Fai una donazione

Questo sito è autofinanziato. L'aumento dei costi ci costringe a chiedere un piccolo aiuto ai lettori. CHI NON HA O NON VUOLE USARE UNA CARTA DI CREDITO può comunque cliccare su "donate" e nella pagina successiva è presente (in alto) l'IBAN per un bonifico diretto________________________________

Amount
Print Friendly, PDF & Email

giubberosse

Vertice in Alaska: Mosca e Washington ridisegnano i confini senza Bruxelles e Londra

di Mohamed Lamine Kaba - journal-neo.su

Sotto l’aurora boreale dell’Alaska, Russia e Stati Uniti hanno delineato i contorni di un mondo riorganizzato, senza l’Europa al tavolo delle trattative, posizionando la Russia come un attore importante nella sicurezza europea

Il 15 agosto 2025, Donald Trump e Vladimir Putin si sono incontrati presso la base aerea di Elmendorf-Richardson in Alaska per uno storico vertice sulla guerra in Ucraina. Questo incontro, il primo di persona tra i due leader dal 2019, si è svolto in un contesto diplomatico meticolosamente preparato, dimostrando la volontà della Russia di partecipare pienamente a un dialogo strategico di alto livello, con compostezza e responsabilità, in un contesto geopolitico complesso e polarizzato. Le richieste russe hanno strutturato l’agenda: il riconoscimento delle realtà territoriali in Ucraina, la neutralità di Kiev nei confronti della NATO, la riduzione degli schieramenti militari occidentali ai confini russi e garanzie per le popolazioni russofone. A ciò si sono aggiunte chiare richieste economiche, come la reintegrazione nel sistema SWIFT e la revoca delle sanzioni. Putin, definendo i colloqui “costruttivi”, ha sottolineato l’urgenza di risolvere una crisi che ha descritto come un “profondo dolore” per la Russia, avvertendo al contempo che la pace dipenderà dalla flessibilità di Kiev e dei suoi sostenitori.

I punti chiave della conferenza stampa al vertice russo-americano in Alaska

Il presidente russo ha elogiato il clima “costruttivo e rispettoso” dei negoziati, sottolineando la qualità degli scambi diretti con Donald Trump.

Ha sottolineato la vicinanza geografica tra Russia e Stati Uniti – “solo 4 km tra le nostre coste” – per sottolineare l’importanza di un dialogo strategico bilaterale. Putin ha espresso la sua gratitudine alle autorità americane per il loro omaggio agli aviatori sovietici sepolti in Alaska, sottolineando i legami storici tra le due nazioni. Ha descritto la guerra in Ucraina come “un profondo dolore” per la Russia e ha ribadito il suo sincero impegno per una soluzione duratura del conflitto. Tra le priorità russe citate: l’eliminazione delle cause profonde della crisi, la garanzia della sicurezza per l’Ucraina e la necessità di una cooperazione equilibrata con gli Stati Uniti in vari campi, dalla tecnologia all’Artico. Ha inoltre messo in guardia contro qualsiasi tentativo europeo di affossare i progressi diplomatici, chiedendo un approccio costruttivo. Infine, Putin ha espresso la speranza che le intese raggiunte con Trump possano aprire la strada a una transizione politica verso un nuovo equilibrio internazionale.

Il presidente degli Stati Uniti, da parte sua, ha descritto l’incontro come “molto produttivo”, pur riconoscendo che non è stato ancora raggiunto un accordo formale. Ha parlato di “progressi significativi” sulle questioni relative all’Ucraina e ha affermato di avere “ottimi rapporti” con Vladimir Putin. Trump ha sottolineato che i due leader condividono il desiderio di porre fine al conflitto, ritenendo che “la pace sia a portata di mano”. Ha annunciato la sua intenzione di consultarsi con Volodymyr Zelensky e i leader della NATO per informarli sul contenuto delle discussioni. In un’intervista post-vertice, Trump ha dato all’incontro un voto “10/10”, definendo la Russia una “forza potente” e consigliando a Kiev di “raggiungere un accordo”. Ha affermato che la possibilità di un accordo dipende ora dalla volontà di Zelensky e delle capitali europee.

Una magistrale dimostrazione di diplomazia russa

L’accoglienza di Donald Trump a Vladimir Putin è stata caratterizzata da un rigoroso protocollo, in linea con gli standard dei principali incontri diplomatici internazionali. Al loro arrivo sulla pista, i due uomini si sono scambiati diverse strette di mano, camminando fianco a fianco su un tappeto rosso fiancheggiato da soldati in alta uniforme. Sono poi saliti a bordo della stessa auto blindata, un gesto altamente simbolico che suggerisce una chiara volontà di dialogo e riavvicinamento.

Questo gesto formale non è insignificante. Segna il ritorno di Vladimir Putin sul suolo occidentale, a più di tre anni dall’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina nel febbraio 2022. A lungo dipinto come un paria da alcune cancellerie europee – più propense a brandire mandati di arresto che a considerare soluzioni diplomatiche – il presidente russo beneficia qui di una riabilitazione diplomatica strategica sulla scena internazionale, facilitata da Donald Trump, che sembra aver capito ciò che altri preferiscono ignorare: che l’ordine mondiale non può essere rimodellato senza la Russia. La scelta dell’Alaska – ex territorio russo ceduto agli Stati Uniti il 30 marzo 1867, con un gesto diplomatico visionario, e avamposto strategico durante la Guerra Fredda – conferisce a questo incontro una potente carica simbolica, evocando sia una riconciliazione storica sia l’affermazione della Russia nei principali equilibri globali.

Per Donald Trump, questo incontro è anche un’opportunità per riposizionarsi come attore di primo piano per la pace mondiale. Ha affermato di essere in grado di determinare in “cinque minuti” se questo incontro sarebbe stato un fallimento o un successo, e non ha fatto mistero della sua ambizione di vincere un Premio Nobel per la Pace. Dimostrando una cordialità quasi ostentata, cerca di incarnare il ruolo di mediatore in grado di rompere l’impasse diplomatica.

Negoziati ad alta tensione: verso la pace o una trappola diplomatica?

Dietro sorrisi e strette di mano, la posta in gioco del vertice è considerevole. L’obiettivo principale dichiarato è la ricerca di un cessate il fuoco in Ucraina, mentre il conflitto dura da oltre 44 mesi e ha causato decine di migliaia di morti. Tuttavia, le condizioni poste da Mosca stanno dando una doccia fredda a Kiev, Bruxelles e Londra: il riconoscimento delle nuove realtà territoriali (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson), le garanzie della non appartenenza dell’Ucraina alla NATO, le restrizioni al dispiegamento di truppe occidentali vicino ai confini russi, le restrizioni alle forniture di armi all’Ucraina e la concessione di uno status speciale alla lingua russa in Ucraina.

Visibilmente assente dal vertice, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha mostrato una posizione ambivalente, mescolando una sfiducia calcolata con preoccupazione strategica. Pur affermando di “contare” su Donald Trump per la difesa degli interessi ucraini, ha allo stesso tempo incoraggiato i suoi sostenitori europei a proseguire lo sforzo bellico. Inoltre, durante i negoziati sono stati lanciati attacchi con droni contro la Russia, suggerendo un deliberato tentativo di sabotare disperatamente qualsiasi dinamica di de-escalation. L’esercito ucraino ha purtroppo annunciato di aver riconquistato sei villaggi nell’est del paese, a dimostrazione del fatto che il conflitto rimane attivo e che le linee del fronte si stanno spostando. Le élite europee capricciose e insipide, perverse e narcisiste, anch’esse escluse da questo incontro, temono che Donald Trump faccia concessioni unilaterali a danno di Kiev. Emmanuel Macron ha già programmato un incontro con Zelensky dopo il vertice, segno che Parigi, ancora intenzionata a vendicare la perdita di influenza in Africa attribuita alla Russia, in particolare nei paesi dell’Alleanza del Sahel, sta cercando di mantenere una linea diplomatica bellicosa che la rende sempre più irrilevante sulla scena mondiale agli occhi della maggioranza mondiale.

La presenza di consiglieri diplomatici di entrambe le parti – Marco Rubio e Steve Witkoff da parte americana, Sergei Lavrov e Yuri Ushakov da parte russa – testimonia la complessità delle discussioni. Inizialmente previsto come un incontro individuale, il vertice si è trasformato in un incontro allargato. Questo passaggio da un incontro individuale a un incontro allargato dimostra l’impegno della Russia per la trasparenza e la cooperazione.

Si può dire che il vertice in Alaska segni un’innegabile vittoria diplomatica per la Russia. Rientrando nel cerchio dei negoziatori internazionali, imponendo una visione coerente di pace e dimostrando una perfetta padronanza dei codici diplomatici, Mosca ha confermato il suo ruolo di potenza stabilizzatrice. Vladimir Putin, lungi dall’essere isolato, emerge come un capo di Stato strategico, lucido e lungimirante. Questo vertice potrebbe benissimo essere il preludio a una nuova architettura di sicurezza in Europa, basata sul dialogo, sul rispetto della sovranità e sul riconoscimento dei legittimi interessi della Russia. Resta da vedere se questo incontro aprirà la strada a una pace duratura o se sarà solo l’ennesimo episodio di una guerra diplomatica con ramificazioni globali.

Si profilano due scenari: una graduale normalizzazione o una graduale de-escalation, se Kiev e le capitali europee sceglieranno di allinearsi ai parametri stabiliti da Mosca; oppure, al contrario, un prolungamento del conflitto, il cui rifiuto potrebbe accelerare il collasso militare ucraino e aggravare le perdite umane e territoriali.

Pin It

Add comment

Submit