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Ostaggi

di Paolo Bartolini

L’articolo tristemente noto di Massimo Recalcati uscito su La Repubblica, dove in sostanza lo psicoanalista italiano vorrebbe farci interrogare sulla nostra (presunta) assenza di empatia e interesse verso gli ostaggi israeliani sequestrati da Hamas, insinuando sottilmente che i movimenti di solidarietà verso i palestinesi mancano di introspezione ed equità, può essere sondato capovolgendo la sua impostazione. Io credo che obiettivamente la sorte degli ostaggi sia andata sullo sfondo, e che ciò accada non per una difficoltà psicologica dei singoli a provare compassione per questi poveri disgraziati, ma perché Israele agisce da molto tempo in un modo talmente aggressivo, sproporzionato, persecutorio e – palesemente – genocida, da consegnare esso stesso all’oblio i suoi cittadini. Una delle responsabilità più gravi del governo Netanyahu, e in generale dello Stato etnico-religioso che rappresenta, è di aver attenuato ogni slancio solidale verso le proprie vittime. Era il 7 ottobre, e avevamo appena fatto in tempo a provare orrore per quel barbaro atto terroristico, che già era diventato chiaro a chiunque che l’evento in questione avrebbe schiuso le porte dell’inferno per i palestinesi, popolo occupato, vessato e frequentemente aggredito dalle imponenti forze militari dell’“unica democrazia del Medioriente”. Domani Israele dovrà rispondere di parecchi crimini, tra i quali l’aver seppellito i propri morti in un terreno inospitale della psiche collettiva, poiché la pulizia etnica e lo sterminio dei palestinesi – ovviamente programmati e a lungo desiderati dagli estremisti sionisti – sono fenomeni così giganteschi da rendere impossibile qualunque equiparazione tra i danni subiti dalle due popolazioni.

In altre parole, Recalcati intuisce qualcosa, ma non ha la forza e il coraggio intellettuale per ammettere che il delirio di onnipotenza israeliano (appoggiato ciecamente dagli Stati Uniti) è l’unico responsabile dell’oscuramento parziale – nella percezione diffusa, non certo nei giornali e nei canali dell’informazione mainstream! – della sorte degli ostaggi. Essi, per Netanyahu e i suoi sadici colleghi di governo, sono stati fin dall’inizio delle pedine sacrificabili. Ecco perché, in Israele, le manifestazioni di protesta per la mancata liberazione delle persone in mano ad Hamas, mancano sempre di una parte di verità: solo chi denuncia e condanna pienamente il genocidio in corso può contemporaneamente sintonizzarsi con il dolore per gli israeliani rapiti (senza dimenticare, va detto, le centinaia di palestinesi che marciscono nelle carceri dello Stato ebraico senza alcun capo di accusa credibile).

Oggi più che mai il/la palestinese è l’immagine archetipica del perseguitato. In tal senso prende il testimone dell’ebreo braccato dai nazisti e, ancor prima, da altri odiosi antisemiti in giro per il mondo. Ne consegue che solo una restituzione di dignità e diritti al popolo palestinese può liberare Israele dal piano omicida/suicida che lo tiene in ostaggio da troppo tempo.

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Comments

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ndr60
Thursday, 02 October 2025 09:01
Forse Recalcati dovrebbe chiedersi quanto Israele davvero tenga ai propri cittadini, visto che l'IDF pratica correntemente la Direttiva Annibale.
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