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linterferenza

Altro che Hamas!

di Antonio Castronovi

Niente! Non c’è niente da fare! I pruriti anti-Hamas dell’esthablishment liberal democratico riemergono all’indomani della improbabile pacificazione trumpiana del genocidio del popolo di Gaza da parte dell’esercito più immorale del mondo. I cattivi non sono più gli israeliani che cecchinano i gazawi in fila per un tozzo di pane, ma i fondamentalisti di Hamas che hanno resistito con le armi all’occupazione di Gaza dove l’IDF ha armato e assoldato bande di arabi per contendere ad Hamas il controllo del territorio e provocare una guerra fratricida.

Ora Hamas, dopo il parziale ritiro dell’esercito israeliano, riprende giustamente il controllo di Gaza e disarma i traditori e collaborazionisti arabi, combattendo e giustiziando chi non lo fa. È suo diritto farlo. È un diritto della Resistenza armata disarmare e combattere i suoi oppositori e i suoi nemici. È sempre stato così anche nella resistenza antifascista e partigiana italiana. Dove sarebbe le scandalo?

In realtà lo “scandalo” sarebbe l’esistenza stessa di una resistenza armata in Palestina che non è rappresentata solo da Hamas. La resistenza all’occupazione e ai crimini dello Stato genocida sionista dovrebbe essere, per le anime belle, di sinistra e no, semplicemente disarmata. Da ciò la criminalizzazione del 7 ottobre come atto terroristico e non invece come atto di resistenza legittima anche secondo il diritto internazionale.

Ma, dicono i benpensanti, Hamas è una creatura di Israele! È finanziata da Netanyahu! Ergo il 7 ottobre è opera dei servizi israeliani! Cribbio! Ovviamente tutte accuse da dimostrare, senza escludere l’uso che può averne fatto Israele di informazioni di intelligence sull’imminente attacco. Pure di Pearl Harbur si racconta che l’intelligence statunitense sapesse in anticipo dell’attacco giapponese ma che non lo abbia prevenuto per procurarsi un casus belli. Non perché fossero complici dei giapponesi. Fa parte della logica della guerra. Caso mai c’è da domandarsi perché non sia stata richiesta a gran voce dalla comunità internazionale un’ inchiesta neutrale sul 7 ottobre per acclarare le responsabilità di Israele sugli eccidi di quella giornata e sulla messa in pratica della Direttiva Annibale da parte dell’esercito israeliano.

Invece no! Si è attribuita alla resistenza palestinese ogni genere di nefandezze per screditarla. E a questo discredito hanno contribuito non solo i giornaloni di regime e l’establishment filosionista, ma anche la “sinistra per bene” che si riscopre gandhiana a Gaza quando smette i panni e gli scarponi guerrafondai a difesa oggi della “eroica” resistenza del popolo ucraino invaso dall’orso russo, o quando difendeva in Siria l’altrettanto “eroica” (si fa per dire) resistenza democratica dei jahidisti islamici contro la “feroce dittatura” ( sic!) di Assad.

Ergo, per queste ignobili ragioni, Hamas non rappresenterebbe il “pacifico” popolo palestinese che sarebbe ben rappresentato dall’ANP che, come è ben noto, è una nobile congregazione di apostoli austeri e di incorruttibili missionari dediti alla tutela del benessere del popolo palestinese e non invece una polizia corrotta e pagata da Israele che fa da garante dell’ordine dell’apartheid imposto dall’occupante sionista. Lo si voglia o no Hamas fa parte integrante della storia della resistenza palestinese e la resistenza armata, Hamas o no, ne è l’espressione legittima. Mostrificarla serve solo alla politica genocidaria dello Stato criminale sionista che ne trae legittimazione. Chi difende la causa palestinese non può che difendere anche la sua espressione armata come forma legittima di lotta all’occupazione, secondo il diritto internazionale. Chi nega questo diritto o lo criminalizza non è amico del popolo palestinese e della sua causa. Piuttosto questi farisei dovrebbero interrogarsi sulle origini illegali e criminali dello Stato di Israele, nato col terrorismo e con la pulizia etnica fuori da ogni diritto internazionale, strumentalizzando una delibera dell’ONU su una proposta di divisione della Palestina, senza ascoltare la sua popolazione. La delibera ONU, con cui Israele si è autolegittimata e che rimane l’unica delibera ONU che abbia mai riconosciuta, non assegnava de jure quella terra a Israele, non era nei suoi poteri, ma ne proponeva una spartizione arruffata e caotica per compiacere la lobby sionista e il suo progetto di occupare l’intera Palestina. La conseguenza fu una dichiarazione illegittima di indipendenza con la nascita di uno Stato sionista per ebrei, senza confini ( unico caso nella storia !) e senza una Costituzione, aperto così a future annessioni, con la conseguente cacciata di un milione di palestinesi dalle loro case e dalle loro terre.

Questo è il vulnus da cui trae origine la tragedia del popolo palestinese, tragedia di cui sono corresponsabili i paesi occidentali che non hanno imposto a Israele il rispetto delle deliberazioni dell’ONU ma ne hanno avallato l’occupazione e colonizzazione della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e di Gaza con le politiche di discriminazione e di apartheid del suoi abitanti. Quindi il problema non è Hamas, ma Israele e chi la protegge ( gli USA in primis ) dal momento che sta diventando, con le sue manie religiose e tribali per una Grande Israele, la causa di insicurezza e di pericolo per i popoli non solo del Medioriente ma del mondo intero. Il problema è la invadenza della lobby sionista, finanziaria e militare, nella politica occidentale che condiziona governi, che corrompe le istituzioni a partire dal Congresso americano, per favorire e rafforzare lo Stato criminale di Israele. È questa la vera sfida per la democrazia occidentale: come ricondurre Israele nell’alveo del diritto internazionale e come tenerne a bada le pulsioni guerrafondaie fondate su presunti diritti divini e sul derivante suprematismo sionista ebraico sul resto del mondo.

Altro che Hamas!

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