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marx xxi

La transizione al mondo multipolare

Editoriale del n. 1/24 della rivista MarxVentuno

Il mondo è in grande trasformazione, con cambiamenti mai visti prima, come scrivono da diverso tempo i compagni cinesi. Siamo entrati in una nuova fase della storia mondiale, una fase di guerre aperte – dalla proxy war di USA-NATO-UE contro la Russia in Ucraina, al Vicino Oriente, con la guerra genocida di Israele contro la resistenza palestinese. A differenza delle guerre del precedente trentennio post-sovietico – aggressioni unilaterali USA-NATO contro Paesi e popoli che in un modo o nell’altro erano di ostacolo alla marcia dell’unipolarismo occidentale, dall’Iraq alla Jugoslavia, dall’Afghanistan alla Libia e alla Siria – queste guerre rivestono oggi il carattere dello scontro diretto e globale tra due prospettive opposte:

– mantenimento del dominio e dell’egemonia unipolare di USA-NATO-UE-G7 in tutti i principali campi, da quello più direttamente geopolitico e militare, a quello economico-finanziario, a quello, non meno importante, ideologico-culturale, con la pretesa dell’Occidente di essere l’unico depositario e portatore di valori morali, l’unico creatore della civiltà, l’unico protagonista della storia mondiale;

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contropiano2

La facoltà di “Scienze Repressive” della Hebrew University

di Redazione Contropiano - Orly Noy *

«Le Università non possono schierarsi o entrare in guerra», ha detto  giorni fa la ministra Anna Maria Bernini. «Ritengo ogni forma di esclusione o boicottaggio sbagliata ed estranea alla tradizione e alla cultura dei nostri Atenei da sempre ispirata all’apertura e all’inclusività».

E’ questo il mantra ripetuto e declinato da tutti i difensori degli accordi esistenti tra università italiane e israeliane. Che non sempre si fermano sul limite segnato dalla Costituzione, ossia l’autonomia garantita degli atenei.

Il loro obiettivo è stigmatizzare le mobilitazioni studentesche, che hanno convinto diversi atenei a sospendere alcuni progetti comuni con quelli israeliani, grazie anche alla pressione di un folto numero di docenti.

Fanno ovviamente molto peggio i sionisti da battaglia.

Stefano Parisi, presidente dell’ Associazione «Setteottobre», anche quella di rompere almeno gli accordi su ricerche dual use – con ricadute sia civili che militari – è comunque «una scelta gravissima e inquietante che ci riporta a un passato lontano che non avremmo mai voluto rivivere.

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lantidiplomatico

Il "Piano cinese": l'unica speranza di pace oggi in Ucraina

di Fabrizio Poggi

In una lunga intervista concessa alle Izvestija, il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov si è soffermato particolarmente sul piano di pace proposto dalla Cina per il conflitto in Ucraina, dandone un’altissima valutazione. Nonostante che tale proposta sia stata avanzata oltre un anno fa, a parere di Lavrov è tuttora attuale, proprio perché è inquadrata nel complesso della sicurezza collettiva mondiale, il cui rifiuto da parte occidentale, nel dicembre 2021, aveva condotto alla crisi attuale.

Sul sito REX, il politologo Vladimir Pavlenko afferma che l’attualità della proposta cinese è riconducibile a tre aspetti. Essa apparve nel momento in cui in Occidente, puntando tutto sulla “controffensiva ucraina di primavera”, ci si illudeva su un presunto isolamento internazionale della Russia. Allora, Washington, Londra, Bruxelles, dopo aver fatto saltare i colloqui di Istanbul, puntavano tutt’altro che a una soluzione pacifica. Tutte le sortite su “tregua”, “soluzione coreana”, ecc., afferma Pavlenko, erano venute più tardi, per le disfatte militari di Kiev; mentre il piano di Pechino era stato precedente a quelle e aveva significato l’apertura di una breccia nel muro della propaganda occidentale a senso unico sul conflitto.

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collegamenti

Contro il sionismo, contro l’antisemitismo, per l’umanità

di Claudio Albertani

Dal n. 6/2024  di”Collegamenti” riportiamo questo articolo di Claudio Albertani. L’articolo, originariamente pubblicato su “La Jornada”, è stato tradotto da Clara Ferri

L’antisemitismo è il socialismo degli idioti
Auguste Bebel

Qualche giorno fa, durante una protesta davanti all’ambasciata israeliana di Città del Messico, qualcuno ha gridato degli slogan antisemiti. Era un provocatore ed è stato subito isolato. Tuttavia, la questione è delicata perché lo Stato sionista sta sfruttando l’innegabile recrudescenza dell’antisemitismo dopo l’invasione di Gaza per giustificare i propri crimini. Tale narrazione è legittimata da un fatto storico: gli ebrei sono stati vittime di uno dei più grandi massacri della storia, l’Olocausto (Shoah in ebraico), compiuto dai nazisti nel corso della Seconda guerra mondiale. Ciò giustificherebbe il fatto che i sopravvissuti si siano rifugiati in Palestina, una regione che in teoria apparterrebbe loro per ragioni storiche e teologiche.

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sinistrach

A Praga sorge “STAČILO!” l’alternativa patriottica contro l’UE. A guidarla Kateřina Konečná, il volto nuovo della sinistra!

di Redazione

 

“Ne abbiamo abbastanza dei diktat dell’UE”. A dirlo è la 41enne eurodeputata Kateřina Konečná, leader del Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSČM) che ha promosso una coalizione elettorale denominata “STAČILO!”, letteralmente “Basta!” con cui ricandidarsi al parlamento dell’Unione Europea in giugno.

Definita come l’unica “opposizione rilevante”, la nuova coalizione ritiene che alla tradizionale divisione fra destra e sinistra occorra preferire oggi, in un’epoca storica nuova, un altro tipo di distinzione, basata su due priorità: quella cioè fra partiti “svendipatria” e chi persegue invece gli interesse nazionali e quella che divide chi si concentra sui diritti sociali da chi invece li scarta.

Il KSČM, che presenta fra i suoi candidati anche il giornalista indipendente Milan Krajča, attualmente membro del Consiglio esecutivo del Consiglio Mondiale della Pace (WPC), è riuscito nell’impresa di unire sotto la propria leadership anche altri due partiti: i nazionalisti di sinistra dello storico Partito Nazionale Sociale Ceco (fondato nel 1896 e fino al 1993 noto come Partito Socialista Cecoslovacco) e il partito euroscettico dei Democratici Uniti (SD-SN), nella cui quota si candiderà anche l’“Avvocato dell’anno” 2006, Ondřej Dostál, già esponente del Partito Pirata ceco.

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contropiano2

Gaza, l’abisso genocida di un certo Occidente

di Nevio Gambula*

Guardando i video provenienti da Gaza si rimane colpiti dalla ferocia dell’esercito israeliano; è percepibile in ogni gesto, persino nell’irrisione gratuita dei bambini. Non c’è alcuna giustizia in essa, alcuna coscienza etica o azione giustificata; c’è soltanto una gigantesca volontà di annichilire i palestinesi.

Ferocia, crudeltà, terrore. Qualsiasi termine si usi per descrivere il comportamento dell’esercito israeliano, anche il più preciso, non sarà mai in grado di rappresentare compiutamente quello che sta accadendo realmente a Gaza. Che è qualcosa di eccezionale; stra-ordinario, proprio.

Diventa sempre più chiaro che quello che sta accadendo in quella striscia di terra è, insieme, una ferocia già vista, che si riallaccia ad altre pulsioni genocidarie, e una ferocia di tipo nuovo, che si distingue per l’alta capacità tecnologica utilizzata contro un popolo sostanzialmente inerme. Una ferocia penosa e vigliacca.

È evidente che il fine dell’esercito israeliano non è “la distruzione di Hamas”, bensì l’allontanamento dei palestinesi dalla Striscia di Gaza, prima tappa per una nuova colonizzazione. Non esiste – ne è possibile, vista la storia di quel conflitto – nessun obiettivo diverso.

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piccolenote

Gaza: il provvedimento dell'Aia, le sorprese e lo scopo della guerra

di Piccole Note

Scopo della guerra? Devastare e dividere Gaza, sfruttare i giacimenti di gas marini al largo della Striscia... Hamas, gli ostaggi sono cose secondarie

La Corte di Giustizia Internazionale dell’Aia ha ammonito Israele a permettere “senza indugio […] la fornitura… di servizi di base e di assistenza umanitaria urgentemente necessari”, cioè alimenti, medicine, carburante e altri beni essenziali.

 

La Corte e il genocidio di Gaza

È la seconda volta che la Corte, chiamata a vigilare sul crimine di genocidio, si pronuncia sulla guerra di Gaza. A gennaio emanò una sentenza nella quale richiamò Israele a prevenire il crimine di genocidio contro i palestinesi, imponendo, tra le altre cose, di cessare le uccisioni di civili e di garantire l’assistenza alla popolazione.

Il peggioramento della situazione della popolazione della Striscia ha spinto la Corte a pronunciarsi ancora una volta, con un provvedimento di urgenza che chiede, in modo “vincolante”, che sia assicurata l’assistenza dei civili.

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lariscossa

La retromarcia dell'UE sulla transizione elettrica. Nuovo greenwashing?

di La Riscossa

In un articolo del 23 febbraio dicevamo:

«Ma il punto più interessante riguarda l’automotive (il Parlamento europeo ha bocciato la proposta sul regolamento “Euro 7”). Questa doveva essere la vera grande “rivoluzione” che avrebbe comportato, non solo il rinnovo dell’intero parco macchine, ma anche una svolta nelle abitudini quotidiane dei cittadini europei. Ebbene, che cosa è successo? Che la Cina si è lanciata prima e meglio dell’Europa sul settore, praticando con una accorta politica di programmazione a lungo periodo, che ha coinvolto le case costruttrici del Paese. L’affarone del secolo si è quindi sgonfiato nelle mani dei monopolisti occidentali, come testimonia il fatto che ora il primo produttore di auto elettriche nel mondo è cinese, con costi bassi e affidabilità alta, inarrivabili per i concorrenti.»

Ebbene, forse la retromarcia avverrà in tempi molto più rapidi di quanto ci si potesse immaginare.

Naturalmente prima vanno avanti le pattuglie di esplorazione, che in questo caso sono costituite da “studiosi” – ignari o conniventi, non importa – e poi, una volta saggiato il terreno, procederà il resto delle truppe.

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multipolare

Il bisogno di esperienze traumatiche

di Brics Multipolare

Alla fine degli anni ’90 scriveva il docente statunitense Mike Davis: “Se oggi Marx fosse vivo sottolineerebbe il carattere allucinatorio della visione che ha galvanizzato le masse durante le cosiddette rivoluzioni del 1989. Il miraggio verso cui milioni di persone marciavano era la cornucopia del fordismo: cioè la società dei consumi di massa, con alti livelli di salari e di consumi, tuttora identificata con lo stile di vita americano (e del Nord Europa). La sola emancipazione raggiunta dagli sfortunati cittadini dell’ex blocco di Varsavia è un paleo-capitalismo sinistro, che combina tutti gli elementi più arretrati e più brutali del sottosviluppo (ivi compresa la rapina accelerata delle risorse naturali e delle foreste vergini da parte delle multinazionali), con gli aspetti più avanzati della criminalità organizzata mondiale”.

Quelle pseudo-rivoluzioni erano in realtà dei colpi di stato organizzati con la partecipazione occidentale (l’ultimo riuscito fu quello del 2014 a Kiev).

La UE non vedeva l’ora di potersi allargare così facilmente e di acquisire i beni dell’Europa orientale. Uno dei prezzi più gravosi che faceva pagare a quelle ex-nazioni del socialismo statalizzato era l’ingresso nella NATO.

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codicerosso

Argentina: lo sbarco dei criminali, la profezia di Primo Levi, i lupetti buoni

di Rodrigo Rivas

Il 24 marzo 1976 tre criminali scesero da un bel carro armato davanti alla Casa Rosada.

Per iniziare le loro attività promulgarono la pena di morte per tutti coloro che conducessero attività sovversive, abolirono i diritti civili e sciolsero il parlamento.

Comprensiva, la Corte Suprema stabilì che gli “atti sovversivi” sarebbero stati esclusi dalle competenze degli organi giudiziari regolari ma, per evitare eventuali perdite di tempo, vennero sospesi tutti i magistrati ritenuti non collaboranti.

Nel pomeriggio furono vietati i partiti politici, i sindacati, le organizzazioni universitarie e posti sotto controllo tutti i mezzi di comunicazione.

L’ammiraglio Eduardo Emilio Massera, “l’intellettuale” della prima giunta (1976-1981), ebbe l’onore di enunciare il nuovo paradigma:

“L’attuale crisi dell’umanità è da imputare a tre uomini. Verso la fine del XIX secolo, nei tre volumi del «Capitale» Marx mette in discussione l’intangibilità della proprietà privata; agli inizi del XX secolo, nel libro «L’interpretazione dei sogni» Freud attacca la sacra sfera intima dell’essere umano.

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sollevazione2

Gaza: la sconfitta israeliana

di Saverio Vilar*

 

A sei mesi dall’inizio della guerra lampo di Israele su Gaza, l’intelligence militare dello stato occupante ha riconosciuto con riluttanza ciò che molti sospettavano: ottenere una vittoria decisiva su Hamas è un obiettivo irraggiungibile. Nonostante la retorica iniziale del primo ministro Benjamin Netanyahu di annientamento totale, la realtà sul campo racconta un’altra storia.

Tzachi Hanegbi, capo della sicurezza nazionale israeliana, aveva precedentemente dichiarato che Israele si sarebbe accontentato solo della “vittoria totale”. Eppure, come ha ammesso il portavoce militare Daniel Hagari il 18 marzo, Hamas continua a resistere “raggruppandosi intorno all’ospedale Al-Shifa nel nord della Striscia”.

Come ha sottolineato la scorsa settimana il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan: “Israele ha ripulito Shifa una volta. Hamas è tornato a Shifa, il che solleva interrogativi su come garantire una campagna sostenibile contro Hamas in modo che non possa rigenerarsi e riconquistare il territorio”.

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coniarerivolta

L’Europa va alla guerra

di coniarerivolta

Il conflitto tra Russia e Ucraina pare impantanato in una sostanziale situazione di stallo che allontana sempre più l’ipotesi di una risoluzione militare degli eventi. I mesi passano, uno dopo l’altro e uno identico all’altro, con un portato di morte e distruzione che monta a dismisura. Nulla di tutto questo, però, pare scalfire la determinazione con cui le principali potenze occidentali perseverano nell’applicare all’Ucraina il principio del ‘vai avanti tu, che a me viene da ridere’, continuando a soffiare sulle braci di una guerra per procura.

Nonostante il martellamento incessante e a reti unificate della propaganda bellicista, però, l’opinione pubblica nei Paesi occidentali coinvolti a vario titolo nel conflitto mostra segni crescenti di fatica e insofferenza nei confronti di un mostro che sembra sfuggito di mano. C’è bisogno quindi di ravvivare il copione e provare, tramite la diffusione ad hoc di panico e irrazionalità, a rinfocolare la bellicosità della popolazione europea.

Il ruolo dell’agitatore è affidato, questa volta, a uno dei volti più scialbi e insignificanti della tecnocrazia europea, quel Charles Michel il cui mandato come Presidente del Consiglio Europeo è in scadenza e che quindi può essere mandato in avanscoperta e bruciato all’occorrenza.

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altrenotizie

Ue-Russia, contro legge e logica

di Fabrizio Casari

Truppe, armi e propaganda, ma non solo. I soldi, non mancano mai i soldi. Quando si volesse cercare un elemento simbolico per descrivere la crisi d’identità politica e di prospettiva dell’Unione Europea, ormai estensione statunitense, c'è la vicenda del sequestro dei beni russi a seguito del conflitto in Ucraina. La vicenda in sé, infatti, presenta una miscela di subordinazione ideologica, illegittimità giuridica e incapacità politica facile da descrivere.

Il Consiglio d’Europa, riunito la settimana scorsa a Bruxelles per affrontare la questione degli ulteriori aiuti all’Ucraina - ovvero al prolungamento del suo martirio, che eviti la ritirata vergognosa sul piano politico già in atto sul terreno - si era trovata sul tavolo una idea nata nei corridoi della Casa Bianca, quindi furba dal punto di vista propagandistico ma bislacca da quello giuridico: mettere in vendita i beni russi e i depositi bancari sequestrati.

Come sempre accade nelle proposte statunitensi fatte alla UE, l’idea danneggia l’Europa ma favorisce, o comunque non penalizza, gli USA. Non a caso, è nella UE che sono stati sequestrati i due terzi dei capitali russi (200 miliardi di Euro) mentre tra USA, GB e Canada il totale dei sequestri non supera i 5 miliardi. Le conseguenze negative di una siffatta operazione, dunque, ricadrebbero tutte su Bruxelles. Vediamo quali.

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contropiano2

L’attentato di Mosca e la guerra senza limiti

di Maurizio Vezzosi*

Il tentativo di ricondurre l’attentato di Mosca a una macchinazione del Cremlino, oltre che di buon gusto appare privo di fondamento logico, mancando di spiegare in modo credibile per quale ragione e con quale obiettivo il governo russo avrebbe dovuto organizzare un attentato di certe proporzioni colpendo la propria popolazione.

Piaccia o non piaccia il consenso di Vladimir Putin è ai massimi storici, indipendentemente dal trascurabile e recente evento elettorale. Il quadro politico e militare non rende necessario alla dirigenza russa alcun nuovo “casus belli”: in qualunque momento Mosca può intensificare gli attacchi sul fronte ucraino o avviare nuove manovre attive.

L’attentato di venerdì scorso si spiega con il proposito di spaventare la società russa, intimorirla, dividerla e disorientarla con la classica logica del terrorismo: colpire indiscriminatamente affinché ogni individuo si percepisca in pericolo insieme ai propri cari e affinché la società finisca addossare la responsabilità degli eventi alla dirigenza del paese.

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comidad

Gli ucraini forzati a combattere da agenzie private pagate con soldi occidentali

di comidad

Anche il più orribile dei crimini, come il genocidio a Gaza, può essere un espediente per distrarre da qualcos’altro, magari da qualche orribile segreto. Peccato che sia la stessa propaganda israeliana ad aver lasciato tracce di quel segreto.

Dieci anni fa uno dei principali organi della lobby israeliana, la Anti-Defamation League, pubblicava un lungo articolo in cui ci si intratteneva con la descrizione della minaccia costituita dai tunnel di Hamas al confine tra Gaza e Israele. L’IDF (Israeli “Defense” Force; Israele si difende sempre, specialmente quando ammazza i bambini) aveva scoperto che uno di quei tunnel sbucava addirittura nel vano mensa di un kibbutz. L’articolo si concludeva con un’amara riflessione sulla cattiveria di Hamas che, invece di pensare ai bambini di Gaza, spendeva i suoi soldi per scavare tunnel con cui minacciare Israele (e pensare che questo slogan Corrado Augias ce l’ha propinato di recente come una propria ponzata). Il punto è però che la narrazione dell’Anti-Defamation League di dieci anni fa smantella la narrazione attuale sui fatti del 7 ottobre come un “pogrom”.

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chartasporca

Educazione e violenza: parliamone (con Foucault e Michelstaedter)

di Jacopo Barusso

 

Visione comune

Nella visione comune educazione e violenza rappresentano i poli opposti di una questione le cui origini sono archetipiche. Il rapporto da esse intessuto può infatti essere ricondotto a quello tra civiltà e barbarie. L’educazione – si dice – è strumento della civiltà, educhiamo e siamo educati per essere civili. Già l’etimo lascia, apparentemente, pochi spazi ermeneutici, data l’origine dal latino educere, ex-ducere: condurre, tirare verso l’esterno, insomma strappare dall’ignoranza per condurre entro i sicuri confini della civiltà. La violenza sarebbe allora tipica dei barbari o, alla peggio, di frange “anarcoidi” o non del tutto allineate, che abitano la società ma ne rifiutano alcuni princìpi. Insomma l’educazione ci porterebbe via da uno stato “di natura” barbaro, se non animalesco perlomeno minoritario, soppiantato dalla cultura. Sembra dunque stagliarsi la celebre opposizione tra società e natura, dove alla seconda non è però concesso alcun idealismo romantico di sorta.

 

La violenza dell’educazione

Eppure, se disposti a rimettere in gioco le convinzioni comuni in merito a educazione e violenza, il rapporto può essere totalmente stravolto, mostrando una relazione del tutto peculiare:

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lafionda

Parola a Sahra Wagenknecht: un’intervista

di Redazione

Vi proponiamo il contenuto di un’intervista uscita oggi sul Corriere della Sera a firma di Mara Gergolet.

* * * *

Sahra Wagenknecht: «Ue troppo centralista, l’Ucraina non può vincere. È vero che molti elettori della vecchia sinistra sono andati a destra, non perché razzisti o nazionalisti, bensì perché insoddisfatti» Ha fondato un partito che porta il suo nome, perché – sostiene – il principale problema dei progressisti europei è che «la loro clientela oggi è fatta di privilegiati». I detrattori la accusano di essere populista, ma il partito cresce e in alcune regioni dell’Est è la seconda o terza forza. Abbastanza da poter rompere gli equilibri della politica tedesca.

Insomma, è diventata un fenomeno. Ci accoglie nel suo studio, con i colleghi del polacco Gazeta Wyborcza e del francese La Croix, alle 18. Sulla porta è ancora appesa la targa del suo precedente partito, la Linke. Tailleur rosso, orecchini d’argento che si muovono come piccoli pendoli quando non è d’accordo, accentuando il dissenso, il ginocchio scoperto come davanti alle telecamere. Si conferma quel che sembra in tv: a metà tra una ieratica figura anni Cinquanta e un’attrice austera, dal fascino naturale, dotata di compostezza, controllo e dialettica superiori: non a caso nei dibattiti tv spesso domina su tutti. 


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analisidifesa

Europa 1914 – 2024. Di nuovo i sonnambuli?

di AntonGiulio De' Robertis

Alla vigilia della Prima guerra mondiale il sentimento dominante in Europa, il “topos”, era quello della improbabilità della guerra. Un sentiment che le spregiudicate prese di posizione di molti governanti europei tendono a riproporre

In queste settimane si è tornati a parlare di un libro del 2013 di Christopher Clark sulla genesi della prima guerra mondiale, “I Sonnambuli. Come l’Europa arrivò alla Grande Guerra”, nel quale i leader che portarono i loro paesi in guerra vengono definiti sonnambuli. Cioè attori che incedevano irresistibilmente verso una meta di cui non erano pienamente consapevoli.

Lo studio analizza la dinamica che portò allo scatenamento della Grande Guerra da parte di paesi le cui società, fino ai più alti vertici, rimasero legate fino all’ultimo al topos della “improbabilità della degenerazione” in un conflitto generale della pur grave crisi Austro-Serba.

Oggi la guerra russo-ucraina rischia di provocare una dinamica analoga perché per tutta la seconda metà del 900 e i primi decenni di questo secolo ha dominato la convinzione diffusa, cioè il topos, della impossibilità di un conflitto fra potenze dotate di armi nucleari per l’enormità delle distruzioni che essa comporterebbe e alle quali non sfuggirebbe neanche l’ipotetico vincitore.

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mondocane

Belgrado 25 anni dopo: Gaza, attentato di Mosca, pacifinti, Assange, stato di polizia

di Fulvio Grimaldi

Paolo Arigotti intervista Fulvio Grimaldi per “Spunti di riflessione”

Il ringhio del bassotto: Belgrado, 25 anni dopo (con Fulvio Grimaldi)

https://www.youtube.com/watch?v=KkCLVOAsvJk

https://youtu.be/KkCLVOAsvJk

A Belgrado, quando l’Europa ha mutilato se stessa per la voglia USA di sfondare la porta jugoslava, e poi serba, verso l’Eurasia.

All’ONU un voto che sembra per una tregua Gaza, ma è per salvare la pelle al mostro bellicista nelle elezioni che devono sancire la guerra degli isolani anglosassoni ai continenti-mondo.

A Londra, magistrati di una corte che definiscono alta (High Court), ma che si sa popolata da cortigiani al servizio del sovrano, hanno ripetuto il rito col quale se l’erano cavata tempo fa: richiesta agli USA di fornire garanzie su alcuni punti sollevati dalla difesa di Julian Assange con riferimento al trattamento praticato dagli USA sui propri carcerati (vedi Guantanamo, Abu Ghraib, Alcatraz….). Assicurazioni già richieste e a suo tempo ottenute.

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lantidiplomatico

Terza Guerra Mondiale? Attenzione al fattore “disperazione”

di Giulia Bertotto

 

“Terza guerra mondiale?” è la domanda che ci stiamo facendo da diverse settimane e “Il fattore Malvinas” è la risposta, -anzi l’incognita- che si sono dati Daniele Burgio, Massimo Leoni, Roberto Sidoli (“Terza guerra mondiale? Il fattore Malvinas”, L’AD Edizioni 2024) in un’ordinata e dettagliatissima analisi sulla convivenza con la consapevolezza atomica dal 1945 a oggi; un libro francamente irrinunciabile se non si vuole rischiare di saltare in aria senza almeno aver compreso come siamo arrivati a questo punto.

I fatti raccontati si sono succeduti mentre i due grandi blocchi atlantico e russo detenevano questa forza devastante, innanzitutto l’espansione della NATO verso Est dopo la Caduta del Muro, le promesse fatte a Gorbaciov mai mantenute e anzi le provocazioni imperialiste con le sue esercitazioni alle periferie di Mosca e le continue adesioni al Patto Atlantico.

 

1945-2024. Gli USA al governo del mondo: dai microbi allo spazio (anche virtuale)

Dal 1945 a oggi l’America ha sempre guardato fisso l’obiettivo di conservare il proprio dominio finanziario, la supremazia militare, l’egemonia ideologica sul mondo intero, impedendo la crescita di potenziali economie rivali e competitori bellici.

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aldous

Il bello e il brutto del brutto

di Sebastiano D'Urso

Nel complesso panorama contemporaneo di visioni e previsioni distopiche non poteva non irrompere il brutto. È stato ed è sempre lì in agguato, pronto a imporsi a tutti noi. Tuttavia, non si tratta del solito brutto a cui fanno riferimento gli esteti e le estetiche di ogni epoca e luogo. Non è l’amorfo che banalizza l’immagine della realtà che ci circonda. Non è l’anarchico che si contrappone o se ne frega dello stile, o del sedicente tale, della propria epoca. Neanche l’arabesco, esotismo importato spesso per soddisfare gusti momentaneamente stravaganti. Non è l’arbitrario di chi si crede più importante degli altri tanto da far quel che vuole. Non è l’asimmetrico che irrompendo nella realtà la contraddice e la rappresenta allo stesso tempo. Non è l’assenza di carattere che, quando è molto diffusa diventa, al contrario, caratterizzante. Non è neanche il banale contrario di quella originalità tanto ricercata e poi ostentata da risultare forzata. Non è il buffo che trova il giusto riscatto nell’ilarità che provoca. Né il camp che fa dell’esagerazione la cifra della sua affermazione. Nemmeno il caricaturale che deformando la realtà concorre a costruirne le fattezze.

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lantidiplomatico

Le 3 ipotesi sulla matrice della strage di Mosca

di Pino Arlacchi

 

Le reazioni alla strage di Mosca sono, com’è ovvio, le più diverse e sono determinate dall’andamento di una guerra in corso. Siccome ci sono pochi dubbi sul fatto che l’attentato sia stata opera di killer addestrati, armati e protetti da un’entità superiore, le ipotesi sui mandanti si restringono a tre:

 

La matrice islamica autonoma

Il piccolo gioco. L’ISIS nella sua versione afghano-pakistana avrebbe agito in piena indipendenza da altre possibili fonti per colpire un suo nemico storico, la Russia, nel momento in cui esso è impegnato in una guerra quasi-civile contro un paese affine sostenuto dall’ intero Occidente.

Questa ipotesi è al momento la più diffusa, perché sostenuta dai pochi dati di fatto finora a disposizione, ma non reggerà a lungo. Chi conosce un po' l’ISIS-K sa che si tratta di ciò che resta di un esercito sconfitto in Siria da 5-6 anni, le cui risorse gli consentono di condurre attacchi in loco, contro i Talebani dell’Afghanistan, che stanno finendo di distruggerlo. È assai improbabile che i suoi combattenti siano stati in grado di intervenire così lontano senza un supporto esterno.

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contropiano2

“Kiev, Usa e britannici dietro l’attentato di Mosca a opera dell’Isis”

a cura di Dante Barontini

Come prevedibile, con il passare dei giorni si irrigidisce la contrapposizione tra i vertici russi e il corrispettivo euro-atlantico sull’attribuzione della responsabilità dell’attentato al Crocus City Hall di Mosca.

Ieri, in un’intervista, il capo del Servizio di sicurezza federale russo (FSB, l’ex Kgb) Alexander Bortnikov ha ammesso che gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’Ucraina sono responsabili dell’attacco al municipio di Crocus.

Crediamo che questo sia vero. In ogni caso, stiamo parlando delle informazioni fattuali di cui disponiamo. Questa è un’informazione generale, ma [questi paesi, ndr] hanno una lunga storia di questo tipo“, ha detto dopo aver partecipato a una riunione allargata del consiglio dell’ufficio del procuratore generale.

Bortnikov ritiene che l’Ucraina abbia cercato di dimostrare anche ai suoi alleati-protettori, visibilmente sfiduciati nelle sue possibilità di “vittoria”, di essere abbastanza capace.

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lantidiplomatico

"Bersagli legittimi". La Russia passa ufficialmente a una nuova fase del conflitto

di Marinella Mondaini

Adesso si fa sul serio, la Russia sta passando a una nuova fase.

A Mosca le indagini proseguono e poco fa le dichiarazioni del presidente Putin, del capo del Consiglio di Sicurezza russo Nikolaj Patrušev, del direttore dell’FSB, Nikolaj Bortnikov e del Procuratore Generale della Russia Igor Krasnov, hanno confermato la versione ufficiale della mostruosa strage al Crocus City Hall. Il numero dei morti è spaventoso: 139 persone, 82 feriti, 40 persone sono morte per arma da fuoco, le rimanenti sono morte per il fuoco appiccato dai terroristi o per il soffocamento da monossido di carbonio. Due persone sono rimaste vittime di ferite da taglio uno dei terroristi brandiva un coltello proprio come se seguisse le istruzioni dell’ex comandante dello Stato Maggiore congiunto dell’Esercito degli Stati Uniti il generale a quattro stelle Mark Milley, il quale, ricordo, il 5 dicembre scorso ha affermato che “gli ucraini dovrebbero lavorare nelle retrovie russe per garantire che ogni russo non dorma sonni tranquilli, sapendo che gli verrà tagliata la gola”.

Il capo dell’FSB Bortnikov ha confermato anche “dietro questo atto terroristico c’è l’Ucraina” e ha dichiarato che “tutti i coloro che commettono crimini contro la Russia e i cittadini russi, diventano bersagli legittimi”.

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jacobin

La tua auto ti controlla

di David Moscrop

Il cosiddetto «Internet delle cose» è pieno di spie automatizzate. La raccolta dati, ora integrata nella progettazione delle nuove macchine, è più pervasiva che mai e sta dando vita a un nuovo mondo fatto di sorveglianza e collusione aziendale

Nel caso pensiate che la rete di sorveglianza capitalista impostaci da aziende canaglia e governi complici non fosse abbastanza distopica, la notizie è che vostra auto potrebbe ora spiarvi e vendere i dati che ha raccolto alle compagnie assicurative tramite LexisNexis.

La settimana scorsa, il New York Times e altri hanno scritto che alcuni veicoli della General Motors (Gm) stavano raccogliendo dati sui conducenti – in alcuni casi all’insaputa del proprietario – che le compagnie di assicurazione potevano, e lo hanno fatto, utilizzare per adeguare (cioè aumentare) i premi assicurativi. Il programma Smart Driver di Gm non è l’unico nel suo genere. Altre case automobilistiche offrono servizi simili, il che può sembrare innocuo (Wi-Fi in auto, fantastico!), ma in realtà è insidioso, dal momento che finisci per «acconsentire» a essere spiato per il profitto della casa automobilistica.

 

La distopia del capitale

Nel 2023, la Mozilla Foundation ha pubblicato una ricerca in cui affermava che le auto erano un «incubo su ruote per la privacy» e «la peggiore tipologia di prodotti per la privacy».

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lantidiplomatico

Il futuro ha avuto inizio esattamente 25 anni fa

di Vincenzo Costa

Il futuro inizio' 25 anni fa, il 24 marzo 1999.

Senza mandato dell'ONU, facendosi beffe delle riserve russe, lasciando attonito l'intero mondo, la NATO bombardo' per mesi la Serbia, facendo un numero altissimo di vittime civili: sotto le bombe umanitarie della NATO perirono 2.500 civili, 89 bambini, ci fu un numero enorme di feriti, un inferno di distruzione.

Fu un gesto unilaterale, privo di legittimità, guidato nel nostro paese dalla "sinistra".

L'opinione pubblica occidentale fu drogata, come al solito, i servizi segreti inglesi, che sempre ci offrono un bel menu di notizie inventate, fecero come sempre il loro sporco lavoro. I soliti cretini del "diritto umanitario" trovarono argomenti, i marxisti per Pelosi e per la Nuland schierati come sempre, a dimostrazione che si può essere marxisti e cretini.

Ma il resto del mondo guardo', capi che lo stesso trattamento riservato alla Serbia sarebbe stato riservato man a mano a tutti gli altri.

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lantidiplomatico

ISIS, l'alibi (troppo) perfetto dell'occidente

di Clara Statello

L’Isis K ha mostrato quella che dovrebbe essere la definitiva conferma della matrice islamista dell’attentato terroristico di Mosca. Nella tarda serata di sabato, Amaq News, l’agenzia stampa affiliata allo Stato Islamico, ha pubblicato un video registrato dagli stessi terroristi degli attimi terribili del massacro alla Crocus City Hall. Il filmato, nella sua versione integrale, è stato rilanciato sul canale Telegram del blogger ucraino dissidente Anatoly Shary, ma se ne sconsiglia la visione per la sua mostruosità.

Il commando irrompe in una sala, sparando deliberatamente sui civili. Sgozza un uomo per terra, assicurandosi di non lasciare sopravvissuti. Dopo di che, uno dei terroristi si mostra alla camera gridando “inshallah” e “allahu akbar”. E’ la firma indiscutibile dell’Isis, la conferma della versione Occidentale, che scagiona Kiev da ogni sospetto di coinvolgimento.

In un’intervista rilasciata al Tempo, il politologo statunitense Edward Luttwak ( lo stesso che poche settimane fa affermava in TV che non esistono civili a Gaza, legittimando così lo sterminio di massa di bambini palestinesi) spiega che l’Occidente non sta assolutamente in nessun modo attaccando Mosca.

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analisidifesa

Armiamoci e partite!

di Gianandrea Gaiani

La Russia si rafforza, l’Ucraina si dissangua al momento senza prospettive e gli Stati Uniti appaiono sempre più lanciati verso il disimpegno dalla guerra indipendentemente dall’esito delle elezioni di novembre. In questo contesto il Consiglio Europeo del 22 e 23 marzo non ha fornito segnali di discontinuità rispetto all’impegno a sostenere Kiev fino alla riconquista dei territori perduti.

Le concrete difficoltà a produrre con costi e tempi ragionevoli le armi e munizioni necessarie all’Ucraina ma anche a un’Europa sempre più debole e con le forze armate in continuo e progressivo calo di effettivi, sono state esorcizzate dalla determinazione, da tempo in discussione, a utilizzare alcuni miliardi di euro prelevati dai rendimenti degli assetti finanziari russi congelati in Europa dopo l’inizio della guerra.

Per il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ”usare i profitti straordinari” derivanti dal congelamento degli asset della Banca Centrale Russa, circa 3 miliardi di euro l’anno, per ”armi e munizioni” da inviare all’Ucraina sarebbe ”un grande passo avanti”. Del resto, ha aggiunto, si tratta di ”profitti inattesi” che finora sono stati incamerati dalle società di clearing, e che lo Stato belga, dove ha sede Euroclear, tassava, ”quindi l’Ue li può usare” per fornire armi a Kiev.

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quodlibet

Mentre

di Giorgio Agamben

Per liberare il nostro pensiero dalle panie che gli impediscono di spiccare il volo è bene innanzitutto abituarlo a non pensare più in sostantivi (che, come il nome stesso inequivocabilmente tradisce, lo imprigionano in quella «sostanza», con la quale una tradizione millenaria ha creduto di poter afferrare l’essere), ma piuttosto (come William James ha suggerito una volta di fare) in preposizioni e magari in avverbi. Che il pensiero, che la mente stessa abbia per così dire carattere non sostanziale, ma avverbiale, è quanto ci ricorda il fatto singolare che nella nostra lingua per formare un avverbio basta unire a un aggettivo il termine «mente»: amorosamente, crudelmente, meravigliosamente. Il nome – il sostanziale – è quantitativo e imponente, l’avverbio qualitativo e leggero; e, se ti trovi in difficoltà, a trarti d’impaccio non sarà certo un «che cosa», ma un «come», un avverbio e non un sostantivo. «Che fare?» paralizza e t’inchioda, solo «come fare?» ti apre una via d’uscita.

Così per pensare il tempo, che da sempre ha messo a dura prova la mente dei filosofi, nulla è più utile che affidarsi – come fanno i poeti – a degli avverbi: «sempre», «mai», «già», «subito», «ancora» - e, forse – di tutti più misterioso – «mentre».

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Comunisti e stato

di Pierluigi Fagan

(Qualcuno si domanderà dell'attualità e senso di questo post rispetto ai discorsi che qui sviluppiamo da tempo. Va letto, purtroppo, per scoprirlo)

Il rapporto teorico e pratico tra comunisti e Stato è assai problematico.

La concezione dello Stato nello sviluppo del lavoro teorico di Marx ed Engels è di lenta e mai ultimata precisazione. Ma la linea principale vedeva l’idea di impossessarsi dello Stato con la forza per poi far deperire lo Stato per lenta autodemolizione nella fase della “dittatura del proletariato”, in favore di un modello finale che Marx idealizza nella Comune di Parigi (1871).

Ma la Comune durò scarsi due mesi, era una città non uno Stato come dimensioni e complessità di funzioni. Lenin rimarrà strettamente ortodosso nel perseguimento della strategia marxiana, ma la prematura morte portò poi a Stalin dove si realizza l’esatto contrario, la creazione di uno Stato totalitario, burocratico e poliziesco.

E tuttavia, va osservato, Marx idealizzava su una comunità di 1,8 milioni di parigini neanche alle prese con responsabilità di governo di un ente nazionale esteso, invisi certo ai poteri di mezza Europa, che per due mesi fecero baldoria producendo mito e speranza, ma Stalin guidava una nazione assediata non solo dagli europei (tra cui poi i nazifascisti) ma dagli anglosassoni con americani sempre più rilevanti, ma anche famelici giapponesi, per più di trenta anni, con una estensione territoriale immensa e con tra 150 e 200 milioni di abitanti.