Della gentilezza, del coraggio e della stupidità
di Alba Vastano
Volto sorridente, voce soft, comunicazione coinvolgente che ben dispone all’ascolto. È, a detta di chi lo ascolta, una persona gradevole, gentile. Non sempre corrisponde al vero. Se la gentilezza è una qualità intima che apporta benefici e che si esprime attraverso varie esperienze e relazioni, poche persone possono essere riconosciute gentili. E’ lo stesso divario che intercorre fra forma e sostanza. ‘Sotto il vestito niente’, citando il titolo di un famoso film. Nella frequentazione la forma prende corpo nella sostanza e la gentilezza dei modi, talvolta, svanisce.
In realtà la gentilezza per antonomasia ben poco ha a che vedere con ciò che appare d’emblée. Per avere un’idea su una delle accezioni dell’intrinseco significato si pensi alla celebrazione dantesca di Beatrice ‘Tanto gentile e tanto onesta pare’ declamava il Maestro nel XXVI della Vita Nova. Nel sonetto ‘quella che sul numer delle trenta’ viene descritta dal Sommo poeta come creatura dotata di gentilezza intesa come portatrice di grazia e promotrice di serenità. La gentilezza per il poeta del dolce stilnovo è il simbolo più elevato della nobiltà d’animo.
Accantonando i cieli danteschi e la spiritualità della donna angelicata, torniamo alla gentilezza come qualità terrena. Si può affermare che chi è realmente gentile non è mai oppositivo, né perentorio. Chi è dotato di gentilezza d’animo sa come far scivolare il conflitto prima che degeneri e si trasformi in una inarrestabile escalation verso la spirale dell’aggressività.
La gentilezza è il contrario della stupidità, fragilità da cui siamo tutti un po’ afflitti in diverse forme e gradi. Come grado e forma massimi si pensi alla stupidità immane dei potenti che stanno manovrando i fili delle guerre in corso. Costoro non essendo ‘tanto gentili’ e nemmeno ‘tanto onesti’ sono portatori di una stupidità malefica che alimenta i conflitti, fino a distruggere loro stessi e i loro popoli.
Di gentilezza, del coraggio e della capacità di produrli, affinché se ne tragga beneficio collettivo ne descrive forma e sostanza in uno dei suoi ultimi saggi ‘Della gentilezza e del coraggio‘ Gianrico Carofiglio. Lo scrittore nel suo ‘breviario di politica e altre cose‘ affronta temi fondamentali: la gentilezza come metodo per risolvere i conflitti e per dare senso alle relazioni, il coraggio come virtù civile e veicolo di cambiamento, il potere della stupidità e la capacità di porre e porsi domande, quindi la capacità di dubitare e di esprimere un pensiero critico.
La gentilezza lo jujitsu e la neve
Le arti marziali hanno la finalità educativa di insegnare a chi le pratica l’arte della cedevolezza che non è una resa al più forte. Tutt’altro. Lo Jutsu/arte -ju/cedevolezza, se accolto come principio o metodo al fine di contrapporsi alla violenza senza fomentarla con altrettanta violenza, disinnesca il conflitto. Come?
Carofiglio nel saggio fa riferimento a una novella esplicativa sul come disinnescare il conflitto che si può riassumere nel non opporvi resistenza. E’ l’origine dello jujitsu che spiega come la gentilezza diventa sempre una forza imbattibile annullando la prepotenza dell’aggressore, per quanto si dimostri più forte e potente.
Shirobei Akiyama
Shirobei era un medico. Aveva trascorso moltissimo tempo a studiare i metodi di combattimento con l’intento di scoprire il segreto dell’invincibilità. Frequentò tutte le discipline marziali con i migliori maestri. Non scoprì, infine, altro che vinceva sempre il più forte, il più armato, il più scaltro. Rinunciò alle arti marziali, deluso e sconfitto. Finché un giorno , da dietro i vetri di una finestra di casa sua, si mise in contemplazione di una fortissima nevicata. Per ore restò in osservazione del paesaggio innevato e dei danni che la fortissima tempesta stava procurando: rami spezzati sia dei teneri ciliegi che delle robuste querce volavano ovunque.
Volse infine lo sguardo verso lo stagno dove troneggiavano maestosi salici piangenti. La neve li ricopriva interamente, ma i rami flessuosissimi non facevano altro che aiutare la neve a scivolare sul terreno. Shirobei, osservando quella scena, arrivò a scoprire il segreto del’invincibilità. Era la cedevolezza che non è l’arrendersi alle avversità. Il salice non si arrende alla forza del peso della neve, ma piega i suoi rami per farla scivolare. Disinnescando la rigidità dell’opposizione.
Il principio della cedevolezza: la dialettica e il salice
” Ciò a cui opponi resistenza persiste. Ciò che accetti può essere cambiato” Carl Gustav Jung
Immaginiamo un dibattito durante il quale accade che si alzino i toni e si giunga alla violenza verbale. Esempio pubblico e lampante sono i talk show televisivi. C’è da considerare che accade ovunque e spesso, laddove c’è una collettività dialogante e alcuni interlocutori con annesse tifoserie si lanciano ad affermare con perentorietà le proprie convinzioni sul tema della discussione in atto.
Se il dissenso nel dibattito persiste può trasformarsi in un loop senza via d’uscita, amplificando i contrasti
e bypassando il tema iniziale, di cui nel frattempo, per affermare le proprie convinzioni, si è perso il filo e lo scopo. Tanto sono esacerbati gli animi degli interlocutori che alla fine chiudono i rapporti e giurano di non vedersi mai più. Spesso, in ambito televisivo, noti personaggi, nel contesto di un dibattito che trascende in litigio a colpi di ingiurie reciproche, arrivano a minacce di querele reciproche. A trarne profitto è il gossip nazional-popolare e l’audience televisiva.
Per contraltare questa modalità di sopraffazione reciproca occorrerebbe che si adottasse la modalità ‘Salice’, utile a disinnescare la rigidità dell’opposizione in corso. Come disinnescare il conflitto nel confronto dialettico? Alle affermazioni categoriche, in risposta, si può applicare il principio di cedevolezza disorientando così il provocatore che verrebbe posto in condizioni di non reagire, vista la mancata reazione oppositiva dell’interlocutore. L’effetto positivo è l’annullamento del conflitto per tentare, ex novo, di rielaborare i temi trattati e poter giungere a soluzioni condivise, anche parzialmente.
Sulla stupidità, l’effetto Dunning-Kruger
Per un pratica intelligente del conflitto e quindi di una politica efficace che apporti uguaglianza e diritti pari per tutti le persone occorre liberare la mente dai pregiudizi . ‘Le menti sono come i paracadute, servono se sono aperte‘ (Einstein?)
L’effetto Dunning-Kruger , dal nome dei due psicologi della Cornell University, in uno studio che pubblicarono nel 1999 evidenziò un fenomeno molto comune: più si è incompetenti e più si è convinti di non esserlo. Le collettività, specie social, dove vivono stanzialmente tuttologi a mano libera, ne sono piene. I tuttologi che diffondono al nano secondo fake su milioni di profili social, ‘sparano’ h. 24 corbellerie che ripetute possono passare per verità.
Gli incompetenti tuttologi hanno una sorta di adorazione del proprio io e si sopravvalutano. Accade perché sono totalmente sprovvisti di meta cognizione, ovvero l’incapacità totale di comprendere ciò che affermano. La carta vincente, per loro, è che lo affermano con estrema sicurezza. E’ la convinzione con cui lo affermano che inganna chi non è provvisto di pensiero critico. E sui social abbonda questa categoria omologata.
In realtà c’è da affermare che la stupidità non è esclusiva prerogativa dei succitati troll e seguaci, ma può riguardare ognuno di noi. Tant’è che anche le menti più elette possono cadere nella trappola della stupidità, vuoi per distrazione o per altre casualità. Ovviamente le menti dotate di pensiero critico si ravvedono.
Lo stupido cronico mai e non serve farglielo notare, rafforzerà ancor più il suo delirio di onniscienza. Solo lui sa la verità, anche se non ha mai aperto libri, mai cercato un confronto.
Da dove attinge il suo scibile che sfoggia con padronanza estrema. Generalmente da Google, migliaia di dati che memorizza e sfoggia a la sans façon sui social e su qualche malcapitato occasionale a cui capita la sciagura di interfacciarlo. Cosa produce nella vita civile e in politica la stupidità permanente e la presunzione del tuttologo privo di meta-cognizione nella vita civile? Carofiglio così risponde nel suo breviario al tema della stupidità: “Espone ai rischi delle demagogie e della manipolazione. Rende vulnerabili alle menzogne del potere“.
La cedevolezza, la resilienza e la politica
Cosa non è la gentilezza
Se la cedevolezza del salice, intesa come modalità di contrasto al conflitto, viene interpretata erroneamente nell’accezione di resilienza assume sicuramente un aspetto negativo da non perseguire, perché promuoverebbe un sistema politico che si adatta alle crisi sistemiche, senza affrontare e tentare di risolvere le cause che hanno smantellato lo Stato sociale e conseguentemente hanno deprivato le persone della parità dei diritti sociali e civili. Con la resilienza si attua la resa al sistema e alle politiche neoliberiste vigenti. In tal caso occorre che gli schieramenti antisistema e anticapitalisti non siano cedevoli, ma mantengano vivace il conflitto.
Lo conferma Carofiglio nel suo saggio: “La gentilezza a cui ci riferiamo è assai diversa dalla mitezza di Norberto Bobbio, laddove questa virtù include un sostanziale rifiuto della lotta. Il mite rifiuta il conflitto con fastidio, per la vanità dei fini, per un senso profondo di distacco dai beni. Il mite di Bobbio nella lotta per la vita è infatti l’eterno sconfitto. L’uomo civile non rifiuta il conflitto. Lo accetta invece come parte inevitabile e proficua della complessità e della convivenza. Lo accetta e lo pratica secondo un sistema di regole, in una dimensione non distruttiva umana“.
La mitezza, quindi, è paragonabile alla resilienza, mentre la gentilezza è una virtù marziale, utile a ribaltare il sistema neoliberista e predatorio, ma anche a ignorare qualsivoglia provocazione, restando fermi nella propria posizione. Mi piego, ma non mi spezzo. Il salice docet.
Fonte:
www.blog-lavoroesalute.org/la-stupidita-e-le-sue-leggi/
Della gentilezza e del coraggio, autore Gianrico Carofiglio, ed. Liberitutti
Elogio della mitezza- Norberto Bobbio, Libraccio
Meno resilienza, più resistenza
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