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linterferenza

Spaccatura ideologica nel PYD: stato o confederazione democratica?

di Antonello Boassa

Quando la co-presidente del Ypg, Asya Abdullah, portatrice nel partito della linea politica di Ocalan di confederazione democratica all’interno dello stato siriano, è stata ricevuta da Holland, Erdogan ha manifestato con arroganza la sua contrarietà. Ben altri sentimenti il Sultano aveva espresso nell’incontro a Parigi con Saleh Muslim, l’altro co-presidente dell’Ypg1, presente Francois Holland. Ben distante politicamente da Ocalan e da Asya Abdullah, Saleh Muslin è interessato alla costruzione di uno stato kurdo all’interno dei confini siriani, uno stato di cui lui ovviamente fosse Presidente.

Molti analisti, immaginandosi un partito monolitico, non avendo consapevolezza del principio maoista della perpetuazione dello scontro di classe all’interno di una qualsiasi organizzazione che si definisca sia pure marxista, hanno di volta in volta trovato difficoltà ad interpretare le mosse del Pyd/Ypg che effettivamente risultano spesso incoerenti o maldestre e sopratutto non corrispondenti al progetto politico di Abdullah Ocalan.

E non credo che una linea politica nel Pyd abbia già prevalso sull’altra. Aver combattuto assieme agli States può essere un disegno strategico non solo per sconfiggere lo stato islamico ma anche per avere il sostegno determinante della grande Potenza al tavolo della Pace, sostegno che comporterebbe la possibile nascita dello staterello e con esso la perdita di una “reale” Indipendenza. Ben al di là del sogno ambizioso di Abdullah Ocalan. Potrebbe tuttavia costituire “forse” un “arretramento” tattico dettato dallo stato di necessità, un accorgimento temporaneo che non rinneghi la bontà del progetto. Uno scontro ideologico così forte potrebbe portare nel tempo-non ora- ad uno scontro fratricida.

La “comunità internazionale” contesta l’invasione illegittima di uno stato sovrano da parte della Turchia ma è solo un giuoco delle parti. L’esercito turco ha sbaragliato le sacche di resistenza dello stato islamico ai confini della Turchia, conquistando quella striscia di terreno che va da Azaz a Jarabulus, sbarrando le ambizioni kurde di congiungere il cantone di Afriz con quello di Kobané. Proposito delle Ypg consisteva nel risalire dalla città di Manbij per raggiungere l’obiettivo militare di unire l’area kurda, obiettivo frustrato dall’operazione “Scudo dell’Eufrate”.

Ma frustrato allo stato attuale risulta anche l’assalto turco a Manbij data l’opposizione USA che se è vero che non vuole irritare il suo prezioso alleato Nato non ha nessuna intenzione di umiliare l’alleato kurdo che potrebbe essere ancora utilizzato contro Assad e, chissà, anche contro la Federazione russa qualora l’infido alleato turco facesse il salto della quaglia e passasse realmente nell’orbita russa. Del resto va ricordato come i Kurdi, che hanno dimostrato di saper combattere, sono corteggiati anche dalla famiglia saudita che ha offerto vagonate di denaro e di armi qualora si schierassero e combattessero contro Assad. L’offerta è stata respinta. Va segnalato ancora che una delegazione kurda si è recata presso la base militare russa di Humeyin evidentemente per trattare accordi di alleanza, data la scarsa fiducia nell’alleato americano2.

Raggiunti comunque gli obiettivi strategici di Erdogan. Chiusi i confini, impedita l’unità territoriale kurda, ripulita l’area dai suoi alleati jihadisti, conquistata Jarabulus che garantisce il rifornimento necessario ai Salafiti che combattono ad Aleppo e dintorni, realizzato finalmente il “cuscinetto”3 a dispetto di Putin, enclave utile per una base jihadista oltre che turca e per un eventuale campo di deportazione dei turchi “scomodi” al regime.

Non va bene invece per l'”Asse del bene” (Usa,Israele,jihadisti…) ad Aleppo. L’esercito siriano avanza verso l’area meridionale della città. Accerchiati i miliziani che così non possono ricevere aiuti dalle Democrazie. Neutralizzati i tunnel scavati dai jihadisti per il trasporto di armi e munizioni4. Le richieste dei pacifisti per la fine delle ostilità motivate da principi umanitari (anche se non si capisce perché si sta zitti quando le bombe e i razzi cadono sull’Aleppo controllata dalle forze governative) vengono strumentalizzate dall'”Asse del bene”per tutelare i jihadisti, avere il controllo di una parte della città e avere più forza ai negoziati per la Pace. L’esercito siriano e i suoi alleati invece giustamente continuano per farla finita con i jihadisti e per presentarsi con buone credenziali al tavolo della Pace.

Israele ha un ottimo rapporto con il Kurdistan di Barzani con il quale è in ottimi affari, soprattutto da quando il despota kurdo si è impossessato illegalmente di Kirkuk e dei suoi ricchi giacimenti di petrolio strappandoli al governo di Bagdad. Il regime sionista giudica con favore un allargamento dei territori dell’attuale Kurdistan iracheno mediante il Kurdistan siriano naturalmente sotto la direzione politica di Barzani e con la defenestrazione politica e militare del Pyd e del PKK. Un tale progetto potrebbe risultare gradito anche ad Erdogan anche lui in ottimi affari con Barzani e con il suo entourage. I confini turchi con un tal regime sarebbero sicuramente garantiti. Il “cuscinetto” alla lunga potrebbe dimostrarsi troppo dispendioso, inevitabilmente esposto alla guerriglia dei Kurdi non collaborativi con l'”Asse del bene” che sposerebbe di buon grado il progetto di “convivenza pacifica”. Andrebbe bene anche per gli States, la cui politica in Medioriente è stata gestita in questa fase da Joe Biden 5) che aveva avuto la sfacciataggine di ipotizzare davanti ad Erdogan l’esistenza di uno stato curdo “indipendente” in territorio siriano sotto tutela USA.

Ma vi è un’altra realistica possibilità: una regione kurda in Siria con ampi poteri autonomistici di democrazia diretta secondo i dettami di Abdullah Ocalan. Perché realistico? Perchè allo stato attuale Assad e i suoi alleati che erano contrari al progetto confederale devono ragionare secondo i rapporti di forza sia sul piano militare sia sul piano diplomatico. Si potrebbe creare altrimenti un fronte kurdo nemico non certo egemonizzato idealmente da Ocalan. La Russia dovrebbe porsi alla testa di un nuovo asse della resistenza contro l'”asse del bene”: Hezbollah, Kurdi siriani, Siria, Iraq, Iran. Un asse che ha saputo ben resistere all’Orda che si è scagliata selvaggiamente contro e che avrebbe nel nuovo alleato una sponda di grande energia e di rinnovato entusiasmo.


NOTE
1)Vedi in proposito Thierry Meyssan “I progetti di Kurdistan”in “Voltaire”6/9/2016
2) Pierre Balanian “Aleppo, nuova avanzata dei governativi. La città si prepare alla battaglia finale” “Asianews.it 6/9/2016
3) Sul “cuscinetto” vedi il mio “I sogni imperiali della Turchia” in “una parola contro le guerre” 2/9/2016 e anche il mio ” I Curdi nella ragnatela delle grandi potenze” in “L’Interferenza”27/8/2016
4) Pierre Balanian,op. cit.
5) Il vice Presidente usa ha riferito a chiare lettere che Fethullan Gulen non sarà estradato poichè non vi sono prove sufficienti provocando enorme irritazione nell’irascibile sultano

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