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“La responsabilità non è dell’occupante, ma dell’occupato”

di Rami Abu Jamous

Rami Abu Jamous scrive il suo diario per Orient XXI. Giornalista fondatore di GazaPress, un’agenzia di stampa che forniva aiuto e traduzioni ai giornalisti occidentali, Rami ha dovuto lasciare il suo appartamento a Gaza con la moglie e il figlio Walid di due anni e mezzo. Rifugiatisi a Rafah, la famiglia è stata poi costretta a un nuovo esilio prima a Deir al-Balah, poi a Nuseirat, bloccata come tante famiglie in questa enclave miserabile e sovraffollata. Un mese e mezzo dopo l’annuncio del cessate il fuoco, Rami è finalmente tornato a casa con la moglie, Walid e il figlio appena nato, Ramzi. Per il suo Diario da Gaza, Rami ha ricevuto tre importanti riconoscimenti al premio Bayeux per i corrispondenti di guerra. Questo spazio gli è dedicato dal 28 febbraio 2024.

* * * *

Giovedì 4 settembre 2025.

Qualche giorno fa, ho ricevuto una telefonata da un’amica che vive in Francia:

— Rami, a quanto pare, questa volta la situazione è grave. Gli israeliani occuperanno l’intera Striscia di Gaza e deporteranno tutta la popolazione. Il piano è già pronto e verrà realizzato. Non è meglio per te cercare di evacuare?

— Perché dovrei andarmene?

— Per mettere in salvo te e la tua famiglia, i tuoi figli. Per non essere massacrati.

Questo mi ha fatto pensare alla questione della responsabilità. A seconda della scelta che prenderò – o non prenderò – sarò responsabile di ciò che potrebbe accadere a me, o addirittura a tutti noi. Allo stesso modo, la decisione dei movimenti armati palestinesi sarà responsabile dei massacri commessi dagli israeliani. È un’idea tornata a galla di recente nei media occidentali. E non solo riguardo a ciò che sta accadendo oggi a Gaza: noi palestinesi saremmo responsabili di tutto ciò che abbiamo subito dalla partizione della Palestina, dal 1948, e anche prima!

In parole povere: tu vivi in una bella casa tranquilla, accogli tutti a casa tua e all’improvviso c’è chi ha deciso di promettere la tua casa a qualcun altro, perché la sua famiglia è stata massacrata in Europa.

Il proprietario di casa dice: “No, questa è casa mia. Se qualcuno vuole venire da me, lo accoglierò con grande piacere. Ma è casa mia. Non la lascio, non la condivido con nessun altro”. Ed ecco qui il grosso errore! Se il proprietario si rifiuta di condividere la sua casa, come deciso dall’Occidente, è responsabile di ciò che gli accadrà. Per costringerlo ad accettare, verranno commessi massacri, verranno uccisi quelli che abitano quella casa, per costringere i sopravvissuti a fuggire. Così, si arriva a ottenere la metà della casa. Ma è il derubato a essere responsabile, non chi ha promesso la sua casa al ladro. Il padrone di casa ha semplicemente fatto la scelta sbagliata.

Ma non basta la condivisione della casa. Il ladro ora vuole occuparla interamente. Se il proprietario vuole comunque rimanere in ciò che resta della sua casa, se immagina di poterla recuperare, dev’essere massacrato. E anche in questo caso, sarà lui il responsabile della propria morte.

 

A quanto pare, i palestinesi non avrebbero dovuto opporre resistenza

Gli israeliani sono riusciti a instillare questa idea nella mente degli occidentali, diffondendola talvolta con maggiore o minore onestà. Ma è un’idea che alberga anche in uomini e donne in buona fede, che desiderano sinceramente il nostro bene. Si dice che la storia sia sempre scritta dal più forte. E si continua a falsificarla in tempo reale. In oltre 77 anni di occupazione, e anche risalendo più indietro nel tempo, all’accordo di Sykes-Picot stipulato nel 1916 o alla dichiarazione Balfour del 1917, sono riusciti a “cuocere i pensieri” dell’Occidente, come si dice da noi, cioè a influenzare il loro modo di pensare.

Sotto il mandato britannico, l’errore dei palestinesi sarebbe stato quello di ribellarsi alla crescente influenza del sionismo e a rivendicare la loro indipendenza. Per evitare di accogliere gli ebrei perseguitati, l’Europa e gli Stati Uniti avevano detto: “Andate a cercarvi un altro posto dove stare”.

Ma i nostri avi e i nostri leader non lo hanno accettato. Sotto il mandato britannico, ci sono state diverse grandi rivolte. Vari gruppi armati hanno affrontato gli inglesi, poi le milizie ebraiche. Nel 1948, queste ultime hanno commesso decine di massacri di civili su larga scala, come quello di Deir Yassin. Gli israeliani hanno espulso 800.000 persone e distrutto centinaia di villaggi. Ma, a quanto pare, i palestinesi non avrebbero dovuto opporre resistenza. L’Occidente ha riconosciuto lo Stato di Israele, ma non quello di Palestina, anche qui per colpa dei palestinesi, per aver rifiutato la spartizione, anche se non era stato chiesto un loro parere. È questa la narrazione che ritroviamo ancora oggi in molti media, ripetuta incessantemente da gente disinformata.

Sono loro che riciclano sempre gli stessi argomenti: i leader palestinesi hanno preso la decisione sbagliata. È per questo che i palestinesi meritano il loro destino. La responsabilità non è dell’occupante né dei suoi sostenitori, ma dell’occupato. L’ho già detto, dobbiamo essere vittime gentili, vittime silenziose. Non dobbiamo opporre resistenza. E ora dobbiamo andarcene. Certo, il mondo comincia a fare qualcosa di fronte ai massacri, ai bombardamenti e alla fame. Lo stiamo vedendo. Tutti si augurano che la guerra finisca, ma allo stesso tempo la maggior parte dei paesi occidentali continua a sostenere Israele, dal punto di vista politico, militare e finanziario. Dal momento che i leader di Hamas hanno commesso l’errore del 7 ottobre, ne sono responsabili 2,3 milioni di persone che quindi meritano di essere uccise o deportate.

 

Israele ha il diritto di espandersi

Secondo questa narrazione, l’occupante non è responsabile visto che Hamas è considerato un gruppo “terroristico” in tutto il mondo. È stato Israele a deciderlo. Yasser Arafat ha concluso un accordo di pace, ma ciò non ha impedito agli israeliani di ricominciare a chiamarlo “terrorista”.

Per Israele, tutte le fazioni che resistono alle armi con le armi sono terroriste. La vittima non deve muoversi, non deve nemmeno gridare il proprio dolore. Deve solo tacere e, soprattutto, non opporre resistenza. E a causa del 7 ottobre, bisogna espellere 2,3 milioni di persone.

So che la mia amica, quella che mi esorta ad andarmene, vuole il mio bene e quello della mia famiglia. Vuole evitarci la morte.

Ma quando mi sento dire “Rami, pensa alla tua famiglia”, è come se fossi io il responsabile nel caso in cui la mia famiglia venisse uccisa sotto le bombe, nei massacri, nelle atrocità israeliane che stiamo vivendo. Il responsabile non sarebbe l’assassino. Si dirà: “Dovevate andarvene”. Come se non fosse invece necessario fermare il genocidio, l’occupazione, liberare la Palestina. No, sarebbe solo: avete commesso un errore, dovete assumervene la responsabilità collettivamente. Se non lasciate Gaza, sarete massacrati e sarà colpa vostra. Pertanto, tutto ciò che accade e tutto ciò che potrà accadere alla mia famiglia sarà colpa mia. Non sarà colpa dell’occupante, non sarà colpa di chi premerà il grilletto o il pulsante. Non sarà colpa dei paesi occidentali che vendono a Israele le armi con le quali verremo uccisi. Secondo gli occidentali, Israele ha il diritto di difendersi. Non osano dire ciò che pensano veramente: che Israele ha il diritto di espandersi.

 

Non è certo una novità

Sono queste le riflessioni che mi ha ispirato la proposta iniziale di una cara amica a cui tengo molto. La capisco, e allo stesso tempo ho capito quanto l’Occidente sia arrivato a capovolgere i valori. Come si è arrivati ad ammettere che solo Israele ha il diritto di difendersi, non i palestinesi. Come può rubare tutto, la casa e il giardino. E se gli abitanti di quella casa fanno qualcosa contro i coloni, se cercano di dissuadere quel ladro, è normale che si abbandoni immediatamente a dei massacri. E quelli che lo hanno portato nella nostra casa e lo sostengono, sanno benissimo ciò che sta facendo, perché per loro è giustificato. Alla fine, la mia amica mi supplica di lasciare Gaza perché, se decido di restare e succede qualcosa alla mia famiglia, la responsabilità sarà mia. Tutto quello che abbiamo subito dal 1948 e anche prima, massacri, sfollamenti, colonie e annessione dei territori, è tutta colpa nostra. Perché i nostri leader non hanno preso la decisione giusta: accettare di cedere la nostra Palestina.

Parlo spesso della guerra mediatica che non consiste solo nell’impedire ai giornalisti stranieri di coprire i massacri di Gaza, ma anche nell’agire in profondità sull’opinione pubblica, nel trovare scuse per i massacri. Non è certo una novità. Durante la guerra del 2014, quando 40-50 persone vennero uccise nel bombardamento del loro edificio, molti media chiesero subito: “C’era un membro di Hamas nell’edificio?”. E se la risposta era sì, allora era legittimo. Potevano essere uccisi tutti perché nell’edificio c’era qualcuno che opponeva resistenza con le armi. Un “terrorista”, quindi.

L’obiettivo è quello di insegnare alla popolazione ad allontanarsi da chiunque voglia opporre resistenza, per distruggere il tessuto sociale della nostra società, per distruggere il nostro modo di pensare e farci sprofondare in una situazione d’incertezza. Dobbiamo cedere? Dobbiamo andarcene? Ho risposto alla mia amica che, per il momento, preferisco restare a casa mia. Tutti noi, io e la mia famiglia, potremmo essere uccisi. Mi assumo la responsabilità di questa decisione. È la decisione di chi vuole resistere e rimanere nel proprio Paese, finché è possibile farlo. Ricordate: non sarò io a premere il grilletto. Ma saranno loro a dire che la responsabilità era tutta mia.

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Comments

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Alfred
Saturday, 04 October 2025 10:02
Non osano dire ciò che pensano veramente: che Israele ha il diritto di espandersi.

Quesra lettera andrebbe diffusa, perche' il meccanismo della colpa (e' colpa tua se sei povero, colpa tua se sei licenziato, colpa tua se non hai il colore giusto ecc) e' sia la tragica realta' dei palestinesi che quella di tutti noi. Solo che per i palestinesi siamo alle fasi finali, noi siamo in fase intermedia. Tutti noi saremo usati e venduti per fare quello che interessa ai nostri padroni. Israele fa o no lo sporco lavoro per noi? Sono le parole del capo dello stato tedesco e non sono a caso.
Nessuno e' andato a chiedere davanti casa e con forza a questo rappresentante formale di una intera nazione: quale lavoro sporco fa Israele per lui e quelli come lui. Nessuno ha chiesto se Israele o altri con le stesse idee, forze, finanziamenti, faranno lavori sporchi analoghi su di noi e contro di noi. Perche' una volta che questi 'padroni-del-mondo' sdoganano e finanziano certe dinamiche non si fermano ai primi danni. Se funzionano estendono, non solo territorialmente. Avere inculcato che e' colpa dei palestinesi, e' colpa dei poveri ecc e' l'argine mentale che tiene inchiodate anche menti eccelse al pensiero che tutto sommato sono cose che si possono evitare scappando, arrendendosi, crepando. Quindi si continua as usual e si danno consigli cretini come quello della signora amica. Scappa che se no ti uccidono e sei tu che devi scappare per lasciare la tua casa acoloro che l'occidente predatorio ha deciso che deve andare. A tutti i benpensanti che hanno mandato e favorito la forza coloniale e genocida sionista con la scusa che si trattava di reduci di un genocidio non viene in mente che visto che il genocidio degli ebrei avvenne in Germania forse ai sionisti dovevano riservare la Baviera? O che oggi la stessa Baviera (dove magari hanno casa diversi magnati tedeschi) dovrebbe andare in risarcimento ai palestinesi?
Sono ragionamenti assurdi e nessuno di questi e' riservato ai rom, per esempio. Perche' ai rom non dovrebbe spettare l'intera berlino?
Per il semplice fatto che le logiche di espansione dei sionisti (cosi simili a certe forze sinistre di europea memoria) sono le logiche di neo espansione coloniale occidentale? Di neo dominio occidentale nell9'area? Chiedo per un amico.
Ps: ringrazio ancora per la bellissima e penosa lettera scritta da un essere umano a altri esseri umani.
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lisa
Friday, 03 October 2025 09:05
Per favore informate su questo, perché ora vengono per i Palestinesi, poi sarà il turno di tutti noi (lo è già):
''Gaza come laboratorio per la rete di controllo digitale
Le reti di Big Tech, politica e influenza israeliana svelate da Max Blumenthal
Gaza non viene solo bombardata: si sta trasformando in un banco di prova per un sistema di controllo totalitario . Ciò che Max Blumenthal, fondatore di The Grayzone , ha rivelato in una trasmissione con Piers Morgan è più esplosivo di molti titoli occidentali: campi di concentramento biometrici, acquisizione di dati digitali, miliardari internazionali e politici occidentali come scagnozzi.
Larry Ellison, Tony Blair e il business del controllo
Il miliardario di Oracle Larry Ellison ha trasferito 300 milioni di dollari al Tony Blair Institute . Ufficialmente, il finanziamento è destinato a "governance" e "riforme". In realtà, secondo Blumenthal, il denaro viene utilizzato per introdurre una nuova forma di sorveglianza totale a Gaza: la raccolta di dati da tutti i palestinesi che, a seguito della pulizia etnica, saranno collocati in "campi biometrici".

La Gaza Humanitarian Foundation ha documentato proprio questo in documenti interni: non aiuti umanitari, ma schiavitù digitale. Tony Blair sta svolgendo qui lo stesso ruolo che un tempo ricoprì in Cisgiordania: si spaccia per "mediatore di pace" mentre negozia contratti per aziende che traggono profitto dalla guerra e dall'oppressione.

Big Tech e il profitto dell'Olocausto
Blumenthal lo dice senza mezzi termini:
"Tutte queste aziende tecnologiche riceveranno ordini enormi: un Olocausto come modello di business " .

Secondo Blumenthal, anche Elon Musk potrebbe essere coinvolto. Oracle, Microsoft, le aziende occidentali di cloud e dati stanno tutte spingendo per contratti che trasformerebbero Gaza in una prigione digitale .

Offensiva propagandistica: la presa del potere dei media in Occidente
Ma non si ferma a Gaza. Nello stesso periodo, Larry Ellison acquista la Paramount , mentre suo figlio rileva la CBS. L'obiettivo: garantire che le produzioni di Hollywood e i notiziari televisivi diffondano ancora più propaganda pro-Israele in futuro .

Blumenthal sostiene che Barry Weiss , noto per essere un radicale difensore di Israele, diventerà caporedattore. Lo stesso Netanyahu ha delineato la strategia durante gli incontri con influencer e finanziatori statunitensi: acquisto e controllo dei media, perché Israele sta perdendo la guerra della propaganda in Occidente.

I milioni di Adelson e Trump nella morsa di Netanyahu
Allo stesso tempo, centinaia di milioni di dollari provenienti da Miriam Adelson stanno confluendo nelle casse della campagna di Donald Trump. Blumenthal la definisce una "risorsa israeliana". Secondo fonti vicine a Tucker Carlson, Trump è completamente "sotto il controllo di Netanyahu".

Ciò rende tutto più chiaro: Gaza non è solo un teatro di guerra, ma il palcoscenico di una nuova forma di controllo totale , orchestrata da miliardari occidentali, élite israeliane e politici statunitensi.

Israelgate – il vero scandalo
Blumenthal traccia il paragone: il Russiagate era una bufala, l'Israelgate è reale.
Una gigantesca rete di denaro, potere mediatico e calcoli geopolitici sta penetrando non solo a Gaza, ma anche in profondità nelle democrazie occidentali.

Non si tratta solo dei palestinesi. Si tratta di un modello globale di controllo digitale totale, testato sulla popolazione emarginata di Gaza.

Conclusione: mentre i governi occidentali rimangono in silenzio o partecipano attivamente, Gaza sta diventando il laboratorio di un sistema che potrebbe presto diventare realtà in Europa e negli Stati Uniti. Chiunque creda che questa rete di controllo finisca ai confini della Striscia di Gaza si sbaglia di grosso.
https://uncutnews.ch/gaza-als-labor-fuer-das-digitale-kontrollnetz/
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