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Notizie sull'operazione speciale condotta dall'esercito russo in Ucraina
Ieri è giunta l'attesa risposta iraniana al bombardamento israeliano del consolato iraniano di Damasco, che aveva ucciso tra gli altri il generale Haj Zahedi. L'Iran ha effettuato un attacco simultaneo con droni e missili in modo da saturare la poderosa difesa antiaerea israeliana. Missili hanno colpito due basi militari israeliane (monte Hermon e Novatim). Oggi l'autorità iraniana rivendica quei due obiettivi come primari, ma è abbastanza ovvio come questa rivendicazione abbia semplicemente la funzione di far coincidere gli obiettivi...
Per capire cosa succede a Gaza è necessario guardare cosa accade in Ucraina. Per quanto i politici italiani “autorevoli” ripetano i loro “atti di fede”, e ugualmente gli altri leader “nani” europei e i giornalisti a loro legati (ed entrambi proni esecutori dei loro padroni yankee), le loro dichiarazioni stizzite e altisonanti sono solo il riflesso della vittoria strategica del governo russo nel confronto con la NATO. Ancora non c’è la vittoria palese sul campo della Russia, ma quella strategica è già stata ottenuta, perché da più di venti...
B. Stiegler, filosofa politica francese, conduce in questa ricerca una genealogia del neoliberismo americano, sincronico all’ordoliberismo tedesco e quello poi più idealista di Hayek, versione americana meno conosciuto ma forse anche più influente. L’eroe negativo della storia è il mitico Walter Lippmann. Solo un “giornalista” come alcuni lo ritennero, in realtà politologo pieno e poi politico dietro le quinte, stratega di pratiche e pensiero, inventore di una versione americana della propaganda più sofisticata, delle pubbliche relazioni,...
Qual’è il rimedio delle classi dirigenti, politiche ed economiche (nel capitalismo liberista, tutt’uno) quando la crisi gli morde i calcagni? Il fugone nel fascismo, in qualsiasi nuova forma ritenuta adatta ai tempi. Oggi si presenta in veste psicomanipolatoria-tecnologica, ma senza mai rinunciare alla violenza fisica, a seconda dei casi pestaggi o mattanze. Ecco cosa hanno in comune i massacri dei nostri fratelli in lotta a Gaza e in Cisgiordania e le teste spaccate dai gendarmi agli studenti delle università italiane – vera eccellenza del...
Nell’analizzare gli ultimi sviluppi del conflitto mediorientale sono molti i rischi, o le tentazioni, che possono portare fuori bersaglio. Anche l’analisi di classe mostra qualche limite, se si fa attenzione al concreto della struttura sociale israeliana – quanto meno – dove ai “cittadini a pieno titolo dello Stato ebraico” (la definizione è stata assunta nella “legge fondamentale”, para-costituzionale) sono riservati tutta una serie di diritti e privilegi, anche in termini di posizioni lavorative, mentre il “lavoro bruto” o lo sfruttamento...
Il mondo intero è di nuovo con il fiato sospeso, per il terrore di una grande guerra che infiammi il Medio Oriente. L’attacco di ritorsione lanciato dall’Iran, nella lunga notte tra sabato e domenica, ha lasciato senza sonno Israele. Per cinque ore oltre 300 munizioni sono state scagliate contro il territorio israeliano. La rappresaglia per l’attacco dell’1 aprile a Damasco è arrivata dopo quasi due settimane, ampiamente annunciata, lenta ma imponente. Secondo le stime ufficiali riportate dal New York Times, l’Iran ha utilizzato 185 droni...
Molti neuroscienziati notano come il nostro cervello-mente si sia lungamente evoluto, quindi formato, alle prese con problemi vicini (fame, sete, sicurezza), immediati (giorno per giorno, ogni giorno) relativamente semplici (amico/nemico, sesso, utile/inutile), in gruppi piccoli tendenzialmente egalitari, relativamente isolati tra loro, in cui ognuno conosceva ogni altro. Oggi ci troviamo associati in gruppi enormi, di una certa densità territoriale che si estende ormai alla dimensione planetaria, in cui i più ci sono sconosciuti, dentro...
Nonostante sia palese che la guerra ucraina è persa, l’Occidente resta aggrappato ai dogmi neocon, incapace non solo di trovare, ma anche solo di pensare una exit strategy da una guerra disastrosa per Kiev e per l’Europa, che il conflitto sta degradando sia a livello economico che politico. Quest’ultimo aspetto inquieta e interpella sia perché denota un asservimento della Politica europea ai circoli neocon, dipendenza mai registrata in tale misura in precedenza, sia perché evidenzia il degrado delle dinamiche democratiche, dal momento che...
Le parole dovrebbero essere annoverate nell’elenco delle droghe pesanti, e purtroppo a chiunque può capitare di farsi ogni tanto una “pera” eccessiva. Il quotidiano neocon “il Foglio” si è approfittato del “trip” di uno dei padri costituenti, Umberto Terracini, per fargli fare una figuraccia postuma mettendo in evidenza alcune sue frasi poco felici in sostegno di Israele. Dopo averci ammonito sul fatto che anche Terracini considerava l’antisionismo una forma di antisemitismo, ci viene proposta una citazione nella quale il vecchio comunista...
Da questa parte del "mondo democratico occidentale", molti di noi si dibattono tra rabbia e la sensazione drammatica di impotenza nell'assistere allo sterminio in diretta di un intero popolo. A volte questo senso di frustrazione si trasforma in disagio somatizzato, in depressione (parlo per me e per gli amici e compagni con cui mi confronto ogni giorno). In altri casi, invece, rischia di generare reazioni di autoconservazione fatalista, ricerca del deus ex machina, rimozione. Eppure qualcosa si muove. Qualcosa possiamo fare. Una piccola...
1. Seguendo un copione creato a tavolino per ingannare la mente di chi si abbevera ai telegiornali della sera, gli Stati Uniti continuano a tirare il guinzaglio legato al collo del cagnolino d’oltremanica. Quel cagnolino era un tempo l’Impero britannico’, oggi solo un maggiordomo che esegue gli ordini dell’Impero Atlantico: tenere Julian Assange in prigione fino alla morte. Per la più grande democrazia al mondo – da esportare, se del caso, a suon di bombe e che ormai solo i politici europei (e italiani) credono sia tale – il rischio più...
Qualcuno parla di rischio di terza guerra mondiale davanti alla rappresaglia dell’Iran verso Israele, ma cari miei, una terza guerra mondiale sarebbe solo nucleare. Perciò, definitivamente distruttiva dell’umanità. Avete presente l’anime e il manga “Ken il Guerriero”? Lì, almeno, le armi nucleari sono state relativamente innocue: hanno distrutto il mondo, ma non hanno lasciato radiazioni. Ma nella realtà, una guerra di tale portata, ridurrebbe il mondo a una landa desolata radioattiva, invivibile. E per quanto noi siamo governati dai...
Il Governo è in difficoltà, è debole. Questo è il precipitato politico di un ragionamento che prende le mosse dalla scelta del Governo di approvare un Documento di economia e finanza (DEF) privo delle principali informazioni sulle tendenze della finanza pubblica e dei conseguenti effetti macroeconomici. Il DEF è il principale strumento di programmazione economica del Governo, serve a definire il quadro della finanza pubblica per l’anno in corso e per il successivo triennio. In pratica, con il DEF il Governo è chiamato a mettere nero su bianco...
Dopo l’oblio dell’attacco al Crocus da parte dei media d’Occidente, preoccupati solo di discolpare l’Ucraina dalle evidenti responsabilità, come peraltro accaduto varie volte in passato – a parte eccezioni che confermano la regola – per altre azioni oscure di Kiev, anche l’attacco di droni alla centrale atomica di Zaporizhzhia è passato sottotraccia, come qualcosa di marginale. L’attacco alla centrale di Zaporizhzhia e i topos delle guerre infinite E ciò nonostante la gravità dell’accaduto: se l’attacco fosse riuscito al 100% poteva creare...
Il senso di colpa domina incontrastato nella multiforme platea dei sentimenti umani. Senso di colpa per non essere abbastanza, per non aver superato l’esame, per non aver performato quanto desideravamo, per aver disatteso le aspettative, per non aver concluso un lavoro, per aver trascurato passioni e interessi, per aver manifestato rabbia, tristezza e paura, per gli errori commessi, per le azioni compiute, per una parola fuori posto, per non esserci stata, per aver mangiato, per aver risposto nervosamente, per quella carezza non data, quei...
Immancabili, come ogni anno, i dati Istat sull’andamento demografico del paese registrano un deciso segno meno”. Che non è grave soltanto in sé, ma soprattutto perché conferma una tendenza di lunghissimo periodo. Dal 1964 a oggi sono stati pochissimi gli anni in cui le nuove nascite sono state più numerose dell’anno precedente, ma anche a uno sguardo disattento balza agli occhi che la dimensione delle diminuzioni è sempre alta, mente i “rimbalzi” sono sempre appena percettibili. Il risultato finale, al 2023, non lascia dubbi: i nuovi nati...
‘Essere democratici è una fatica immane. Allora perché continuiamo a esserlo quando possiamo prendere una scorciatoia più rapida e sicura?’. Così Michela Murgia, la scrittrice sarda recentemente scomparsa, nel suo pamphlet del 2018 dal titolo provocatorio: ‘Istruzioni per diventare fascisti’. Con una originale sapienza dialettica, com’era suo stile di comunicazione in ogni dibattito pubblico e nel relazionare sulle grandi ingiustizie e ineguaglianze che affliggono le società odierne, Michela Murgia, nel suo saggio, ci invita a sottoporci a...
I due anni della pestilenza da Covid-19 si sono rivelati una grande imprevedibile opportunità per testare il livello di ubbidienza che, si può ottenere applicando un regime disciplinare come lo è stato l’obbligo di vaccinarsi, appunto. La narrativa secondo la quale il barbaro no-vax e chi lo sostiene rappresentano il Male, e quindi vanno denigrati, censurati, emarginati, criminalizzati ha funzionato. Pertanto, lo stesso identico canone è stato applicato su una nuova dicotomia buono-cattivo nella politica internazionale. Stesso manicheismo,...
L’avesse compiuto, per dire, il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, un gesto come quello del suo omologo britannico David Cameron, recatosi in “visita di lavoro” da Donald Trump in USA, intrattenendosi – magari – in Germania, con Sahra Wagenknecht, per di più alla vigilia delle elezioni, il coro liberal avrebbe subitamente gridato alle «interferenze russe nei processi democratici dei paesi liberi». Ma fatto tra “alleati”, per di più di estrazione anglosassone, la cosa rientra nella normalità e, trattandosi della “democratica Ucraina...
Un’analisi di cosa succede e di cosa si prospetta in Medioriente, a partire dal genocidio in atto a Gaza, dalla rivolta generale palestinese, dallo scontro tra Stato Sionista e Asse della Resistenza in Libano, Siria, Iraq, Yemen, all’indomani dell’attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco. Una panoramica che parte dalla ritirata della FOI (Forza di Offesa Israeliana) dalla metà sud di Gaza, dopo sei mesi di offensiva del presunto “esercito più potente del Medioriente” che non è riuscito a controllare la Striscia, annientare Hamas e...
In vista della settimana di mobilitazione dei lavoratori all’interno dell’accademia italiana, proponiamo qui un resoconto delle linee d’intervento del movimento negli ultimi mesi, mettendo al centro i punti politici principali che stanno caratterizzando le proteste dei lavoratori e delle lavoratrici dell’università di concerto con i movimenti studenteschi. Si tratta di una riflessione che vuole essere un punto di partenza che ci porti allo sciopero del 9 aprile di tutto il mondo universitario, una data che deve essere un punto di partenza per...
Trent’anni dopo il genocidio in Ruanda, innescato dall’abbattimento dell’aereo privato su cui viaggiavano il presidente del Paese e il suo omologo del Burundi, e spacciato per l’esplosione di un conflitto etnico tra Hutu e Tutsi, si continua a discutere sulle cause del massacro di quasi un milione di persone. Dopo tre decenni, si evidenziano implicazioni che gettano una luce meno semplificata su quegli eventi drammatici: a cominciare dal ruolo delle grandi potenze che cercavano di accaparrarsi le enormi risorse strategiche nella regione dei...
È certamente corretto sostenere che le motivazioni che stanno spingendo Washington a mettere sotto assedio Pechino sono di natura economica. Paradossalmente questa tesi è stata infatti espressa indirettamente dalla stessa Segretario al Tesoro Yellen, in una intervista della settimana scorsa che non ha avuto la risonanza che avrebbe meritato nonostante anticipasse i temi che la stessa Yellen sta trattando con l'élite politica cinese nel suo viaggio diplomatico in corso in questi giorni. Di importanza capitale per comprendere la situazione a...
Pubblichiamo un estratto della prefazione del libro “Ucraina, Europa, mondo. Guerra e lotta per l’egemonia mondiale” di Giorgio Monestarolo (Asterios, Trieste, pp.106, euro 13). L’autore è ricercatore presso il Laboratorio di Storia delle Alpi dell’Università della Svizzera italiana e docente di Storia e Filosofia al liceo Vittorio Alfieri di Torino. La prefazione è del generale Fabio Mini, che tra le altre cose è stato generale di Corpo d’Armata, Capo di Stato Maggiore del Comando NATO del Sud Europa e comandante della missione...
Volete uscire dal dominio neoliberista, volete allentare la morsa della gabbia d’acciaio capitalista, volete invertire l’allungamento in corso da decenni della scala sociale di cui tra l’altro vi è vietato l’uso per provare a scalarla. Avete idee di mondo migliore, più giusto, qualsiasi sia la vostra idea di “giusto”. Tutto ciò è politico. Ma la vostra società non è ordinata dal politico, è ordinata dall’economico. È l’economico il regolamento del gioco sociale, è lui a dettare scala di valori, premi, punizioni, mentalità e cultura comune. E...
Nelle Conferenze di La Paz, nel 1995, il teologo e filosofo argentino, tra i pionieri della Teologia della Liberazione e in esilio dalla sua patria durante il regime fascista sviluppa la sua attentissima lettura di Marx dal punto di vista rivendicato dell’esternità e del lavoro ‘vivo’; ovvero della persona effettiva, reale, completa. Questo, declinato nelle sue diverse forme, marginali e ‘poveri’, stati subalterni e periferici, è il tema centrale della filosofia e della prassi politico-culturale ed etica di Dussel. Proviamo, dunque, a...
Come ha potuto succedere? Che mostruosità! Tutte quelle armi che circolano! Ma in che tempi viviamo! Colpa dei genitori….Colpa della scuola…. Sono le esclamazioni dei manigoldi ipocriti che tendono a ottunderci il cervello mentre cerchiamo di farci capaci dell’enormità di un bambino di dodici anni che entra in classe con una pistola e spara e uccide suoi compagni. Si assembrano sugli schermi e nelle paginate psicologi, sociologi, esperti di ogni risma da un euro all’etto a disquisire sul fattaccio. E tutti, indistintamente, a mancare...
L’apparente moderazione dell’Iran di fronte all’aggressione israeliana non dovrebbe essere confusa con la debolezza. Teheran esercita costantemente pressioni su Tel Aviv attraverso i propri metodi, preparando attentamente il terreno per il disfacimento di Israele. «La leggenda narra che una rana posta in una pentola poco profonda piena d’acqua riscaldata su un fornello rimarrà felicemente nella pentola d’acqua mentre la temperatura continua a salire, e non salterà fuori anche se l’acqua raggiunge lentamente il punto di ebollizione e uccide la...
Più passano i giorni, più Israele procede nella sua campagna di sterminio, più si isola dal resto del mondo, più comprendo che il pogrom del 7 ottobre, pur essendo, come non può che essere un pogrom, un’azione atroce moralmente inaccettabile, è stato un atto politico capace di cambiare la direzione del processo storico. La conseguenza immediata di quell’azione è stata lo scatenamento di un vero e proprio genocidio contro la popolazione di Gaza, ma il genocidio era in corso in modo strisciante da settantacinque anni, nei territori occupati, in...
Marx era consapevole della difficoltà che l’idea di classe poneva come categoria che rappresenta un insieme eterogeneo di lavoratori, perché sapeva che il proletariato era composto non solo dagli operai di fabbrica ma da tanti altri lavoratori che, al pari di oggi, avevano in comune il fatto di trovarsi nella stessa posizione nei rapporti di potere. Tuttavia, nel pieno del capitalismo industriale, la classe in termini marxiani ha rappresentato una categoria utile a descrivere l’asimmetria dei rapporti di produzione e come questi fossero...
Premettendo che l'uscita di CS dai social ebbe molte ragioni circostanziate e che continuo a pensare che i social network siano già da tempo "territorio nemico", cominciamo mettendo in rilievo l'annuncio nell'articolo: Sabato 11 Maggio alle ore 10 presso il Centro Congressi Cavour sito a Roma in Via Cavour 50/a, ci riuniremo per il decennale de L’Interferenza e sarà l’occasione, oltre che per un dibattito politico sui vari temi di politica e di politica internazionale, anche per lanciare una battaglia per la libertà di informazione, per...
I ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sono sempre più poveri. Alla base del divario, tra gli altri fattori, anche le eredità che in molti Paesi passano di mano senza essere tassate, o quasi. Così per la prima volta in 15 anni, secondo i dati di Forbes, tutti i miliardari sotto i 30 anni hanno ereditato la loro ricchezza. Detto in altri termini: nessuno di loro ha un’estrazione socio-economica familiare differente e si è “fatto da solo”. Addio ascensore sociale: il “grande trasferimento di ricchezza” – 84.000 miliardi di dollari nei...
Il giornale statunitense Politico ha intervistato alcuni ufficiali militari ucraini di alto rango che hanno prestato servizio sotto il generale Valery Zaluzhny silurato a febbraio da Zelenski. Le conclusioni sono che per l’Ucraina “il quadro militare è cupo”. Gli ufficiali ucraini affermano che c’è un grande rischio che le linee del fronte crollino ovunque i generali russi decidano di concentrare la loro offensiva. Inoltre, grazie a un peso numerico molto maggiore e alle bombe aeree guidate che stanno distruggendo le posizioni ucraine ormai...
L’assassinio del generale Reza Zahedi in un edificio dell’ambasciata iraniana di Damasco, assassinato insieme ad altri membri delle guardie rivoluzionarie, supera un’altra delle linee rosse che normalmente hanno limitato la portata dei conflitti del Secondo dopoguerra, evitando al mondo escalation ingestibili (il mondo guidato da regole esisteva prima dell’89; dopo il crollo del Muro, le regole sono state riscritte a uso e consumo degli Usa…). Anzitutto perché Israele ha colpito un alto ufficiale di una nazione non ufficialmente in guerra....
Sul quotidiano La Stampa di ieri è stata pubblicata una significativa intervista al fisico Carlo Rovelli che ha preso posizione a sostegno delle mobilitazioni degli studenti che chiedono la sospensione della collaborazione tra le università italiane e le istituzioni israeliane. Qui di seguito il testo dell’intervista Carlo Rovelli, fisico teorico, autore dei bestseller di divulgazione scientifica “Sette brevi lezioni di fisica” e “L’ordine del tempo”, non è uno da giri di parole. Nemmeno quando le idee rischiano di essere impopolari. Di...
Riporto questo articolo di Xi Jinping uscito ieri sul L’Antiplomatico, che conferma quanto ho avuto modo di analizzare in un mio contributo apparso si Carmilla e ripreso da Sinistrainrete poche settimane or sono. Non starò a ripetermi in queste sede e in estrema sintesi, mi limito a ribadire che quello cinese non è socialismo, ma nell’ambito di un processo internazionale multipolare occorre sostenere tutte le forze e i paesi che vanno in quella direzione e che di fatto contribuiscono al declino storico e generale dell’imperialismo atlantista,...
Mi scuso con chi legge questo articolo perché era mia intenzione aprire alla grande con una congrua citazione marxiana dai Grundrisse, quella che si avvia con: «Der Krieg ist daher eine…». Poi ho assistito in TV a una pensosa trasmissione condotta dal noto filosofo con nome primaverile, Fiorello, e ho cambiato idea. Il pensatore ha introdotto la categoria post-postmoderna di Ignoranza Artificiale. A questo punto ho meditato. Grande LLM di GPR-3! Grandissimo PaLM-2 che è addestrato da 340 miliardi di parametri! Grandioso GPT-4 addestrato da un...
Terminata la lettura delle scarse 150 pp. del volume di Stefano Isola, A fin di bene: il nuovo potere della ragione artificiale (Asterios, 2023), la sensazione è di inquietudine. Il dibattito sulle potenzialità della cosiddetta “intelligenza artificiale” (AI) è salito al punto da echeggiare i temi della fantascienza sulla “rivolta delle macchine”. Impressiona il fatto che la denuncia dei rischi venga non da qualche sorta di “primitivista”, ma da imprenditori del settore e da ricercatori. “Il 49% dei ricercatori di intelligenza artificiale ha...
Aleksandr Herzen diceva che il nichilismo non è il voler ridurre le cose a nulla, bensì riconoscere il nulla quando lo si incontra. La nulliloquenza non sarebbe difficile da individuare, dato che consiste nel muoversi costantemente su categorie astratte senza mai scendere nel dettaglio concreto. Purtroppo a volte è sufficiente drammatizzare la mistificazione nel modo giusto per far cascare l’uditorio nell’illusione. Nel gennaio scorso ci hanno raccontato la fiaba sul liberista, “libertario” e “anarco-capitalista” Xavier Milei, neo-presidente...
(sempre per la serie ce l’avevano detto, e per l’altra serie “pe’ malati c’è la china...”)
Vi ricordate Pantegana? Il mio più tragico fallimento didattico? Il piddino che mi sono covato in seno? Dai, non è proprio così... Non siamo mai più tornati sul suo discorso, c’erano tante e tante cose da dire, ma in fondo l’idea del ripristino del Glass-Steagall, per esempio, non è mica cattiva. E poi, quando parlavo di fallimento didattico, io scherzavo, va da sé. Fosse stato vero, avrei preferito tacere: i fallimenti, di solito, si tende ad occultarli. Invece io so che lui ha imparato molto da me, e anch’io ho imparato molto da lui. Per esempio, l’uso dell’accordo di settima di quarta specie (ma anche di quello di nona), non preparato, a scopo di rimorchio. Pensa, Panty, che poi, quando ho preso il mio secondo diploma, ho fatto una gran bella figura con l’insegnante di lettura della partitura grazie a te, perché tu mi avevi insegnato che in questa musica decadente che piace a voi un accordo dissonante può avere funzione di tonica. Quattro note (ma giuste) e da cembalista puoi riciclarti pianista jazz (si fa per dire)... Che poi, volendo parlare a molti (come pochi mi chiedono) indubbiamente sarebbe una strategia vincente. Mi scuserai, Panty, se non ho ancora trovato tempo di far tesoro dei tuoi insegnamenti: ormai temo sia tardi.
In compenso tu hai fatto tesoro dei miei, e non sai quanto sono fiero di te.
Ecco che ricevo quindi dalle cloache della finanza un altro sms del buon Panty, che sottopongo alla vostra attenzione, perché si pone una domanda che credo qualcun altro si ponga (certamente l’amico del tornese, ma, ne sono certo anche molti altri).
Ti leggo almeno una volta a settimana... Un abbraccio profondo e sincero, su alcuni temi non sono sempre allineato ma ti leggo sempre con gusto. Ti auguro sempre il meglio! Alla fine se gli squilibri di bilancia esistono in qualsiasi sottoinsieme del sistema: paesi, regioni, province... città... Ma allora qual è il perimetro di taglio per le valute? Facciamo la valuta dei Parioli? Hugs!
La mia risposta sintetica:
Te mi sa che la dogana di Piazza Ungheria lunedì non la passi.
Ma ora ci vuole una risposta analitica. Spererei fosse inutile. In fondo, avrei diritto di sperarlo da uno studente di economia: insomma: è stato dato un premio Nobel su questa storia. So bene che non è esattamente la stessa cosa (per quanto...), ma voi, 67 anni dopo il Nobel a Fleming e compagnia, se avete un’infezione seria gli antibiotici li prendete, no? Mettetevi comodi.
I tre moschettieri
Nell’ottobre del 1990 esce su European Economy, rivista della Direzione generale per gli affari economici e finanziari della Commissione Europea, uno studio dall’incisivo titolo: One market, one money,e dal sottotitolo chiarificatore: An evaluation of the potential benefits and costs of forming an economic and monetary union. Lo studio era stato commissionato, che poi significa pagato, dalla Commissione ad alcuni economisti. Vale la pena di nominarli, visto che, a differenza delle valute nazionali, gli autori di questo bel rapporto sono ancora in circolo: il coordinatore era Michael Emerson (strutturato alla Commissione come Direttore per la valutazione economica delle politiche comunitarie), i principali autori erano Jean Pisany-Ferry e Daniel Gros (consulenti), e giù a seguire una sfilza di altre figure minori (olandesi, inglesi, tedeschi, francesi, belgi).
La decisione di avviare il processo che avrebbe condotto all’euro era sostanzialmente già stata presa (Consiglio europeo di Dublino, aprile 1990), ma certo, così, pro forma, c’era bisogno di uno studio “scientifico” che “dimostrasse” che era una buona idea. Siamo in un’economia di mercato: basta pagare, ed ecco lo studio adatto. Perché, insomma, ci sarà ancora qualche piddino in giro per queste stanze (nonostante la disinfestazione), ma voi capite bene che i solerti autori, ispirati dai soldi che avevano ricevuto, non potevano che giungere, come infatti giunsero, alla conclusione che l’unione economica e monetaria (UEM) avrebbe avuto effetti mirabolanti. L’asino, si sa, lo si attacca dove vuole il padrone. Mi sembra una elementare norma di buon comportamento.
Il buongiorno si vede dal mattino. E qui, già il sottotitolo, invece di parlare di costi e benefici (come nella formula standard: costs-benefits analysis) parla di benefici (prima) e costi (dopo). Dettagli? Forse... Intanto, se cercate con Google “costs and benefits” trovate quasi otto milioni di pagine. Se cercate “benefits and costs” ne trovate circa un quarto. Una scelta un po’ anticonvenzionale, quella di mettere avanti i benefici.
Pensate! Secondo gli autori di questo bel rapporto l’unificazione monetaria avrebbe fatto risparmiare lo 0.4% del Pil europeo di costi di transazione! Accipicchia: all’epoca sarebbero stati circa 25 miliardi di euro per l’intera Europa (feci il calcolo in questo mio articolo). Barry Eichengreen, che non è esattamente uno di passaggio (top 5% a livello mondiale secondo praticamente tutti i possibili criteri di valutazione – numero di opere, numero di citazioni, ecc. – professore all’Università della California a Berkeley, ecc.) in un suo articolo sul Journal of Economic Literature del 1992 (all’epoca fra le prime due o tre riviste per impact factor) notava però che un guadagno simile poteva difficilmente essere considerato adeguato, al confronto dei rischi che il progetto comportava. Sagge parole, inascoltate come di consueto.
Ma i rischi, per i nostri amiconi, non c’erano. Certo, sempre pro forma, qualche costo bisognava menzionarlo (altrimenti lo studio non sarebbe sembrato abbastanza scientifico, e invece bisognava che lo sembrasse). E infatti i nostri tre moschettieri cosa fanno? A pagina 11, punto (iv), sciorinano la solita pappardella:
“Reazione a shock economici. Il principale costo potenziale dell’UEM è rappresentato dalla perdita delle politiche monetarie e valutarie nazionali, come strumenti di risposta a shock esterni. Questa perdita però non va esagerata, perché sarà sempre possibile aggiustare il tasso di cambio della moneta unica rispetto al resto del mondo, mentre all’interno del Sistema Monetario Europeo le variazioni del tasso di cambio nominale di fatto sono già state abbandonate come strumento di politica, e l’UEM ridurrà l’incidenza di shock specifici sui singoli paesi membri. E poi, il costo del lavoro potrà sempre cambiare, le politiche fiscali nazionali e comunitarie potranno assorbire parte degli shock e aiutare gli aggiustamenti, e il vincolo della bilancia dei pagamenti scomparirà.”
L’intento, è ovvio, è quello di minimizzare. Eppure...
Dai, contiamole...
Una... due... tre... quattro... cinque affermazioni lievemente imprecise in nove righe. Bisogna impegnarsi, ma, come i fatti dimostrano, ce la si può fare. Vediamole rapidamente.
Cinque pezzi facili
Numero uno: l’Unione monetaria non sarà un gran problema perché “sarà possibile aggiustare il cambio della moneta unica rispetto al resto del mondo”. Sì, amico caro, sarà possibile, ma il fatto è che i paesi dell’Unione commerciano soprattutto fra di loro (sai, ci sono i costi di trasporto, e quindi si commercia di più con chi ti è vicino, anche perché è più facile capire che gusti ha). Quindi, come dire, amico mio, per un paese come l’Italia o la Spagna l’aggiustamento del cambio verso il resto del mondo non risolve nemmeno la metà del problema, se il problema è determinato dagli scambi con gli altri paesi europei (come era già allora, ed è adesso). E ancora! Bisogna che il cambio si muova in una direzione che fa comodo a tutti, e non sempre questa direzione esiste. Magari un paese avrebbe bisogno di rivalutare e un altro di svalutare, e allora cosa si fa?
Numero due: ma comunque l’UEM ridurrà l’incidenza di shock specifici, cioè tutti i paesi saranno insieme nelle stesse condizioni: o tutti in recessione, o tutti in espansione, e quindi il problema di differenziare le politiche non si porrà. Ah sì? A giudicare da quello che sta succedendo non si direbbe (Germania e Grecia non mi sembrano nelle stesse condizioni), e del resto all’epoca di Emerson questa affermazione era del tutto campata in aria: una petizione di principio, wishful thinking. Quando poi, a danno fatto, si sono potuti osservare i dati, qualcuno (Spennacchiotto, ve lo ricordate?) ha provato a dimostrare che in effetti questo effetto di “omogeneizzazione” dei cicli si era verificato. Ma ricorderete anche che il suo studio faceva schifo e gli è valso tante ma tante mazzate sui denti (da Persson, da Baldwin, e via dicendo). Povero Spennacchiotto...
Numero tre: “be’, a cosa serve aggiustare il cambio nominale? Già non lo stiamo più facendo! Abbiamo abbandonato il cambio come strumento di politica...” Ah sì? Questione di punti di vista: dal 1980 al 1989 c’erano stati nove riallineamenti dei cambi all’interno del Sistema Monetario Europeo. Dire che il cambio nominale non veniva più usato... era un po’ azzardato. Un azzardo del quale del resto furono vittime due altri importanti economisti: Jeffrey Frankel e Steven Phillips. Poracci! Avevano preparato per gli Oxford Economic Papers (mica per Lancio Story) un bell’articolo dal titolo: “Il Sistema Monetario Europeo: finalmente credibile?” nel quale dicevano che la credibilità degli accordi di cambio europei era andata aumentando dal 1988 al 1991... ed ecco che nel settembre del 1992 succede il putiferio che sappiamo, la lira si sgancia e svaluta, la sterlina pure... e a ottobre esce l’articolo di Frankel e Phillips! Il nostro lavoro, non sembra, ma è pericoloso. O meglio, lo sarebbe se ci fossero più bastardi come me che raccontano cosa succede dietro le quinte delle riviste scientifiche... Sintesi: il cambio nominale serviva come strumento di politica economica, e come se serviva, e dire di no era un po’ come fermare il vento con le mani. Solo che non era il ponentino, era un tornado.
Numero quattro: le politiche fiscali nazionali e comunitarie potranno assorbire gli shock. Daje a ride’, dicono a Roma. Che le politiche comunitarie non potessero assorbire un bel nulla lo avevano fatto adeguatamente notare Bayoumi e Eichengreen nel loro articolo “Aspetti ‘scioccanti’ dell’unione monetaria europea”. In questo articolo essi facevano notare che rispetto agli Stati Uniti gli stati dell’Eurozona erano molto più soggetti a shock “idiosincratici” (ovvero: poteva benissimo capitare che un paese fosse in recessione mentre altri erano in espansione), e quindi l'Eurozona avrebbe avuto molto più bisogno degli Stati Uniti di politiche che compensassero questi squilibri del ciclo fra l’uno e l’altro paese. Sì: avete capito: è esattamente quello che sta succedendo adesso, con la Grecia in crisi e la Germania (ancora) no.
E i due impietosi autori continuavano osservando che nonostante l’Europa avesse più bisogno degli Stati Uniti di meccanismi compensativi, di fatto mentre negli Usa questi meccanismi esistevano, in Europa ce n’erano per nulla! Negli Usa uno shock negativo sul reddito di uno stato veniva compensato per almeno un terzo da trasferimenti federali (sussidi, riduzioni automatiche delle imposte, ecc.). In Europa nulla di tutto questo. E in Europa i bilanci nazionali, spesso schiacciati dal peso dei pagamenti per interessi (che si erano alzati per difendere i tassi di cambio “credibili”) non avevano spazio per difendere in qualche modo i propri cittadini dagli effetti di shock avversi. Così come non ne hanno adesso. Solo che ora lo vediamo anche noi, e allora lo vedevano solo gli economisti non pagati dalla Commissione. Non c’è che dire: una mazzetta di marchi (a quei tempi gli euro non c’erano) è proprio un bel collirio: te la applichi sugli occhi, e non vedi più nulla...
And the winner is...
Numero cinque: il vincolo della bilancia dei pagamenti scomparirà (per la precisione: “the external current account constraint will disappear”). Questa, ragazzi, è talmente enorme, ma talmente enorme... Non so nemmeno se riesco a spiegarvela. Insomma: i nostri amiconi dicevano che quando avremmo avuto una moneta unica, di fatto i paesi membri non avrebbero più avuto alcun vincolo esterno (beninteso, fra di loro).
Certo!
Questo sarebbe stato possibile se ognuno avesse mantenuto un proprio istituto di emissione! Compro duecento milioni di euro di cantate di Bach dalla Germania, ma gli vendo solo 100 milioni di euro di triosonate di Corelli. Che problema c’è? Stampo a Roma gli euro che mancano... Ma... Amici! Le cose non vanno così, e lo vediamo ogni giorno, e lo vediamo anche in Italia. Il vincolo esterno esiste. Appunto, come dice l’amico Panty! Ogni sottoinsieme del sistema ha un vincolo della bilancia dei pagamenti: Panty dice “paesi, regioni, province, città”... e io aggiungo: “persone”.
Scusate tanto...
Faccio un esempio per far capire di cosa stiamo parlando. Uscite di casa e andate al bar. Prendete un caffè. Un euro. Cacciate l’euro dalla tasca. Andate dal notaio e comprate un appartamento. Centomila euro (siete di poche pretese). Li cacciate dalle tasche? Non credo. E allora? E allora ogni unità economica (persona, città, provincia, cosa, o animale) se deve fare una spesa ha due possibilità: o la finanzia con i propri redditi, o si indebita (e poi prova a rimborsare il debito). Punto. Si chiama vincolo di bilancio, o, se volete, bilancia dei pagamenti, e ce l'hanno tutti. Prima di spendere o guadagnate o prendete in prestito (o comprate a credito, che è esattamente come prendere soldi in prestito dal venditore).
C’entra qualcosa il fatto che il debito venga contratto in lire, euro, perline colorate o foglie di tabacco? No, no, no, no, no, mille, diecimila, centomila volte no. Il fatto che se vogliamo disporre di potere di acquisto prima dobbiamo procurarcelo, vuoi come reddito (lavorando), vuoi come prestito (indebitandoci), è del tutto privo di relazione con l’unità monetaria nella quale quel potere di acquisto è definito. Il che, di converso, significa che cambiare unità monetaria (ad esempio, in seguito a una Unione), non dispensa le unità residenti in un paese dalla necessità di soddisfare agli obblighi contratti con unità non residenti.
Altro che "the external constraint will disappear"! Ma come si fa! O Signore...
Insomma: dopo l’Unione monetaria, il debito che un greco contrae con un tedesco rimane un debito estero e va (cioè andrebbe) ovviamente rimborsato. Il vincolo continua ad esistere. E quindi la persistenza di squilibri commerciali (con la necessità di indebitarsi per pagare le importazioni che non riesci a finanziare vendendo beni all’estero) continua ovviamente a costituire un problema, un enorme problema, anche in una unione monetaria. Anzi: il problema, invece che scomparire, come dicono i tre amiconi, si amplifica, perché naturalmente se la moneta è unica non c’è verso di utilizzare il cambio per rimettere le cose a posto. Prima, se ti stavi indebitando con l’estero, dopo un po’ o svalutavi tu o rivalutava il creditore (nove volte in nove anni...). Dopo... ecco: ora siamo al dopo!
Perché fra quelle righe si era infilata, così, di soppiatto, in punta di piedi, per non disturbare, un po’ arrossendo, poverina, una unica verità. Una verità che ora tutti capiscono, anche perché ora, ora che i giochi sono fatti (crede lui) perfino il giornale dei padroni ce la sbatte in faccia. Ma prima, prima, be’, per completezza questa verità bisognava dirla, sapete, la scienza... Ma la si diceva, come dire, un po’ in sordina, la si diceva in modo molto tecnico, perché non venisse capita da tutti, ma solo da chi, pur capendola, non aveva alcun interesse a trarne le conclusioni.
E qual è questa verità? Semplice: “relative labour costs will still be able to change”. Cosa vuol dire? Semplice. Vuol dire quello che ci dice da “La voce del padrone” il simpatico Da Rold (leggete il punto 6 e guardate chi nomina al punto 4): in un’unione monetaria non puoi più svalutare il cambio (un euro italiano è uguale a un euro tedesco), e quindi, se ci sono problemi, devi svalutare il salario (cioè se i tedeschi decidono di pagare di meno i loro lavoratori, gli italiani devono fare la stessa cosa o soccombere). Ecco. Questa è l’unica cosa giusta detta dai tre amiconi, e credo che oggi, con i tagli dei salari del 30% in Grecia (ai quali perfino alcuni dei miei lettori hanno osannato, poracci...), credo che tutti capiamo di cosa stiamo parlando. E non dite che non ce lo avevano detto: perfino gli “economisti” “pagati” (perché il termine giusto è prezzolati, ma non è politicamente corretto) dalla Commissione ve lo avevano detto! E perché non li avete letti?
Bene.
Anzi, male.
Perché se questa è l’unica cosa giusta, allora nell’articolo dei tre moschettieri c’è un’altra cosa sbagliata. Il titolo. Che non avrebbe dovuto essere “One market, one money”, ma “One labour market, one money”. Ovvero: visto che con una unione monetaria gli shock si scaricano sul mercato del lavoro, la dimensione ottimale di un’area che adotta una moneta unica è quella che corrisponde a un mercato del lavoro omogeneo. In questo modo, quando lo shock arriva, il lavoratore può spostarsi, a parità di contratti di lavoro, di tutele, ecc. da una regione all’altra, e lo shock viene assorbito. Nei confronti del resto del mondo occorrerà però mantenere i meccanismi di aggiustamento tradizionali: politica monetaria, politica valutaria (flessibilità del cambio).
Quindi, caro Panty, è inutile che fai tanto lo spiritosetto con me. La moneta dei Parioli, il tornese... sentite: se lo volete capire, va bene, altrimenti vi banno, perché qui non stiamo parlando di chi vince il campionato (cosa della quale, come sapete, a me non importa una bella sega): qui stiamo parlando della vita delle persone. Potrebbe forse importarmene anche meno del campionato, chissà... Ma troverei molto poco corretto scherzarci sopra come fate voi, carissimi.
La dimensione ottimale delle aree valutarie è evidentemente dettata dalla segmentazione (legislativa, previdenziale, linguistica, culturale) dei rispettivi mercati del lavoro. Che poi coincide, più o meno, con quella degli Stati nazionali. L’Eurozona aveva (all’inizio) una dozzina di membri ognuno con mercati del lavoro profondamente diversi. Metterli sotto il tetto di una moneta unica ha significato scaricare sui salari i costi degli aggiustamenti macroeconomici, cioè far sì che in caso di crisi l’unica risposta possibile fosse la svalutazione dei salari, non essendo più possibile aggiustare né il tasso di cambio, né quello di interesse. E questo si sapeva perfettamente che sarebbe successo. Se i tre moschettieri (Emerson, Pisani-Ferry e Gros) lo dicono (quando gli sarebbe convenuto nasconderlo), è solo perché nasconderlo era impossibile. E quindi, se lo si poteva prevedere, aggiungo, questo esito, fortemente sfavorevole ai salariati, è stato voluto, ed è stato voluto perché era fortemente sfavorevole ai salariati.
Robert Mundell lo aveva detto in modo cristallino quasi trenta anni prima: alla domanda “what is the appropriate domain of a currency area?” (quali sono le dimensioni appropriate di una unione monetaria) risponde “an essential ingredient of a common currency area is a high degree of factor mobility”: un elemento essenziale è un livello elevato di mobilità dei fattori. Cosa vuol dire? Vuol dire che una moneta unica può essere sostenuta da un’area geografica all’interno della quale sia facile per i lavoratori (il fattore lavoro) spostarsi da zone depresse a zone in espansione. Voi direte: “beh, ma anche in Europa, prima dell’euro, c’era stata tanta mobilità!”
Certo
Marcinelle qualcuno sa ancora cos’è, giusto?
Duecentosettantaquattro morti, la maggior parte italiani (non pariolini, capisci...). Quindi la mobilità c’era, e aveva enormi costi umani. Per ridurre questi costi, per uniformare i mercati del lavoro, per uniformare i sistemi educativi, per uniformare i sistemi previdenziali, cosa è stato fatto? Nulla. Nulla a parte quella riforma merdosa dell’università, quella che mi impedirà per sempre di poter insegnare qualcosa alle persone brillanti che ancora continuo a incontrare. Nulla. Ma la teoria delle aree valutarie ottimali da lì parte. Non da “facciamo la moneta, il resto seguirà...”. Non dalla realpolitik di Aristide e di Prodi. Dal buon senso di Mundell.
Appunto.
Ora chiedono “più Europa”. Ma invece di chiederla dopo, bastava farla prima. Questo dice la teoria economica: creare uno spazio economico nel quale i fattori di produzione possano muoversi, come lo fanno negli Stati Uniti. No, non si poteva! Perché? Semplice. Perché si sapeva che tanto i costi degli aggiustamenti si sarebbero scaricati sui più deboli, non più protetti, né a livello economico, né a livello politico, dalla presenza degli Stati nazionali. Eh già, perché come per caso, via via che questo processo andava avanti, siamo passati dal proporzionale al maggioritario col “voto utile”, e dal “voto utile” al non voto, quello che ci ha regalato l’ultimo governo.
Coincidenze.
Sintesi: il perimetro di taglio (come lo chiami tu), cioè la dimensione dell’area valutaria ottimale (come la chiama Mundell) è data da quella entità geografica che dispone di un mercato del lavoro ragionevolmente omogeneo (in termini giuridici, previdenziali, linguistici, ecc.). Quando questo confine viene travalicato, la mobilità dei lavoratori sarà impedita, e gli aggiustamenti si scaricheranno sul tasso di disoccupazione e sui salari (col meccanismo della curva di Phillips).
Certo, ora molti ingegneri spagnoli vanno a lavorare in Germania...
Ma credi che questa mobilità basti a riportare in equilibrio l’Europa?
Basterà a salvare poche persone estremamente acculturate, come siamo io e te (io grazie a te, tu grazie a me). Ma sai, Panty caro, io e te cadremmo sempre in piedi. Ti ricordi? Chiesero ad Aristippo di Cirene quale fosse la differenza fra il sapiente e il non sapiente, ed egli rispose: "manda tutti e due nudi a gente che non li conosce e la saprai". Sai, noi sapienti siamo così: alle brutte, ci metti davanti a una tastiera, una settima di quarta specie, un paio di none, e la serata la svoltiamo. E allora la domanda è: Panty caro, ora hai figliato anche tu, mi sento come se avessi un nipote (che non ho mai visto, 'tacci tua): ma per te gli altri esistono?
Quelli meno versatili di noi, intendo.
Ecco, faccio la stessa domanda a Alessandro: vuoi andare a spiegare la storia del tornese in un bar di Atene, anziché di Bagnacavallo? Così, per vedere come la prendono.
Ragazzi, non prendiamoci in giro...
Mica avrete creduto che qui si parlasse solo di El Greco? Quello lo uso per disinfettare, ma il lavoro che devo fare è un altro. E ho poco tempo per farlo. Quindi chi capisce capisce, e chi non capisce lo banno. Comments welcome? Certo! Ma solo se prendono in considerazione l'esistenza degli altri, dei diseredati, dei miserabili. Vogliamo ammazzarli? In un mondo nel quale l'obesità è un serio problema (casualmente, nel paese che assorbe i due terzi dei risparmi netti di tutti gli altri paesi messi insieme)! In un mondo nel quale ce ne sarebbe per tutti... O vogliamo pensare a un mondo meno assurdo? Ma cominciando da casa nostra, però...
Caro Schneider, sì, in effetti ho barato. Non conosco solo il Protagora. Ma rimango comunque un dilettante, ci mancherebbe! E tu, visto che mi parli di togliersi soddisfazioni, ti ricordi chi era Mabeuf?... Sai, quello che fa capire a Marius che padre aveva avuto. Insomma, non è roba da piddini... Se non te lo ricordi tu, poco male: Claudio se lo ricorda di sicuro!
Enrico Grazzini è giornalista economico, autore di saggi di economia, già consulente strategico di impresa. Collabora e ha collaborato per molti anni a diverse testate, tra cui il Corriere della Sera, MicroMega, il Fatto Quotidiano, Social Europe, le newsletter del Financial Times sulle comunicazioni, il Mondo, Prima Comunicazione. Come consulente aziendale ha operato con primarie società internazionali e nazionali.
Ha pubblicato con Fazi Editore "Il fallimento della Moneta. Banche, Debito e Crisi. Perché bisogna emettere una Moneta Pubblica libera dal debito" (2023). Ha curato ed è co-autore dell'eBook edito da MicroMega: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro" ” , 2015. Ha scritto "Manifesto per la Democrazia Economica", Castelvecchi Editore, 2014; “Il bene di tutti. L'economia della condivisione per uscire dalla crisi”, Editori Riuniti, 2011; e “L'economia della conoscenza oltre il capitalismo". Codice Edizione, 2008
Salvatore Minolfi: Le origini della guerra russo-ucraina
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