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lantidiplomatico

Il tradimento (di oggi) dei chierici

di Elena Basile

Nel 1927 Julien Benda scrisse Il tradimento dei chierici, cioè degli intellettuali, che fu poi ripubblicato e portato a maggiore visibilità nel 1946. Lo scrittore nel saggio stigmatizzava l’intellighenzia del suo tempo che aveva rinunciato alla ricerca della verità e della bellezza, abbracciando le ideologie nazionaliste oppure comuniste, scegliendo di divenire funzionali a una parte, a una politica partigiana sulla base di presupposti aprioristici.

Leggo le dichiarazioni degli intellettuali del centrosinistra, di coloro i cui libri invadono le librerie Feltrinelli e sono pubblicizzati, a prescindere dal contenuto e dal vero valore letterario o saggistico, in modo esagerato a svantaggio di tanti altri autori. Come non pensare a Julien Benda? Gli intellettuali scendono in campo per una visione intrisa di suprematismo bianco, in base alla quale l’Europa sarebbe democratica e avrebbe una civiltà superiore rispetto a quella di tanti altri Paesi, Cina, Russia, l’intero Sud globale. L’America di Trump viene demonizzata come se essa non fosse un prodotto e per molti versi la continuazione dei quella di Biden.

Pasolini affermava: “Io sono un intellettuale, quindi so”. Anche lui credeva che la funzione primaria dell’intellighenzia fosse andare oltre le apparenze e il linguaggio del potere. Cercare la verità intesa come l’interpretazione più vicina alla realtà. È terrificante osservare come gli uomini di cultura ripetano parole vuote di significato.

Scendono in piazza per l’“Europa democratica”. Eppure l’Europa come tutti sanno ha una architettura istituzionale autocratica. Non conosce la separazione dei poteri, la base dello Stato di diritto. Il Parlamento non esercita alcuna funzione legislativa né ha reali poteri di controllo. La Commissione europea ha varato un piano di riarmo di 800 miliardi cambiando le regole vigenti ed eliminando l’austerità soltanto per le spese di difesa. Il Consiglio dei capi di Stato e di governo, il Consiglio dei ministri, che imprime l’indirizzo politico, stipula senza mandato accordi che rispondono alle gerarchie tra gli Stati membri. Abbiamo insomma un club non eletto dai cittadini che ha un deficit democratico riconosciuto e applica politiche neo-liberiste, decide il riarmo, un incremento dell’1,5% della spesa militare per i singoli Stati al di fuori delle regole di equilibrio dei conti, applicate invece severamente per le spese per lo Stato sociale, un club, non uno Stato federale, privo di una reale politica estera comune e quindi di una difesa comune che presuppone l’individuazione degli interessi dei popoli europei.

In questa sede è difficile poter fare una disamina del fallimento odierno dell’Europa rispetto agli ideali che ne hanno animato il progetto prima di Maastricht. In un piccolo saggio, che sarà pubblicato in autunno da Paperfirst, esaminerò come le dinamiche di questa Europa abbiano affossato gli obiettivi di pace e prosperità, democratici e sociali. Come mai allora l’intellighenzia asseconda una tale mistificazione e unisce la propria voce al coro nauseabondo che invoca armi per la continuazione della guerra contro la Russia? Siamo per l’aggredito contro l’aggressore, balbettano come scolaretti ottusi. Noi abbiamo violato altri principi del diritto internazionale: non ingerenza negli affari interni di un altro Paese, autodeterminazione dei popoli, indivisibilità della sicurezza. Come mai questi intellettuali sono così strabici e vedono soltanto le violazioni altrui, non le nostre? Nello stesso istante in cui stigmatizzano la Russia per l’invasione di un Paese, trasformato in una pedina atlantica, non levano la voce contro Israele, che continua impunemente a commettere crimini di guerra. I leader della democratica Europa esprimono simpatia e solidarietà a “Bibi”, votando contro il cessate il fuoco nelle risoluzioni dell’Onu, contro la maggior parte degli altri “non democratici” Paesi membri.

Gli intellettuali che difendono l’Europa “democratica” non pronunciano una sola parola per lo Stato libero di Palestina, per le sanzioni allo Stato terrorista Israele. Un popolo inerme, donne e bambini, 70 mila civili massacrati e gli intellettuali tacciono oppure piagnucolano, balbettando slogan di parte relativi al diritto di difendersi di uno Stato che occupa dal 1967 territori non propri e applica forme di apartheid. Chi sono dunque questi scrittori, questi editorialisti così poco capaci di cercare la verità e la bellezza, così proni verso la propaganda occidentale, come è possibile che abbiano perso l’uso della ragione? Pasolini e Moravia scenderebbero in piazza contro la guerra, contro questo grottesco club antidemocratico, neoliberista, classista e bellicista, asservito alle lobby delle armi, per l’Europa, tutta da costruire, federale e sociale che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

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Comments

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Domenico Testa
Saturday, 22 March 2025 18:43
Il tradimento dei chierici è una costante della storia:il tradimento dell'Intellighenzia di sinistra in Italia data almeno dall'inizio di questo secolo,da quando ha abdicato al suo ruolo di coscienza critica del neoliberismo,da quando ha rinunciato a difendere gli sfruttati,i precari,l'uguaglianza,a manifestare per la pace.Sulla guerra in Ucraina e sul genocidio di Gaza i sostenitori del centrosinistra,i democratici,fatte rare eccezioni, hanno scelto la via del silenzio. La manifestazione del 15 marzo a Piazza del popolo a Roma ha esaltato,pur con qualche distinguo,il riarmo,l'eurocentrismo,senza un minimo di autocritica.Abbiamo visto e sentito personaggi dello spettacolo,della cultura,della politica,giornalisti, esaltare" le magnifiche sorti e progressive" dell'Ue che vive,invece,una delle congiunture più difficili della sua storia.In tante parti del mondo gli intellettuali radicali.di sinistra autentica,testimoniano,dissentono,pagano di persona,in italia,eccettuati pochi,la maggioranza di essi sceglie la via comoda dell'integrazione con il potere nelle sue varie declinazioni....
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Giovanni Felice
Monday, 17 March 2025 16:29
Invito ad ascoltare la canzone di Antonio clemente il conformista
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Lella
Monday, 17 March 2025 15:36
Li abbiamo ampiamente sopravvalutati, questi intellettuali. Sono capaci di fare sottili distinguo filologici sul greco o sul tedesco, ma sulla dimensione civile non si vogliono sporcare le mani e quindi non si vergognano di essere conformisti e codardi. Ho letto un libro di Galimberti sui miti e ci ho trovato un' accozzaglia di luoghi comuni che si leggono di solito nelle riviste femminili segno che alla realtà non era stato rivolto nemmeno uno sguardo. E proprio per questo si può permettere di sfoderare un bellicismo senza alcun ritegno ma tronfio della visibilità che i media gli hanno consentito. Ben diverso era Pasolini che in vita ha sfidato tutto il fronte della stampa, compresa quella di sinistra, pur di dire il suo punto di vista anche se scomodo, anche a costo di scontentare qualcuno. Fortunatamente le "masse" mostrano capacità di pensiero autonomo, come si evince dai sondaggi sulla situazione in Ucraina, diversamente dall' opinione che ne ha quella parte dell ideologia di destra, cui fa comodo proiettare sulla moltitudine la propria inidoneità al pensiero civile.
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Lorenzo
Saturday, 15 March 2025 20:00
La specialità di dotti e intellettuali è sempre stata il servilismo nei confronti del potere costituito o costituendo, e assai spesso è grazie a questo servilismo che hanno avuto la tranquillità e i fondi necessari a produrre le loro opere. Me l'immagino un artista medievale che producesse opere critiche verso il cristianesimo.

Ciò che è cambiato negli ultimi decenni è il processo di rovinosa decadenza imboccato dalle demoplutocrazie, che ha interessato anche la dimensione culturale trasformando il dibattito politico in una serie di rutti e cinguettii privi non dico di qualche sostanza, ma anche d'una sua lontana apparenza. Il livello d'una classe di faccendieri mascherati da politici e d'un gregge alfabetizzatosi sui social e nel porcile dell'inQlusione.

Come sempre gli avversari del regime, specie se sinistrati, avvertono il bisogno di concentrare la negatività su un soggetto circoscritto, in modo da non vedere come le loro amate masse ne siano parte a pieno titolo.
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