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caratteriliberi

Uno spettro si aggira sulla Francia

di Giorgio Salerno

La rinascita di un socialismo di sinistra anti-liberista?

L’autorevole quotidiano francese Le Monde ha pubblicato, il 21 aprile scorso, un ampio servizio sullo stato della sinistra francese alla luce delle recenti manifestazioni di piazza e degli ultimi sondaggi elettorali ad un anno dalle elezioni presidenziali.

E’ del tutto normale che si indaghi sulle prospettive del futuro politico del Paese ma cio’ che invece ha alquanto stupito, data la notoria austerità del quotidiano d’oltralpe, era il titolo con cui si annunciava il servizio, in prima pagina, per di più a nove colonne quasi : ” Lo spettro di un nuovo 21 aprile per la sinistra di governo”.

Quale spettro si evocava con la data di un altro 21 aprile? Quello di 14 anni prima, del 2002, quando alle Presidenziali il candidato della sinistra, Lionel Jospin, non arrivo’ al ballottaggio ed il popolo di sinistra e centro-sinistra dovette ingoiare il rospo di votare Jacques Chirac per sbarrare la strada a Jean Marie Le Pen, il papà di Marine, allora leader del Front National.

Ironia della sorte o malizia dei media ma, nello stesso giorno, un numero fuori serie del settimanale Marianne era dedicato all’80° anniversario della vittoria del Fronte Popolare nel 1936, intitolando il fascicolo speciale “Quando la sinistra faceva ancora sognare”.

La verità è che la campagna presidenziale per il 2017 è segnata da un indebolimento storico del Partito Socialista e dall’appannamento della figura del Presidente socialista Hollande.

A differenza del passato, quella che appare come una novità assoluta è la progressione crescente del candidato alle presidenziali del Front de Gauche, Jean Luc Melenchon che nei sondaggi é ormai a poca distanza da Hollande e si teme che Melenchon superi addirittura il Presidente. Forse i sondaggi segnalano anche che qualcosa stia cambiando nel corpo sociale del Paese.

Da settimane Place de la Rèpublique è diventata, a Parigi, la piazza della manifestazione permanente, il luogo dove ci si va per incontrare altre persone con cui scambiare idee, mettere a confronto esperienze, ragionare sui passi futuri da fare.

Ai primi di aprile centinaia di cortei di protesta sfilarono per le strade francesi per contrastare la legge presentata dalla Ministra del Lavoro Myriam El Khomri (la versione francese del Jobs Act di Renzi).

Sulla scia di queste manifestazioni vedeva la luce un altro movimento che si autodefiniva La Nuit Debout, La Notte in piedi, un po’ come gli Indignados spagnoli. L’appuntamento si ripete ogni sera, mentre il numero dei partecipanti aumenta e l’iniziativa si estende ad altre città francesi.

Si ritrova, in questa Piazza simbolo della coscienza repubblicana francese, un popolo di sinistra arrabbiato, frustrato e deluso, che si sente tradito da chi dovrebbe rappresentarlo e in cui si ritrovano persone di ogni età, professione ed etnia: studenti, professori, pensionati, operai, impiegati, artigiani, migranti. Un’esperienza che si puo’ accomunare a quella di Occupy Wall Street e degli Indignados almeno nell’orizzontalismo che non vuole leader o portavoce.

L’allarme che ha lanciato Le Monde dà voce alle preoccupazioni del mondo politico francese e forse dell’establishment europeo per la crisi che attraversa il PS.

Serve a mettere in guardia le forze politiche e non farsi trovare impreparati come nel 2002 essendo ormai certo l’arrivo al ballottaggio di Marine Le Pen; appare fuori dal mondo la possibilità di opporle due candidati, possibili ma deboli, come Sarkozy o Hollande, accomunati sulle copertine dei settimanali come due Presidenti che hanno fatto il loro tempo.

Il Partito Socialista francese è diviso tra un’ala liberale incarnata dal Ministro dell’economia Emmanuel Macron e l’ala sociale, detta anche dei ‘Frondeurs’ incarnata da Martine Aubry. Si arriverà alla scissione? Si domandano molti commentatori politici. Certamente il dibattito è infuocato e sembra di sentire argomenti ben conosciuti da noi come quello avanzato dall’ex Ministra della Cultura Aurelie Filippetti che ha detto ‘se si perdesse la colpa sarà dei ‘frondisti’ che hanno diviso la sinistra’.

Singolare argomento: per tutto l’anno si ignorano, o peggio si disprezzano, le posizioni di sinistra salvo poi invocare il voto e l’appoggio delle stesse forze fino a prima neglette.

” Les Republicains”, LR, erede del vecchio partito di centro destra UMP, ha una pletora di candidati alle primarie tra cui lo stesso Sarkozy e tra i nomi più prestigiosi Alain Juppè e François Fillon ma molti vedono in Bruno Le Maire, ex Ministro dell’Agricoltura nel governo Fillon , il candidato alle primarie del centro destra più capace di andare al ballottaggio con la Le Pen. Ecco allora il ritorno dell’incubo del 2002: la gauche voterà a destra per sconfiggere l’estrema destra?

Non è casuale che l’attuale Ministro dell’Economia del governo di Manuel Valls, il ‘socialista’ Macron, non disdegni di ipotizzare una sua candidatura alle primarie socialiste avendo già formato un suo movimento, ‘En marche’, in cammino, che si dichiara..….nè di destra né di sinistra. Ohibò, che novità!

Jean Luc Melenchon si è autocandidato alle Presidenziali 2017 senza consultare i principali alleati nel raggruppamento Front de Gauche, i comunisti, il cui Segretario Pierre Laurent potrebbe avanzare la sua candidatura al Primo turno.

Staremo a vedere ma spiace constatare come anche i cugini francesi siano molto bravi, quasi come noi italiani, a creare intoppi ed intralci nei processi unitari. I sondaggi sembrano dar ragione a Melenchon : il suo arco di consensi oscilla tra il 12 ed il 16% dei voti, poco sotto Hollande. “E’ il panico a bordo.

“I socialisti possono accettare tutto salvo il fatto che io passi loro davanti” ha dichiarato colui che si definisce il rappresentante “de la France insoumise”. Ha inviato negli Stati Uniti la sua ex addetta stampa per seguire la campagna di Bernie Sanders e riportare in Francia eventuali idee utili anche alla sua campagna.

Comunque vada a finire la sfida a sinistra, tra i socialisti, tra il centro destra ed infine alle Presidenziali, quello che ci interessa mettere in risalto è il segnale che viene anche dalla Francia che a sinistra dei socialisti (e del PD in Italia) vi sia uno spazio che puo’ e deve essere occupato da una sinistra che non si vergogni di essere tale, che sia dalla parte dei ‘sottomessi’, contro le politiche liberiste e di austerità, che metta in questione i parametri europei e che non tema di mettere in questione anche la moneta unica.

Dopo la fine del Pasok in Grecia, l’ascesa di Corbin in Gran Bretagna, la comparsa sulla scena politica mondiale di Bernie Sanders, l’esistenza di Sinistre alternative alla socialdemocrazia come la Linke in Germania, non resta che dare un contributo dall’Italia per andare oltre la socialdemocrazia e per una rinascita di una sinistra (socialista, comunista, altermondialista) totalmente alternativa al PD (di Renzi e non solo di Renzi).

La politologa belga Chantal Mouffe, coautrice del libro ‘ Hegemony and socialist strategy’, ipotizza una democrazia all’interno della quale si possano esprimere tutti i conflitti sociali. Si deve tornare ad un ‘Noi’ di sinistra capace di aggregare più lotte diverse, riannodando passioni ed interessi politici, dando voce e spazio al conflitto sociale. Ha auspicato la nascita di un ‘populismo di sinistra’ vedendo in esso una forma di costruzione della politica, un modo di stabilire una frontiera tra popolo ed establishment.

Analisi che pare condivisa dal blog italiano Ross@ secondo cui il movimento è sintomo della crisi di un sistema politico che ha espulso il conflitto dalla sua agenda e che non ha creato forme organizzative che sappiano tenere insieme l’asse orizzontale e l’asse verticale dei movimenti.

La Nuit Debout è una sorta di “populismo” che probabilmente è destinato a tramontare, come è capitato a Occupy Wall Street (pur senza dimenticare che, in sua assenza, non avremmo probabilmente assistito a un fenomeno politico come Bernie Sanders), e come sarebbe capitato agli Indignados se la loro esperienza non avesse trovato sbocco nella struttura organizzativa (ancorché innovativa) di Podemos.

Insomma: per ottenere risultati politici, il populismo di sinistra deve andare oltre sé stesso, ma a loro volta le sinistre non possono rigenerarsi se non attraversando l’esperienza populista.

Prepariamoci quindi ad essere messi alla berlina non più solo come moralisti e giustizialisti ma tra poco anche come populisti. Avanti popolo, alla riscossa.

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