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orizzonte48

Chi (e come) ha veramente vinto in Europa?

Quarantotto

crisis1.al4e35q2go0ggkgwggcgkw800.brydu4hw7fso0k00sowcc8ko4.thVi propongo una serie di riflessioni "peculiari", cioè non focalizzate sulle vicende convulse che si stanno svolgendo nei singoli paesi dell'UE e che ci rimbalzano le mosse post-elettorali e le contromosse della governance ordoliberista, impegnata nel mantenimento del potere per poter finire il lavoro iniziato, secondo i propri immutabili programmi. 

Vale a dire il regolamento di conti finale con il fattore "lavoro" i cui effetti sono tanto disastrosi per l'economica quanto "utili ed efficienti" per consolidare il potere finora esercitato dalle oligarchie.

Insomma, non è realisticamente da attendersi che la questione "teologica" e di riconquista del potere, mostrateci da Galbraith e Kalecky, come più volte illustrate su questo blog, si possa mai arrestare sulle soglie delle prime difficoltà che, probabilmente, ESSI avevano già immaginato di dover affrontare.

Perciò mi focalizzerei su come possano oggi essere giocate le carte "continuiste" delle governance UEM. 

Come paradigma di riferimento, non necessariamente solo "teorico", prendiamo l'atteggiamento di Christine Lagarde, "direttrice" del FMI, da sempre il punto di sintesi (almeno tentata) tra il modello neo-liberista e liberoscambista USA e l'ordoliberismo strategico UE.

La conciliazione degli opposti interessi tra USA e Germania, quali attualmente ben illustrati dal post di Francesco Lenzi, "deve" essere ora resa possibile: e questo, dando una risposta istituzionale europea che salvi la "capra" del mercantilismo tedesco a ideologia monetarista e i "cavoli" USA, alla ricerca di un'espansione della domanda europea, in modo da risolvere senza danni il contrasto (miopemente, cioè nel breve periodo e senza una rimessa in discussione del proprio modello "Friedman-Luttwak").

Senza danni, intendiamo, per la prosecuzione del disegno neo-liberoscambista e deflattivo: cioè senza provocare uno scontro che metta in pericolo la "questione politica di massima importanza" che è il consolidamento del potere ordo-neo-liberista.

In questo senso, la Lagarde ci mostra di quale flessibilità di facciata siano pragmaticamente capaci le oligarchie.

Il 3 marzo, a pericolo xeonofobo-populista anti-€uropeo ancora non lontano dal concretizzarsi, dichiara: 

«Grazie a misure formidabili varate negli ultimi cinque anni», ha rilevato Lagarde, «l'Eurozona è a un punto di svolta». 
"Il DEBITO ALTO PESA SULLA RIPRESA. Ma il capo del Fmi ha ammonito tutti: «Il compito è lungi dall'essere completato. La crescita resta troppo bassa e la disoccupazione troppo alta per poter dichiarare vittoria contro la crisi».
«Un periodo prolungato di bassa inflazione potrebbe far deragliare la ripresa» nell'Eurozona, ha aggiunto Lagarde, sottolineando come «gli alti livelli di debito continuano a pesare sulla ripresa» stessa e che nell'Eurozona «persiste una frammentazione finanziaria
»

Subito dopo le elezioni, - concretizzatosi il suddetto pericolo (anti-€uropeo), e divenuta indispensabile la conciliazione delle ventilate misure monetarie straordinarie preannunziata (variamente e vagamente) da Mario Draghi con i timori tedeschi, cioè l'esigenza di assecondare lo shift USA delle proprie aspirazioni (leggi Ttip) sulla ripresa UEM, (pur sempre rigorosamente ancorata alla totale liberalizzazione del mercato del lavoro), Christine ha invece dichiarato: 

"...central banks should make financial stability their main objective as well as keeping inflation low"

Cogliete le differenze? 

Il pericolo della bassa inflazione è messo da parte e il ruolo anti-inflattivo delle Banche centrali nuovamente enfatizzato, nel suo legame con la stabilità finanziaria, che, tradotto, significa "non ci dimenticheremo quali interessi vengono prima: il potere bancario-finanziario è sempre il fulcro della nostra policy, ANCHE IN EUROPA, e la questione della disoccupazione si deve risolvere in questa cornice irrinunciabile".

E infatti, aggiunge:  "We need to continue to strive for improved prudential frameworks for the financial sector so as not to overburden monetary policy". 

E, come vedrete nell'articolo linkato, promette un "futuro" al Portogallo (!) se, come il resto dei paesi gravati da debito pubblico (!), continueranno nel "completing its economic reform program successfully, following great efforts, determination and sacrifices carried out by the Portuguese".

Insomma la linea di compromesso pare essere quella di imporre crescenti ("Completing") riforme del lavoro, cioè deflazione salariale e flessibilizzazione assoluta, per far accettare ai tedeschi le nuove aperture monetarie (...monetaristiche) della BCE, prospettando un quadro di accettabile convenienza per i tedeschi anche se impegnati a provare (un pochino) a riespandere i consumi interni

Se non altro, potranno avere rafforzate prospettive di investimento, al riparo da incertezze finanziarie, nei paesi non "core" (porcellini vari), in cui tornare a impiegare l'enorme risparmio accumulato grazie ai surplus

E magari crescere meno in termini di partite correnti commerciali in attivo, ma avere un ragionevole espansione dei consumi interni accompagnata dalla rimessa di profitti dall'estero, in condizioni tali da rassicurare il futuro della oligarchia che governa la Germania.

Insomma, il paradigma Lagarde, preannuncia il profilo del nuovo Presidente della Commissione e, insieme, le politiche, certamente neo-classiche, con cui la nuova trojka cercherà di rassicurare il potere finanziario e curare la disoccupazione con bassi salari di masse sempre più precarizzate. 

E, per i "sognatori" nostrani, appena usciti dal trionfo elettorale, varrà l'illusione che, consentendosi un allentamento dell'indebitamento pubblico sul fronte degli investimenti (IRS e infrastrutture tecnologiche), insomma le solite politiche supply side, i disoccupati si convertano (senza danni politico-elettorali) in una generalizzata precarizzazione deflazionata

Magari condita dal sedativo del "reddito di cittadinanza" che si prospetta perfettamente complementare a questo disegno.

In tutto questo, la deflazione sarà considerata un by-product accettabilissimo e, grazie ai media, smetteranno di mostrarsene preoccupati.

Fino alla resa dei conti (che non tornano) con la prossima crisi che stanno già, imperterriti, preparando.

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