Ventidue italiani sequestrati da un’organizzazione terroristica. Tajani: “sono stati gentili”. Il Paese è in fiamme
OttoParlante - La newsletter di Ottolina (2/10/25)
Il Marru
Decine di italiani sono stati sequestrati dalla più spregiudicata organizzazione terroristica del pianeta a scopo di estorsione: il popolo italiano invade strade e piazze per chiederne il rilascio incondizionato; governo italiano non pervenuto. Non c’è nessun bisogno di entrare nel merito della partigianeria politica per comprendere l’enormità di quello che sta succedendo in queste ore: basta guardarlo dal punto di vista di quelle regole e di quel diritto che da 40 anni l’Occidente invoca a caso per giustificare ogni sorta di aggressione militare ai quattro angoli del pianeta; evidentemente, però, quando lo spiegavano a scuola, Tajani era assente. Come era assente ieri sera, mentre 22 italiani venivano illegalmente sequestrati dopo una massiccia operazione di pirateria: manco un commentino; per sentirlo, bisognerà aspettare le 9 e 08 della mattina seguente. Siamo in Parlamento, e sembra di essere in un universo parallelo: “Questa terribile tragedia è nata il 7 ottobre di due anni fa dall’aggressione terroristica rivolta contro la parte più pacifica di Israele”, esordisce il Ministro; “Israele è stata aggredita ed ha il pieno diritto di difendersi”, ma senza eccedere. D’altronde, sottolinea, “Gaza non è Hamas”; anzi, “I palestinesi sono le prime vittime di Hamas”. Noi, però, abbiamo fatto tutto quello che andava fatto, e io “sono orgoglioso di far parte di un Paese che ha fatto più di chiunque altro per i gazawi”.
Ridete, eh? C’è poco da ridere: mentre voi ridevate, “la nostra risposta è stata l’accoglienza degli studenti palestinesi”; la Bernini, ieri, è andata a prenderne altri 150 ad Amman, che sono già arrivati in Italia. Nonostante la solidarietà, non dobbiamo mai dimenticare che noi “siamo amici del popolo di Israele” e “non permetteremo mai che sia messa in pericolo una grande democrazia”; ovviamente, “condanniamo l’atteggiamento aggressivo di alcuni coloni”: quelli non aggressivi hanno tutta la nostra stima e il nostro supporto – e poi, su ‘sto concetto di aggressività, intendiamoci: se uno lo provochi perché t’ha rubato la terra e te dai in escandescenza, è normale che poi diventa aggressivo. “Il governo”, si sbilancia Tajani, “è pronto a valutare le proposte di sanzioni commerciali avanzate dall’Unione europea”, ma c’è un grosso ma perché, ovviamente, in nessun modo ci devono essere “ricadute negative sulla popolazione israeliana”, un po’ come per le sanzioni alla Siria e all’Iran; “Il governo”, addirittura, è anche “pronto al riconoscimento dello Stato di Palestina”, ma, ovviamente, solo se prima “verranno rilasciati tutti gli ostaggi e se Hamas verrà disarmato ed escluso da ogni ruolo politico e di governo”. Insomma: se si arrendono noi non è che continuiamo a sostenere chi li stermina così a caso, per piacere.
E finalmente, dulcis in fundo, arriva la questione Flotilla: “Il governo”, sottolinea il Ministro, “non può che guardare con favore agli sforzi per portare aiuti umanitari a Gaza”; “La flottiglia”, inizialmente, era nata proprio “con questo obiettivo” e fino a che è rimasta in quei termini, ho fatto di tutto per assisterla. Era tutto pronto: bastava consegnassero gli aiuti agli autori dello sterminio, e al resto c’avrebbero pensato loro. E invece no: hanno voluto fare gli eroi di stacippa; ma, allora, se la cercano! E infatti… “Ieri sera quando le imbarcazioni erano prossime ormai alle acque di Gaza”, sono stati intercettati. Acque internazionali? Pirateria? Terrorismo? Non scherziamo! Il Mediterraneo è dei sionisti, che sono stati fin troppo accondiscendenti: “Gli abbordaggi sono stati pacifici e senza violenze” e “sono sollevato nel constatare che le regole di ingaggio sono state rispettate”; terroristi galantuomini…
Intanto, a quanto risulta dal sito della Global Sumud Flotilla, ci sarebbero ancora 22 imbarcazioni in viaggio; Tajani annuncia che le operazioni si concluderanno nell’arco della mattinata: “Definisci operazioni”, Antoni’. In realtà, le operazioni sono appena iniziate: tutta l’Italia è in piazza; domani è sciopero generale. La manifestazione di sabato a Roma si annuncia come la più grande fiumana umana da decenni. E altre imbarcazioni sono di nuovo in viaggio, a partire da quelle della Freedom Flotilla, dove c’è anche il nostro Fabio Saccomani. Il governo italiano continua a vivere in un mondo parallelo: gli daremo una bella sveglia.
Ale
L’ illegale abbordaggio della Global Sumud Flotilla diretta verso Gaza e l’arresto degli attivisti ha dato avvio a manifestazioni e moti di protesta in tutta Europa e non solo: nella notte, mentre le operazioni dell’IDF sulle navi erano in corso, decine di migliaia di persone sono scese in piazza in Italia, Francia, Germania, Belgio, Spagna, Turchia e in altri Paesi ancora, riversandosi per le strade e, in alcuni casi, bloccando stazioni dei treni in solidarietà con Gaza e la Flottilla. E per mandare un messaggio forte e chiaro: a nessun membro dell’equipaggio dovrà essere torto un capello, altrimenti salta tutto.
“Clash Report” contava almeno sedici manifestazioni in tutto il Vecchio Continente.
A Napoli i manifestanti, sventolando le bandiere palestinesi, hanno occupato pacificamente l’ingresso della stazione Centrale dei treni; a Milano la gente è scesa in piazza nei dintorni della stazione di Cadorna, a Roma in Piazza dei Cinquecento, vicino Termini e a Bologna è stata occupata la Facoltà di Giurisprudenza. E le mobilitazioni contro il genocidio non si fermano certo qui: oggi in Italia si svolgeranno manifestazioni al grido di blocchiamo tutto, parola d’ordine che ha già infiammato il 22 settembre e rilanciata ieri dall’USB; a Roma l’appuntamento è alle 18.30 al Colosseo. Ma la novità più importante è lo sciopero generale di venerdì, che vedrà per la prima volta uniti la CGIL e i sindacati di base; Salvini ha annunciato che utilizzerà la mano dura e non permetterà “agli estremisti di portare l’Italia nel caos” (sic).
Sul piano del riconoscimento internazionale dello Stato Palestinese, invece, è uscito oggi un interessante articolo di Insideover che sottolinea i profondi legami tecnologico-industriali tra UK e Israele e che Londra, nonostante il riconoscimento dello Stato Palestinese, si guarda bene di troncare: Elbit Systems – primo gruppo della difesa israeliana – continua a rafforzarsi nel mercato britannico tramite ESUK – sedi diffuse, supply chain locali, joint venture ben piazzate (Affinity con KBR per l’addestramento, UTacS con Thales per UAS), prodotti già dentro l’ecosistema del MoD (Watchkeeper, derivato Hermes 450). Nel 2025, Elbit presidia DSEI a Londra con droni, C2, fuoco congiunto e pacchetti AI. Cinquantuno le aziende israeliane presenti alla fiera, malgrado il gelo politico: “è l’immagine plastica della coesistenza tra condanna e continuità” sottolinea l’articolo di Giuseppe Gagliano.
Gab
Il blocco della Sumud non lascia indifferente il mondo; non solo le manifestazioni europee, ma anche reazioni diplomatiche ben più significative: “Il presidente colombiano Gustavo Petro ha ordinato l’espulsione di tutti i diplomatici israeliani dalla Colombia mercoledì, dopo che le forze israeliane hanno arrestato due cittadini colombiani a bordo di una flottiglia che tentava di rompere il blocco israeliano e consegnare aiuti alla Striscia di Gaza”. La Colombia manda un altro forte segnale al duo USA-Israele, dopo i discorsi della settimana passata a New York che avevano portato il governo USA al ritiro del visto al presidente colombiano (qui il link).
Sale anche la tensione attorno al nucleare iraniano dopo le nuove sanzioni reintrodotte dalla troika europea (Germania, Francia, Regno Unito) e il riassetto dell’esercito USA nel Golfo; nei giorni passati, Cina e Russia hanno respinto le sanzioni definendole “non valide” (qui il link).
Vi lascio un editoriale del sempre caro The Jerusalem Post sullo Yom Kippur, il capodanno ebraico: nel testo si dice che la comunità israeliana deve ritrovare coesione attraverso la fratellanza e la gentilezza… Tutto questo per? Ma per combattere meglio il loro nemico, a cui hanno ucciso decine di migliaia di bambini! “Un rinnovato desiderio di comunità, di partecipazione e di unione contro i nostri avversari percepiti. L’unità è continuata attraverso gli accampamenti nei campus e l’aumento dell’antisemitismo globale, eppure oggi, solo due anni dopo, ci troviamo divisi dalla politica, qui e in Israele, ed evitiamo il discorso per timore che ci sia un completo collasso del tessuto delle nostre comunità” (qui il link).