Anchorage, la nuova Yalta?
di Gerardo Lisco
Messaggio chiarissimo di Trump all’UE, ai volenterosi e a Zelensky: “Non vi mettete di traverso per impedire il processo avviato”. Più chiaro di così non poteva essere. Se questa dichiarazione l’avesse fatta Putin avrebbe sortito effetti diversi. Scorrendo le notizie e i commenti prendo atto che siamo in presenza di pura e semplice propaganda: i media nazionali hanno avuto l’ordine di far passare l’idea che l’incontro è stato un fallimento. Far passare quest’idea serve alle oligarchie, alle tecnocrazie e ai governi che sono ancora in gioco, solo così si capisce la dichiarazione congiunta dei capi di governo riportata sul sito web dell’Unione Europea, che ha come unico scopo quello di negare l’evidenza dei fatti. È fin troppo chiaro che una fase è terminata e che il nuovo corso, pur essendo ancora in embrione, non vuole essere abortito. L’Unione Europea dopo aver perso, non una ma ben due occasioni storiche, adesso rincorre l’emergenza, cercando di bloccare il processo avviato ad Anchorage da Trump e Putin. Lo fa attraverso opinionisti e giornalisti che definiscono i due dittatori, autocrati, psicopatici e altro ancora. Leggendo queste definizioni mi vengono in mente personaggi che hanno fatto la Storia, oggi celebrati, che molto probabilmente, ai loro tempi sono stati appellati più o meno allo stesso modo. Ne cito alcuni: Cesare, Ottaviano Augusto, Costantino, Federico II di Svevia, Federico II di Prussia, Elisabetta I Tudor, Isabella di Castiglia, Napoleone Bonaparte, l’elenco è lungo.
La verità è che siamo in presenza di due personaggi che stanno facendo la Storia e che la loro levatura verrà appunto studiata e valutata dagli storici. L’incontro del 15 agosto non è stato preparato qualche giorno prima: in questi mesi le diplomazie russa e statunitense hanno lavorato nell’ombra, le dichiarazioni contraddittorie di Trump sono servite per sbandare tanto l’opposizione interna quanto quella dei governi dei “volenterosi” e dell’UE. L’idea di convincere l’UE ad acquistare le armi dagli Stati Uniti per poi darle all’Ucraina è stato un colpo da maestro. Il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina è stato sempre diretto, gli USA prestavano denaro all’Ucraina e questa con quel denaro acquistava le armi dagli USA. Trump ha modificato il rapporto. L’UE e i governi degli Stati UE hanno abboccato all’amo pensando in questo modo che Trump volesse solo risorse finanziare per il complesso industriale – militare, (invece no!) in questo modo Trump ha guadagnato tempo a favore del lavoro sotterraneo che stavano facendo le diplomazie russa e statunitense. Da notare l’inasprimento dell’offensiva russa fatta passare dai media come segnale di un inasprimento delle relazioni tra Stati Uniti e Russia, invece era il segnale di una trattativa in corso e di un esercito russo niente affatto stanco. Di episodi come questi la Storia è ricca, alcuni episodi sono stati immortalati anche da film come “58° parallelo. Missione compiuta” riferito al conflitto coreano o “Dien Bien Phu” che descrive l’ultima battaglia combattuta dai francesi in Viet Nam. Da notare anche gli ultimatum di Trump, i termini fissati in ognuno di essi indicavano i giorni mancanti all’incontro. Al di là delle dichiarazioni dei singoli governi, dell’UE e della propaganda amplificata dai media la realtà è che dopo l’incontro che ci sarà tra Trump e i capi di governo e dell’UE compreso Zelensky, ciascun governo agirà tenendo ben presente gli umori della propria opinione pubblica. Starmer è in caduta libera con problemi seri che attanagliano l’economia britannica, ha vinto le elezioni ma i sondaggi lo danno in discesa; Macron è a fine mandato e debolissimo in Francia; Sanchez e la Meloni fino a ora si sono tenuti alla larga dai “volenterosi”. La Spagna addirittura non ha aderito al piano di riarmo europeo e la Meloni spera di poter cogliere l’occasione giusta per sfilarsene. Un impegno militare in Ucraina non solo avrebbe le opinioni pubbliche nazionali contro, ma di fronte a una crisi economica che attanaglia l’intera UE pensare di impegnarsi direttamente a sostenere un qualcosa di militarmente, economicamente e finanziariamente insostenibile, è fuori da qualsiasi logica.
Le richieste di Putin non sono assolutamente cambiate. Gli Oblast che hanno dichiarato la propria indipendenza non potranno che entrare a far parte della Federazione Russa, le garanzie all’Ucraina saranno quelle che verranno ufficializzate dall’accordo tra Trump e Putin, se l’UE dovesse chiedere qualcosa in più, sempre entro limiti accettabili tanto dagli USA quanto dalla Russia, il costo se lo dovrà caricare l’UE con i singoli Stati a essi aderenti, l’Ucraina non entrerà a far parte nè dell’UE tanto meno della NATO. Tra i vari punti si leggono stramberie del tipo “Trump ha chiesto l’uso del russo come lingua ufficiale”, notizie di questo tipo sono l’indicatore della qualità del giornalismo italiano. Ricordo che è stato Zelensky a volere imporre l’Ucraino come unica lingua. La popolazione ucraina fino a quando il potere non è passato nelle mani di governi foraggiati dall’UE e dagli USA era bilingue, circa metà della popolazione ucraina era russofona. L’avere vietato l’uso della lingua russa è una delle cause che portò alla secessione, oltre dieci anni fa, degli Oblast russofoni.
In conclusione oltre la propaganda c’è il crudo realismo: Putin e Trump hanno avviato un processo negoziale nel quale la questione ucraina è solo una delle questioni. Putin nel suo discorso ha fatto riferimento agli USA come “vicini”, è sufficiente guardare una cartina geografica per capire quanto Russia e Stati Uniti siano vicini: sono confinanti, a dividerli è lo stretto di Bering. Putin nel suo discorso ha fatto riferimento alla questione polare, al Mare Artico e alle risorse presenti in quell’area. Non a caso Trump parla di voler annettere la Groenlandia e addirittura il Canada. Con il cambiamento climatico il “passaggio a nord – ovest” è libero ormai quasi tutto l’anno. Le rotte mercantili per raggiungere il Pacifico, ossia la nuova area della crescita economica mondiale, passano a nord e non più a sud.
A differenza dei Governi UE, i quali non riescono a vedere oltre il proprio naso, Russia e Stati Uniti guardano al futuro. Non è da escludere che possa essere anche questo spostamento dell’asse economico verso l’artico una delle cause che impediscono di porre fine al genocidio di Gaza. Trump è talmente sicuro di portare il risultato a casa che sta pensando di fissare l’incontro a tre con Putin e Zelensky da qui a un paio di settimane. L’UE e i singoli governi farebbero bene a ripiegarsi su stessi e a capire che i “vicini” sono l’Africa e il Medio Oriente. In conclusione l’unico modo per boicottare il processo avviato è rimuovere Trump o Putin, cosa alquanto improbabile, il tempo gioca a favore di entrambi. Per quanto riguarda Zelensky, citando il poeta, sta “come d’autunno sugli alberi le foglie”.
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