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Trump, il piano zoppo per la pace e l’Europa a zero

di Barbara Spinelli

Quest’articolo è stato scritto subito dopo l’annuncio del Piano di pace, prima della reazione di Hamas e della risposta di Trump, ambedue comunicate il 3 ottobre

Non è chiaro se il piano di pace annunciato il 29 ottobre da Trump e Netanyahu (“Il più grande evento nella storia della civilizzazione”) sia oppure no un Truman Show, una realtà parallela e perversa allo stesso modo in cui fu parallela e perversa l’esultanza di Bush jr (“Mission accomplished!”) quando pretese di aver vinto in poco più d’un mese la guerra in Iraq e insediò a Bagdad il catastrofico protettorato Usa diretto da Lewis Bremer.

Tra i tanti disastri accaduti dopo quella guerra – incoraggiata da Netanyahu – c’è l’assalto di Hamas del 7 ottobre 2023: una strage cui Israele ha risposto con l’uccisione in massa di civili palestinesi a Gaza (“tutti terroristi” secondo il Presidente Herzog). Quest’uccisione è l’evento unico di questi anni: unico nella storia delle civilizzazioni, non della civilizzazione suprema menzionata da Trump.

Netanyahu si finge vincente, avendo ottenuto modifiche a proprio favore del piano, ma in cuor suo lo sa: o il genocidio continua fino a quando Hamas accetterà la resa incondizionata, oppure i suoi giorni al governo potrebbero esser contati. L’America non lo salverà se i suoi ministri terroristi (Smotrich, Ben Gvir) lo affosseranno. Per Smotrich il piano è il “tradimento di tutte le lezioni del 7 ottobre, e finirà in lacrime”.

Netanyahu stesso ha ricordato all’Assemblea Onu che più del 90% della Knesset ha bocciato lo Stato palestinese, a luglio: “È la politica dell’intero popolo d’Israele”. E ha aggiunto: “Il lavoro a Gaza non è finito”. Per questo ha ottenuto da Trump che la resistenza non venisse consultata e che il piano parli nebbiosamente dell’“aspirazione” a una lontana “statualità palestinese”.

Il piano è stato approvato da molti governi (in primis l’Autorità Nazionale Palestinese), ma gli Stati arabi e musulmani condividono alcune riserve di Hamas: gli ostaggi vanno liberati, ma Israele deve ritirarsi da Gaza, come negoziato nel 2024. Intanto lo sterminio continua e Israele vieta l’attracco alla Sumud Flotilla pretendendo che le acque internazionali e palestinesi lungo la Striscia siano sue.

Hamas è definito terrorista in Occidente, e il suo braccio armato certo lo è stato il 7 ottobre, ma agli occhi di tanti palestinesi è l’unica forza a lottare contro l’occupazione e l’assedio di Israele, assieme al gruppo Jihad islamico e ad altre fazioni.

L’Autorità Palestinese in Cisgiordania è invece complice di Tel Aviv da decenni. Ha perfino cacciato l’emittente Al Jazeera, su ordine di Netanyahu, e in combutta con Israele acciuffa quando può i combattenti di Hamas attivi in Cisgiordania. Basta vedere la serie Tv Fauda per capirlo.

“Hamas è l’unico movimento palestinese di resistenza all’occupazione […] e il messaggio del 7 ottobre era potente: non potete emarginare i Palestinesi, la loro resistenza non è morta”, afferma lo storico israeliano Avi Shlaim («Haaretz», 25 settembre). Muore di certo se non sarà emendato il piano di non-pace.

Hamas è più duttile del Jihad Islamico e con l’aiuto degli Stati arabi vorrebbe negoziare un piano diverso, che però Netanyahu rifiuta. Non ignora che col piano attuale i palestinesi non verrebbero più bombardati, pur avendo perso tutto (città, case, ospedali, scuole, famiglie). Che potrebbero ricevere cibo e acqua dall’Onu e non solo dai turpi contractors della Gaza Humanitarian Foundation.

Ma per il resto Gaza resterebbe quella che era, in peggio: il controllo israeliano si rafforzerebbe – su terra, cielo, nel mare ricco di giacimenti di gas – e il governo sarebbe affidato a un board tecnocratico presieduto da Trump. Nel board spicca Tony Blair, ex premier inglese: figura aborrita in Palestina per l’appoggio alla guerra in Iraq, a ogni guerra d’Israele, alla British Petroleum – detta anche Blair Petroleum. Le gerarchie del protettorato le ha disegnate lui con Jared Kushner, genero di Trump. Dopo 77 anni si torna al mandato coloniale britannico.

Il peso europeo si è ridotto a zero in due anni, e infatti gli Stati Ue – non i suoi cittadini – approvano senza trattare. A partire da quando Netanyahu ha bombardato i negoziatori Hamas a Doha, a pesare sono otto leader degli Stati arabi e musulmani (Qatar in testa: l’ombrello Usa lo protegge dal 29 settembre).

Il 24 settembre Trump ha discusso con loro il piano all’Onu. Forse gli Otto alzeranno la voce. Forse vieteranno non solo le annessioni, ma anche le occupazioni israeliane. Forse no.

Se il piano fallisce, Trump farà quel che fa sempre: per non apparire perdente, aiuterà Netanyahu a “finire il lavoro” e tutto finirà in lacrime.

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