La non-notizia degli aerei russi ‘intercettati’ vicino la Lettonia, fabbricata dai guerrafondai
di Redazione
Il segno dei tempi che viviamo è dato dal fatto di dover in continuazione spiegare come le notizie allarmistiche lanciate dai media nostrani riguardo minacce imminenti di sconfinamenti russi siano fabbricate ad arte dai guerrafondai europei, che devono pur legittimare la scelta di far scivolare l’intero continente in guerra.
Anche il delirio di titoli sugli aerei russi ‘intercettati’ ieri nei pressi della Lettonia va annoverato nella lista della disinformazione di guerra europeista. Innanzitutto, perché nessun aereo è stato ‘intercettato’, formula che nel linguaggio dell’aviazione rimanda più all’ingaggio tra velivoli. Per fortuna, ancora nessuno si è sparato addosso.
I signori della guerra europei, però, che siedano a Bruxelles o parlino a nome della NATO, annunciano questa intenzione un giorno sì e l’altro pure. Così hanno fatto anche a margine di un evento che non ha nulla di straordinario, ma che è stato montato per escalare ancora i rapporti con Mosca.
I fatti sono questi: due caccia Gripen ungheresi, facenti parte dell’unità di sorveglianza NATO Baltic Air Policing, sono decollati ieri dalla base lituana di Siauliai, per seguire da vicino il percorso di un SU-30, un SU-35 e tre MiG-31 russi, che “volavano in prossimità dello spazio aereo lettone“, ha comunicato il Comando Alleato su X.
Il che, tradotto, significa che viaggiavano in cieli internazionali, rispettando tutte le disposizioni del caso. Ma l’occasione è stata colta al volo da varie voci europee per tornare a minacciare il Cremlino di una guerra imminente: il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha detto che le truppe del Patto Atlantico sono pronte ad abbattere droni e jet russi, se sconfinano nello spazio aereo dell’alleanza.
Peccato che questo non sia successo, e perciò annunciarlo così sembra più un modo di preparare l’opinione pubblica a un altro ‘incidente del Tonchino’ in salsa europea, piuttosto che un modo di comunicare correttamente, in un frangente tanto delicato, con i cittadini dei paesi che appartengono, nostro malgrado, alla NATO.
Com’era facilmente prevedibile, la Russia ha risposto per le rime alle minacce. L’ambasciatore russo in Francia, Alexey Meshkov, ha reso chiaro in un’intervista a Rtl France che se la NATO abbattesse aerei russi questo significherebbe lo scoppio di una guerra. Ed ha aggiunto anche un’altra cosa: “sapete, ci sono molti aerei della NATO che violano lo spazio aereo russo, succede abbastanza spesso. Dopodiché, non vengono abbattuti“.
Perché in un’epoca in cui l’Alleanza Atlantica e i suoi alleati finanziano, armano e scatenano guerre in mezzo mondo, è molto facile che eventi del genere accadano, ma solo chi cerca un pretesto per giustificare una guerra potrebbe pensare di scatenare un conflitto per brevi sconfinamenti. Paradossalmente, a evidenziare la questione è stato il ministro degli Esteri italiano.
Tajani ha infatti affermato al Corriere della Sera, commentando le parole di Rutte, che “bisogna lavorare per evitare mosse azzardate, che bisogna distinguere le provocazioni dagli attacchi, che si deve appunto ragionare senza perdere la testa“. Il ministro non ha comunque perso occasione per accodarsi anch’egli alla propaganda di guerra contro la Russia, distorcendo un’altra notizia.
Tajani ha dichiarato: “preoccupa che, appena Trump ha alzato la voce, siano arrivati aerei russi fino in Alaska… Putin sembra non volersi fermare“. Il riferimento è a quando, mercoledì scorso, quattro F-16 statunitensi, un aereo da sorveglianza e quattro aerei cisterna hanno sorvegliato il percorso di 4 bombardieri e caccia russi vicini allo spazio aereo dell’Alaska e del Canada.
Ma anche in questo caso basta ascoltare i diretti interessati per sgonfiare la notizia. Il NORAD (North American Aerospace Defense Command) ha rilasciato una dichiarazione in cui si legge: “gli aerei militari russi sono rimasti nello spazio aereo internazionale e non sono entrati nello spazio aereo sovrano statunitense o canadese. Questa attività russa nella ADIZ (Air Defence Identification Zone) dell’Alaska si verifica regolarmente e non è considerata una minaccia“.
Se persino il NORAD afferma che è qualcosa di normale e non si preoccupa, non si capisce perché dovrebbe farlo Tajani, a meno che non voglia instillare paura in chi lo ascolta e dipingere l’atteggiamento del Cremlino come sempre più spregiudicato. Quando in realtà sono le dichiarazioni come le sue a esacerbare le relazioni tra le capitali europee e Mosca.
Mentre scriviamo, continuano gli allarmi sui cieli danesi riguardo a droni non identificati che stanno costringendo la chiusura dello scalo aereo di Aalborg. Pur senza prove, Mette Frederiksen, che guida il governo di Copenhagen, ha denunciato che questi droni fanno parte di “attacchi ibridi“ possibilmente legati alla Russia, smentendo il suo stesso ministro della Difesa.
Secondo alcune fonti, la Frederiksen potrebbe chiedere l’attivazione dell’articolo 4 del Patto Atlantico, che apre alla consultazione tra gli alleati per motivi di sicurezza, mentre oggi rappresentanti dei paesi UE dovrebbero vedersi in videoconferenza per discutere l’implementazione di un muro di droni di difesa sui confini orientali con la Russia.
Appare molto chiaro, ancora una volta, come il caso dei droni stia venendo montato ad arte per legittimare la militarizzazione della UE e dei suoi confini. Delle indagini, della verità, nel caso in cui venga davvero ricercata, non fregherà a nessuno. Ormai l’Europa è in mano a dei guerrafondai, che faranno di tutto per far apparire come necessario l’unico vero pericolo per la pace che affrontiamo oggi, ovvero il loro riarmo.