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Appunti e risposte ad alcune FAQ sulle manifestazioni “NO GREEN PASS” di Trieste

di Andrea Muni

IMG 20210923 WA0007 1Lunedì e sabato erano tra le cinque (e poi otto) mila persone che sono scese in piazza nella città di Trieste per protestare contro il Green Pass e contro la dittattura neoliberale a volto scoperto in cui siamo scivolati. Chi scrive è un privato cittadino che non fa parte di alcun partito o associazione (charta sporca a parte), non ha convinzioni esoteriche riguardo a farmaci, salute e cure alternative, né è una persona che ha mai avuto simpatie nazi-fasciste – tutt’altro. Non sono assolutamente contro i vaccini, sarei anzi addirittura favorevole a discutere dell’obbligo per certe fasce d’età (voi avete capito perché non lo fanno l’obbligo? Io no), sono marxista, credo nella ricerca e nell’informazione libera.

Non so se mi fanno più paura quelli che negano il covid o quelli che negano la dittatura neoliberale a volto scoperto in cui siamo scivolati

Scrivo per colmare la totale assenza di informazioni autorevoli su quella che è stata – a detta degli stessi giornali che poi non ne dicono praticamente nulla (fa eccezione l’ottimo pezzo, eccettuati titolo e conclusione, dell’amico Daniele Lettig su “Domani”) – la manifestazione più grande dall’inizio della pandemia. Una manifestazione eguagliata forse solo da quella svoltasi nei giorni precedenti a Firenze in supporto dei lavoratori della GKN. Queste due imponenti e diverse manifestazioni, è lecito sperarlo, sono forse il primo vagito di una lotta globale e su più fronti per i diritti dei lavoratori che vedrà verosimilmente il proprio culmine il 15 ottobre – data dell’annunciata entrate in vigore del Green Pass per tutti i lavoratori.

Non è per il Green Pass che siamo in una dittatura neoliberale, il fatto che una cosa come il Green Pass sia divenuta possibile lo ha semplicemente reso fin troppo evidente anche ai molti che tenevano la testa sotto la sabbia

Vorrei raccontare la giornata di lunedì 20 settembre e insieme rispondere a una serie di FAQ, le più spontanee e immediate che chiunque non c’era potrebbe porsi. Sento il desiderio di farlo perché, dopo aver seguito con attenzione i media locali e nazionali nei giorni successivi alla manifestazione, non posso accettare che un evento di così grande portata popolare rimanga completamente silenziato, quasi non fosse esistito.

Quante persone c’erano? Nonostante il Piccolo (giornale locale di Trieste afferente al gruppo GEDI) abbia scritto – salvo poi correggersi nottetempo, ovviamente senza scusarsi in alcun modo per la clamorosa fake diffusa inizialmente – che la manifestazione constava di “diverse centinaia di persone”, la questura ha invece ufficialmente accreditato la manifestazione di almeno cinquemila persone. Non sono in grado di fare una stima personale, ma diciamo che non è assurdo immaginare che il numero sia ritoccabile al rialzo. C’erano vaccinati e non vaccinati, con mascherina e senza. Persone di ogni tipo, di ogni colore, di ogni età.

Ma chi sono questi cinquemila e più tizi che sono scesi in strada? Si tratta forse della domanda più importante. Dall’inizio della pandemia, e in particolare dall’arrivo di Draghi, ogni forma di protesta e di dissenso è stata letteralmente infangata dai media mainstream, ridotta a pericolosa o capricciosa manifestazione eversiva di qualche gruppo di estrema destra, dei sempre temibili “centri sociali”, o peggio ancora – come accadde a Napoli dopo una rivolta dei commercianti – alla Camorra. Da un anno e mezzo sembra impossibile, secondo i principali media, che la gente sia incazzata come non succedeva dal primo dopoguerra.

Si è trattato di una piazza senza bandiere, senza sigle, piena di persone giovani, di madri e di padri, di bambini, di vecchiette, di lavoratori. La testa del corteo – organizzato dal Coordinamento No Green Pass – ha scandito slogan inequivocabimente antirazzisti e antifascisti, che parlavano di diritto alla salute, allo studio, al lavoro. Slogan di solidarietà con gli altri popoli in lotta contro il Green Pass in questo momento, come quello sloveno; slogan che parlavano del diritto di poter scegliere – non sotto ricatto, e senza cadere nel disprezzo sociale – un trattamento sanitario che in questo momento non è obbligatorio.

Ma soprattutto mi è rimasta impressa una frase, uno slogan, scandito da una giovane madre, che riassume perfettamente lo spirito che personalmente ho respirato in quella piazza e in cui mi sono riconosciuto: “No fascisti, No Grenn Pass”. E preciso che con fascisti, personalmente, intendo tutti coloro che discriminano e hanno comportamenti aggressivi verso chi è diverso per opinioni e abitudini: quindi certamente omofobi e razzisti dichiarati e aggressivi, ma anche persone che direttamente o indirettamente minacciano i diritti dei lavoratori, che ghettizzano le classi subalterne o che sono discriminatorie – a rovescio – contro coloro professano civilmente posizioni e idee conservatrici e/o di destra.

Questa è stata la principale composizione del corteo, almeno per come io l’ho percepito dall’inizio alla fine: gente normale, gente che è stufa di essere dipinta come folle e pericolosa solo perché non accetta più i soprusi di una dittattura neoliberale che deve capire, ora, che non può fare quello che vuole delle nostre vite solo perché ha il tacito consenso degli squallidi partiti del nostro Paese.

Ma i fascisti, e i no-vax radicali c’erano, non c’erano, quanti erano? Sicuramente nella folla era mescolata anche una sparuta minoranza di neo-fascisti e di no-vax radicali, perché negarlo? Ma allo stesso tempo, perché farsene un cruccio? Io ho indossato la mascherina dall’inizio alla fine della manifestazione (salvo che per fumare qualche sigaretta e sorseggiare una birra), e in più di tre ore di corteo solo una vecchia sciocca signora – su cinquemila persone – mi ha invitato a togliere la mascherina sostenendo che se volevo gridare “libertà” non potevo indossarla. Ho avuto pena per lei. Ho sentito anche un tizio, palesemente neo-fascista, lamentarsi – guarda caso – della composizione socioculturale e di classe della piazza, che non gli piaceva neanche un po’, proprio perché lontana da quello che sperava. Questi due esempi, ultra marginali, credo siano utili per dare una risposta, certamente soggettiva e legata al mio vissuto, alla preoccupazione più che legittima che la piazza sia stata un coacervo di folli no-vax e di neo-fascisti. Noto ancora che lo slogan “venduti” è stato indirizzato da una parte del corteo anche alla sede della Lega, al passaggio della manifestazione in zona Ponte Rosso.

Sabato mattina ci sarà una nuova puntata a quanto pare, e credo che tutti – soprattutto antifascisti, giovani e persone che hanno a cuore la condizione dei lavoratori nel nostro Paese – dovrebbero venire a vedere di che si tratta. Non solo, dovrebbero “protagonizzare” questa piazza proprio per assicurasi che non sia strumentalizzata da queste frange ultra-minoritarie e rispetto a cui io stesso non provo alcuna simpatia.

Ieri ilfattoquotidiano.it, che non ha dato la minima notizia della manifestazione di lunedì, ha pubblicato in bella vista sulla propria home il video dell’arresto del candidato sindaco di Trieste del Movimento 3V, dandogli per giunta tutta la visibilità di cui probabilmente era in cerca coi suoi deliri. A margine, noto ultimamente – è una mia impressione personale – una sottile incrinatura tra le posizioni dei due direttori (online e cartaceo) del Fatto: un Travaglio sempre più duro contro il Green Pass, e un Gomez decisamente più circospetto e vicino alle posizioni di laRepubblica. Da questo punto di vista Travaglio non fa che aggiungersi al folto gruppo di pericolosi “no-vax e no-green pass” che annovera anche molti altri celebri ignoranti e pericolosi nemici della scienza come Cacciari, Barbero, Wu Ming, Agamben, Veneziani, ecc. Gente sulla cui onestà intellettuale non c’è troppo da discutere, a meno che tu non sia Gramellini. Rido, per non piangere.

Ma hanno minacciato e insultato i giornalisti del Piccolo e la Rai? Questa è forse la fake più divertente di tutte. La Rai, come televisione di Stato notoriamente filogovernativa, e i giornali del gruppo GEDI in particolare (come ilPiccolo e l’ammiraglia laRepubblica) da inizio pandemia sono i principali e più fieri protagonisti del terrorismo mediatico diffuso senza il minimo senso di responsabilità. Sono anche i principali responsabili di una polarizzazione selvaggia e ipermediatizzata (inesistente nel reale tessuto sociale del Paese) tra folli no-vax radicali e negazionisti del virus vs brava gente normale che crede al virus, alla scienza, ai vaccini e alle mascherine.

Aspetto con ansia il prossimo momento in cui questi tizi si prenderanno gioco di una persona in terapia intensiva, o peggio morta, che – per ignoranza o disperazione – negava l’esitenza del virus. Come aspetto anche, invano, di ascoltare prima o poi una sola scusa da parte dei giornali del gruppo Gedi per aver usato consapevolmente e in modo del tutto improprio, per tutta l’estate, l’espressione “no-vax” nei confronti di tutte le persone normalissime che hanno liberamente scelto di non fare questo vaccino, o che hanno deciso di aspettare quello che a loro piacimento ritengono il momento più propizio per farlo. Persone che, per questo, sono state sottoposte alle più assurde angherie, diffamazioni e persino – con il Green Pass – penalizzazioni economiche.

Questa narrazione tossica, questo veleno sparso senza sosta e ad arte dai media mainstream filogovernativi, è il motivo per cui – cara Rai e cari giornalisti del gruppo Gedi – vi trovate cinquemila persone sotto la finestra a urlarvi cose che senz’altro vi dispiacciono. Ma in quanti devono arrivare sotto le vostre finestre prima che, invece di invocare la libertà di stampa e il fascismo alle porte, vi rendiate conto che siete voi a star giocando il ruolo di stampella nella dittatura neoliberale e a volto scoperto di Mario Draghi? Vi prego – prego i tanti bravi giornalisti che si sentono a disagio nell’eseguire ordini che, lo sappiamo tutti, arrivano da molto in alto e rispetto a cui non si può esercitare alcuna reale libertà di stampa – ribellatevi ai vostri padroni. Fatelo. Fate come gli operai della GKN. Il ricatto sul lavoro ce l’avete anche voi, lo sappiamo. Nessuno vi odia personalmente per questo, siete lavoratori come tutti gli altri, e come tali avrete sempre la mia personale solidarietà.

La “brava gente normale” io l’ho vista in piazza lunedì, gente che non ne può più di essere ricattata per lavorare, che non dimentica che per il primo anno di pandemia ci è stato fatto credere che questo virus poteva uccidere indiscriminatamente e in modo massificato chiunque – uomini donne e bambini di tutte le età. Fake – i dati sono sul sito dell’ISS, e a questo proposito sono inequivocabili. Il tentativo mediatico di spacciare questa protesta per il delirio di sparute frange di neofascisti e no-vax radicali è già fallito, mettetevi il cuore in pace. Ora non c’è che da sperare nella fusione della protesta globale contro il Green Pass con le singole lotte locali dei lavoratori in rivolta, come quella di Firenze contro la GKN e la molte altre che sono alle porte.

Un ultimo pensiero per coloro che sono favorevoli al Green Pass: provate a darvi un appuntamento in piazza, provate a contarvi, a guardarvi negli occhi, a sorridervi, nel reale e non su facebook. Provateci, ve lo consiglio, ci si sente meno soli, si prova persino un senso di maggiore rispetto per coloro che non la pensano come noi. Io prima di lunedì avevo perso da mesi persino la voglia di scrivere, a causa dello smarrimento e del senso di solitudine – intellettuale e politica – che ho provato durante il rapidissimo scivolare degli eventi di questa estate. Non potevo accettare di essere diventato – seguendo la narrazione tossica dei media, e a mia insaputa – un “no-vax” solo perché non mi ero ancora vaccinato e perché ritenevo il Green Pass un provvedimento criminale nonché il più grave attacco mai portato ai lavoratori almeno dai tempi dell’abolizione dell’Articolo 18. Grazie alla manifestazione di lunedì ho capito che non ero il solo a sentirmi così, che di “no-vax” radicali e nel vero senso della parola ce n’è davvero quattro gatti, ma che in compenso la protesta è piena di lavoratori incazzati che, una volta di più, stanno pagando in solido per le scelte scellerate di una dittatura neoliberale che ormai gioca a volto scoperto.

Un anno e mezzo fa scrissi questo articolo, #NIENTECOMEPRIMA, in cui anticipavo e auspicavo – facile profezia – i tempi caldi di proteste e rivolte in cui finalmente stiamo entrando. In quel pezzo evocavo lo sciopero generale al ritorno dal lockdown, non si sospettava nemmeno che sarebbero arrivati i vaccini, né che ci sarebbe stato il pasticcio sull’obbligo/non-obbligo (alias Green Pass). Credo che oggi, in un momento in cui la dittatura neoliberale progetta di attribuire alle aziende il potere di controllare e sanzionare i lavoratori non in regola col Green Pass (tutti i lavoratori, anche un bracciante agricolo o un guardiano notturno di un campeggio), un momento in cui il Governo non si fa il minimo scrupolo nel gettare nel panico le piccole aziende che si vedranno costrette a sbattere fuori dall’officina o dal forno i propri dipendenti e lavoranti, in un momento di tale gravità, trovo che la piazza e lo sciopero siano l’unica strada.

Una piazza senza bandiere, senza stemmi, una piazza dove – intanto, prima di tutto – tornare a incontrare persone vere, a sentire storie autentiche. Una piazza dove disintossicarsi dalle narrazioni che ci passano sopra la testa ogni giorno e che nulla hanno a che fare con la vita reale e di relazione delle persone e del lavoratori. E no, non parlo dei numeri dei morti e dei ricoverati, ma del nuovo ordine neoliberale e della stretta repressiva nei confronti dei lavoratori, che mai avrei pensato di vedere in vita, che si sta consumando all’ombra dell’emergenza pandemica (o sindemica che dir si voglia).

È proprio per non lasciare la piazza e la protesta a pochi ultracattolici invasati, no-vax radicali e neofascisti che è tempo di agire ora, tempo di prendere parola in difesa di noi stessi e di tutti gli altri lavoratori. La marginalizzazione durante la manifestazione di queste figure è stata il sintomo più evidente della piazza di lunedì, una piazza in cui a farla da padrone sono state le facce di tante persone normalissime: ho riconosciuto vicini di casa, di quartiere, persone di scienza, giornalisti, persone di estrema-sinistra (come me), operai, anziani, studenti, giovani immigrati, questi sono stati i volti che io ho visto e riconosciuto principalmente alla manifestazione. Provare per credere.

Segnalo infine la pacificità e la gioiosità del corteo, che mi ha fatto riflettere su quanto la pulsione alla chiusura, all’aggressione e alla violenza non abbiamo molto a che fare con l’essere pro o contro il Green Pass. Ho visto coi miei occhi delle ragazzine (le uniche persone che non lo abbiano salutato con entusiasmo tra tutte quelle che si sono affacciate) insultare pesantemente il corteo da un balcone e non ricevere in cambio dalle centinaia di persone che stavano offendendo e provocando – tra cui me – nemmeno un gestaccio. Al contrario, a Roiano (quartiere di Trieste) ho trovato questa intimidazione squadrista scritta su uno dei manifesti che annunciavano la manifestazione del lunedì precedente:

IMG 20210922 WA0002

…e ancora non credo – davvero, senza sarcasmo – che essere pro o contro il Green Pass definisca di per sé una persona come pericolosa, folle o aggressiva. E penso proprio che nessuno di noi dovrebbe più cadere in questa trappola e in questa falsa polarizzazione.

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