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Gli “scontri” di Roma. Come ti cucino un falso

di Redazione Contropiano

Il governo Meloni non regge le critiche, si sa. I suoi quasi-avversari liberal fanno notare che non dà interviste da una vita (quelle di Bruno Vespa non possono onestamente essere considerate tali…), che non risponde mai a nessuna domanda, che il suo stile comunicativo è praticamente autistico.

Ma nella pratica di governo – nella concretezza delle decisioni, prima e più che nelle dichiarazioni – è solarmente evidente che sta velocemente passando dalla “tolleranza occhiuta” del dissenso alla repressione pura e semplice.

Pensare di fermare così un movimento di popolo capace di portare in piazza due milioni di persone in due giorni – oltre che di dar sostanza a due sciopero generali in meno di 15 giorni, che hanno portato realmente a “bloccare tutto” come promesso – è miope. Quasi autolesionistico.

Perché l’indignazione morale che ha mosso tanta gente davanti a un genocidio in diretta può solo crescere, se messa davanti a plotoni di celere che pestano gente inerme (anche se poi tutti – ma proprio tutti – i giornalisti li definiscono “scontri”; come del resto chiamano quel che accade a Gaza una “guerra”, anche se lì c’è un esercito tecnologicamente avanzato che martella su una popolazione civile e qualche miglio di combattenti armati al massimo di fucili, qualche bazooka e trappole esplosive mimetizzate tra le macerie).

Si è perso il senso delle parole”, lamentava Giorgia Meloni ieri sera dal fedele Vespa. Purtroppo lei si riferiva alla denuncia sporta nei confronti suoi e di alcuni ministri per “complicità in genocidio” – l’invio continuo di armi e munizioni a un paese che lo sta compiendo – ma inconsapevolmente coglie il punto in cui anche lei si sta perdendo.

Le tecniche dell’hasbara israeliana e la fabbrica della menzogna hanno ormai devastato il vocabolario quasi quanto l’urbanistica di Gaza. “Guerra”, “scontri”, “diritto” (ma fino ad un certo punto!), “occupante”, “sionismo”, “antisemitismo”, ecc, ogni termine è stato svuotato a forza di rovesciarne il senso o applicarlo al suo opposto.

E’ una tendenza che viene da lontano, come avevamo provato a far vedere già molto tempo fa. Ma la forza della propaganda non sta nella precisione dei termini o nella profondità del pensiero, bensì unicamente nella potenza dei decibel del sistema che si possiede. E noi, inutile nasconderlo, non siamo ancora all’altezza del sistema mediatico asservito al potere…

Fatta la doverosa premessa, torniamo sui cosiddetti “scontri” a margine, e a seguire, della gigantesca manifestazione di sabato 4 ottobre a Roma, che peraltro veniva dopo una pressoché uguale mobilitazione per lo sciopero generale del giorno prima e di quello del 22 settembre.

Paolo Punx, per Effimera, ha svolto il meritorio lavoro di analisi dei filmati della giornata raccolti da Local Team, segnalando i dettagli che smontano molte falsità della questura e, a seguire, dei “velinari” seduti nelle redazioni.

Ci perdonerete se, non avendo nulla in comune con la narrativa negriana, ci siamo limitati a riportare l’analisi dei movimenti di piazza e non anche considerazioni che lasciano il tempo che trovano…

* * * *

Paolo Punx ricostruisce (allegando filmati di Local TV) ciò che è successo a Roma alla fine della grande manifestazione a favore del popolo palestinese e contro la complicità del governo Meloni con Israele.

Le grandi manifestazioni sono spesso caratterizzate da riot con la polizia, soprattutto quando le stesse forze dell’ordine si fanno promotrici di provocazioni se qualche gruppo di manifestanti fuoriesce dal perimetro assegnato.

I media mainstream di destra come di sinistra (con scarse eccezioni, come il Manifesto), non aspettando altro, si gettano a capofitto per denigrare le forme di resistenza, conflitto e critica e ricondurre ogni azioni politica alla logica dei buoni e dei cattivi. Purtroppo molti cadono in questo trabocchetto comunicativo.

Sabato 4 ottobre a Roma, dopo gli scioperi, i cortei spontanei, i blocchi, la manifestazione giocava la sua forza soprattutto sui numeri e oltre un milione di manifestanti è sicuramente una grande rappresentazione per un movimento appena nato.

Nonostante ciò i mass-media e non solo loro hanno puntato l’attenzione soprattutto sugli scontri serali nella zona dell’Esquilino.

I soliti violenti, provocatori, infiltrati, facinorosi, si sono staccati dal corteo ufficiale e a hanno attaccato la polizia, tuonano Tv, giornali ed esponenti politici di destra e di sinistra.

Ma davvero è andata così?

Per provare a fornire a una risposta a questa domanda vale la pena di utilizzare le immagini girate durante la diretta da Local Team.

Verso le 18:30/19:00 un gruppo di alcune centinaia di manifestanti, dietro a uno striscione con la scritta “blocchiamo tutto”, esce dal percorso del corteo con l’intenzione di dirigersi verso la stazione termini, o perlomeno questo è quanto riporta il manifesto.

Nel video di Local Team si può vedere questo spezzone di corteo che si muove velocemente nelle strade di Roma (tempo nel video: 5h 18 minuti) e che dietro lo striscione i manifestanti sono a volto scoperto.

In prossimità di Piazza Santa Maria Maggiore, verso le 19:00, il corteo viene attaccato dalla polizia con idrante, lacrimogeni e manganelli (tempo nel video: 5h 25 minuti).

Non vi è alcun fronteggiamento o alcun blocco di polizia forzato, ma è la questura che attacca il corteo che si disperde velocemente stretto in una morsa a tenaglia dalle cariche della polizia.

Una cinquantina di giovanissime compagne e compagni rimangono intrappolati sulla scalinata della basilica, circondati dalla polizia e duramente manganellati.

Quindi non solo la questura ha deciso di evitare qualunque mediazione attaccando direttamente il corteo, ma nonostante questo fosse stato disperso ha deciso di bloccare, manganellare e fermare chi si era ritirato sulle scale della basilica.

Manganellate che hanno rotto teste, tanto che una compagna di soli 17 anni è stata portata via in ambulanza.

Guardando il video salta subito all’occhio che il gruppo fermato sulla scalinata è composto da giovanissimi manifestanti.

Nel frattempo, mentre le cosiddette forze dell’ordine cingono l’intera piazza, alcuni manifestanti a volto scoperto si avvicinano e chiedono il rilascio dei fermati, gridando libere tutte, liberi tutti!

La questura, però, decide di non ascoltare nessuna istanza e respinge qualunque trattativa.

Nel frattempo la notizia arriva anche a Piazza San Giovanni (luogo di conclusione del corteo ufficiale) e dai microfoni di Radio Onda Rossa giunge la notizia che un parte del corteo ufficiale, che aveva deciso di tornare indietro per chiedere la liberazione dei fermati, viene bloccato dalla polizia con sfoggio di uomini, mezzi e idranti.

Alcuni manifestanti riescono comunque ad arrivare alla spicciolata nei pressi di Piazza Santa Maria Maggiore.

La Questura, tuttavia, invece di stemperare la tensione, rifiuta di far passare medici e sanitari per prestare le prime cure ai fermati a cui avevano rotto la testa (tempo nel video: 6h 18 minuti).

A quel punto, visto l’atteggiamento di totale chiusura della Questura, che avendo abbondantemente identificato i fermati poteva tranquillamente rilasciarli, prevale la rabbia a cui segue un lungo fronteggiamento a distanza e poi le prime barricate (tempo nel video: 6h 45 minuti) e gli scontri che dureranno fino a circa le 22:00.

Giusto per chiudere la giornata, a fine serata un gruppo di neofascisti (probabilmente provenienti dalla vicina Casa Pound) con tanto di caschi e bastoni ha potuto girare indisturbato per il quartiere Esquilino (ignorati dalle cosiddette forze dell’ordine) con canti e slogan inneggianti il fascismo, finendo poi per attaccare il bar Statuto e picchiare chiunque avesse l’aspetto di un manifestante.

Di questo ovviamente le TV non ne hanno parlato, ma d’altronde accanto a chi fa il lavoro “pulito” per il Governo che ci ritroviamo c’è sempre chi fa il lavoro sporco, proprio come accadeva nel ventennio!

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