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jacobin

E se Genova non fosse un’anomalia?

di Marco Bertorello

La grande mobilitazione per la Global Sumud Flottilla è un termometro del clima sociale. E ci dice che c'è ancora spazio per l'umanità

Quel che è successo a Genova in questi giorni è stato qualcosa di piuttosto anomalo, per non dire eccezionale. Un crescente movimento di solidarietà internazionale iniziato con la raccolta di generi alimentari e culminato nella serata di sabato con un grandissimo corteo che ha accompagnato la partenza delle 4 imbarcazioni che parteciperanno alla Global Sumud Flottilla e che cercheranno di portare aiuto umanitario a Gaza e di rompere l’isolamento.

Questo è un resoconto a caldo, molto parziale, di quanto accaduto nella mia città e su cui ritengo sia necessario riflettere. Music for Peace (associazione che da anni raccoglie alimenti e aiuti in genere per le popolazioni di luoghi in conflitto, dalla Palestina al Sudan per citare forse i più significativi, e per le persone indigenti della città) ha deciso di partecipare alla flottiglia raccogliendo aiuti alimentari. Assieme a MfP, tra i primi promotori ci sono i portuali del Calp (Collettivo autonomo lavoratori portuali). In porto, dopo anni di contestazioni alle navi saudite che passavano da qui per portare armi per la guerra in Yemen, le recenti contestazioni alla nave cinese che avrebbe dovuto consegnare materiale bellico in Israele e all’ennesima nave saudita hanno rappresentato un salto di qualità.

In entrambi i casi infatti i portuali, con una crescente attenzione cittadina, sono riusciti a impedire il passaggio di armi per il porto. Quella stessa attenzione è cresciuta esponenzialmente in questi ultimi giorni: dopo l’appello dei promotori a raccogliere 40 tonnellate di viveri da inviare a Gaza, la città si è mobilitata in maniera inconsueta. Comitati sindacali, di quartiere, associazioni, scout, circoli sportivi e tantissimi singoli cittadini hanno intasato il piazzale antistante la sede di Music for Peace. Il materiale raccolto ha sfiorato le 300 tonnellate, tanto che i promotori hanno dovuto chiedere di fermare la raccolta, poiché non c’era più spazio dove stoccare gli alimenti. I volontari che si presentavano per impacchettare e caricare gli alimenti venivano in parte gentilmente respinti, poiché erano troppi e diventavano un intralcio all’organizzazione stessa.

In questo clima di crescente mobilitazione si è giunti al corteo della sera di sabato. Un corteo che si è svolto alle 21 di un sabato di fine agosto. La questura sembra parlare di 40.000 persone. In città oramai vivono meno di 570 mila abitanti. Una manifestazione di popolo che a Genova non vedevo dal G8, quasi 25 anni fa. Una mescolanza di cittadini di tutte le generazioni, con un’età media piuttosto bassa, cosa rara per una città anziana come Genova. Gli organizzatori avevano chiesto di portare solo bandiere della Palestina. A cui spontaneamente si sono aggiunte quelle della pace. Un appello quasi inutile: quali altre bandiere possono rappresentare in questo momento questo popolo?

A fine corteo un ex parlamentare del Partito democratico ha affermato: «Se questa manifestazione l’avessero indetta Pd e Cgil saremmo stati in duecento». Duecento magari no, ma forse sarebbero stati poco più di 1.000.

La miscela di spontaneità e organizzazione dal basso è stata evidente. Penso che un fattore decisivo di una mobilitazione così ampia sia stato l’obiettivo concreto degli aiuti, oltre che quello politico di contestare realmente un genocidio che troppo pochi riconoscono. Persone che non scendevano in piazza da tempo, i cui cori erano solo «Palestina libera» e «Bella ciao». Tanti invece i cartelli improvvisati, ma puntuali e ironici come accade spesso quando una mobilitazione è diffusa in larghi strati popolari. Un corteo enorme per Genova, che ci dice cosa covava sotto da tempo, almeno su questo tema, e della voglia o disponibilità a tornare in piazza, a protestare, mobilitarsi in carne e ossa. Assieme.

Un corteo persino con un percorso anomalo. Partito dalla sede di MfP per percorrere la sopraelevata, una strada sempre preclusa ai pedoni, e giungere nel porto antico. Nello scorcio, a monte, dove tra due lunghe gallerie emergono i treni, ci sono stati macchinisti che hanno fatto fischiare i loro locomotori per salutare i manifestanti. Dall’altro lato, a mare, i portuali del gruppo armatoriale Gnv, finito il turno serale per l’imbarco dei traghetti, hanno salutato con i clacson. Insomma un clima di sostegno diffuso, che mi ha ricordato il sostegno ricevuto in Corso Torino e Corso Sardegna dall’ultimo corteo del G8, quello successivo agli scontri che avevano messo a ferro e fuoco proprio quelle vie, un sostegno sorprendente degli abitanti che dalle loro finestre lanciavano acqua per rinfrescare i manifestanti in quelle torride e tragiche giornate di luglio 2001.

L’epicentro in questi giorni, invece, è stata la sede di MfP, un luogo tra Sampierdarena e il centro. Un luogo accerchiato dal passaggio di mezzi, da officine di giorno e da prostitute di notte, ora sovrastato dall’arrivo di Esselunga. Un luogo, che nel suo (r)esistere come spazio sociale all’interno di un nodo stradale di grande traffico, è riuscito a richiamare migliaia di persone da tutta la città.

È stato impressionante assistere al concentramento delle persone in quel luogo insolito. MfP da anni lì organizza le sue feste, ma il salto di quantità di sabato è stato indiscutibile.

Il corteo, qui ci sono alcuni video, si è concluso nel Porto antico, di fronte alle imbarcazioni pronte a partire. Tanti gli interventi dietro a una gigante bandiera palestinese issata proprio sugli alberi delle imbarcazioni. Numeroso il pubblico in ascolto, nonostante l’ora tarda e la fatica della camminata. Tra i più apprezzati quello del principale animatore di Music for Peace, Stefano Rebora, con la voce provata dalla fatica degli ultimi giorni. A seguire lo storico portuale Riccardo Rudino, che ha annunciato che se l’azione di sostegno alla popolazione palestinese sarà ostacolata allora i portuali non solo bloccheranno le armi per Israele, ma bloccheranno tutto quanto avrà quella destinazione. La sindaca Silvia Salis che ha sottolineato come una città medaglia d’oro per la Resistenza non possa non sostenere chi fa resistenza. Il rappresentante della Curia genovese che ha parlato di come dal tempo del G8 in questa città si creda che un altro mondo è possibile. Le conclusioni sono state lasciate all’artista Pietro Morello, che ha chiesto a tutti di non tacere e ha invitato a cantare per un’ultima volta Bella ciao. Infine la partenza delle imbarcazioni, annunciata dai fuochi d’artificio dei portuali del Calp e seguita da una folla emozionata e grata che le ha accompagnate con lo sguardo fin dove ha potuto.

Scrivo questo articolo non solo perché mi sono esaltato (si capisce vero?), ma proprio perché non mi capita facilmente di esaltarmi. Per la mia città penso sia stato un momento importante. Non so cosa possa significare per il futuro e per le altre città, però mi sembra un possibile termometro del clima sociale. Spero non sia solo un’anomalia passeggera. In tempi difficili c’è sempre spazio per l’inaspettato, il sorprendente. L’umanità insomma.


*Marco Bertorello lavora nel porto di Genova, collabora con il manifesto ed è autore di saggi su economia, moneta e debito fra cui Non c’è euro che tenga (Alegre, 2014) e, con Danilo Corradi, Capitalismo tossico (Alegre, 2011) e Lo strano caso del debito italiano (Alegre, 2023).
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Comments

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Renato
Friday, 05 September 2025 10:27
In tanti in questo quarantennio hanno creduto di cantar vittoria finale sul residuo di comunità ,umanità , con/divisione che sempre cova e rimane nell'incoscio , nonostante questo sia stato rapito e consegnato quasi interamente al significante del valore e del capitale.
La reazione a catena di questi eventi è imprevedibile, sono le famose conseguenze inattese da chi con protervia mostra i muscoli e usa la forza bruta per far valere il punto di vista del plus valore , sta roba che anmmorba il mondo da piu' di trecento anni.
Ripeto il residuo conflittuale della negazione della negazione, a volte fa capolino e come un terremoto si propaga senza avere troppe coordinate e calcoli quantificabili.
L'umano è proprio una imprevedibile bestiola , nonostante tutti i tentativi artificiali e macchinici di tenerla a bada o di annichilirla.
Stupenda manifestazione a Genova, e ce ne saranno altre decine e centinaia, oramai la finzione è svelata , è solo piu' una questione di abbandonare lo stupido narcisismo ed egoismo compreso la forza di non aver paura , perchè la ragione sappiamo dov'è e come dimostrarla.
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