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Rai: scoperta una struttura a difesa del “Segreto di Stato”
Marco Marsili
Ne farebbero parte 50 giornalisti con potere di censura
La notizia emersa durante una riunione dell’Autorità nazionale per la sicurezza
Roma, 22 mag. – La notizia è clamorosa: secondo quanto appreso da fonti dell’intelligence militare, in Rai sarebbe attivo un “organo esecutivo sicurezza” (Oes), alle dirette dipendenze del ministero delle Comunicazioni, con il compito di “vagliare” le notizie da diffondere. Stando a quanto scoperto dalla Voce, farebbero parte di questa struttura segreta circa 50 giornalisti – tra cui alcuni caporedattori – che avrebbero il potere di autorizzare il “Nulla osta di sicurezza” (Nos) sulla divulgazione di notizie sulle reti della tv pubblica. La rivelazione dell’esistenza di un organo preposto alla tutela del segreto di Stato in Rai, sarebbe stata fatta la settimana scorsa, durante una riunione dell’Autorità nazionale per la sicurezza (Ans), da parte del rappresentante del dicastero delle Comunicazioni - attualmente guidato da Paolo Gentiloni della Margherita -, dal cui Organo centrale di sicurezza (Ocs) dipenderebbe la struttura di viale Mazzini.
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Appunti dal terremoto del divenire
Roberto Ciccarelli
«Conversazioni» di Gilles Deleuze e Claire Parnet (ombre corte). Un dialogo sulla crisi della modernità che prende le distanze dai cultori del frammento a favore di un'«altra rivoluzione»
Chiunque legga i Dialogues di Gilles Deleuze e Claire Parnet (Conversazioni, Ombre Corte, pp.174, euro 14) capirà quale grande ingiustizia sia stata quella di affibbiare a Deleuze la patente di «postmoderno». In realtà, quella di postmoderno sarebbe una categoria tutta da ridefinire, proprio dai fondamenti, in un momento in cui testi, proclami e manifestazioni coniugano l'elogio delle virtù divine con la difesa della modernità sgomitando per conquistare i titoli dei giornali. Non esiste nulla di più ironicamente postmoderno, infatti, che la mescolanza degli stili realizzata dagli «atei devoti», o dai teologi politici, che scompaginano il senso comune novecentesco con il colorato patchwork dei loro ibridi ideologici.
Il potere del pensiero
Al di là di questi paradossi, il cosiddetto «postmoderno» ha registrato tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, la crisi della fiducia nell'universalità del pensiero. Di quella crisi ne ha fatto la chiave di volta per teorizzare, da un lato, l'impossibilità di ridurre la realtà ad una matrice unica, dall'altro l'apologia della complessità e dell'estetica del frammento e della citazione. Di solito, quando si parla di postmoderno, si preferisce la seconda strada, quella più «debole» e compiaciuta.
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