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ilcomunista

Quale progresso nel capitalismo? Una amara riflessione...

di Paolo Massucci*

Due brevi letture di due miei amici e compagni, mi hanno fatto molto pensare, con angoscia. Parlo della bella e drammatica poesia di Aristide ("insieme a tutti gli altri" - Aristide Bellacicco) e dell'interessante articolo di Alessandra su futurasocieta (La guerra in Ucraina deve continuare a tutti i costi - Alessandra Ciattini).

Andrebbero meglio divulgati...

Mi sembra, temo, che il capitalismo, nel corso dell'ultimo cinquantennio, abbia minato, a oggi, le basi ideologiche e morali che rendono possibile la costruzione di una alternativa. Quest'ultima, qualunque possa essere la strada per perseguirla - superamento o abbattimento del sistema capitalistico - richiede una visione e dei valori in opposizione a quelli dominanti del pragmatismo individualista e della competizione tra individui in un gioco a somma zero (in realtà a somma negativa!). Richiede una prospettiva di lungo respiro, una visione collettiva dell'umanità mondiale. Richiede una morale di fratellanza e non di scontro tra interessi economici particolaristici, una collaborazione fiduciosa tra i popoli. Non l'ambizione a diventare dei piccoli Elon Musk, di raggiungere "il successo" a qualsiasi costo, di apparire dei "vincenti", né la rassegnazione a essere dei "falliti", magari ammiratori dei "grandi", dei "fortunati", dei più "capaci" a valorizzare il "dio capitale".

Al contrario, un cambiamento reale necessita di riconoscere l'ingiusta appropriazione di risorse appartenenti alla collettività da parte dei grandi ricchi capitalisti "vincenti", i quali, partendo da basi economiche disuguali, hanno sfruttato la scienza, la tecnica, la cultura e il sapere umano, oltre che i lavoratori, per ottenere immensi profitti, sottratti alla collettività umana.

Ora, se la cultura individualistica e competitiva ha permeato l'intera società, sarà difficile riconoscere i principi di giustizia sociale, i quali, insieme alla democrazia sostanziale (non quella attuale delle Corporate) e allo sviluppo umano, sono a fondamento di una società migliore, non capitalistica, come prospettata da una tradizione filosofica della quale Marx è il maggior rappresentante.

Certamente occorre tornare alla teoria marxiana e alle sue successive interpretazioni da parte di eminenti pensatori e politici del '900, ma occorre anche qualcosa di più profondo, una morale interiore che possa anteporre i grandi ideali di giustizia sociale umana (a dispetto del postmodernismo) agli interessi personali particolari, a una visione di breve termine, di piccolo vantaggio individuale o alla chiusura verso l'esterno a difesa di sé stessi.

Mi chiedo, pure con un certo sgomento e imbarazzo, se sia stata in buona parte la religione cristiana, e forse cattolica in particolare (come forse altre religioni in altre aree del mondo), la principale istituzione politico-sociale traghettatrice nella storia umana di valori morali di giustizia e fratellanza, peraltro necessari alla costruzione di una società coesa, rivoluzionaria o riformatrice che sia, in senso socialista e comunista.

Al venir meno della religione, non sono evaporati con essa quegli stessi valori morali ?

Forse Pasolini, quello della maturità che denuncia tragicamente la decadenza, la deidealizzazione di quella stessa plebe che in precedenza aveva esaltato, non aveva colto in anticipo il cuore tragico della questione nella fine dei valori morali di fratellanza e l'adesione ai nuovi valori del consumismo capitalistico?

Ma se questo è vero, occorrerebbe, penso, una ricostruzione di questi stessi valori, altrimenti sarà la fine: la guerra, infatti, con i mezzi catastrofici oggi disponibili, sarà il destino, direi ineluttabile, di un mondo capitalistico, intrinsecamente basato sulla competizione. È opportuno, a tal proposito, ricordare il bel libro di Gunther Anders del 1956, "L'uomo è antiquato", tuttora più che mai attuale, secondo cui l'uomo non sta progredendo culturalmente a un livello adeguato a gestire la tecnica, da lui creata, a proprio beneficio, rischiando così, al contrario di esserne fisicamente annientato.

Pensare d'altra parte che, senza mettere in discussione il sistema capitalistico, gli Stati si possano organizzare e accordare per affrontare realmente l'incombente disastro ecologico e umano, è semplicemente puerile, in quanto richiederebbe di mettere da parte proprio la logica del profitto e degli interessi di parte caratteristici della stessa ideologia capitalistica.

Purtroppo, come ci mostra la storia recente e attuale, il "progresso umano" cui assistiamo, in un mondo in cui al capitalismo non si oppongono sistemi antagonisti, a dispetto dei suoi apologeti non porta benefici all'intera società, ma vantaggi per pochi e disatri per gli altri.

Avremo il tempo perché possa essere compreso il processo storico in atto e ricostruito un mondo nuovo ?

Non ce n'è più molto ...


* Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.
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Comments

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Lella
Tuesday, 11 February 2025 10:34
C è una grande sofferenza in tutta l umanità, di questo sono sicura, alcuni la trasformano in rabbia e rivalsa, altri in impotenza e altro ancora in finta indifferenza. Ma c è un nucleo di gente che ha solo bisogno di una guida e che rumina contro gli insulti che vengono continuamente inflitti ai nostri corpi e alle nostre essenze. Il capitalismo becero degli States sta tentando l ultima carta. Gli sfracelli che minaccia sono l urlo di una bestia in difficoltà a cui non è rimasto altro che uscire allo scoperto con tutta la sua brutalità. Persino la UE dovrà rivedere il suo atlantismo servile. Non so quanto questo durerà e quanto male dovremo sopportare ancora. Ma la china è stata intrapresa e forse qualcosa arde sotto la cenere. Voi ne siete una testimonianza. Molto bello l articolo
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