L'ABC della politica
di Emanuele Maggio
A proposito di Georgescu, occorre ribadire un pochino l'ABC della politica, cioè come funziona la politica. Io non so fino a che punto queste cose siano chiare, anche a chi si considera "anti-sistema" (anti-Nato, anti-UE, anti-tutto).
Questo breve riepilogo dei "fondamentali", può essere riassunto come segue: ma dove vai, se una pistola non ce l'hai (cosa che non consiglio eh, vostro onore).
Mettiamola giù semplice. Esistono "blocchi" di potere, sistemi di potere consolidato, composti da complessi militari-industriali-finanziari, che ricadono sulle democrazie nazionali moderne come "vincoli esterni", limitazioni di sovranità.
Non vanno immaginati come Moloch occulti perfettamente organizzati e privi di conflitti interni, ma non vanno nemmeno intesi come serpenti senza testa incapaci di dare forma al caos.
Significa che, qualunque sia la direzione politica intrapresa dalle democrazie, sostenute da maggioranze elettorali, esiste un "indirizzo di fondo" che semplicemente non può essere sottoposto al vaglio elettorale.
C'è quindi un insieme di obiettivi politici che può essere conseguito senza disturbare quell'equilibrio di potere; e c'è un insieme di obiettivi politici che NON può essere conseguito senza disturbare quell'equilibrio di potere, quando cioè si contraddice direttamente quell' "indirizzo di fondo".
Ebbene, nel primo caso le transizioni di potere istituzionale (i cambi di governo, ad esempio) avvengono in modo pacifico. Si litiga in campagna elettorale, poi si va a votare, è domenica, una bella giornata, poi tutti sul divano a seguire la maratona di Mentana. L'indirizzo politico-economico di fondo (a un livello "macro") resta immutato, chiunque abbia vinto.
Nel secondo caso, invece, quando si affaccia un movimento politico che diventa maggioritario e che propone un programma politico alternativo a quello "sistemico", la transizione di potere NON può essere pacifica. Significa che non c'è tempo per tornare a casa e seguire la maratona di Mentana, perché nel frattempo chi ha perso le elezioni ha fatto un colpo di stato e instaurato una dittatura militare.
Anche se sto semplificando molto, questa è proprio una legge stabile e sempre confermata delle democrazie storicamente realizzate. Una certa retorica democratica presenta la democrazia come quel sistema civile, progredito, dove TUTTE le transizioni di potere avvengono in modo pacifico. Di fatto non è così. (E non vi annoio con vario citazionismo storico-filosofico sul tema).
Ora, i sistemi poliarchici occidentali moderni hanno molti dispositivi per evitare che quell'indirizzo di fondo, quello "obbligatorio", venga intaccato. Si tratta di sistemi ben oliati, che funzionano talmente bene da garantire che si resti sempre in una dimensione pacifica della contesa democratica, e non si renda mai necessaria l'extrema ratio golpista (almeno finora, dal 1948 a oggi per quanto ci riguarda).
E questo proprio perché resta garantito che, nelle nostre democrazie, non si riesce mai a realizzare mutamenti radicali sistemici con un'iniziativa che parte dal basso. La democrazia formale regge finché questi dispositivi di controllo funzionano. Se questi dispositivi fallissero, e non ci fosse più alcun modo "pacifico" di fermare movimenti politici "anti-sistema", la dittatura verrebbe instaurata letteralmente domani. È importante capire questo punto.
Quali sono, dunque, questi dispositivi che proteggono le status quo e ci mantengono nella "pace terrificante" (cit) delle democrazie simulate? Io ne individuo fondamentalmente quattro.
1) Campagne mediatiche
2) Campagne giudiziarie
3) Meccanismi Istituzionali
4) Violenza isolata su precisi target
Questi stadi sono cumulativi. Lo stadio successivo non si sostituisce al precedente, ma a quello si somma. Un partito anti-sistema che superasse indenne il primo stadio (campagne mediatiche contro), entrerebbe nel secondo stadio (campagne giudiziarie), il quale si sommerebbe al primo; se nonostante tutto ciò entrasse nei palazzi delle istituzioni, entrerebbe nel terzo stadio (che si somma ai primi due, che intanto continuano); poi il quarto stadio; poi l'extrema ratio: il golpe.
Questi quattro stadi-diga sono sempre stati sufficienti, in Italia, ad arginare qualunque "piena" antisistemica organizzata. Solo negli anni '70 la diga ha vacillato, e si è andati vicino (per ben 3 volte, documentate) allo stadio 5, l'estremo rimedio: la dittatura militare golpista.
Nel corso della Prima Repubblica potremmo definire il "blocco" di potere, il vincolo esterno, in maniera mi rendo conto un po' tranchant, con quattro letterine: NATO. Nella Seconda Repubblica due letterine si sono aggiunte a quelle quattro: UE. (Non entriamo ora nei dettagli).
Il primo stadio di controllo, quello mediatico, funziona un po' secondo schemi fissi: le forze politiche anti-sistema vengono dipinte come 1) "pericolose" (pericolo rosso ieri, pericolo nero/sovranista oggi) e come 2) incompatibili con un codice morale elevato a fondamento del buon senso comune (moralismo cattolico ieri, moralismo progressista oggi).
Ma vediamo che il primo stadio viene superato facilmente dai movimenti anti-sistema, ed entriamo nel secondo. Il secondo stadio di controllo vede i cani famelici della magistratura sguinzagliati. Ricordiamo le persecuzioni dei "movimenti", fino al celebre processo farsa del "7 aprile"; ricordiamo Craxi e la rappresaglia che lo ha colpito dopo aver difeso gli interessi italiani in Libia (non solo Sigonella).
Nella Seconda Repubblica, in cui ormai i partiti di massa sono spariti, assistiamo ad avventure solitarie di capitani di ventura che hanno i mezzi economici per autofinanziarsi le campagne elettorali e non dipendere da nessuna élites organizzata (ad esempio Berlusconi, Trump), e che ogni tanto fanno i monelli. Le campagne giudiziarie che hanno subito fanno scuola.
Eppure spesso non basta, i monelli sono imperterriti e si ricorre al terzo stadio. Esistono molti meccanismi istituzionali, giuridicamente legittimi o "al limite", per tenere fuori chi è sgradito dalle stanze decisionali. Nella Prima Repubblica la parola d'ordine era tenere fuori il PCI da qualunque governo, e si fece ricorso a misure perlopiù politiche come leggi elettorali truffa, alleanze impopolari con i fascisti (quelli veri), mostruosità a cinque teste come il pentapartito ecc.
Nella Seconda Repubblica, alcuni casi celebri possono essere ricordati. La "letterina" europea che congedò Berlusconi, l'ostracismo di Mattarella contro la nomina a ministro dell'euroscettico Savona (contro l'indirizzo elettorale), i servizi segreti che si mobilitarono per il ribaltone parlamentare che fece fuori Conte, dopo l'accordo con la Cina per la via della seta (inchiesta Report).
Il caso di Georgescu, in Romania, rientra in questo terzo stadio. Una misura abbastanza "borderline" della corte suprema rumena, senza precedenti. Il punto è che la Romania è stata scelta dagli Usa per ospitare la più grande base logistica della Nato, e questa è una di quelle cose che non è sottoponibile al libero voto dei popoli.
Al quarto stadio, l'ultimo degli stadi ancora pacifici, si ricorre raramente. Si tratta di attentati e assassinii politici mirati, che ottengono gli effetti desiderati senza provocare una situazione di instabilità e di guerra civile (anche se rischiano e ci vanno vicino).
Una mattina della Prima Repubblica, un importante politico italiano si alzò una mattina per recarsi in Parlamento e ottenere l'incarico per il nuovo governo, in cui per la prima volta avrebbe fatto entrare il PCI. Fu rapito e ucciso. Si chiamava Aldo Moro.
Nella Seconda Repubblica, è nell'ultimo periodo che assistiamo a una recrudescenza del fenomeno, soprattutto nel nuovo clima di guerra anti-russo. In questo quadro si situano i recenti attentati a Trump, Fico, Raisi, Orban.
Conclusione
Il Partito Comunista Italiano sapeva perfettamente che, se avesse superato i quattro stadi e fosse salito al governo, IL GIORNO DOPO ci sarebbe stato un golpe militare.
Per questo il PCI era dotato di un arsenale militare segreto (probabilmente ingigantito dalle testimonianze) e dell'appoggio collaterale della costellazione armata della sinistra extraparlamentare (i conflitti storici tra le due parti sono irrilevanti nello stadio 5).
Mi sembra che i partiti anti-sistema di oggi, quelli veri e radicali contro la Nato e contro la UE (non Salvini e Meloni, per intenderci, né le baracconate "antipatriarcali", innocue per il potere), quindi quei partiti come Democrazia Sovrana e Popolare, Pro Italia, Patria e Costituzione, Patria Socialista... Ecco, mi pare che non abbiano ben chiaro il gioco a cui stanno giocando.
Sono dotati di un'organizzazione paramilitare?
Se lo fossero, non credo che verrebbero a dirlo a me, tuttavia ho l'impressione che non lo siano, e che molti dei loro militanti non abbiano compreso il gioco.
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