Polonia. L’iniziativa DIAMOND guidata dal Regno Unito1, di cui la Polonia è membro, migliorerà la difesa aerea e missilistica integrata della NATO, attraverso il potenziamento dei sistemi di difesa aerea in rete in tutta Europa.

Gli stretti legami tra il Regno Unito e la Norvegia si basano su una geografia e una storia condivise. Questo partenariato è caratterizzato dall’impegno della Norvegia ad aderire allo schieramento del 2025 del gruppo d’attacco della portaerei britannica. Nell’ambito dell’operazione Baltic Sentry della NATO per migliorare la sorveglianza marittima, il Regno Unito e la Norvegia stanno anche collaborando per proteggere le infrastrutture sottomarine critiche, con il contributo del Regno Unito con gli aerei da sorveglianza marittima Rivet Joint e P-8 Poseidon.

In qualità di membro della comunità di intelligence Five Eyes2 e alleato chiave della NATO nell’Artico, nell’estremo nord e nel Nord Atlantico, il Canada rimane fondamentale per garantire la sicurezza transatlantica. Il Regno Unito e il Canada stanno esplorando opportunità per consolidare i 50 anni di storia dell’addestramento dell’esercito britannico presso il BATUS (British Army Training Unit Suffield), promuovendo l’innovazione attraverso strutture di test e valutazione di nuova generazione.

L’adesione della Svezia e della Finlandia alla NATO significa che il Regno Unito può collaborare con i partner della Joint Expeditionary Force (JEF), che comprende altri alleati chiave come Danimarca, Islanda, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Estonia e Norvegia, per sostenere e integrare le operazioni della NATO. La JEF ha recentemente iniziato a monitorare le potenziali minacce alle infrastrutture sottomarine e la flotta ombra3 russa. L’iniziativa evidenzia il potenziale della JEF di sperimentare l’uso di tecnologie innovative per rafforzare la sicurezza collettiva in Europa.

Le relazioni del Regno Unito con la Romania in materia di difesa continuano a espandersi, dopo la recente firma di un nuovo trattato di cooperazione militare. La Grecia è un alleato chiave per il Regno Unito nel Mediterraneo orientale, facilitando le operazioni del Regno Unito in Europa e in Medio Oriente. La Repubblica di Cipro è un partner regionale chiave con cui il Regno Unito gode di una stretta cooperazione in materia di difesa, sicurezza e stabilità regionale.

Il Regno Unito mantiene le zone di sovranità di Akrotiri e Dhekelia, che sono strategicamente importanti e gestite in conformità con il Trattato di istituzione del 1960. Il Regno Unito è impegnato nella missione di pace delle Nazioni Unite, riconoscendo il suo ruolo nel mantenimento della stabilità sull’isola».

Queste indicazioni sono utili per comprendere che la strategia britannica non appare in alcun modo interessata a trovare una soluzione diplomatica del conflitto in Ucraina: almeno in questa fase, è anzi probabile che sia proprio l’appoggio britannico la maggiore risorsa politica e militare su cui l’Ucraina di Zelensky può contare in questo momento ­– come farebbe pensare anche la strategia basata su colpi di mano nel territorio russo, modalità di azione utilizzata dalla Gran Bretagna nei conflitti di lunga durata, a partire dalla seconda Guerra Mondiale.

Ma può essere più istruttivo soffermarsi anche su chi sono gli autori di questo documento, perché ci fanno meglio conoscere chi costituisce, dietro i volti mutevoli dei politici, la spina dorsale di queste strategie di lungo periodo, mai improvvisate, anche se sempre in grado di adattarsi ai mutamenti contingenti di prospettiva.

Particolarmente interessante il profilo della prof. Fiona Hill, estensore di questo fondamentale documento, insieme a Lord Robertson of Port Ellen e al gen. Sir Richard Barrons, classici esponenti dell’establishment politico-militare britannico.

Fiona Hill è infatti un esempio assai convincente di quei lay strategists (“strateghi civili” potremmo tradurre), che danno continuità alla classe dirigente globale anglosassone, studiando, vivendo e operando sulle due sponde dell’Atlantico, Usa e Gran Bretagna.

La Hill infatti, britannica di nascita, laureata ad Harvard, oggi autorevole membro del Council on Foreign Relations e del board of trustees dell’Eurasia Foundation, classici think tank della politica atlantica, ha servito in modo paritetico i governi dei due Paesi, acquisendo infatti la cittadinanza di entrambe: ha operato nelle attività di intelligence di Usa e Gran Bretagna, diventando anche autorevole consigliere dei presidenti Usa, da Bush a Barak Obama (2006-2009) a Trump, praticamente senza soluzione di continuità, vivendo per trent’anni negli Usa. Accusata da maliziosi repubblicani di essere una quinta colonna di George Soros nell’amministrazione del tycoon statunitense, ha “rotto” con Trump solo nel 2019, quando si è resa conto che le sue competenze e la sua esperienza, non solo di studiosa ma anche sul campo, non erano prese nella dovuta considerazione.

Ispirata dalla visione tipica dell’interventismo democratico, l’ideologia che ha giustificato e ancora giustifica l’egemonia anglosassone in Europa e nel mondo per più di un secolo, la Hill ha assunto via via posizioni ideologiche sempre più ostili alla Russia. Nelle sue ultime interviste dichiara senza mezzi termini che questa è in guerra con l’Occidente, ricordando di aver lanciato un avvertimento simile per la prima volta nel 2015, in una versione riveduta di un libro che aveva scritto sul presidente russo con Clifford Gaddy, riflettendo sull’invasione e l’annessione della Crimea.

«Avevamo detto che Putin aveva dichiarato guerra all’Occidente», ha affermato. All’epoca, altri esperti non erano d’accordo, ma la Hill sottolinea che invece gli eventi successivi hanno dimostrato che «lo aveva fatto chiaramente, e noi non gli abbiamo prestato attenzione». Il leader russo, sostiene, vede la guerra in Ucraina come «parte di una guerra per procura contro gli Stati Uniti; è così che ha convinto Cina, la Corea del Nord e l’Iran a unirsi».

Fiona Hill è oggi assai critica nei confronti della presidenza Trump: a suo avviso, la Casa Bianca di Trump «non è un’amministrazione, è un tribunale», nel quale un presidente è guidato da suoi «desideri e interessi personali, e ascolta spesso l’ultima persona con cui parla».

È il caso quindi prestare particolare attenzione alla dinamica che si va manifestando all’interno del mondo nordatlantico, tra una Gran Bretagna che aspira a un revival della propria tradizione di grande potenza imperiale, gendarme dell’Europa, e una presidenza statunitense che sembra vivere i discutibili fasti di un moderno Basso Impero.

Come Europei, non è proprio il caso di disinteressarsi di queste dinamiche, perché una posizione tanto duramente ostile della Gran Bretagna nei confronti della Russia non faciliterà certo l’avvio di processi di pace né in Europa né in Medio Oriente.


Note
  1. Gli attuali membri dell’iniziativa DIAMOND sono Francia, Germania, Lettonia, Norvegia, Polonia, Svezia e Regno Unito. Quest’ultimo dirige tale attività, secondo quanto dichiarato dai portavoce britannici nell’ottobre 2024, rivolta a integrare le difese missilistiche della NATO, a sviluppare nuovi missili a lungo raggio tecnologicamente all’avanguardia, offrendo importanti opportunità all’industria della difesa britannica. []
  2. Five Eyes è il sistema integrato di controllo planetario delle comunicazioni e condivisione delle relative informazioni, di cui fanno parte, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: Usa, Gran Bretagna, Canada, Australia, Nuova Zelanda. []
  3. Con questo termine si intendono navi formalmente non registrate come russe, che operano per la Russia e i suoi alleati. []

 

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Comments

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Anna
Tuesday, 24 June 2025 17:31
Per favore, non parlatemi più dell'innato pacifismo delle donne! Mi sembra che la Gran Bretagna e i suoi sodali siano affetti da delirio paranoico nei confronti della Russia, ci vorrebbe un buon specialista in materia. Ma l"Europa" non aveva avuto il premio Nobel per la pace? Come Kissinger
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