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fisicamente

La lotta contro l'ortodossia

di Giorgio Parisi

Questo scritto di Giorgio Parisi (caro amico, come del resto Ciccotti e De Maria, oggi Presidente dell’Accademia dei Lincei) compare, come nuovo contributo, su la riedizione de L’Ape e l’Archi tetto. Giorgio Parisi mostra, come sempre, la sua acutezza di analisi che unisce alla capacità di farsi capire. Credo sia molto utile una lettura di questo scritto che dovrebbe accompagnare l’altro, quello di Ciccotti e De Maria. Vi sono molte cose da capire e ripensare dopo tanti anni e tutti gli autori di questi scritti ci aiutano[Roberto Renzetti].

external content.duckducj9875rt3Quando mi fu chiesto di scrivere una presentazione per la ristampa, da tempo attesa, di L’Ape e l’architetto, pensai tra me e me: “Facile: è un libro che conosco perfettamente e che ho letto molte volte. Basta che gli dia uno sguardo veloce, trovo qualche citazione e so già che cosa dire”. Detto fatto: abbastanza velocemente scrissi una prima stesura che cominciava con: “Ricordo quando ho letto questo libro la prima volta: era il 1973 e mi trovavo nel mio ufficio a New York alla Columbia University…”. Tuttavia in un successivo sprazzo di lucidità mi venne lo scrupolo di controllare la data di pubblicazione e con mio grande stupore scoprii che L’Ape e l’architetto era stato stampato per la prima volta nel 1976. Mi domando ancora che cosa avessi letto a New York nel 1973: forse uno dei saggi degli autori che a quel tempo circolava come preprint in forma separata. In ogni caso buttai via quello che avevo scritto e rilessi il libro molto attentamente (come se fosse la prima volta), cercando di non sovrapporre i miei ricordi a quello che leggevo, cercando di capire quale fosse adesso il suo messaggio e quale impressione potesse lasciare al lettore.

Forse la prima sensazione che si ha adesso è di spaesamento. Quando un libro viene scritto – e questo è vero in particolar modo per una serie di saggi – gli autori hanno molto bene in mente il pubblico con cui cercano di comunicare. Una delle preoccupazioni che risultano molto chiare, specialmente nella prima parte di alcuni dei saggi che compongono L’Ape e l’architetto, è dimostrare che le tesi degli autori sono completamente in linea con i testi originali marxiani e ne sono la naturale conseguenza, e che se mostri sacri del marxismo (in un caso anche Lenin) affermano tesi contrarie, sono questi ultimi a uscire dalla corretta strada.

L’origine di questa preoccupazione si capiva benissimo nel 1976: da molto tempo si era andata costruendo un’ortodossia marxista per la quale c’erano alcune verità indiscutibili; a questa rigidità ideologica corrispondevano partiti comunisti che nella loro enorme varietà di prassi politica, erano spesso caratterizzati da una forte repressione del dissenso interno: gli avversari della linea vincente erano tipicamente accusati di essere devianti (in genere verso destra) dalla linea corretta. Il grande prestigio ottenuto dall’Unione Sovietica per il suo contributo decisivo a sconfiggere il nazifascismo, la guerra fredda che divideva il mondo in due parti e la conseguente necessità di schierarsi, avevano contribuito moltissimo a questa cristallizzazione. La sinistra in Italia per anni era stata dominata dal PCI e l’egemonia culturale del PCI si faceva sentire pesantemente in tutta l’area della sinistra progressista.

Negli anni ’60 la situazione incomincia a cambiare. In Italia molti intellettuali incominciano a riflettere al di fuori degli schemi tradizionali e cercano di aprirsi uno spazio a sinistra. Il ’68 rompe impetuosamente gli argini e nel ’69 un gruppo d’intellettuali e dirigenti politici del partito comunista italiano (tra cui uno degli autori dell’Ape e l’architetto) fonda una rivista (che poi diventa quotidiano), “Il Manifesto”, coerente con le loro posizioni politiche: come forse era inevitabile, i promotori vengono espulsi dal partito. Ma anche al di fuori del Manifesto, l’eterodossia nei confronti della vulgata dilaga; nasce la galassia della sinistra extraparlamentare. Negli anni ’70 questo processo è ormai molto avanzato, ma c’è un ambito che la ventata critica ancora non ha sfiorato, protetto da uno statuto “super partes” unanimemente riconosciuto: la scienza. E potendone parlare con cognizione di causa, conoscendone i meccanismi dall’interno, i nostri autori, scienziati e fisici di professione, e contemporaneamente marxisti, decidono che è il momento di riconsiderare le posizioni tradizionali sul ruolo della scienza nella società.

Riguardo alla scienza, una delle tesi fondamenti dell’ortodossia marxista era che “l’ideale conoscitivo delle scienze cognitive è sostanzialmente astorico e gode della proprietà per cui quando viene applicato alla natura serve unicamente al progresso della scienza”. Al contrario, gli autori ritenevano che “essendo la produzione scientifica un’attività umana particolare e specifica, essa non è comprensibile di per sé, ma solo quando la si analizzi insieme a tutte le attività umane di un dato periodo storico e la si confronti con attività simili di altri periodi storici. In altre parole, anche la scienza diviene comprensibile solo se riferita alla totalità dell’operare degli uomini. (…) La scienza nella sua realtà concreta non ci è data immediatamente, ma solo dopo un lungo lavoro di analisi.” Nell’affermare questo gli autori erano coscienti di essere doppiamente eretici: non solo la maggior parte di loro si collocava in varie posizioni a sinistra del partito comunista, ma erano anche fortemente in contrasto con uno dei punti fondamentali dell’ortodossia. Le tesi degli autori non erano politicamente neutre; vista l’importanza sempre crescente della scienza e della tecnologia nella società moderna, era tutt’altro che marginale il rischio che una visione illusoria della scienza potesse indurre una sbagliata interpretazione dei cambiamenti in corso e delle lotte operaie. Proprio per questo motivo era cruciale per gli autori di questo libro che il loro discorso avesse tutte le giustificazioni ideologiche e l’apparato critico necessari per essere politicamente accettabile nella sinistra marxista e potere quindi influire sulla politica della sinistra.

Ma perché parlavo di spaesamento nella rilettura di questo testo? L’ortodossia marxista è andata via via scomparendo, insieme ai suoi difensori, con il crollo e la mutazione dei partiti comunisti al potere, e quindi adesso non c’è più la necessità di dialogare con loro, anche se in forma spesso polemica, di giustificare le proprie posizioni con un richiamo all’origine del pensiero marxiano e alla tradizione marxista prestalinista, come avevano fatto gli autori di questo libro di rottura. Per chi non ha vissuto quel periodo, può apparire incomprensibile concentrare tanto impegno a stabilire quale fosse l’originale visione di Marx sull’argomento.

 

Il retroterra marxista

Ma il richiamo al pensiero autentico di Marx non ha solo un ruolo difensivo verso l’ortodossia marxista, ma è per capire la genesi delle posizioni degli autori, che sono estremamente originali. Anche la comunità scientifica a quel tempo era fondamentalmente e compattamente convinta dell’assoluta oggettività della scienza: secondo l’opinione corrente tra gli scienziati certo c’erano state influenze della società sulla scienza, ma queste avevano solamente contribuito ad accelerare o a rallentare lo sviluppo scientifico, che di per sé evolverebbe verso una costruzione finale oggettivamente (e non storicamente) determinata.

Mi ricordo che il saggio del libro, che avevo letto per primo, mi aveva lasciato francamente perplesso: era Il satellite della Luna, di Marcello Cini, apparso sul “Il Manifesto” (rivista), nel settembre del 1969. In quell’articolo Cini analizzava il programma Apollo, sottolineando che le ricadute scientifiche dei programmi spaziali erano talmente minuscole rispetto alle cifre spese, da non poter essere assolutamente accettate come motivazioni reali, e che considerazioni simili si potevano fare anche per l’utilità delle applicazioni e per i risultati indiretti; al contrario gli obiettivi politici e militari delle imprese spaziali erano vistosi e dominanti. Cini poi continuava inserendo queste considerazioni in un discorso più generale sull’uso capitalistico della scienza e sul rapporto tra forze produttive e capitale monopolistico e concludeva dicendo “Come negare che oggi saremmo di fronte ad una scienza diversa, come contenuti, metodi, importanza stessa delle diverse discipline se la ricerca negli Stati Uniti non fosse stata negli ultimi vent’anni condizionata in larga parte dalle necessità economiche, politiche e militari di espansione del capitalismo?”. Ovviamente a quel tempo all’interno della sinistra bisognava confrontarsi con la posizione dei compagni sovietici che sostenevano candidamente che “le motivazioni di fondo della ricerca spaziale erano le necessità della scienza e il desiderio di procurare vantaggi futuri all’umanità”; Cini aveva buon gioco nel dimostrare logicamente come queste affermazioni mascherassero in realtà interessi politici e militari più profondi, ma nel far questo andava in rotta di collisione con il partito comunista di cui era un dirigente.

All’epoca avevo ventun anni e, come tanti della mia generazione, avevo letto tanti romanzi di fantascienza su “Urania”: lo sbarco dell’uomo sulla luna ci sembrava l’inizio di una nuova fase di esplorazione e colonizzazione prima della luna e poi degli altri pianeti in cui i terrestri cominciavano finalmente a muovere i primi passi nell’universo. Le critiche di Cini avevano certamente qualcosa di vero, ma ai nostri occhi implicavano solamente che le grandi potenze facevano per loro motivi miopi e sbagliati qualcosa che dal punto di vista dell’evoluzione generale dell’umanità era comunque non solo sensato e necessario, ma anche assolutamente non rinviabile. Ci pareva che Cini non afferrasse che stavamo di fronte all’alba dell’era spaziale, e che si concentrasse su particolari contingenti senza coglierne la grande novità: il suo ci sembrava un discorso in fondo limitato.

A distanza di quaranta anni è del tutto evidente che lui aveva ragione e noi avevamo torto. L’era spaziale, la colonizzazione della luna, non è mai cominciata e, a parte un gran numero di rocce lunari e qualche foto spettacolare, non ci è rimasto niente in mano di quei viaggi: di fatto è come se sulla luna non ci fosse andato mai nessuno. La chiusura drastica dei programmi di esplorazione umana della luna, senza nessuno spiraglio per una riapertura, la marginalità dei programmi attuali di esplorazione spaziale, la dicono lunga sull’importanza decisiva avuta, all’epoca dello sbarco sulla luna, da contingenti motivazioni politico-militari. Ma all’epoca quasi tutti gli scienziati non vedevano (o non volevano vedere) queste connessioni. Gli autori quindi erano anche eretici nell’ambito ristretto della comunità scientifica e lo sviluppo delle loro idee sarebbe stato impossibile in un ambiente puramente scientifico. Possiamo comprendere la genesi delle loro posizioni solo considerando l’influenza della tradizione marxista. Infatti è stato Marx ad affermare che “il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere che determina la loro coscienza.”. Lukacs da canto suo aveva rincarato la dose affermando che “per la borghesia è una questione vitale apprendere il proprio ordinamento produttivo come se la sua forma fosse determinata da categorie valide al di fuori del tempo, quindi destinate dalle leggi eterne e della natura e della ragione a un’eterna permanenza” e che “solo quando i fatti singoli della vita sociale vengono integrati in una totalità come momenti dello sviluppo storico diventa possibile una conoscenza dei fatti come conoscenza della realtà”. In altri termini, l’inconsistenza della pretesa del capitalismo di porsi come fine della storia era un punto cruciale della critica marxista. A partire da queste premesse diventava “quasi ovvia l’indicazione di recuperare la produzione scientifica nelle scienze naturali nell’ambito della totalità storica”, anche se invece lo stesso Lukacs si era arrestato di fronte a questo passo, sostenendo il contrario, ovvero che le sue considerazioni non si applicavano alle leggi naturali .

È molto interessate osservare la convergenza del pensiero dei nostri autori con quello della delegazione sovietica al congresso di storia della scienza e della tecnologia tenutosi a Londra nel 1931. Bucharin (una personalità politica di primo livello, estremamente popolare nell’URSS, che fu una delle vittime più illustri delle purghe staliniane) scriveva che “l’idea che la scienza sia fine a se stessa è ingenua: essa confonde le passioni soggettive dello scienziato professionista, che lavora in un sistema di divisione del lavoro assai spinta (…) con il ruolo sociale oggettivo di questo genere di attività, in quanto attività di importanza pratica. La feticizzazione della scienza (…) è un riflesso ideologico falsato di una società in cui la divisione del lavoro ha distrutto la connessione visibile tra le funzione sociali, separandole nella coscienza dei loro agenti come valori sovrani ed assoluti.”. Cini al convegno “Scienza e Società” del 1970 si riallacciava inconsapevolmente a queste parole di Bucharin – che all’epoca non conosceva ancora – quando affermava che “siamo portati a contestare il dogma di neutralità della scienza, così profondamente radicato nella mente e nella coscienza di tanti di noi, nella misura in cui diventiamo consapevoli che non è possibile separare l’oggetto del nostro atto di conoscenza dalle ragioni di questo atto, (…) isolare il meccanismo di soluzione di problemi senza individuare il meccanismo che propone i problemi da risolvere.”.

 

La progettualità scientifica

Le lotte di classe di quegli anni nelle fabbriche, le lotte operaie per la salute, per avere migliori condizioni di lavoro hanno certamente influenzato gli autori, come loro stessi riconoscono. Nel momento in cui i metodi di produzione erano presentati dal capitale come oggettivamente necessari e scientificamente deducibili, le discussioni sulla produzione di scienza nella società capitalistica avanzata, sul ruolo dell’informazione che stava diventando merce, diventavano questioni di grande importanza politica e gli autori aspiravano a discutere a questo livello. Dal punto di visto teorico non era facile: si voleva rifiutare lo scientismo, senza rifiutare la scienza tout court, senza cadere in un nuovo luddismo. Il metodo seguito in L’Ape e l’architetto consisteva nel prendere come guida la progettualità scientifica e di analizzare la scienza tenendo conto delle sue finalità sociali e del suo ruolo sociale obiettivo; in qualche modo si contrapponevano gli scienziati-api che eseguono il loro di lavoro di ricerca senza riflettere al contesto, agli scienziati-architetti le cui azioni e ricerche concrete sono finalizzate ad un progetto che è precedente alle loro opere. La scienza moderna acquistava un significato chiaro solo se la si considerava all’interno dell’ascesa della borghesia e lo sviluppo del capitalismo moderno.

Bisognava quindi analizzare la funzione sociale della scienza, determinare da un lato gli effetti della scienza sulla società e dall’altro come le richieste della società condizionassero la scienza. Ovviamente i due problemi sono fortemente connessi e non è possibile comprendere a fondo l’uno senza analizzare l’altro. Tuttavia, anche a rischio di separare ciò che non è separabile, preferisco discuterli uno per volta. Infatti le considerazioni di questo libro che riguardano l’influsso della società sulla scienza sono quelle che all’epoca hanno suscitato il più gran numero di polemiche e discussioni pubbliche.

 

La non neutralità della scienza e le furibonde polemiche sul libro

Per capire quale sia l’influsso della società nella scienza, sostengono gli autori, è conveniente esaminare in dettaglio la storia passata, “vedere per quali condizioni di fatto gli uomini siano stati spinti alla scienza (…), bisogna trovare e determinare l’origine dei bisogni scientifici: il che lega poi questi ad altri bisogni umani”. Questo è il punto chiave del libro, che gli autori affrontano con grande equilibrio, consapevoli del rischio di cadere in due errori contrapposti: quello di negare i fondamenti oggettivi della scienza e quello di credere che la conoscenza oggettiva della natura sia determinata solo da una logica interna alla scienza stessa. Nel procedere su questo crinale gli autori mostrano una grande conoscenza della storia della scienza. Il senso delle loro posizioni si capisce meglio tenendo conto degli esempi da loro studiati. Ne elenco sommariamente qualcuno, cercando di coglierne alcuni punti essenziali.

• La scoperta del principio di conservazione dell’energia, negli anni che andavano dal 1842 al 1847, fu ferocemente criticata ed osteggiata da molti studiosi che volevano dare dignità scientifica solamente alla meccanica, lasciando fuori le nuove discipline: termologia, elettrologia, magnetismo, acustica. Lo scontro fu deciso in favore delle nuove discipline, anche a causa del ruolo cruciale che avevano nella produzione industriale, e della necessità di misure di precisione per arrivare ad una standardizzazione dei beni prodotti.

• Boltzmann e Planck avevano entrambi studiato il problema della radiazione termica emessa da un corpo nero, tuttavia con atteggiamenti molto diversi: le origini di questa differenza di prospettiva diventavano comprensibili solo dopo una ricostruzione dell’ambiente scientifico tedesco e del violento scontro tra le varie tendenze.

• Nel Novecento, nel secondo dopoguerra c’era stato un forte sviluppo di grandi laboratori, sia nazionali che internazionali, nei quali si concentrava la ricerca; il prototipo era stato il Manhattan Project a Los Alamos durante la guerra, finalizzato alla progettazione e costruzione della bomba atomica. Il successo di questi grandi laboratori era dovuto al loro funzionare come moltiplicatori dell’efficienza nel processo di produzione scientifica, anche allo scopo di garantire che lo sviluppo di scienza pura reggesse il passo con la produzione industriale.

• L’etica professionale degli scienziati si stava modificando sempre di più verso la morale dell’impresa concorrenziale. “Una volta se qualcuno pubblicava un risultato di rilievo, gli altri scienziati lo lasciavano lavorare in pace per almeno qualche anno perché potesse svilupparlo per suo conto. Oggi i ricercatori più attivi si precipitano fuori dall’aula di un congresso per fare le più ovvie esperienze che il relatore che ha appena finito di parlare non ha avuto il tempo di fare.”.

• La prassi scientifica degli Stati Uniti e dell’URSS avevano notevoli differenza di tendenze. Per esempio in Unione Sovietica c’era un forte sviluppo di analisi non lineare, che poteva essere correlato ai problemi della pianificazione sovietica, mentre “la grande ripresa di studi di meccanica classica nell’URSS sarebbe difficilmente comprensibile al di fuori di una tradizione culturale materialistico-dialettica.”.

Sono osservazioni fattuali perfettamente condivisibili. Ma ne veniva fuori un quadro del tutto inedito: la scienza era un’attività sociale come un’altra (a parte il fatto che, forse, richiedeva una molto maggiore dedizione) e le sue scelte venivano fatte anche per motivi irrazionali, extrascientifici, a volte apertamente socio-politici: non era più un mostro sacro, obiettivo, neutrale, le cui scelte erano perfettamente razionali e quindi comprensibili solo da una logica interna riservata agli specialisti. Oggi giorno ci pare del tutto naturale, anzi quasi ovvia, la tesi che, pur essendo innegabile l’attuale successo della scienza, nel suo processo storico essa sia stata influenzata dalla società, dai suoi bisogni: un’altra storia, un’altra società avrebbero prodotto un’altra scienza, anch’essa capace di spiegare i fenomeni ritenuti essenziali da quell’altra società.

Ma allora non fu affatto così: la reazione di gran parte dell’establishment accademico fu furiosa: i più famosi e i più autorevoli commentatori italiani (Lucio Colletti, Giorgio Bocca) trovarono la tesi della non neutralità della scienza completamente intollerabile e cercarono di smontarla con una serie di banalità impressionanti del tipo “i corpi cadono nello stesso modo sotto l’azione della forza di gravità nei paesi socialisti e nei paesi capitalisti”, che ovviamente non coglievano assolutamente il punto. Anche se Giuseppe Barletta in “Marxismo e teoria della scienza” accusava in maniera ridicola e incomprensibile gli autori di essere degli stalinisti (“allo zdanovismo riduttivo e sillogistico di Cini e della sua équipe, Colletti è sembrato quasi costretto ad opporre la tesi, non più sostenuta neppure da alcun avveduto neopositivista della neutralità della scienza”) l’accusa principale era di aver ferito il prestigio della scienza: gli autori furono essere accusati di essere luddisti e Marcello Cini fu messo nella lista dei “Cattivi Maestri” da Bocca, come responsabile ultimo di nefaste tendenze antiscientifiche e derive irrazionali.

In realtà oggi a tanti anni di distanza sembra vero tutto il contrario: ci sono forti tendenze antiscientifiche nella società attuale, il prestigio della Scienza e la fiducia in essa stanno diminuendo velocemente, le pratiche astrologiche, omeopatiche e antiscientifiche si diffondono largamente insieme a un vorace consumismo tecnologico e fideismo nella tecnologia; ma questa sfiducia di massa nella scienza è dovuta anche al fatto che la scienza insiste a presentarsi come superiore al gioco delle parti e in un certo senso sapienza assoluta, rispetto agli altri saperi opinabili, quando in realtà non lo è affatto. Proprio il rifiuto caparbio di non accettare la propria non-neutralità indebolisce il prestigio degli scienziati che sbandierano un’obiettività che non è autentica, davanti a un’opinione pubblica che in qualche modo ne avverte la parzialità di vedute e i limiti. Il rischio dello scientismo, si leggenell’Ape e l’architetto, è “di aspettarsi troppo dalla scienza, la si concepisce come una superiore stregoneria, e perciò non si riesce a valutare realisticamente ciò che di concreto la scienza offre.” Il risultato è che chi scienziato non è si mette in una posizione irrazionale di fronte a una scienza intesa come magia inaccessibile, destinato ad essere deluso e quindi a preferire altre speranze irrazionali (tema ripreso da Marco d’Eramo nel suo Lo Sciamano in Elicottero).

 

Il ruolo sociale della scienza.

Come abbiamo già detto, oltre a considerare l’influenza dei rapporti sociali ed economici sull’operare scientifico, era necessario inversamente tener conto del ruolo delle scienze nella società e nell’economia: bisognava cioè chiarire i nessi tra scienza e i rapporti sociali di produzione nella società capitalistica avanzata, e anche i rapporti tra scienza pura, scienza applicata e apparato produttivo. L’Ape e l’architetto affronta in dettaglio questo compito, sottolineando comunque che tutte queste distinzioni, parzialmente convenzionali, rientrano nell’ambito di uno stesso processo. La scienza pura, avvertivano gli autori, non solo fornisce alla scienza applicata le conoscenze necessarie per potersi sviluppare (linguaggi, metafore, quadri concettuali), ma ha anche un ruolo più nascosto e non meno importante. Le attività scientifiche funzionano infatti anche come un gigantesco circuito di collaudo di prodotti tecnologici e di stimolo al consumo di beni ad alta tecnologia avanzata; inoltre i grandi laboratori rappresentano “un terreno sperimentale ideale di controllo e gestione di una complessa organizzazione produttiva integrata, che impiega manodopera estremamente specializzata e di altissimo livello tecnico.”.

Queste osservazioni all’epoca facevano scalpore e sembravano ideologiche, di parte, ma attualmente appaiono incontestabili, quasi scontate: basta pensare al gran numero di prodotti che sono stati prima testati nella ricerca avanzata, venduti in questo settore per ammortizzare i costi di ricerca e sviluppo, e poi passati alla produzione e al consumo di massa, (per esempio i sensori per la macchine fotografiche, utilizzati inizialmente dagli astronomi). I grossi centri di ricerca (il CERN di Ginevra al livello mondiale, i Laboratori Nazionali di Frascati al livello italiano) hanno avuto un ruolo decisivo nella creazione di reti di calcolatori, di internet, del linguaggio HTLM che è alla base del World Wide Web; infatti, come è stato ripetuto innumerevoli volte sulla stampa, il linguaggio HTLM è nato al CERN per soddisfare esigenze della comunità scientifica.

Rileggendo queste pagine a distanza di tempo colpisce il coraggio degli autori che demolendo, fatti alla mano, il pregiudizio della neutralità della scienza, si sono trovati a combattere su due fronti con le due correnti più potenti dell’intellighenzia dell’epoca, attirandosi l’accusa di antiscientismo sia da parte degli antimarxisti, per ovvi motivi, che dei marxisti ortodossi, preoccupati, questi ultimi, di veder messo in discussione, in prospettiva, il preteso carattere “scientifico” del loro materialismo dogmatico. Ma colpisce anche la capacità degli autori di cogliere precocemente alcune tendenze generali che all’epoca erano presenti soltanto in nuce: già allora davano infatti un peso importante a un fenomeno che era ancora agli inizi, ma che adesso salta agli occhi: il progressivo trasformarsi dell’informazione in merce, anzi nella più importante delle merci. L’informazione, come la conoscenza, è una merce molto diversa dalle altre: per bloccarne la libera diffusione e aumentarne il valore di scambio vengono istituiti brevetti, licenze e copyright. Il ruolo centrale dell’informazione è talmente rilevante nell’economia della società odierna che spesso viene chiamata la società dell’informazione (molte pagine del recente libro di Balducci e Cini “Lo spettro del capitale” sono dedicate ad uno studio che espande e sviluppa questi temi già presenti ne L’ape e l’architetto).

A distanza di tanti anni dalla sua uscita, dunque, L’ape e l’architetto risulta un libro che ha aperto una strada, negli studi di filosofia e di storia della scienza, e a cui la storia ha dato per molti versi ragione, tanto che molte delle osservazioni dirompenti di allora sono entrate nel senso comune. E come tutti i libri che hanno fatto epoca, permette di ritrovare, anche nelle sue parti più datate, che oggi non ci sarebbe bisogno di scrivere, ma allora erano cruciali, il sapore preciso di un periodo del passato e delle sue tensioni intellettuali. Da questo punto di vista è diventato un classico, che per essere inteso pienamente ha bisogno di essere contestualizzato e ricollocato nel suo tempo.

D’altra parte questo libro ancora oggi ci apre una serie di scoperte: le citazioni di Marx e di autori marxisti ormai non hanno più la funzione di smentire una corporazione di custodi dell’ortodossia in favore del marxismo autentico, ma hanno l’effetto di far conoscere ai lettori pagine dimenticate di sorprendente apertura, modernità e lucidità di un pensiero oggi emarginato e ignorato dalla cultura dominante.

E soprattutto L’Ape e l’Architetto comunica – e anche questa è una scoperta – l’attualità e la tenuta di un metodo critico – in questo caso di critica della scienza – che nella sua determinazione ad attenersi a un’analisi rigorosa dei fatti sa essere insieme scientifico e marxiano, nel senso migliore di entrambi i termini: fedele al metodo scientifico per quanto è possibile nelle scienze umane, dove i fenomeni da osservare non sono matematizzabili, e marxiano nell’attenzione alla base sociale ed economica di ogni agire umano, e nella consapevolezza che nessuna costruzione umana, scienza compresa, può essere sottratta alla storia.

È un metodo che ha tuttora molto da insegnare a chi, oggi come allora, da scienziato o da storico, o l’uno e l’altro insieme, lavora con gli strumenti dell’analisi critica a comprendere la propria epoca e a demolire i pregiudizi che di volta in volta ne ostacolano l’intelligenza.

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Comments

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Paolo Selmi
Sunday, 17 October 2021 13:09
Ciao Giulio,
ti rispondo da qui perché l'ultima volta che ti ho letto ero su un cellulare e ho rinunciato quando l'impaginazione mostrava una lettera per riga, li ho proprio gettato la spugna!

Una preghiera, poco metafisica e molto operativa... restiamo sul pezzo, per favore. Autarchia fu. Non hai neanche idea dei miliardi di dollari in valore attuale investiti dai sovietici da Yan'an in poi per far prima parlare Mao da piazza Tian'an men il 1 ottobre 1949, poi per far partire un primo piano quinquennale che non fosse una presa in giro, poi per realizzarlo. Ancora nel 1962, mentre Mao era già 4 anni che gli spandeva merda addosso, tecnici sovietici, consiglieri militari sovietici, aziende sovietiche, capitali sovietici, lavoravano in Cina come se nulla fosse. Gli ultimi uscirono alla fine di quell'anno, consapevoli di aver buttato nel cesso anni di investimenti per colpa di uno che pensava di costruire il comunismo, neanche il socialismo, il comunismo!, facendo un altoforno in ogni villaggio contadino (ma ipocrita abbastanza da non applicare questo metodo a tutto il complesso militare industriale, visto che all'epoca non era possibile fare un minireattore in ogni villaggio). Autarchia non vuol dire isolamento, se ti riferisci ai tour promozionali di Zhou Enlai in Africa, al finanziamento dell'Albania e di tutti i gruppi antisovietici maoisti nel mondo, fino ai soldi americani tra un colpo di ping pong e l'altro, in cambio del transito del canale CIA, oltre che del finanziamento diretto, dei mujaheddin in Afghanistan, e di una base radio CIA in Mongolia interna, operativa fino a fine anni Ottanta, in grado di captare tutti i segnali del nemico dall'altra parte dell'Amur (ah dimenticavo la guerra di aggressione... problema risolto oggi dall'acquisto a tocchi grossi come province dell'intera Siberia... altro che Amur riva destra riva sinistra isolotti). Restiamo sul pezzo altrimenti finiamo come in quelle riunioni dove si parte col primo punto, si parla di altre diecimila cose, e ci si saluta senza aver risolto il primo punto.

In realtà, Giulio, ho risposto a Carlo. Tra un po' andranno sulla luna grazie a una tecnologia autoctona che si è abbeverata fino a ieri alla scienza sovietica, alla sua tecnologia aerospaziale, e a quanto pare finirà il lavoro nei prossimi anni quando faranno insieme una ISS staccata dalla attuale, ormai giunta a fine corsa e sempre a quanto pare non più rinnovata dai russi (e mai dai cinesi! a proposito di autarchia...), e allora acquisiranno TUTTA la tecnologia necessaria a lunghe permanenze nello spazio (è di questi giorni il lancio della missione che durerà sei mesi nella loro stazione). Non ci andranno, quindi, sviluppando una giunca del 1300 e aggiungendoci due ali e i motori a stadi... e neppure quanto elaborato dal nazionalismo visionario di certi disegnatori giapponesi che immaginarono la loro Yamato nello spazio... bellissima, tra l'altro. Epperò Shenzhou 神舟 vuol dire proprio Nave Divina, Nave dello Spirito... segno, tra l'altro, che sono un po' lontani i tempi da quando lanciarono il loro satellite Dongfang hong, sempre negli anni della Rivoluzione Culturale (24 aprile 1970), con incorporata la canzoncina Dongfang hong (l'oriente è rosso)... La giunca ritorna dalla finestra, anche nelle più tecnologiche delle scoperte...

Provocazione a parte, ora che la padroneggiano, i cinesi ragionano sulla tecnologia occidentale come mera appendice meccanica basata su fenomeni che possono essere benissimo incorporati sulla propria visione del mondo. Questo è quello che l'occidente non vuole vedere. Lo stesso fanno gli indiani.

In altre parole, non solo il substrato culturale che ha nella formuletta yinyangwuxing (阴阳五星, yin yang e cinque elementi) l'aspetto più evidente e appariscente per l'occidente
- NON E' stato gettato nella pattumiera della storia
- NON E' stato ridotto a fenomeno folcloristico a uso e consumo delle proloco locali
- NON E' un semplice addobbo, tipo "la vera medicina è questa... poi se volte c'è anche quest'altra cosa qui"
- NON E' stato ridotto neppure a superstizione che, in Cina, ha vita breve (Fa Lun Gong docet) e non peraltro, ma nel momento in cui il problema escatologico ha già delle risposte tradizionali (cui si aggiunge anche il contributo giudaico-cristiano degli imperialisti stranieri depotenziato, ridotto e trasformato in Chiesa patriottica) completamente addomesticate al potere dominante, qualsiasi altra contaminazione eretica è potenzialmente pericolosa e quindi estirpata alla radice;
nulla di questo, bensì è avvenuto l'opposto
- la scienza tradizionale è stata SISTEMATIZZATA E DIVENUTA OGGETTO DI STUDIO NELLE FACOLTA' STATALI (oltre che private);
- tali facoltà hanno dipartimenti di ricerca che lavorano
1. sullo sviluppo dei principi della scienza tradizionale: vedansi per esempio gli studi sul trasferimento di Qi da un corpo a un altro, e non più solo sull'autoterapia del paziente affetto tramite la pratica di discipline e metodi atti a ripristinare i valori sballati nel suo corpo, ovviando così a un limite oggettivo della medicina tradizionale dato dai tempi lunghi di una pratica che, nel corpo del paziente, parte dal nulla, oltre che dal fatto che la malattia nel paziente possa essere già in uno stadio avanzato che gli impedisce di poter alzarsi dal letto e praticare gli esercizi quotidianamente richiesti;
2. sull'elaborazione di tecnologie in grado di accelerare i principi costruiti sulle basi scientifiche tradizionali, costruendo dispositivi in grado di accelerare i tempi di azione sui meridiani e sui punti di azione dell'agopuntura (di cui la moxibustione è già, a ben vedere, un'accelerazione)
3. sull'incorporazione della tecnologia occidentale entro il quadro scientifico tradizionale cinese, esteso a criterio e metodo ontologico, gnoseologico e scientifico in particolare. Quello che facciamo fatica noi occidentali a capire è che non si tratta di un'interpretazione filosofica, di una critica filosofica alla scienza, ma di un modo di procedere scientificamente alla ricerca e allo sviluppo del sapere umano, ivi compreso quello che noi occidentali releghiamo nelle diverse categorie che ci siamo costruiti (ontologia, gnoseologia, "scienza" con tutte le discipline costruite come tanti supercondomini uno a fianco all'altro).
4. in questo contesto, il saggio che ti ho proposto su meccanica quantistica e dinamica yin e yang non è fattto per legittimare la seconda agli occhi di occidentali scettici. Forse non è chiaro che a un miliardo e mezzo di persone non interessa nulla che il resto del mondo riconosca la validità scientifica del loro approccio alla scienza. Anzi, la tendenza è proprio quella opposta: il problema è ormai superato e voi, occidente, siete arrivati a conclusioni a cui noi eravamo già arrivati da millenni.

La Cina va per la sua strada. L'India pure. Non hanno più bisogno di spiegare niente a nessuno, e cominciano già a togliersi qualche soddisfazione. Le scoperte nell'infinitamente grande e nell'infinitamente piccolo, oltre che nelle architetture di tecnologie avanzate già oggi concepite su presupposti diversi, come si accenna già nelle pubblicazioni che ti ho proposto, e che richiedono un po' più di tempo nella lettura e nell'approfondimento di quello che gli abbiamo riservato, stanno sempre più muovendosi su canali che non riconosciamo, che facciamo finta di non vedere. E che non capiremo. Faremo la fine di quel missionario tedesco citato da Marx, che si lamentava dei sommovimenti in corso nel Celeste Impero e, rientrato, se li ritrovava qui...

Può darsi che il socialismo cinese assomigli a quello europeo come la filosofia cinese all'hegelismo. Ma qualunque sia la sua forma, possiamo rallegrarci del fatto che l'impero più antico e solido del mondo in otto anni sia stato condotto dalle balle di cotone della borghesia inglese ad una imminente convulsione sociale che in qualsiasi caso, dovrà avere enormi conseguenze per la civilizzazione. E, quando i reazionari europei, nella loro imminente fuga verso l'Asia, giungeranno dinnanzi alla Grande muraglia cinese, alle porte della roccaforte della reazione e del conservatorismo, chissà che lì non si trovino a leggere:
République chinoise
Liberté, Egalité, Fraternité


(Der chinesische Sozialismus mag sich nun freilich zum europäischen verhalten wie die chinesische Philosophie zur Hegelschen. Es ist aber immer ein ergötzliches Faktum, daß das älteste und unerschütterlichste Reich der Erde durch die Kattunhallen der englischen Bourgeois in acht Jahren an den Vorabend einer gesellschaftlichen Umwälzung gebracht worden ist, die jedenfalls die bedeutendsten Resultate für die Zivilisation haben muß. Wenn unsere europäischen Reaktionäre auf ihrer demnächst bevorstehenden Flucht durch Asien endlich an der chinesischen Mauer ankommen, an den Pforten, die zu dem Hort der Urreaktion und des Urkonservatismus führen, wer weiß, ob sie nicht darauf die Überschrift lesen:

République chinoise
Liberté, Egalité, Fraternité

Karl Marx, “Revue”, Neue Rheinische Zeitung. Politisch-ökonomische Revue, Zweites Heft, Februar 1850, in Werke, Op. Cit., Band 7, 5. Auflage 1973, unveränderter Nachdruck der 1. Auflage 1960, Berlin/DDR, pp. 221-222)

Scappo, perdonami, anche se l'argomento è estremamente stimolante e mi ha dato modo di riprendere alcune cose su cui non ragionavo da almeno sette anni, non avrò più occasione di replicare sull'argomento. Ho i miei profsojuz che mi aspettano e l'intervento del compagno Michail Pavlovič Tomskij al Congresso del 1925 sta andando un po' troppo per le lunghe... sembra quasi una relazione del buon Fidel! Ora con la scusa di portargli un bicchiere d'acqua gli sussurro di avere pietà della platea e, soprattutto, di un povero scribacchino che sta traducendo indegnamente nella lingua di Dante, tra un contaner e un pallet aereo, le parti salienti del suo discorso. Partirà sicuramente con un pistolotto sull'emulazione socialista e su 2+2 che può fare anche 5. E avrà ragione anche in quel caso.

Buona domenica.
Paolo
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Giulio Bonali
Sunday, 17 October 2021 22:06
So benissimo quanto l' URSS, a partire dal tempo di Stalin, abbia aiutato la Cina Popolare.
Ma so anche benissimo che l' URSS di Kruscev tagliò unilateralmente di punto in bianco ogni aiuto e assistenza ritirando i numerosi tecnici che vi aveva inviato; mi par di ricordare fossse il 1959 o il 1960; ma se anche fosse stato il 1962 la sostanza dei fatti non cambierebbe).

Le porcherie che hanno fatto i maoisti al potere in Cina successivamente contro l' URSS e contro il movimento operaio e comunista internazionale non giustificano affatto "retroattivamente" quello che Kruscev fece in precedenza (e che non mi sono mai sognato di negarle, ma non c' entrano per niente con una pretesa autarchia.

A non restare "sul pezzo" mi pare sia proprio tu, parlando delle grandi conquiste della scienza cinese (che malgrado i nomi poetici dati a vari marchingegni tecnici inulla ha a che vedere con l' agopuntura e la medicina tradizionale mandarina) e della tecnica dell' esplorazione spaziale cinese: non é che perché hanno chiamato "nave divina" anziché "Ottobre rosso" un loro missile o una loro stazione spaziale hanno compiuto queste realizzazione in base alle teorie tradizionali tipo Ying e yang!
Che i dirigenti del PC Cinese inquadrino la scienza in un' interpretazione filosofica generale mi sembra ovvio e lodevole (dsicutibile é casomai il COME lo fanno); ma anche questo é ben altra cosa che (pretendere di) mettere le credenze tradizionali del loro paese alla pari con le teorie scientifiche moderne.

Idem per quanto riguarda il non gettare nella pattumiera la grande cultura del passato per il fatto che é stata ampiamente -e "fisiologicamente"!- superata dalla scienza moderna in importanti e fondamentali aspetti (ma non certo in toto!): se così fosse, per noi Italiani Dante (se non tutto, per lo meno la Divina commedia; ma scusa se é poco!) sarebbe qualcosa di cui disfarsi al più presto!

Nella misura in cui in Cina si studia scientificamente la medicina tradizionale, distinguendo al massimo possibile effetti placebo ed effetti causalmente conseguenti le terapie e cercando di dare spiegazioni empiriche rigorose alle credenze empiriche "grossolane" (absit iniuria verbis: non rigorosamente testate), non si tratta che di un' integrazione-superamento della medicina tradizionale stessa -limitatamente a ciò che ha di valido!- nella medicina scientifica moderna, esattamente come accaduto alla medicina tradizionale occidentale (altro -se così non é- non so dire perché non dispongo delle conoscenze necessarie per esprimermi in proposito).

Scusami, ma francamente che le teorie tradizionali del Ying e yang abbiano preceduto, come conquiste teoriche (scientifiche; e "da millenni"!) la meccanica quantistica mi sembra proprio una solenne castroneria!

La citazione di Marx non vedo cosa ci azzecchi nella questione di cui discutiamo.

Buona vita anche a te!
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Paolo Selmi
Sunday, 17 October 2021 23:12
Caro Giulio,

non devi "spiegarlo" a me, che faccio mio il moto di Jannacci ripreso da Rossi "Che senso ha viver da malati per poi morire sani"... e preferisco gnocco fritto e lambrusco a riso e verdure saltate, ma a un miliardo e mezzo di cinesi, più altri 500 milioni di estremo-orientali facciamo due miliardi abbondanti, di cui qualche milione di scienziati pronti a sostenere convintamente il contrario di quello che dici tu, e con te la scienza occidentale. Tu la chiami "grande cultura del passato"... per loro, oltre a quello è la scienza del presente. Tu le chiami castronerie, loro le chiamano scoperte. Tu non so come chiami le capriole ideologiche con cui giustificano il loro turbocapitalismo, loro li chiamano "importanti contributi e sviluppi al marxismo"... tout se tient.

Idem su chi ha staccato la spina a chi fra URSS e RPC. Stalin muore nel 53. Il primo piano quinquennale cinese va dal 1953 al 1957 e fu realizzato grazie a Chruščev. La storia non è proprio così semplice, con uno Stalin che attacca e un Chruščev che stacca. anzi. Il maggior biografo di Mao, il russo Pancov, ricercatore sia su fonti cinesi che archivi sovietici si soffermò molto su questo punto.
Ti rimando brevemente a questo mio lavoro:
https://www.academia.edu/6430706/Tovari%C5%A1%C4%8D_Mao_Czedun_construction_and_destruction_of_Maos_image_in_USSR
dove traduco qualche passo dalla sua biografia.

Il dibattito non mi entusiasmava, come in tutte le situazioni in cui volano stracci, ma le carte parlano chiaro: non si stacca la spina a un Paese in cui è da venticinque anni che si investono miliardi di dollari, e che si è appena aiutato a completare il primo piano quinquennale solo per "divergenze politiche".

Non dimenticare che dal 1958 in poi, il "grande balzo in avanti" provocò dai venti (stima su cui concorda ufficialmente il mondo accademico non cinese) ai tredici (stima accettata ufficialmente dal PCC) milioni di morti per fame, oltre a 100 miliardi di yuan bruciati, IL DOPPIO DI QUANTO ERANO RIUSCITI AD ACCUMULARE NEL CORSO DEL PRIMO PIANO QUINQUENNALE.
In politica estera i sovietici, da Nasser a Mao, hanno preso storicamente grandi e deludenti mazzate. E la maggior parte dei soldi prestati non è mai stata restituita.

Nel caso cinese, che senso aveva continuare a investire in un Paese che, in quella fase storica e per motivi che ora sarebbe lungo elencare, aveva deciso di fare a meno di tutto e di tutti? Con un capo che, per giunta, arrivato il 4 agosto 1958 a Mosca mostrava una spavalderia ben diversa dalle altre volte, quando si era trovato con Stalin e aveva dovuto sottostare a continue umiliazioni perché, non sapendo il russo, non lo cagava di striscio nessuno e a lui erano preferiti nelle continuazioni informali degli incontri ufficiali i vecchi compagni che avevano fatto da collegamento per vent'anni fra di loro? E, nel corso di quell'incontro tutt'altro che cordiale, come invece riportato sulla Pravda, aveva gelato il sangue a tutti minacciando l'uso della bomba atomica? Quella stessa atomica che lo stavano aiutando a realizzare?

Ora però chiudo sul serio. Tante buone cose.
Paolo
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Giulio Bonali
Monday, 18 October 2021 08:46
Concordo almeno sul lambrusco -anche se preferisco il gutturnio; ovviamente fermo, anche se per il cattivo gusto prevalente, probabilmente importato dagli USA, almeno nei supermercati é sempre più difficile trovarne che non sia orrendamente frizzante- e il gnocco fritto (come dicono a Reggio; qui a Piacenza si dice "chissolini", a Parma "torta fritta", ma é la stessa cosa. Mi pare probabile che viva in Emilia anche tu).
Sul resto, che tantissimi in Cina e altrove non siano d' accordo con me su tantissime questioni mi sembra ovvio ma non pertinente.

il rapporto di alleanza e gli aiuto sovietici alla Cina erano stati per lo meno decisi, se non anche concretamente iniziati vivente Stalin.
Il motivo della proditoria rottura dell' assistenza stessa da parte di Kruscev fu il fatto che il Partito Comunista e il governo cinesi compirono amcune scelte politiche, come lo sviluppo delle bombe nucleari, in piena autonomia e senza sottostare servilmente alle pretese kruscioviane (quanto sia stata giusta e quasi provvidenziale quella scelta appare oggi, dopo che i nipotini di Krusciov hanno liquidato l' URSS per conto dell' imperialimo USA, di un' evidenza solare).

Il grande balzo fu una delle prime rovinose esperienze compiute nell' ultima fase della via di Mao, dal Prtito corrette e valutate molto negativamente nell' ambito di un' articolato giudizio storico (complessivamente positivo) sul grande timoniere, ben diverso dalla tragicomica e intellettualmente disonesta (pretesa) liquidazione di Stalin compiuta da Kruscev.
Ma ancora una volta: che ci azzecca?
Non eri tu a insitere per non andare fuori tema?

Che la Pravda raccontasse spudorate balle sull' incontro fra i dirigenti del PCUS e Mao mi sembra tipico dello "stile kruscioviano" (per così dire).
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Carlo Tarsitani
Wednesday, 13 October 2021 17:06
Ci si potrebbe porre la seguente domanda: «Se Napoleone avesse vinto a Waterloo il mondo che ci sarebbe stato rappresentato dalla comunità scientifica nei decenni successivi avrebbe potuto essere diverso da quello che poi finì per affermarsi?” Per esempio, per tornare a un esempio citato, il principio di conservazione dell’energia avrebbe potuto essere respinto, in quanto non corrispondente ai bisogni e alle esigenze di una società “napoleonica”? Mi rendo conto che domande sono “esemplari” e, per questo, forse un pochino semplicistiche. Ma le risposte servono per capire meglio. In fondo ci si chiede se siano domande sensate. Tutto qui. Perché, se fossero insensate, molte delle tesi de L’Ape e l’architetto sarebbero anch’esse insensate. Quando si scrive «Oggi giorno ci pare del tutto naturale, anzi quasi ovvia, la tesi che, pur essendo innegabile l’attuale successo della scienza, nel suo processo storico essa sia stata influenzata dalla società, dai suoi bisogni: un’altra storia, un’altra società avrebbero prodotto un’altra scienza, anch’essa capace di spiegare i fenomeni ritenuti essenziali da quell’altra società», si intende comunicare che potrebbe esistere un’altra società con un’altra scienza, che descrive un altro mondo? Non è una forma di re-lativismo o di pluriontologia? Non so, mi sento spaesato.
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Giulio Bonali
Wednesday, 13 October 2021 19:55
Concordo con questa critica.
Inoltre per parte mia, da marxista, trovo, per citare questo stesso articolo del recente premio Nobel, di una "banalità impressionante" -in quanto proposte come pretese "grandi scoperte" degli autori de L' ape e l' architetto- affermazioni quali:
<< “essendo la produzione scientifica un’attività umana particolare e specifica, essa non è comprensibile di per sé, ma solo quando la si analizzi insieme a tutte le attività umane di un dato periodo storico e la si confronti con attività simili di altri periodi storici. In altre parole, anche la scienza diviene comprensibile solo se riferita alla totalità dell’operare degli uomini. (…) La scienza nella sua realtà concreta non ci è data immediatamente, ma solo dopo un lungo lavoro di analisi.”>>.
Oppure:
<>.
Infatti questo ci era stato insegnatoben più di un secolo prima dalla scenza umana del materialismo storico, che non i suoi pretesi epigoni più o meno "stalinisti" ma invece i suoi fondatori Marx ed Engels consideravano parte integrante e irrinunciabile di quello che di nuovo non i suoi pretesi epigoni più o meno "stalinisti" ma invece i suoi fondatori Marx ed Engels chiamavano, senza alcuna presunzione scientistica, "socialismo scientifico".
Ma da tutt ciò consegue non affatto che non l' osservazione empirica della realtà oggettiva bensì le esigenze delle classi di volta in volta dominanti sarebero i criteri dirimenti i problemi e i dilemmi scientifici, che ciò che la scienza teorizza sarebbe dettato dalle esigenze delle classi sociali di volta in volta dominanti e non dalle verifiche-falsificazioni empiriche e dal ragionamento logico ad esse ancorato.
E se criterio decisivo delle verità scientifiche non é ciò che più o meno conviene al contesto sociale che ne condiziona lo sviluppo ma invece il confronto empirico con la realtà oggettiva, allora avevano perfettamente ragione i "marxisti ortodossi", sovietici o meno, nel sostenere che <> ["non storicamente" da intendersi correttamente nel senso di "non secondo gli interessi sociali di volta in volta storicamente dominanti" e non invece in quello ovvio e banalissimo di già intrinsecamente compreso nel concetto dinamico e diacronico stesso di "sviluppo", come maliziosamente qui si tende ad insinuare, N.d.R.].

Confondere la non neutralità delle applicazioni tecniche (che oggi é di moda dire, ma impropriamente, "tecnologiche") della scienza teorica pura ("cose" non seprate nella realtà, ma necessariamente da distinguere anliticamente nella teoria se non si vuole cadre nella notte hegeliana in cui tutte le vacche sembrano scure), la non neuralità degli scienziati come individui e come groppo sociale, la non neutralità delle "considerazioni filosofiche a contorno" delle varie soperte scientifiche spesso di fatto divulgate da esimi scienziati come ideologia al servixzio del potere, ecc. con una pretesa "non neutralità" delle teorie scientifiche che non ha senso (la questione sensata é se siano oggttive o soggettive e non se siano neutrali o meno), serve solo a suggerirne in realtà la non oggettività.
E questo per me é irrazionalismo reazionario e antiscientifico.
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Paolo Selmi
Wednesday, 13 October 2021 19:07
Ciao Carlo!

se tu sei spaseato io sono spaesatissimo... ogni tanto penso che avrei dovuto fare una bella facoltà tranquilla, tipo Ingegneria, dove 2+2=4.. e basta! E sotto che altrimenti non passi Analisi 1 e non vai avanti, mannaggia a te! E invece a 19 anni son finito nel peggiore dei posti... quello che una certezza, una soltanto! porca miseria, manco a morire! E il bello è che ci son finito volontariamente, quindi a chi è causa del suo mal... non gli resta che ridere!

Re.Fil.A.O. (religioni e filosofia dell'asia orientale)... monografico sullo sciamanesimo in Giappone, da Maraini (padre) alle ricerche sul campo del mio prof. Può una "crisi schizofrenica controllata" essere considerata "scienza"? E non la scienza dei poveri, quale poteva essere il RI-MORSO della taranta/tarantola così caro a De Martino... ma la scienza del Giappone ricco, opulento e ipertecnologico?

Provocazione... basta, poi Paolo sei comunista, ecchè diamine! Un po' di contegno, se non riesci proprio a fare il materialista. Ecco, bravo, il terzo anno inizia anche cinese che ti può fare solo bene.

E affianco al giapponese anche il cinese. E il lettore che si sforzava di farci pronunciare i quattro toni del mandarino con cori collettivi che neanche Wembley dei tempi d'oro faceva così tanto casino... ci raccontava che in Cina esistevano (esistono) due scienze:
zhong yi 中医, la medicina cinese
xi yi 西医, la medicina occidentale

e ci invitava alle lezioni di qigong (气功) che teneva in una palestra comunale di Mestre. Neanche Taiji quan (太极拳), quello dei vecchietti al parco.. proprio Qigong! Dove a un certo punto fisicamente non muovi niente ma mentalmente muovi tutto! Fino che, dopo un quarto d'ora che siam tutti lì a occhi semichiusi, dice... "ora aprite terzo occhio"... e lì ho capito di esser finito dalla padella alla brace. E quando mi ha detto che i medici che seguivano la xi yi lo avevano dato per spacciato per un tumore allo stomaco e lui invece riusciva a tenerlo sotto controllo canalizzando il qi, ovvero l'energia vitale.. ho gettato la spugna!

I russi hanno preso la medicina cinese MOLTO sul serio e cercano di creare ponti fra le due medicine. Su siti come questo, per esempio:
http://zhongyi-practice.org/
o creando strumenti per misurare il qi, esperimenti di trasmissione di qi su ratti da laboratorio, o macchinari che sfruttano i punti della moxibustione e dell'agopuntura aggiungendo, così un "tocco di elettricità" al tutto, di tutto di più... la butto sul ridere ma davvero, avendo fatto 7 anni di judo agonistico + 4 di Giappone e Cina studiati + 7 abbondanti di Cina in Italia... sento che i russi su questo sono pionieri e hanno un coraggio ammirevole, cosa che i nostri non hanno... specialmente ora che la "scienza" è una e indivisibile, la NOSTRA!

Arriviamo infine in India... già, perché pensai bene, giusto per darmi il colpo di grazia da solo, di fare il terzo anno anche un esame di Re.Fil.India... troppa libertà nel piano di studi, mannaggia a me! Ebbene, prima lezione con Filippi... il karma, radice "kr" sanscrito "creare"... è alla base della scienza vedica! Basta! Game over e senza gettoni. Non ti tedio sulla teoria del karma che si propaga nell'universo come il sasso gettato nello stagno e poi ti ritorna indietro come l'onda dopo che ha toccato la riva, non ti tedio su come si può bruciare il karma per ottenere la liberazione dal ciclo delle rinascite, e quindi su come l'idea di vita nella scienza vedica sia diversa ancora da quella cinese e quella occidentale, ma ti faccio solo questo esempio. Ero abbastanza diretto nelle domande, anche perché "ora o mai più" (... e infatti ho fatto bene perché son finito a correr dietro ai container e ai pallet aerei...)
Domanda: Professore, ma come vedono gli indiani allora l'aborto? Come influisce negativamente il karma di chi abortisce, volontariamente o involontariamente (perché comunque uccidi una vita...)?
Risposta: da 0 a x mesi il feto non ha ancora formato questo questo e quest'altro ed è considerato un minerale, poi da x a y un vegetale perché ha formato questo e quest'altro, quindi da y a z un animale perché ha anche questo e da z alla nascita un uomo. L'effetto karmico negativo della gravidanza è valutato in base alla datazione della fine della gravidanza stessa.
E ogni lezione era così... un mal di testa ogni volta che uscivo.

E paradossalmente, mi accorgevo che man mano che mi scoppiava la testa mi rendevo conto di come anche la nostra "scienza" fosse socialmente e storicamente determinata assai più di quanto lo avessi creduto. E questo vale oggi ancor più di ieri, quando pensiamo che una multinazionale che fino all'altro ieri faceva i miliardi col viagra e ora li fa con una cosa che chiama "vaccino" dopo aver fatto cambiare la definizione alla FDA, sia depositaria sull'argomento dell'unico sapere possibile.

Scappo che ho ancora due dogane da fare. Volevo solo condividere un po' di "spaesamento"...

Ciao
paolo
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Carlo Tarsitani
Friday, 15 October 2021 10:45
Non so se ci si rende conto che negli interventi precedenti si parla dell'oggettività della conoscenza scientifica. Sappiamo qualcosa del "mondo"? Abbiamo assistito, nella storia della scienza, a una crescita della conoscenza del mondo? Infatti sorge subito la questione: la scienza cinese e la scienza indiana evolvono? Ci sono "rivoluzioni scientifiche"? O dicono sempre le stesse cose? Per me è valida una nozione di "progresso" come crescita, approfondimento delle conoscenze scientifiche.
Sul mondo ne sappiamo di più e meglio che un secolo fa. E non mi riferisco ai "fenomeni", ma soprattutto alle teorie. Chi lo nega si faccia avanti senza ambiguità. Il fatto che da maggiori conoscenze derivi uno sviluppo tecnologico (e che questo possa essere "orientato" da particolari interessi produttivi) mi sembra una banalità su cui non vale la pena discutere.
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Giulio Bonali
Friday, 15 October 2021 15:20
Concordo in pieno (e non comprendo l' accenno polemico -inidistintamente- agli "interventi pecedenti": il mio mi sembrava inequivocabilmente per l' oggettività della scienza, cioé in totale accordo circa il fatto che, progredendo, le scienze ci fanno conoscere tendenzialmente sempre di più e meglio il mondo oggettivamete reale e non teorie soggettivamente condizionate se non, al limite, nei loro limiti; mi scuso per il gioco di parole: oggi ne sappiamo più di ieri e con ogni verosimilglianza meno di domani).
Mi sembra inoltre di avere stimatizzato anch' io (nei limiti delle mie conoscenze e delle mie capacità, ovviamente, ma senza ambiguità) la banalità -o meglio: l' ovvietà, la risaputezza- del fatto che da maggiori conoscenze derivi uno sviluppo tecnologico e che questo possa essere "orientato" da particolari interessi produttivi; e inoltre l' ambiguità del concetto di pretesa "non neutralità della scienza" (casomai delle tecniche, dei ricercatori come ceto oggi per lo meno quasi perfettamente integrato nel blocco sociale dominante, della "filosofia al contorno", quella de L' ape a l' architetto compresa, che spesso e volentieri -anzi: oggi di regola- altro non é che mera ideologia più o meno reazionaria, irrazionalistica e relativistica al servizio delle classi dominanti): concetto non pertinente col quale si si tende subdolamente a suggerire una pretesa non oggettività della scienza stessa.
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Paolo Selmi
Friday, 15 October 2021 14:23
Concludendo quindi quanto sotto, e parzialmente rispondendo al tuo quesito (perché gli orientali sono "diretti" solo se li fai uscire dai gangheri) un cinese ti risponderebbe, riguardo per esempio alla medicina,

PER ALCUNE MALATTIE prendiamo atto dell'innegabile progresso tecnologico occidentale, lo studiamo e lo facciamo nostro fino a far meglio di loro,

PER ALTRE è più valida la nostra.

PER ALTRE ANCORA, van bene insieme (ebony and ivory...uguale!) . Ecco allora che invece di imbottirti prima di un'operazione, l'anestesista quando può ti infila due aghi in corpo. I MERIDIANI (che non sono le vene, non sono le arterie, sono i canali del qi) esistono o no? Per noi non esistono, per i chirurghi cinesi che hanno studiato la medicina occidentale si, e nella loro squadra gli anestesisti li aprono e chiudono che è un piacere...

I cinesi non andranno sulla Luna tra qualche anno grazie allo sviluppo delle tecnologie di navigazione autoctone, aggiungendo un paio di ali e due propulsori a stadi gentilmente offerti dai russi a fianco. Ma la tecnologia è solo una parte della scienza. Così almeno si pensa da una certa longitudine in là.

Finita la pausa (pranzo), gabbato lo santo
ciao
paolo
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Giulio Bonali
Friday, 15 October 2021 15:39
La medicina é sempre stata una scienza "di confine", tendenzialmente sempre più naturale con il suo progredire, ma in parte umana (e in qualche misura probabilmente rimarrà insuperabilmente tale, come tende a suggerire, per esempio, la non trascurabiltà degli effetti placebo).
Una certa empiria grossolanamente evidente o spicciola (non rigorosamente validata sperimentalmente, almeno dapprima) l' ha sempre caratterizzata, se non altro per l' estrema complessità dei suoi oggetti di studio che si prestano a precise misure e ad esperimenti cruciali o dirimenti tendenzialmente molto, ma meno che la fisica o la chimica; per non parlare degli invalicabili limiti etici ad ogni ammissibile sperimentazione umana.
Ma il suo progresso tende a renderla sempre più rigorosamente sperimentale: empricamente si é scoperto che la digitale per lo più beneficava i cardiopatici, poi si sono compresi i meccanismi molecolari della sua azione; empiricamente si é scoperto che la reserpina tende ad abbassare la pressione arteriosa, poi si sono scoperti i recettori di membrana e i meccanismi molecolari che mediano la sua azione sul sistema nervoso autonomo, ecc..
Queste considerazioni di storia della scienza medica consentono di comprendere come possa funzionale la medicina cinese in generale e l' agopuntira in particolare, a cominciare dall' effetto placebo, che é particolarmente vistoso ed efficace in campo analgesico, per finire con il ragionevolmente ipoizzabile "sottostare" all' efficacia "a spanne" dell' empiria "spicciola" di meccanismi fisiologici potenzialmente rlevabili e misurabili (e, di regola, conseguentemente meglio utilizzabili in pratica) dalla ricerca empirica rigorosa.
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Paolo Selmi
Friday, 15 October 2021 18:24
Caro Giulio,

Grazie per la spiegazione, per questo "ponte" fra Oriente e Occidente. Per quel che posso capirne, qualcosa è indubbiamente effetto placebo, qualcos'altro no. Dopo pochi mesi di Qigong sei già in grado di sentire il qi e muoverlo. Gli esperimenti che citavo inizialmente dei russi sui ratti (che gioco di parole è uscito fuori...) prima e dopo la trasmissione di qi da parte di una persona in grado non solo di canalizzarne il flusso su di sé ma anche sugli altri (a questo punto topi non suggestionabili) me li ha raccontati direttamente il maestro in questione in visita in Italia, quando sette anni fa mi chiamarono a fare da interprete per uno stage di tre giorni che tenevano qui, vicino al lago Maggiore.

C'è dell'altro, quindi. In genere, così si approcciano i cinesi, per le cose spiccie (mal di testa -> OKI) si affidano alla medicina occidentale; per le cose meno spiccie, croniche, si affidano alla loro medicina.

Una scienza, perché per esempio un agopuntore cinese studia nelle università statali 10 anni prima di esercitare, che muove da presupposti RADICALMENTE diversi.

Empirici. Su questo ci metto mani piedi testa e tutto il resto sul fuoco, perché mannaggia la miseria i cinesi, specialmente oggi, sono non come, ma peggio di santommaso, che non ci credono se non ci mettono il naso. vogliono tutto subito e, anche nel caso della medicina tradizionale, che ha tempi MOLTO più lunghi, vogliono la CERTEZZA che funzioni. Quindi funzionare funziona, altrimenti l'avrebbero buttata nella pattumiera della storia insieme ai piedi fasciati e a tante altre più o meno caratteristiche usanze del passato.

Empirico uno empirica l'altra cosa cambia allora?

Tutto il resto...

Può un classico, IL CLASSICO, ovvero lo Yijing, il classico dei mutamenti, condizionare LE RADICI, GLI STRATI PIU' PROFONDI di un modo di pensare? SI. Altrimenti non staremmo qui a parlarne.

Come li muta? Radicalmente. Cambiano le stesse nozioni di causa-effetto, ma anche la stessa nozione di A=A.

ha haaa... beccato! Ma allora come si può chiamare SCIENZA una cosa che neppure A=A? che neppure ti puoi lavare nel fiume una volta sola??? Che entri A ed esci A(x)?

Si può, meglio, loro lo fanno e io non mi sento dio da dirgli non capite una cippa, perché partono da presupposti diversi.

Per esempio, la composizione di Yin e Yang che in questo momento ci attraversano, la quantità di Qi, tutto variabile, tutto in mutamento e, ATTENZIONE! e qui loro ci danno scacco matto (sempre dal LORO punto di vista!)... TUTTO GOVERNABILE E ALLA LUCE DEL SOLE.

PER ESEMPIO, un maggior ruolo del singolo, del PAZIENTE nel guarire:

Non c'è Mamma Ebe, o chi per essa. Non c'è nessuna dominazione carismatica. Non c'è nessuna dipendenza. IO TI DO UN METODO, io ti insegno a LEGGERE IL TUO CORPO-MENTE, poi, ciccio, ti devi tirar fuori da solo.

Gli esercizi di respirazione addominale li devi fare tu. Gli esercizi per aprire le porte e muovere il Qi, o farlo entrare e uscire, li devi fare tu.

E prima cosa, devi completamente ragionare come loro. Non funziona, "ah, si, adesso a occhi semichiusi incrocio la vista al centro della mente e faccio quello che loro chiamano 'aprire terzo occhio'"... no, "aprire terzo occhio" punto e basta. Ma questo vale per tutto, dalle arti marziali all'ikebana. Devi ragionare come uno di loro, devi entrare nella loro OTTICA DI IDEE, nel loro SISTEMA DI PENSIERO.

Altre differenze... che ti riassumo in questo aneddoto. I medici osservano il funzionamento di un uomo SANO e da questa osservazione traggono il regolare, equilibrato, flusso di qi all'interno del suo corpo-mente e fra corpo e ambiente circostante. Questo è il loro modello. La malattia è un DISEQUILIBRIO, un allontanamento da questa condizione di armonia. la terapia: tutto quanto può servire a eliminare squilibri ed eccessi e tornare all'armonia fra i vari elementi.

Riassunto da bar, ma giusto per arrivare all'aneddoto. Passaporto dei gesuiti (euclidei vestiti come dei bonzi ecc.) per la corte imperiale dovevano essere:
- astronomia (per prevenire eclissi e congiunture astrali particolarmente importanti per garantire il potere al Figlio del Cielo tianzi o imperatore)
- anatomia.
Uno dice... la prima la capisco. ma la seconda... insomma, millenni passati anche loro a passarsi a fil di spada, un po' di curiosità non ce l'avevano di vedere nel torbido??? Scienziati come sono???

Ehm.. mi spiace, ma anche con i testi dei gesuiti... l'anatomia restò un argomento tabù. E non per oscurantismo. Ma perché questi "diavoli con la barba" (i gesuiti) NON CAPISCONO! CHE SENSO HA DISSEZIONARE UN MORTO QUANDO IL MODELLO IDEALE per vedere il flusso del qi, l'interazione degli elementi, ecc. E' UNO NON SOLO VIVO, MA SANO?

E quindi la medicina cinese va per la sua strada...

E poi ci sono altre differenze ancora...

Scappo.
Buon fine settimana!

Paolo
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Paolo Selmi
Friday, 15 October 2021 12:34
Ciao Carlo,

Se a un cinese chiedi: "lo ying e lo yang esistono? Esiste il qi?", o chiedi a un indiano: "Esiste il prana?" non è come se chiedessi a un uomo del Libro: "Dio/Yhvh/Allah esiste?"

Non è la stessa cosa. Se vuoi approfondire l'argomento, e hai tempo da dedicare, perché la materia è complessa, il sinologo inglese Joseph Needham (e il collettivo da lui diretto) dedicò la sua intera esistenza alla compilazione di SCIENCE AND CIVILIZATION IN CHINA. Questo è il piano dell'opera:

VOL. I. Introductory Orientations. Joseph Needham, with the research assistance of Wang Ling (1954)
VOL. II. History of Scientific Thought. Joseph Needham, with the research assistance of Wang Ling (1956)
VOL. III. Mathematics and the Sciences of the Heavens and Earth. Joseph Needham, with the research assistance of Wang Ling (1959)
VOL. IV. Physics and Physical Technology.
Pt. 1. Physics. Joseph Needham, with the research assistance of Wang Ling, and the special co-operation of Kenneth Robinson (1962)
Pt. 2. Mechanical Engineering. Joseph Needham, with the collaboration of Wang Ling (1965)
Pt. 3. Civil Engineering and Nautics. Joseph Needham, with the collaboration of Wang Ling and Lu Gwei-djen (1971)
VOL. V. Chemistry and Chemical Technology
Pt. 1. Paper and Printing. Tsien Tsuen-Hsuin (1985)
Pt. 2. Spagyrical Discovery and Invention: Magisteries of Gold and Immortality. Joseph Needham, with the collaboration of Lu Gwei-djen (1974)
Pt. 3. Spagyrical Discovery and Invention: Historical Survey, from Cinnabar Elixirs to Synthetic Insulin. Joseph Needham, with the collaboration of Ho Ping-Yu [Ho Peng-Yoke] and Lu Gwei-djen (1976)
Pt. 4. Spagyrical Discovery and Invention: Apparatus and Theory. Joseph Needham, with the collaboration of Lu Gwei-djen, and a contribution by Nathan Sivin (1980)
Pt. 5. Spagyrical Discovery and Invention: Physiological Alchemy. Joseph Needham, with the collaboration of Lu Gwei-djen (1983)
Pt. 6. Military Technology: Missiles and Sieges. Joseph Needham, Robin D.S. Yates, with the collaboration of Krzysztof Gawlikowski, Edward McEwen and Wang Ling (1994)
Pt. 7. Military Technology: The Gunpowder Epic. Joseph Needham, with the collaboration of Ho Ping-Yu [Ho Peng-Yoke], Lu Gwei-djen and Wang Ling (1987)
Pt. 9. Textile Technology: Spinning and Reeling. Dieter Kuhn (1986)
Pt. 11. Ferrous Metallurgy. Donald B. Wagner (2008) NEW
Pt. 12. Ceramic Technology . Rose Kerr and Nigel Wood, with additional contributions by Ts'ai Mei-fen and Zhang Fukang (2004)
Pt. 13: Mining. Peter Golas (1999)
VOL. VI. Biology and Biological Technology
Pt. 1. Botany. Joseph Needham, with the collaboration of Lu Gwei-djen, and a special contribution by Huang Hsing-Tsung (1986)
Pt. 2. Agriculture. Francesca Bray (1984)
Pt. 3. Agroindustries and Forestry. Christian A. Daniels and Nicholas K. Menzies (1996)
Pt. 4. Traditional Botany: An Ethnographic Approach. Georges Metailie (2015)
Pt. 5. Fermentations and Food Science. H.T. Huang (2000)
Pt. 6. Medicine. Joseph Needham and Lu Gwei-djen, edited by Nathan Sivin (2000)
VOL. VII. The Social Background
Pt. 1. Language and Logic. Christoph Harbsmeier (1998)
Pt. 2. General Conclusions and Reflections. Joseph Needham , edited by Kenneth Girdwood Robinson, with contributions by Ray Huang, and an introduction by Mark Elvin (2004)

Il compagno di una mia carissima allieva, di una vita fa quando insegnavo cinese agli italiani, un ingegnere in pensione che si era buttato sullo studio delle antiche tecniche di navigazione nel mondo, quando non esistevano neppure le carte. E sulla Cina gli avevo passato il volume relativo e lo aveva trovato utilissimo.

Questo, ovviamente, se l'unico riferimento è la lingua di albione.
In russo ti girerei sul Kobzev in 6 Volumi.
Духовная культура Китая: энциклопедия в 6 томах.

In particolare il V volume, che parla proprio di "Scienza, pensiero tecnico e bellico, salute ed educazione"
Том 5: Наука, техническая и военная мысль, здравоохранение и образование.
скрытый текст
Пятый том «Наука, техническая и военная мысль, здравоохранение и образование» энциклопедии «Духовная культура Китая» отличается наибольшей новизной, так как в России до сих пор отсутствовало описание китайской науки в целом и большинства ее отраслей. Он отвечает широте традиционного понимания науки как охватывающей гуманитарные и естественные сферы, практические и псевдонаучные с современной точки зрения дисциплины (например, астрологию, алхимию, геомантию). Подобное понимание науки объединяет ее с философией и религией в синкретическое «учение», что неразрывно связывает данный том с предыдущими. Его архитектоника построена на оригинальном сочетании китайской и западной науковедческих моделей. Общий раздел содержит развернутые теоретические статьи и исторические очерки. В Словарном разделе представлены основные понятия и категории, школы и направления, произведения и персоналии. Справочный раздел включает подробные указатели с иероглификой.

Tra l'altro il Kobzev, attualmente professore associato all'Accademia delle Scienze di Mosca, è stato l'autore di un saggio fondamentale dove differenzia l'evolversi nella Cina antica di una protologica da un pensiero più propriamente analogico, ricostruendo storicamente l'evolversi delle due correnti fino al trionfo del secondo sulla prima. Un lavoro che in occidente si sognano e che il cui studio e applicazione sul "marxismo" di Mao mi ha fruttato un Eccellente nel dottorato di ricerca che vinsi, due vite fa, all'Orientale di Napoli.

Per questo, anche se ho entrambi, ti consiglierei il secondo, più che il primo. Col secondo all'epoca ci scambiammo anche delle mail, subito dopo il dottorato. Mi sembrava giusto ringraziarlo, gli scrissi sull'indirizzo generico dell'Accademia delle Scienze e mi rispose anche, lamentando peraltro che una volta fra noi e loro ci si parlava di più, mentre ora ciascuno va avanti a compartimenti stagni... questo due vite fa. ora è peggio.

In lingue occidentali io ero l'unico che ha tradotto e ragionato sulle sue scoperte. Quindi qualcosa in italiano lo trovi nella mia tesi di dottorato:
https://www.academia.edu/3394081/Il_substrato_confuciano_e_tradizionale_del_marxismo_di_Mao_Zedong
Non prenderla come autopromozione, non me ne frega niente, visto che oggi il mio problema è come posizionare settimana prossima i dieci container che sono saltati questa settimana. Ma almeno, se può essere utile a te o a qualche compagno su come approcciarsi correttamente alle scienze non occidentali, ai presupposti su cui si muovono, alla loro evoluzione storica, vuol dire che quattro anni di studio alzandomi alle cinque, mollando alle sette e mezza, e riprendendo alle otto e mezza di sera dopo il lavoro fino a esaurimento scorte, non li ho proprio buttati nel cesso per niente.

Torno alle mie rogne attuali, grazie di tutto e

Ciao
Paolo
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Carlo Tarsitani
Saturday, 16 October 2021 11:50
Che la bibliografia sulla scienza orientale sia copiosa non mi sorprende. Ma io chiedo quali sono le riveste di ricerca che riportano le ricerche attuali e le scoperte più recenti. Insomma : è una medicina che progredisce, come la nostra, o no? Se sì, quali sono le maggiori scoperte del XX secolo?
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Paolo Selmi
Sunday, 17 October 2021 00:29
Ciao Carlo
Per rispondere alla tua domanda c'è bisogno di fare un passo indietro di due secoli e ricostruire alcuni passaggi, altrimenti perdiamo di vista i termini del problema.

Cina chiusa fino alla guerra dell'oppio. Occidente= gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi ecc ecc. Curiosità speculare alle nostre cineserie di cui i salotti buoni della borghesia europea si riempiva i salotti.

Cina "aperta" a suon di cannonate e ridotta a semicolonia. Houston abbiamo un problema: il nostro mondo perde, soccombe, il loro stravince e domina. come ne usciamo fuori?

I cugini giappi han mollato la katana e si vestono all'europea, andando a studiare nelle università del nemico? Dobbiamo fare così anche noi. E così fu.

Compatrioti, questi ci surclassano perché abbiamo idee sbagliate, superate, oscurantiste, reazionarie. abbasso il vecchio, viva il nuovo. Dobbiamo fare come loro. (una esigua minoranza diceva... il futuro è un mondo senza più né sfruttati né sfruttatori, così dicono i migliori fra quei diavoli con la barba).

Compatrioti, finché non raggiungeremo il loro grado di conoscenza scientifica e tecnologica, il nostro sarà sempre un paese arretrato. Ora però abbiamo un grande fratello maggiore, l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Il futuro è nel socialismo, loro sono l'avanguardia e ci mostrano la via.

FINO A QUI, CARLO, PARLARE DI RINNOVAMENTO DELLA SCIENZA CINESE IN QUALSIASI SENSO E' DIRE UNA BESTIALITA'. PER UN SECOLO ABBONDANTE IL PERCORSO E' STATO DI DISCESA VERSO LA RIPIDA CHINA CHE PORTAVA ALLA PATTUMIERA DELLA STORIA. Ma la Storia riserva sempre sorprese...

Compagni, siam rimasti senza un soldo. Negli ospedali mancano strutture e medicinali, il nostro sistema produttivo fa acqua da tutte le parti dopo che il capo (un certo Mao...) ha rotto col "grande fratello maggiore" (l'URSS, dicevamo... L'autarchia non è stata mai una gran bella mossa). Che facciamo? Cosa diamo ai nostri pazienti? Come li curiamo? Come li operiamo?

Compagni, ho trovato. La nostra medicina tradizionale! Ma sei pazzo??? E' vecchia, gli abbiam sputato sopra fino a ieri... Si... ma NON COSTA NULLA! E L'ABBIAMO GIA' A DISPOSIZIONE! come le abbiam curate le ulcere fino a ieri? e le appendiciti? e i mal di denti? Diremo che è CINESE! Che non abbiamo bisogno degli occidentali! Che anche noi eravamo giunti alle stesse conclusioni, e così faremo ovunque dove potremo farlo. Dove non potremo, andremo avanti a fare come loro e meglio di loro. Dobbiamo tornare a essere una potenza mondiale. Abbiamo l'atomica? Si o no? E allora possiamo avere tutto il resto! Al lavoro!

E CON QUESTO PASSAGGIO DI UN DIALOGO IMMAGINARIO NELLE ALTE SFERE, CARLO, RIASSUMIAMO IL GIRO DI BOA, IL CAMBIO DI PASSO CHE FECE RISALIRE PREPOTENTEMENTE ALLA RIBALTA LA SCIENZA MEDICA CINESE PERSINO NELL'EPOCA PIU' ICONOCLASTA DELLA SUA STORIA RECENTE: LA GRANDE RIVOLUZIONE CULTURALE PROLETARIA.

Oggi, a mezzo secolo di distanza, e di coabitazione fra tecnologia occidentale e scienza medica tradizionale, MA PIU' IN GENERALE DI TECNOLOGIA E CONOSCENZE SCIENTIFICHE OCCIDENTALI COMPLETAMENTE FATTE PROPRIE DA SCIENZIATI NON OCCIDENTALI, assistiamo a un fatto inedito ma del tutto prevedibile: lo sviluppo di una ricerca scientifica autonoma che si basa ANCHE SU PRESUPPOSTI AUTOCTONI, UN INNESTO INEDITO E FORIERO DI SVILUPPI ASSOLUTAMENTE INEDITI, DI CUI SI COMINCIANO GIA' A VEDERE I PRIMI FRUTTI

Non penso solo a tecnologia di ultima generazione applicata ai punti dell'agopuntura, o alla moxibustione.

Non penso solo alla cura di malattie moderne con metodi antichi, a innesti nella medicina occidentale di pratiche antichissime, come nel caso già citato della chirurgia ibrida dove l'anestesista addormenta con l'agopuntura, ma anche dell'oncologia, eccetera.

Non penso neppure SOLTANTO a PONTI AL CONTRARIO, rispetto a quelli delle ricerche occidentali sulla "classificazione" entro termini scientifici occidentali degli elementi scientifici cinesi, così come la loro "spiegazione". In questo caso, il PONTE lo gettano i cinesi, per "spiegare", PER ESEMPIO, LA MECCANICA QUANTISTICA CON LO YIN E LO YANG. CFR YANG Ciann-Dong, "A Scientific Realization and Verification of Yin-Yang Theory: Complex-Valued Mechanics"
https://www.researchgate.net/publication/287178962_A_Scientific_Realization_and_Verification_of_Yin-Yang_Theory_Complex-Valued_Mechanics

LA PARTITA SI STA FACENDO MOLTO, MOLTO PIU' INTERESSANTE: ORA CHE CINA E OCCIDENTE GIOCANO AD ARMI PARI, CON LA STESSA TECNOLOGIA IN MANO, A CAMBIARE E' L'APPROCCIO CON CUI ENTRAMBI I CONCORRENTI SI ACCOSTANO AI RELATIVI OGGETTI DI STUDIO E DI RICERCA:

Most fundamental concepts of systems thinking were developed in the early 20th century in disciplines such as
organismic biology, ecology, psychology and cybernetics (Capra, 1997; Mingers and White, 2010). As a set of
methods, models, tools and techniques to solve and analyze complex system problems under the direction of some
basic philosophy, systems thinking was derived from the field of systems theory, which was developed from general
system theory (Bertalanffy, 1950; Boulding, 1956), established by the biologist Bertananffy. In last several decades,
a large range of knowledge related to systems thinking has been widely applied in various disciplines. At the same
time, many systems approaches and methodologies were summarized from the practices in these applied fields,
including engineering, management, technical, social, etc.


Xing Pan, Ricardo Valerdi, Rui Kang, "Systems Thinking: A Comparison between Chinese and Western
Approaches"
https://www.researchgate.net/publication/271396172_Systems_Thinking_A_Comparison_between_Chinese_and_Western_Approaches

Ecco quindi che il SUBSTRATO CHE DA MILLENNI ORGANIZZA IL PENSIERO SCIENTIFICO CINESE EMERGE E FA PROPRIA ANCHE LA TECNOLOGIA NON SUA MA NON SOLO, NE ORIENTA E GUIDA LO SVILUPPO LUNGO PERCORSI DIVERSI DAI NOSTRI.

Cfr. per es. Wu, S.G., He, L., Wang, Q. et al. An ancient Chinese wisdom for metabolic engineering: Yin-Yang. Microb Cell Fact 14, 39 (2015). https://doi.org/10.1186/s12934-015-0219-3
https://microbialcellfactories.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12934-015-0219-3

Oppure: Di Wang, Miao Qu, "Homeostasis Research Model Based on Yin-Yang Theory: Five Examples".
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33433846/
di cui ti recupero l'abstract:
"In recent years, the ancient Yin-Yang theory has been gradually adopted by modern researchers, especially European and American scholars, and it has also been applied to modern scientific research on sleep, viruses, metabolism, cancer, genes, autoimmune diseases, and so on. It is very promising and fruitful results have been reported. However, the understanding of the connotations of Yin-Yang theory is not sufficient and thorough enough in these studies. If we understand and apply Yin-Yang theory more comprehensively, it may provide us with additional potential mechanisms and research directions worthy of study. On the basis of promoting a comprehensive understanding of all three connotations of Yin-Yang theory, this review attempts to illustrate this theory, summarize its applications in modern scientific research, and reveal the potential research direction of modern medicine. "

Che dirti, caro Carlo. Si è passati lungo diverse fasi: ignoranza, rifiuto, rivalorizzazione come unica risorsa rimasta, anche per settori tradizionalmente ad appannaggio della medicina occidentale (prima IBRIDAZIONE), fino all'attuale presa di coscienza della costruzione di una nuova metodologia di ricerca e innovazione scientifica.

E questo sempre nella lingua di albione... la punta dell'iceberg che esce oltremuraglia, rispetto a quanto si scrive in cinese nelle riviste scientifiche nazionali sull'argomento.

Buona domenica.
Paolo
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Giulio Bonali
Sunday, 17 October 2021 08:48
<>

Anche se ho una pessima opinione di Kruscev e delle scelte prevalse nel PCUS post-stalinaino, rilevo che fu il governo sovietico a tagliare proditoriamente dall' oggi al domani l' assistenza, la collaborazione e gli aiuti ecionomici alla Cina Popolare, la quale non mi pare abbia mai sposato l' autarchia, nemmeno nel periodo (che reputo fortemente negativo) della "rivoluzione culturale".

Non conosco le spiegazini della meccanico quantistica in termini di yin e yang, ma sospetto che, come la stessa interpretazione conformistica e a mio parere ideologica largamente prevalente in occidente (tradizionalmente detta "di Copenhagen", almeno alle sue origini) si tratti di un' interpretazione filosofica della teoria scientifica; la quale é però anche perfettamente interpretabile e comprensibile in termini deterministici (onologici-oggettivi; e indeterministici, peraltro solo limitatament,e gnoseologici-soggettivi, sia pure insuperabili in linea teorica o di principio e non solo legata ai limiti attuali di fatto delle nostre conoscenze), come "da sempere" sostenuto dai razionalisti conseguenti Einstein, Schroedinger e de Broglie che non meno di Heisenberg e Bohr hanno contribuito a realizzarla e come elaborazione empiricamente confermata come oggettiva.

La critica filosofica della scienza, fortemente auspicata -anche al fine stesso di uno sviluppo corretto delle ricerce delle nuove teorie- da Engels che in maniera molto lungimirante ne stigmatizzava l' assenza e il presuntuoso disprezzo dilagante fra gli scienziati (filosoficamente) positivisti del suo tempo, può esercitarsi in molti modi, questi sì fortemete condizionati anche nei loro contenuti teorici e non solo nel loro sviluppo storico dalla struttura economica della scietà e dalla lotta di classe: é in corso una lotta teorica nella quale la filosofia dello ying e yang della (di una certa fra le altre) tradizione cinese non sono di certo gli unici e incontrastati protagonisti.

Rilevo comunque che non hai risposto alla dirimente domanda di Carlo Tarsitani sulla scientificità della medicina tradizionale cinese (o forse meglio: sulla adeguatezza al grado di sviluppo oggi raggiunto dalla scienza medica; non più solo in occidente ma anche nella Cina stessa, certo!).
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