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Macron e Zelensky danno i numeri….ma non i nomi

di Gianandrea Gaiani

Quante sono le nazioni europee disposte a inviare proprie truppe in Ucraina per garantire la sicurezza di Kiev? Valutazioni contrastanti e contraddittorie rendono arduo fornire una risposta precisa a questa domanda.

Ci sono 26 Paesi dei circa 30 aderenti alla Coalizione dei Volenterosi “che formalmente si sono impegnati a dispiegare una ‘forza di rassicurazione’ in Ucraina e ad essere presenti sul territorio, nei cieli e nei mari” ha detto Macron durante la conferenza stampa all’Eliseo al fianco di Volodymyr Zelensky. “Questa forza non ha per volontà o per obiettivo condurre qualche guerra ma è una forza che deve garantire la pace“, ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron all’ultimo vertice dei “volenterosi”.

Il 5 settembre il presidente ucraino Zelensky ha aggiunto che nell’ambito delle “garanzie di sicurezza”, i Paesi stranieri saranno disposti a inviare migliaia di militari in Ucraina. In un incontro con il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, il leader ucraino ha detto che è ancora presto per parlare dei dettagli delle garanzie di sicurezza, ma il piano esiste già.

“La questione riguarderà il coordinamento dei Paesi per la protezione del cielo. E questo sta già procedendo con una valutazione delle quantità di aerei e della quantità di reparti. E anche il coordinamento in mare, e comprendiamo anche quali Paesi e cosa sono disposti a schierare”, ha detto Zelensky.

 

Più o meno la stessa affermazione espressa nei giorni scorsi dal presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, secondo la quale l’Europa starebbe elaborando “piani piuttosto precisi” per un dispiegamento multinazionale di truppe in Ucraina come parte delle garanzie di sicurezza nel periodo post-bellico.

Dichiarazione aspramente criticata dal ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius.  “Sono questioni di cui non si discute prima di sedersi al tavolo dei negoziati con le molte parti che hanno voce in capitolo. Sarei più cauto nel commentare o confermare in qualsiasi modo tali considerazioni, a parte il fatto che l’Unione europea non ha alcun mandato né alcuna competenza per quanto riguarda il posizionamento di truppe, mi guarderei bene dal confermare o commentare in qualunque modo simili riflessioni”, aveva detto Pistorius.

Quindi il piano per coinvolgere i militari europei sul territorio ucraino, e quindi potenzialmente nella guerra contro la Russia,  c’è ma non si deve dire?

Il presidente ucraino ha anche parlato di militari stranieri sul territorio ucraino e, come noto, il tema è attualmente in discussione con altri Paesi. “Anche riguardo a questa questione ci sono informazioni sul dispiegamento di 10.000 militari. Non parlerò dei numeri, ma è importante che ne stiamo discutendo tutti. Saranno migliaia, e questo è un fatto, ma è ancora un po’ presto per parlarne“, ha aggiunto.

In pratica Macron ha rivelato il numero di nazioni disposte a inviare forze militari (aeree, navali e anche terrestri a quanto pare) in Ucraina e Zelensky ha rivelato  l’entità di tali forze, cioè 10 mila militari stranieri, presumibilmente europei, da schierare sul territorio ucraino. Certo, ha aggiunto che è presto per parlare di numeri, ma è stato lui a parlarne.

Difficile allo stato attuale (per quanto è stato reso noto) ritenere che queste forze possano essere schierate in Ucraina dopo un accordo di pace poiché Mosca è disposta a negoziare ma ha posto alcune condizioni tra le quali l’assenza di forze e basi di nazioni aderenti alla NATO sul suolo ucraino.

Arduo anche ritenere che gli europei possano schierare truppe e mezzi in assenza di un accordo di pace poiché tali forze verrebbero considerate “obiettivi legittimi” dai militari russi, come ha precisato nei giorni scorsi Vladimir Putin.

Meglio però rimarcare che il 6 settembre Zelensky, da Copenhagen, ha scritto su X che “al fianco di Kiev oggi c’è tutta l’Europa libera, l’America, il Canada, il Giappone, l’Australia, la Nuova Zelanda e altri partner in tutto il mondo”.

Zelensky ha ringraziato la Coalizione dei Volenterosi, composta da 26 Paesi “pronti a garantire la sicurezza dell’Ucraina attraverso l’azione” aggiungendo che “prima che la pace possa essere garantita, la Russia deve essere costretta a farlo. Bisogna fare tutto il possibile per far sì che Mosca smetta di rifiutare tutte le iniziative di pace e si renda conto delle conseguenze del prolungamento di questa guerra. Forti sanzioni e dazi sono fondamentali per questo”.

I numeri di Macron e di Zelensky quindi coincidono: i 26 “volenterosi” sono gli stessi “che formalmente si sono impegnati a dispiegare una Forza di rassicurazione in Ucraina e a essere presenti sul territorio, nei cieli e nei mari”, come ha affermato il presidente francese.

Numeri convergenti ma non è chiaro a quali nazioni si riferiscano dal momento che quasi tutti in Europa sembrano essersi sottratti a un impegno militare in Ucraina.

Italia e Germania hanno ribadito più volte l’indisponibilità a schierarvi forze militari. I vertici della Polonia hanno affermato che neppure dopo un accordo di pace manderebbero truppe a Kiev. Nei giorni scorsi la Slovenia si è detta disponibile a inviare truppe in Ucraina solo sotto mandato ONU o in seguito a un accordo unanime nella UE.

Eventi improbabili perché all’ONU il veto della Russia (e forse anche della Cina) sarebbe automatico su una missione del genere e perché nella UE vi sarebbe l’opposizione di Slovacchia e Ungheria (che non invieranno truppe in Ucraina) e con ogni probabilità anche di altre nazioni. Se così non fosse non esisterebbe la “Coalizione dei volenterosi”.

“La Bulgaria non invierà truppe in Ucraina nell’ambito della coalizione, è una decisione del nostro parlamento” ha dichiarato il 5 settembre il premier Rossen Zheliazkov aggiungendo che “la partecipazione della Bulgaria avverrà attraverso navi ausiliarie antimine, aeroporti e altre infrastrutture”.

Lo stesso giorno presidente della Romania, Nicusor Dan, ha affermato che la Romania non invierà truppe in Ucraina, ma è pronta a sostenere le operazioni di mantenimento della pace dopo un eventuale accordo finale o un cessate il fuoco.

Dan ha sottolineato che molte nazioni geograficamente vicine alla Russia condividono la stessa posizione della Romania. “Come abbiamo già fatto, sosterremo logisticamente con le nostre basi tutte le operazioni di mantenimento della pace. Tuttavia, questo sarà possibile solo quando raggiungeremo la pace o almeno un cessate il fuoco“, ha spiegato Dan.

Anche la Grecia non prevede l’invio truppe in Ucraina nell’ambito delle garanzie di sicurezza, come ha dichiarato il portavoce del governo di Atene, Pavlos Marinakis. “Al momento, non esiste un’opzione del genere. E non è previsto nulla del genere”.

La Svezia invece è pronta a contribuire alla fornitura di garanzie di sicurezza per l’Ucraina, anche attraverso il proprio supporto militare. Lo ha dichiarato il primo ministro Ulf Kristersson in un’intervista.  “Potremmo essere coinvolti in vari tipi di sorveglianza aerea. Abbiamo anche capacità navali che potrebbero rivelarsi rilevanti“, ha affermato Kristersson, sottolineando che l’obiettivo centrale è garantire che “l’Ucraina sia in grado di provvedere alla propria difesa”.

Di “boots on the ground” nessuno parla, neppure gli svedesi, che del resto disponendo di un esercito di appena 6.800 militari quanti potrebbero inviarne a difendere gli ipotetici nuovi confini dell’Ucraina? Inoltre, quante navi della Reale Marina Svedese potranno venire trasferite dal Mar Baltico al Mar Nero?

Il premier Andrej Plenkovic ha respinto l’ipotesi che la Croazia possa inviare soldati in Ucraina o anche solo che questo venga richiesto a Zagabria mentre in Lituania il presidente Gitanas Nauseda si è detto pronto a contribuire a una missione di pace in Ucraina “con quanti più soldati il Parlamento consentirà per il mantenimento della pace, e anche con equipaggiamento militare”.

A questo punto resta da comprendere se i leader delle nazioni citate abbiano rilasciato dichiarazioni tranquillizzanti per l’opinione pubblica interna ma di fatto si preparino a fare il contrario di quanto affermato o se invece Macron e Zelensky abbiano fornito numeri non attendibili.

Insomma, i volenterosi giocano a nascondino o i presidenti ucraino e francese la sparano grossa?

Nelle prossime dichiarazioni sarebbe utile (anche per i cittadini europei), che gli interessati fornissero non solo il numero complessivo ma anche i nomi delle nazioni “volenterose” pronte a inviare le proprie truppe in Ucraina. Considerato che “combattiamo” per la democrazia, un po’ di trasparenza non guasterebbe.

 

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