Print Friendly, PDF & Email

La speranza contro la paura

Riflessioni su un libro di Pietro Barcellona

di Bruno Amoroso*

Pietro Barcellona è uno dei pochi pensatori del Novecento che non ha superato lo shock prodotto dalla crisi del comunismo e, quindi, del sogno dell`alternativa al capitalismo e ai sistemi esistenti in Occidente, estraniandosi da questi, prendendone le distanze, rinunciando a una autocritica di se e del nostro passato. Al contrario, nella consapevolezza che ogni movimento verso il futuro non può che ripartire da una rilettura del presente e delle cause profonde, storiche e culturali, che quel fallimento hanno causato, si è fatto carico del compito di ricostruire l`intero ciclo evolutivo e involutivo che ha portato un progetto di emancipazione al suo fallimento. Quindi non una fuga in avanti, verso la modernità e il progresso infinito, cercando di confondersi come hanno fatto in tanti tra le folle inneggianti alla ”fine della storia”, alla ”democrazia” e al ”progresso”, e neanche con la lettura consolatoria dell`”avevamo detto”, come se il fallimento fosse dovuto a problemi di scelte politiche o di errori di pianificazione e di modelli di mercato, come sono soliti fare gli economisti.

Un cammino che non lo vede giudice estraneo e al disopra delle parti, ma parte del problema, e che pertanto non sceglie la comoda narrazione in terza persona, di distanza dalle persone e dai fatti, ma si interroga partendo da sè, dai propri interessi e dalle proprie aspirazioni, dalle forme e contenuti del proprio linguaggio, per svelarne i legami profondi con la realtà e le esperienze che si propone di illustrare. La riflessione di Barcellona è una lettura attenta, sofferta, dei fenomeni che hanno reso tutto questo possibile rinunciando sia al determinismo economicistico del mercato, sia all`idea seducente ma falsa dell`”uomo macchina” applicata al funzionamento della mente, alle sue aspirazioni e sofferenze, come oggetto di trattannti semiautomatici a dinamiche sociali o meccanismi di causa effetto. L`orizzonte dentro il quale si muove la sua riflessione non è quello degli equilibri parziali, del soddisfacimento di questo o quel bisogno, del raggiungomento di questo o quell`obiettivo specifico che nella letteratura corrente svolgono il ruolo sia di distrarre dalla gravità e complessità dei problemi e delle domande che ci si pone, sia di sviarne l`impegno e l`attenzione verso presunte soluzioni di nicchia e consolatorie. Si tratta invece di superare la frammentazione esistente tra l`io e il noi, tra i bisogni e le aspirazioni, frutto della segmentazione dei saperi.

Per questo rimette al centro della riflessione le cause del malessere di ciascuno e di tutti nel mondo attuale che producono la ”paura” e l`”angoscia” , e fa convergere gli obiettivi del loro superamento verso la comunità di senso (nell`economia, nella politica, nella vita affettiva, nei rapporti sociali) per ridare forza alla ”speranza”, l`unico antitodo vero al declino attuale e alla catastrofe in via di realizzazione.

Un cammino di ricerca e di riflessione intrapreso da tempo e con anticipo sulle mode correnti, sia nella individuazione della contraddizione costitutiva della modernità con la sua pretesa di sostituire la comunità tradizionale con lo Stato burocratico e il sistema dei diritti – sia borghese o del socialismo europei – sia nell`indicazione di una via di uscita con la ”fondazione di una nuova comunità” costruita sulla rifondazione del ”legame sociale”, oltre il formalismo giuridico e le semplificazioni dell`individuo e del mercato (Il ritorno del legame sociale, 1989). Così come già nel 1997 (Politica e passioni) individuava il problema della crisi della politica in una ”crisi di senso”, contribuendo al filone teorico ripreso da altri valenti ricercatori italiani (Mauro Magatti).

”Proseguendo con passione e intensità la ricerca su ciò che caratterizza l`epoca in cui viviamo, e sul rapporto tra la rappresentazione del mondo contemporaneo e la mia vita personale – scrive nella ”Premessa” – provo la sensazione di trovarmi racchuso in una serie di cerchi concentrici non comunicanti e, tuttavia, contenuti l`uno nell`altro.” Barcellona rompe questa gabbia di acciaio che costringe e retringe la nostra creatività e immaginazione, con una rilettura e elaborazine trasversale a numerosi campi del sapere – dalla psicologia, alla sociologia, alla psicoanalisi, all`economia, all`etica, al pensiero reglioso – che scavalca l`approccio interdisciplinare, non ignorandolo ma andando oltre. Il libro è un esempio magistrale di quella che grandi pensatori come Jean Piaget, Karl Polany e Gunnar Myrdal segnalaroro come bisogno di un pensiero transdisciplinare, e il cui messaggio fu rapidamente percepito e trasmesso in Italia, tra gli altri, da Federico Caffè.

Per ritrovare la speranza, l`unico antitodo all`angoscia esistenziale e alla paura del vivere quotidino, è necessario secondo l`autore liberarsi della grande illusione moderna di emancipazione basata sul bisogno continuo di godimento materiale e del suo approdo nel mercato inteso come unico meccanismo di integrazione sociale. Due osservazioni che colpiscono al cuore le forme più evolute della modernità borghese – lo Stato del benessere – che: ”bolla come reazionari e conservatori tutti colo che non si lasciano sedurre dalla prospettiva di cambiare regole e principi della vita collettiva in nome di un inaudito sviluppo della libertà individuale”. Una concezione dell`individuo, questa, che assume la libertà come sciogliemento e negazione di ogni vincolo sociale, e che fa della libertà economica lo strumento essenziale per la conquista del proprio potere di cosumare. (p. 11).

Pietro Barcellona analizza a fondo la distinzione tra la paura e l`angoscia, le due maggiori ”malattie mortali” del nostro tempo che permeano tutti gli angoli della vita, per individuarne le implicazioni politiche. La paura – egli scrive – nella concretezza delle sensazioni che produce, non si supera con le misure securitarie che servono solo a spostare in avanti i livelli del pericolo percepito. L`angoscia, esistenziale e per il pianeta minacciato, non è superabile con i diritti o con i riti shamanici alimentati dal mantra della decrescita e d`intorni. Questo perchè: ”C`è una distinzione abissale tra il sentimento e la logica razionale, tra la proposta di una spiegazione di chi prova paura del buio e la relazione affettiva che consente di condividere fino in fondo i sentimenti. La relazione affettiva è un antitodo alla morte perchè aiuta a vivere insieme e allontana l`angoscia. (p. 29). Ricostruire la speranza, l`unico vero antitodo ai nostri mali, significa passare dall`economia e dalla società dello scambio e dei diritti all`economia e alla comunità degli affetti e della solidarietà.

La lettura del libro di Pietro Barcellona, (La speranza contro la paura, Marietti, Genova Milano, 2012) mi ha ricordato violentemente i due volumi editi a suo tempo da Einaudi sulle Lettere dei condannati a morte della Resistenza in Italia e in Europa. Lettere scritte come reazione alla violenza e alle torture inflitte e alla vigilia dell`esecuzione capitale. Non c`è lamento in quelle lettere, non c`è pentimento ma una forza esistenziale alimentata dall`affetto dei propri cari, dalla fiducia nella solidarietà dei propri compagni e, infine, dalla certeza e speranza di un mondo migliore.


*Centro Studi Federico Caffè.

Add comment

Submit