Fai una donazione

Questo sito è autofinanziato. L'aumento dei costi ci costringe a chiedere un piccolo aiuto ai lettori. CHI NON HA O NON VUOLE USARE UNA CARTA DI CREDITO può comunque cliccare su "donate" e nella pagina successiva è presente (in alto) l'IBAN per un bonifico diretto________________________________

Amount
Print Friendly, PDF & Email

contropiano2

La notte di Stammheim

di Contromaelstrom

Le cosiddette “democrazie liberali” hanno sempre avuto un problema nel far corrispondere le dichiarazioni di principio sui “valori occidentali” e l’effettiva pratica di governo.

Oggi questa distanza appare netta e infinita. solare nelle evidenze quotidiane che riguardano la deferenza verso i genocidi all’opera a Gaza o in Cisgiordania oppure anche l’annunciato assalto al Venezuela (la “sovranità” di un paese va forse rispettata solo quando è asservita all’impero?), nelle torture piccole e grandi inflitte a tutti i detenuti (dalle carceri minorili all’inferno del “41 bis”).

Ma anche nel recente passato non sono certo mancate prove di gestione criminale del conflitto, soprattutto in quei paesi che più avevano faticato a emanciparsi – persino a parole dal nazifascismo. La notte di Stammheim, 1977, resta ancora oggi il punto di infamia più tenebroso in territorio europeo. Qui, nel “giardino”…

* * * *

II 17 ottobre 1977 verso la mezzanotte un commando delle truppe speciali tedesche, il GSG 9, assaltò un aereo che era stato dirottato per chiedere la liberazione di prigionieri politici, uccidendo tre dei quattro dirottatori e ferendo la quarta.

Il dirottamento del Boeing 707 della Lufthansa della linea Maiorca Francoforte, con 86 passeggeri a bordo era avvenuto il 13 ottobre 1977 da parte di un commando palestinese del PFLP/SC (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina – Commando Speciale) per chiedere la liberazione di una lista di prigionieri politici, la stessa che la RAF chiedeva in cambio della vita di Hans Martin Schleyer, ex ufficiale delle SS a capo della Confindustria tedesca occidentale, sequestrato dalla RAF il 5 settembre 1977 a Colonia.

Dopo il sequestro Schleyer il governo attuò il blocco totale dei contatti di 41 prigionieri della RAF con esterni, familiari e perfino avvocati.

La mattina seguente (il 18 ottobre) nelle loro celle di massima sicurezza del carcere di Stammheim (Stoccarda) vennero trovati morti Andreas Baader, Jan Karl Raspe e Gudrun Ensslin.

I primi due a seguito di colpi di arma da fuoco, la terza impiccata.

Irmgard Moeller invece era ferita gravemente da quattro coltellate al petto.

La versione ufficiale parla di suicidi a seguito della notizia del fallimento del dirottamento aereo, senza però riuscir a spiegare come avevano potuto saperlo e come potevano avere due pistole e un coltello in un carcere di massima sicurezza, trovandosi inoltre in isolamento da due mesi.

Furono omicidi di stato. Punto.

Ci sono, a dir poco, numerose incongruenze nella versione ufficiale.

Perché il mancino Baader teneva la pistola nella mano destra?

Come ha fatto a spararsi da trenta a quaranta centimetri nella nuca?

Perché il cavo elettrico con la quale la Ensslin si sarebbe impiccata si rompe al tentativo di sollevarla? Inoltre vennero rinvenute ferite che non avevano a che fare con l’impiccagione. Appare altresì strano che non ci fossero impronte sulla pistola di Raspe.

A seguito di questi avvenimenti Schleyer venne ucciso. Il suo cadavere fu scoperto dietro segnalazione, nel portabagagli di un Audi 100 a Mulhouse, in Francia.

Il mese successivo venne trovata impiccata nella sue cella, anche Ingrid Schubert, un’altra prigioniera della RAF di cui era stata chiesta la liberazione.

Permangono gli stessi “dubbi”, tanto più che lei, a differenza dei tre combattenti che avevano preso da poco un ergastolo, sarebbe uscita nel 1982.

Nei due anni successivi nel corso di operazioni di polizia, vennero uccisi altri tre membri della RAF: Willy Peter Stoll (a Duesseldorf il 6 settembre1978), Michael Knoll (24 settembre1978 presso Dortmund) ed Elizabeth Von Dyck (a Norimberga il 4 maggio 1979).

Rolf Heissler scampò invece alla morte solo perché riuscì a ripararsi la testa con una cartellina che deviò il colpo mortale.

Nella società tedesca si assistette ad un’operazione di massiccia censura di tutto ciò che mostrasse simpatia per la RAF e i movimenti di liberazione.

* * * *

L’intervista, anni dopo, all’unica sopravvissuta, Irmgard Moeller

Negli anni , hai riflettuto di un possibile scenario, di cosa poté essere successo in quella notte?

Ero e sono convinta che fu un’azione dei servizi. Il BND poteva entrare e uscire liberamente da Stammheim ed aveva (dimostrato) installato da noi le apparecchiature per le intercettazioni ambientali. Era anche risaputo che il personale del carcere non era ritenuto abbastanza degno di fiducia per un’azione del genere. Alcuni hanno sempre raccontato qualche nostra ridicola storia al “Bunten”, “Quick” o allo “Stern” e se qualcosa doveva succedere doveva essere fatta senza coinvolgerli. In relazione a ciò è importante che il personale fu cambiato, anche se non tutto, durante il blocco dei contatti. Le telecamere del corridoio poi non funzionavano la notte.

 

Pensi che il governo federale fosse coinvolto in quest’azione omicida o è solo opera autonoma dei servizi?

Penso che il governo fosse coinvolto e che anche all’interno della NATO se ne fosse discusso. Al tempo c’era l’unità di crisi anche negli USA , che si teneva in continuo contatto con Bonn. Loro avevano un grosso interesse che noi non ci fossimo più. Il metodo di far apparire un omicidio per un suicidio è proprio della CIA.

 

Nella discussione all’interno della sinistra su Stammheim, c’è per lo meno da parte della sinistra la tendenza a non considerare importante la risposta alla domanda se si tratti di omicidio o suicidio. In ogni caso la morte dei tre è da attribuirsi allo stato che o ha provveduto direttamente o ha portato i tre a suicidarsi.

Le condizioni carcerarie erano terribili e nello sciopero della fame vennero uccisi prigionieri con la sottoalimentazione. Holger Meins per esempio. Ma è comunque una grossa differenza se qualcuno si spara, si impicca si pianta un coltello nel petto o se lo fanno gli altri. Si tratta dei fatti. Non volevamo morire, volevamo vivere.

 

Come fu la situazione dopo quelle morti per te, cambiò rispetto a prima?

Certamente sì. Ero improvvisamente sola. Ero ferita gravemente e sopravvissuta per un pelo. Erano di base altre condizioni rispetto a prima. D’altra parte Ulrike e Holger erano già morti e sapevamo da molti che l’apparato voleva vederci morti piuttosto che vivi. Le condizioni carcerarie erano orientate al fatto che noi fossimo spezzati, non pensassimo più ciò che volevamo, perdendo così la nostra identità, oppure morissimo.

 

Per te la notte tra il 17 e il 18 ottobre 1977 fu un taglio netto pur non portando cambiamenti decisivi?

Le condizioni, per com’erano, furono palesate quella notte.

 

Hai tenuto conto che le cose potessero andare avanti? O che avrebbero ritentato di ucciderti?

Non lo potevo escludere. Il modo in cui fui trattata mostrava la loro intenzione di liquidarmi, e che io perdessi la ragione con questa sorveglianza continua, col controllo totale. La cosa migliore per loro sarebbe stato ridurti pazza con quel trattamento. Così sarebbe dovuto provarsi che solo i pazzi entrano nella RAF e intraprendono la lotta armata.

Oppure avrei dovuto sostenere che era stato un suicidio. Forse sarebbe stato più importante che trovarmi cadavere. Per lo meno in quel periodo l’ho pensato. Per questo non trasalivo a ogni minimo rumore quando si apriva una porta o c’era rumore in corridoio. Ma che non mi si vuol lasciar vivere , lo sapevo già da tanto. Questo presunto pericolo che io tentassi il suicidio, è stato utilizzato come pieni poteri generali per proibirmi tutto.

Non potevo aver nulla in cella, non potevo incontrare nessun prigioniero, non potevo spegnere la luce, perché tutto ciò avrebbe aumentato il pericolo che mi uccidessi. Era inconcepibile e andò avanti per anni, fino a che nel 1980 sono arrivata a Lubecca. …

… Tutta l’intervista della Moeller nella quale parla del ’68, del movimento in Germania e della nascita e degli obiettivi della Raf, si può leggere qui

Fonte testo: Contromaelstrom

Pin It

Add comment

Submit