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Qatar, omicidio Kirk: l'11 settembre di Trump

di Davide Malacaria

L’assassinio di Charlie Kirk rischia di diventare un altro 11 settembre americano, e forse mondiale se ripeterà l’effetto domino di allora. Per ora ha scatenato una reazione durissima in ambito repubblicano, dal presidente Trump in giù, contro l’estremismo cosiddetto di sinistra.

Reazione che sembra poter dar vita a un maccartismo di ritorno, ma più estremo del precedente, che vedrebbe indebite convergenze tra la lotta contro i movimenti cosiddetti “antifa” a quella contro l’immigrazione clandestina e, soprattutto, quella contro la causa palestinese, già oggetto di dura repressione.

E dire che, nel mega raduno di luglio del suo movimento politico, il Turning Point, cruciale per avvicinare la generazione Z al Maga, Kirk, in nome della libertà di espressione, aveva invitato diversi oratori più che critici del genocidio palestinese, tra cui Tucker Carlson, Megyn Kelly e Dave Smith.

Un’apertura che aveva irritato non poco certi ambiti, tanto che Kirk “fu bombardato da messaggi di testo e telefonate infuriate da parte dei ricchi alleati di Netanyahu negli Stati Uniti”, riporta Greyzone, tra cui donatori della sua piattaforma, come ricorda un un amico del leader Maga che accenna a come questi ne fosse rimasto destabilizzato e “spaventato”.

’apertura suddetta avveniva dopo che Kirk, come ricordava sempre l’amico, aveva rifiutato l’offerta di Netanyahu di una donazione consistente per la sua piattaforma, di fatto un’Opa sulla stessa (l’articolo di Greyzone è stato rilanciato in America dal Ron Paul Institute).

L’omicidio di Kirk limiterà, e forse chiuderà, questi spazi di libertà, un po’ come avvenne nel post 11 settembre. Anche perché Trump appare più che confuso dall’uno-due che ha dovuto incassare nei due giorni precedenti l’11 settembre: infatti, l’omicidio di Kirk è arrivato subito dopo le bombe israeliane su Doha, che hanno incenerito, almeno al momento, il suo piano di pace per Gaza, peraltro in un Paese alleato chiave degli Usa, che Trump riteneva inviolabile dai jet israeliani.

Un piano di pace non certo privo di elementi critici, ma che poteva porre fine al genocidio in atto se accettato da Hamas, che in effetti poteva accoglierlo come sembrava che stesse accadendo. Non un’intuizione nostra, ma quanto si evince da quel che riportava Drop Site alcuni giorni prima.

“La leadership politica di Hamas ha riaffermato la sua disponibilità a raggiungere un accordo che preveda il rilascio immediato di tutti i prigionieri israeliani in cambio di un cessate il fuoco che porrebbe fine alla guerra genocida di Israele contro i palestinesi di Gaza e al ritiro delle truppe israeliane”.

“Il movimento – riporta Dropsite – ribadisce la sua disponibilità a stipulare un accordo globale in base al quale tutti i prigionieri nemici detenuti dalla resistenza saranno rilasciati in cambio di un numero concordato di prigionieri palestinesi detenuti dall’occupazione”, ha dichiarato Hamas in una dichiarazione mercoledì sera. La dichiarazione aggiunge che Hamas ha chiarito la sua disponibilità a rinunciare al governo di Gaza per aprire la strada a “un’amministrazione nazionale indipendente di tecnocrati che gestisca tutti gli affari della Striscia di Gaza e si assuma immediatamente le proprie responsabilità in tutti gli ambiti”.

Insomma, dopo aver visto incenerite le carte giocate sul tavolo Medio oriente con un’operazione tanto apertamente in contrasto con i suoi desiderata, Trump ha dovuto incassare l’assassinio di una figura politica che per lui era “come un figlio”, come riferisce The Hill.

Trump è un combattente, ma potrebbe non riuscire a gestire l’uno-due, anche a livello psicologico. La crociata contro i movimenti organizzati di sinistra, richiesta a gran voce dai suoi sostenitori e da lui cavalcata, può precipitare l’Impero nel buio più profondo, provocando scosse sismiche che si allargherebbero ben oltre i suoi confini.

Intanto, dell’attentatore si sa tanto, anche che abitava con un convivente, forse il compagno, in attesa della transizione di genere. Particolare che, unito alle scritte sui bossoli inesplosi con riferimenti transgender, ha alimentato ancora di più la furia Maga, dal momento che da alcuni mesi la loro crociata contro questo stile di vita ha toccato il parossismo, alimentata dal fatto che alcuni recenti attentati che hanno sconvolto l’America hanno visto protagonisti taluni transgender. Se fosse un film, la sceneggiatura sarebbe perfetta.

Resta, però, che ancora nulla si sa di quel che realmente dovrebbe interessare del killer, cioè dove abbia imparato le tecniche da cecchino, che l’abilità nella caccia può coprire ma non spiegare, e come abbia elaborato un piano così efficace, tanto da poter colpire agevolmente e riuscire altrettanto facilmente esfiltrare da un luogo in teoria iper-protetto e a far perdere le proprie tracce per 33 ore, salvo poi consegnarsi alla polizia su sollecitazione del padre.

A proposito di iper-protezione, si registra che non c’era la benché minima sicurezza sui tetti adiacenti al luogo del raduno, nonostante la rilevanza politica di Kirk, ripetendosi così quanto già avvenuto a Butler, quando la vittima designata doveva essere Trump.

 

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Comments

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Irene Starace
Sunday, 21 September 2025 10:22
"la loro crociata contro questo stile di vita ha toccato il parossismo": e su questo fanno benissimo. O c'è ancora qualcuno che fa finta di non capire di cosa si tratta veramente?
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Lorenzo
Sunday, 21 September 2025 09:09
"La crociata contro i movimenti organizzati di sinistra, richiesta a gran voce dai suoi sostenitori e da lui cavalcata, può precipitare l’Impero nel buio più profondo, provocando scosse sismiche che si allargherebbero ben oltre i suoi confini."

Esatto!
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