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mondocane

Ab uno disce omnis (Da uno capisci come sono tutti. Virgilio)

di Fulvio Grimaldi

Il cosmopolita di Volturara appula... Piccoli sovranisti crescono?

conte vampiroSequitur clades, forte an dolo principis incertum” “Si verificò poi un disastro, non si sa se accidentale o per dolo del principe”. (Tacito, Annales, Libro XV)

E tu, onore di pianti, Ettore, avrai, / Ove fia santo e lagrimato il sangue/Per la patria versato, e finchè il Sole / Risplenderà su le sciagure umane”.(Ugo Foscolo, I Sepolcri)

 

Ho fatto un sogno.

Non è quello di Martin Luther King, che non mi ha mai ispirato, come nemmeno quello di Nelson Mandela, o di Mahatma Ghandi, tre personaggi che sono riusciti, grazie al loro consociativismo con l’esistente, a combinare in sé, per le sedicenti sinistre, un martirio da nonviolenti per la libertà e, per l’élite, la conservazione nell’ordine delle cose garantito dal divide et imperasociale del capitale. Preferivo i sogni di Malcolm X, Lumumba e della guerriglia comunista antibritannica in India.

Comunque ho fatto un sogno. Poi diventato un incubo. E dato che il vissuto capita che si riversi nel sognato, ecco che in braccio a un Morfeo malevolo s’è ripetuto l’incubo a occhi aperti della standing ovation tributato al premier bis, in parallelo ,dalle volpi PD e dai gattini tafazzisti 5 Stelle, fino a ieri decisi a escludersi vicendevolmente dal globo terracqueo. Da fuori penetrano i cimbali, le fanfare, i tamburi della festa di Borse, rendimenti Btp, spread, tassi d’interesse, mercati tutti, l’intero establishment mondiale, addirittura Satana nelle vesti di Bill Gates.

 

Il mondo (di sopra e anche di mezzo) sorride a Conte

Questo inciucio con il PD, che è sempre quello dei regali alle banche, di Mafia Capitale e di Bibbiano, mi fa schifo…. No grazie, meglio le urne”. (Davide Barillari, consigliere regionale del M5S)

Viva viva il presidente del Consiglio! Un premier sfornato dai grandi studi legali al servizio delle élites finanziarie e, dunque, vindice e chierico di UE, Usa, Trump, Nato, von der Leyden, TAV, Guaidò (e perciò Cia), Bergoglio e Padre Pio (lo stimmatizzato squadrista mena-socialisti del 1922).

L’avevamo preso per sprovveduto, invece grande il colpaccio, il 1. marzo 2018, fatto dall’astuto Di Maio.Tutti in grande euforia dietro al pifferaio di Volturara Appula, verso il costone sotto al quale si intravvede il vasto e variopinto paesaggio di una gran bella colonia tricolore, animata da mafie, guerre, migranti, cemento, alte e altissime velocità per affari, uomini e merci e uomini-merce. E’ la famosa democrazia diretta? Come no? Non c’è forse il mitico Rousseau e il relativo gioco dei ruoli “uno vale uno”, a sacralizzare le decisioni dell’uno vale tutti? Dal governo “dei sì” salviniano contro il governo “dei no”, eccoci riscattati dal Conte pinto (diffidare da quelli che si tingono i capelli, ricordare Lama) con il governo “del per”, contro i governi “del contro”. Rivoluzionario paradigma. Pare ispirato da Milton Friedman, quello dei Chicago Boys. Guai ai “contro”, sarebbero quelli che spargono “odio, rancore, paura”. Insomma, i dominati.

 

I dubbi della Cupola

Resta un’anomalia. Lucia Annunziata, che ha casa virtuale a Tel Aviv come a Washington, sul bollettino dello Stato Profondo “Huffington Post”, non gradisce Conte, inaffidabile avvocato prima degli uni, poi degli altri italiani. Lo liquida come “figura debole”. Troppo UEista? In perfetta sintonia, la locale versione fumettistico-enigmistica dell’ordine del giorno dello Stato Profondo (strumento principe della Cupola), “il manifesto”, fa l’antipatizzante con “l’ambiguo” Conte che ha addirittura “glissato sul tema immigrazione”,ovviamente una priorità assoluta per questo bollettino dei naviganti Ong. Se ne fa vessillifera la nota corifea del Giuda greco, Tsipras, l’augusta Luciana Castellina. Non le fa specie, anzi, il cinismo che lascia senza fiato, col rastrellamento di minori, bambini e donne regolarmente tutte incinte, con cui le Ong sorosian-merkeliane si lanciano contro resistenze al nuovo colonialismo sfasciapopoli. Gretista quanto il più fanatico apostolo del capitalismo rinnovato dalla Green New Economy, “il manifesto” arriva poi a bombardare Sergio Costa, il ministro dell’ambiente migliore che si sia visto in tutta Europa, per essersi permesso, prima di venire segato dai grandoperisti, di nominare una nuova Commissione VIA-VAS, finalmente composta da esperti rigorosi e di alto livello.

 

In somniu veritas

Ho fatto questo sogno. Eravamo al ristorante, un Giuseppe Conte molto cordiale e amichevole e io. Stacco. Apro la porta di casa mia è mi trovo davanti uno, carico di valigie e fagotti, che dice di essere stato mandato da Conte e di doversi installare a casa mia. Allibito, oppongo che non c’è posto, ma alle spalle del tizio appare un Conte, ora truce e minaccioso, che intima al suo socio di entrare: “Basta che metti un piede in casa e la casa è tua!”. Stacco. Mi ritrovo in camera da letto, dove Conte sta soffocando con un cuscino mia moglie. Mi butto sll’ex-commensale, provo a fermarlo, ma perdo le forze, forse nel sonno vado in apnea, la scena si disintegra, restiamo a terra la mia compagna quasi esanime e io, tramortito. Sento che stiamo per soccombere, annaspo, mi sveglio.La sveglia segna le due e mezza. Corro a prendere appunti.

Non ci vuole certo l’Interpretazione dei sogni del vecchio Sigmund per spiegarvi la connessione qui tra reale e onirico. Ci riuscirebbe il bassotto Ernesto, tanto è elementare il sequitur. Verbo che, nel contesto, ci riporta al Tacito degli Annales: “Sequitur clades, forte an dolo principis incertum” (“Si verificò poi un disastro, non si sa se accidentale o per dolo del principe”).

 

Odiatori, rancorosi, paurosi: antisovranisti

L’uomo di Stato che tutti ci invidiano per la grandezza della sua visione e le formidabili risorse umane che le articolano sul piano dei programmi concreti, Nicola Zingaretti, ha trionfalmente annunciato la fine della “stagione dell’odio, del rancore, della paura”. Che è poi il meme di tutti, da Berlusconi al “manifesto”, dalle Ong della tratta ai sociologhi di corte. Un capovolgimento logico con il quale provano a spaventarci e a ridurci all’ordine coloro che ontologicamente praticano l’odio, il rancore e diffondono la paura nei confronti di chi ne contesta il dominio, di solito i subalterni, deboli, poveri, lavoratori, offesi e sfruttati, colonizzati. Vecchio trucco: il carnefice che si pretende vittima. Scolpita nella Storia resta l’esempio di una persecuzione che i cristiani dicevano subita, mentre culminò con lo sterminio del mondo pagano. Nella congiuntura, è lo stratagemma di tutti quelli che si sono levati contro la rapina della sovranità, di popolo, Stato, comunità, individuo, implicito nel processo di globalizzazione condotto da organismi sovranazionali del tutto privi di legittimazione democratica.

 

Sovranità e sovranismo: li dileggia chi li ruba

Già, la sovranità. Non è stata la sovranità un concetto forte, cruciale, strategico, del MoVimento, fin dalla nascita, per poi morire infilato dagli stessi sovranisti sotto ai tacchi 15 di Frau von der Leyen? Sovranità negata dalla Nato, dall’UE, dalla BCE, dal FMI, dal TTIP, dagli stupratori della Val di Susa, dai trivellatori in terra e in mare, da coloro che ci costringono al mercenariato in Afghanistan, dai taxi del mare che fomentano la distruzione della sovranità degli africani, arabi, asiatici, latinoamericani e via desovranizzando.

Non v’è il minimo dubbio che è questione fortemente sentita in tanta parte del mondo che non si è fatto abbindolare dalle sirene del mondialismo. In particolare da coloro che se ne sono serviti per troncare le catene del colonialismo. In Italia è stato fattore importante nell’avanzata dei 5 Stelle fino al 33% e anche nella crescita vertiginosa della Lega quando, con l’abbaglio Salvini, dava l’illusione di ergersene a paladino. Storicamente e con evidenza scientifica sono gli Stati nazionali che hanno unificato nel segno della sovranità e sono gli imperi, gli imperialismi, ad averne perseguito la frantumazione. Nulla è cambiato. E siccome libertà e sovranità sono come Eurialo e Niso (Eneide), o Castore e Polluce (Iliade), amici o fratelli inscindibili, non sono nemmeno sradicabili dall’immaginario e dalla volontà.

 

Perdita della sovranità = Apocalypse now

Ed ecco che in Italia, a dispetto del martellamento di tutti gli interessati allo status quo, l’idea della riconquista della sovranità nazionale e popolare, del resto sancita, prima ancora che dalla Costituzione, da una realtà territoriale, culturale, linguistica, progettuale di un paio di millenni. Che ci è costata sangue e sofferenze inaudite e che ha prodotto una civiltà che oggi le oligarchie degli incivili e i loro utili idioti del cosmopolitismo indifferenziato vogliono minare e contaminare fino a dissolverla e costruire sulle sue macerie una realtà senza volto e senza nome, principi costitutivi l’algoritmo e il denaro. E’ l’orrore di Apocalypse Now.

Essendo convinto di tutto questo, anch’io, come tanti, mi sono guardato attorno, superando le sabbie mobili dei trasformisti a 5 Stelle, alla ricerca di idee e forze che volessero impegnarsi contro questo gigantesco furto con scasso delle élites occidentali. Qualcosa si muove, serpeggia, si manifesta. Inevitabilmente lo spazio abbandonato da chi evidentemente non possedeva gli strumenti culturali per portare a fondo l’istanza della liberazione da un quasi secolare inquinamento coloniale, inflitto e subito, tornerà ad essere occupato, “ove fia santo e lagrimato il sangue / Per la patria versato, e finchè il Sole / Risplenderà su le sciagure umane.

Tra i siti che esprimono quanto sopra e che si propongono con appelli, iniziative pubbliche, convegni, associazioni, movimenti e ai quali tutti dovrà essere fatta l’analisi del sangue prima di parteciparvi, data la lunga pratica delle infiltrazioni, manipolazioni, diversioni che il sistema vanta, ne ho scoperto uno al cui appello ho prestato la firma. Vi ho trovato pure Diego Fusaro, non che sia proprio una garanzia, visto le sue frequentazioni anche con Casa Pound. Al sito “Liberiamo l’Italia” si affianca una web tv e una pubblicazione, non so quanto omogenea, intitolata “Sovranità Popolare” contenente alcune pregevoli analisi economiche, ma anche aberranti elucubrazioni evangelico-papiste sullo sciocchezzaio collateralista che è la dottrina sociale della Chiesa, e sulla mirabolanti genericità, pure quelle sottilmente di sistema, di un papa che prosegue nei confronti dei poteri lo stesso collateralismo praticato con i generali argentini dei desaparecidos.

 

Sovranisti a Testaccio

In netto contrasto con quanto sostiene la rivista fin dal titolo, vi appaiono scritti inqualificabili sia per il contenuto, sia per chi ne è l’autore. C’è per esempio una Lidia Menapace, celebrata dal complesso militarindustriale per aver votato a favore della guerra in Afghanistan, che propone un pastrocchio di Europa Federale dei Popoli - “libere regioni sovrane federate” (sic) - basata nientemeno che sul pensiero di Altiero Spinelli, colui a cui gli Usa raccomandarono di far fuori gli Stati antifascisti europei e fomentare un’Europa a-democratica, sovranazionale, burocratica. C’è anche un inno all’interetnicità e interconfessionalità del tirolese Alex Langer, convertito dall’ebraismo a un cattolicesimo integralista, che ha speso la sua vita, fino al suicidio nel 1995, a combattere le istanze di liberazione della colonia Sud Tirolo-Alto Adige sottratta al mondo germanico, oltreché a condurre processi bigotti a chi, come me, in Lotta Continua non risultava del tutto ligio ai voleri del capo. Furono pacifisti fondamentalisti come lui a invocare, insieme a Sofri, i bombardamenti Nato sulla Serbia con il falso pretesto dei bombardamenti sul mercato di Sarajevo, dimostrati invece una provocazione sulla propria gente del despota bosniaco Izetbegovic. Una macchia nera su chiunque ne esalti la figura.

 

Si parte dalla segheria

Vabbè. Vista la locandina, constatato che la cosa sta sotto gli auspici rispettabilissimi di Paolo Maddalena, presidente emerito della Consulta, sono andato a vedere. 23 agosto, Roma Testaccio, riunione preparatoria per la manifestazione nazionale del 12 ottobre a Roma, guarda caso in coincidenza con l’evento nazionale dei 5 Stelle a Napoli, dove qualcuno si augura ancora che saltino fuori voci avverse all’autodafè di Di Maio e company. Un seminterrato minuscolo occupato da una segheria, una ventina di persone, salvo un’eccezione, dalla mezza età in su. Il tavolo della presidenza, per intero occupato da Luca Climati, mia vecchia conoscenza in quanto protagonista di alcune iniziative politico-sociali vernacolari in Tuscia, alto Lazio, aveva, ai margini, un signore che in 120 secondi ci ha illustrato il programma economico. Applausi. Climati parla della manifestazione del 12 ottobre come dell’evento catartico da quale deve partire la liberazione. Illustra la piattaforma che è quella che leggete sul volantino. Nulla da obiettare. Applausi.

Partono gli interventi. Uno sgrullone di parole, invettive, invocazioni, vaticini, recriminazioni, da sfidare concentrazione e memoria. C’è la matura dissidente 5 Stelle, in tempi remoti candidata a Rieti, che rimpiange i valori perduti e dei 10 anni di stelle non rimane neanche uno sbrilluccichio. Come Pizzarotti, confluito in Bonino, o i grillini fichiani, mi conferma che peggio dei 5 Stelle ci sono di gran lunga i dissidenti 5 Stelle. Un piccoletto dagli occhi che ti trafiggono come punte di carbone si fionda al centro e, agitando le braccia intorno a se stesso come un mulino a vento, intima a manetta: “Andare nel popolo, siamo col popolo, per

il popolo, dal popolo, si sollevi il popolo! E giù applausi. Qualche intervento un tantino meno irruente e semplicistico.

Freme alle mie spalle una bellina riccioluta, la mascotte, chiede di saltare la lista degli iscritti e prorompe in un peana all’amore infiorettato da citazioni da Pound, Hoelderlin, Majakovsky, con alle spalle papà che plaude, suggerisce, conferma. Freme di passione incontenibile con tutta la persona. Inneggia a Ghandi, ignara dei suoi omaggi epistolari e diretti a simboli dell’amore come Mussolini e Hitler. Corona questa volo new age invocando un’Europa basata sull’amore, le arti le scienze, e, come no, la poesia. Si siede totalmente soddisfatta di sé, col babbo che freme di orgoglio. Lo sgomento non nasce da questo vaniloquio di chi si presume dovrebbe contrastare la deriva orwelliana della società. Nasce dal compunto silenzio e dall’ammirata attenzione con cui viene accolta questo predicozzo, assolutamente fuori tema, di adolescente che rifà il mondo. E dall’evidente riprovazione che le espressioni riservano al mio ghigno e ai miei scotimenti di capo.

 

Sovranisti dal local al global

https://www.youtube.com/watch?v=HbzfXfbrGGUhttps://unitedbloggersnetwork.wordpress.com/2019/07/23/bibbiano-gli-orchi-esistono-attacco-all-homo-sapiens-di-luca-massimo-climati/

I link che vedete ci mostrano Luca Clivati, attivista di punta della neonata “Liberiamo l’Italia”, in tutta la sua espansione carismatica, del resto collaudata e comprovata in innumerevoli mobilitazione sociali nell’Alto Lazio. Dal rosso PRC del proletariato che non ha nazione, al tricolore della nazione, libera e sovrana. Se ne sono succedute, a ritmo implacabile, le imprese, spesso proposte su Radio Radicale, via via dimensionate su scala geografica sempre più vasta: dai vernacolari “Cerveteri Libera!”, “Comitati Uniti di Cerveteri in lotta contro la discarica e per la Cantina Sociale”, “Incamminiamoci per la riscossa etrusca”, alla dimensione nazionale con “PRC-Eurostop”, “Italia ribelle e sovrana”, “Movimento Popolare di Liberazione”, fino all’infelice listarella elettorale del duo di fantasisti Giulietto Chiesa-Antonio Ingroia “Lista del Popolo per la Costituzione”. In questa, finita allo 0,02% Climati, dopo aver rassicurato il bacino elettorale di Lazio 2 con la promessa del “voto Arcobaleno” (LBGTQ) e dopo decenni di infaticabile impegno sociale, si è visto prescelto da 25 elettori. Per cavarsela meglio contro l’Europa, si dovrà fare attenzione a chi si iscrive in questa militanza.

Hanno detto tante cose condivisibili, semplici, un po' alla rinfusa, lì, nella segheria. Ma mancava qualcosa, m’era parso. Forse l’imperialismo Usa, forse la Nato? Quelle travi dell’architettura globalista sulle quali, per garantirle una cornice politica “democratica”, hanno messo il tetto UE? Quello copiato dai piombi di Venezia? Beh, quando ne ho accennato io, dopo aver indicato negli Usa la levatrice, fin da Ventotene, di una comunità sovranazionale antidemocratica e subimperialista, mi sono sentito guardato in cagnesco. Mi sbaglierò, gli farò torto, farò torto anche a Fusaro e Paolo Maddalena, ma, a parte la segheria, quello 0,02 che ha premiato l’exploit di Chiesa-Ingroia-Climati, mi lascia un po’ perplesso. Forse la questione della sovranità richiede qualcosina in più.

Comments

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iskratov
Tuesday, 03 September 2019 10:36
definire martin luther king e nelson mandela-personaggi che sono riusciti, grazie al loro consociativismo con l’esistente, a combinare in sé, per le sedicenti sinistre, un martirio da nonviolenti per la libertà e, per l’élite, la conservazione nell’ordine delle cose garantito dal divide et imperasociale del capitale., mi sembra un peccato di cinica retorica...
Intanto il ''martirio''di Mandela, prima della sua santificazione, furono 27 anni di galera per lotta armata. All'epoca dell'arresto era membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Sudafricano]. Negli anni successivi, portò l'ANC nell'Internazionale Socialista. ''Mandela viene elogiato dai media di proprietà dell'azienda e dai governi occidentali per i suoi successi e soprattutto per la sua politica di "pace e riconciliazione" con gli ex oppressori razzisti a seguito della caduta del sistema dell'apartheid. Questa ondata di copertura pro-Mandela ha l'effetto di mascherare la brutta verità che quegli stessi personaggi hanno marchiato Mandela come terrorista per gran parte della sua carriera politica pubblica.'' Mentre viene lodato ora come santo patrono della "pace" nel suo senso più astratto, Mandela era in effetti uno dei i principali sostenitori dei diritti di un popolo oppresso di resistere con qualsiasi mezzo disponibile, legale e illegale, compresa la lotta armata. Come spesso accade con grandi rivoluzionari e figure di liberazione dopo la loro morte, e talvolta anche nell'ultima parte della loro vita, si sta verificando un processo di sanificazione, in cui la realtà della vita di Mandela viene sostituita da una narrazione ben controllata e gestita dal palcoscenico . Per parafrasare Lenin, l'eroe rivoluzionario viene trasformato in un'icona innocua. Poiché Nelson Mandela alla fine, ha scelto di seguire un percorso di compromesso e ha accettato la minoranza dei coloni e il capitale imperialista, ha ottenuto i complimenti dell'establishment capitalista mondiale....Nel 1948 il nuovo partito nazionale salì al potere in elezioni per soli bianchi e iniziò a istituire il quadro giuridico ufficiale dell'oppressione razzista che divenne noto come "Apartheid" o "apartness" in afrikaans. L'ANCYL e Mandela hanno sostenuto una risposta aggressiva, chiedendo all'ANC di adottare scioperi e proteste ad azione diretta per sfidare il dominio bianco. Mandela e i suoi compatrioti furono in grado di ottenere la leadership dell'ANC alla fine degli anni '40 e cambiare la direzione dell'organizzazione in una che cercava di contrastare l'oppressione legale dei neri con tattiche extra-legali di disobbedienza civile.(...)Il 21 marzo 1960, la polizia razzista aprì il fuoco sui manifestanti a Sharpeville, uccidendo 69 persone in quello che sarebbe diventato noto come il massacro di Sharpeville. Allarmato dalla militanza africana, il governo dell'apartheid ha vietato sia l'ANC che il PAC. A questo punto Mandela era stata influenzata dal comunismo e, per un breve periodo, era membro del Partito comunista sudafricano, come ora confermato dall'ANC. Mandela e altri compagni osservarono la scena africana, e presero delle decisioni, queste sono le sue parole: "I fatti concreti erano che 50 anni di non violenza non avevano portato al popolo africano nient'altro che una legislazione sempre più repressiva, e sempre meno diritti". Con questo in mente - e influenzato dai movimenti rivoluzionari a Cuba tra l'altro - Mandela, Walter Sisulu e il comunista bianco Joe Slovo, fondarono Umkhonto We Sizwe, ("Lancia della nazione") che alla fine divenne l'ala armata dell'ANC, rispondere al terrorismo della minoranza bianca razzista con atti di sabotaggio volti a colpire i macchinari del governo dell'apartheid.
Come capo dell'MK, abbreviazione del gruppo, Mandela ha viaggiato sotto mentite spoglie, diventando famoso nella stampa per la sua capacità di eludere le autorità dell'apartheid. Fu infine catturato nel 1963 insieme ad altri leader dell'ANC. Alla prova di Rivonia Mandela tenne uno dei suoi discorsi più famosi conosciuti come "I am Prepared to Die", in cui spiegava non solo la storia dell'ANC e la natura ingiusta dell'apartheid, ma si assumeva la responsabilità per gli atti di sabotaggio dell' MK e parlava della giustificazione storica di un popolo oppresso, che se non trova altra alternativa, decide di prendere le armi. Nelson Mandela non ha mai denunciato la lotta armata, anche quando gli è stata offerta la libertà dalla prigione in cambio di ciò.
Mandela ha parlato in più di un'occasione del ruolo svolto da Cuba in Angola, dove insieme ad angolani e combattenti MK hanno inflitto un colpo mortale all'esercito dell'apartheid, liberando la Namibia e accelerando il crollo del regime razzista in patria dove il movimento di massa del i comuni stavano rapidamente rendendo ingovernabile il paese. Condannato all'ergastolo nella brutale prigione dell'apartheid sull'isola di Robben. Mandela iniziò il suo periodo di detenzione elencato come un prigioniero di "classe D" che poteva ricevere visitatori e inviare lettere solo due volte l'anno, e fu costretto a lavorare prima rompendo pietre nella ghiaia, poi nella cava di calce. Fu rinchiuso in una cella di circa 2 × 2 metri.Mandela fu la chiave per stabilire classi di educazione politica tra i prigionieri e tentare di creare unità tra prigionieri di varie forze nel movimento di liberazione.
È la parte della carriera politica di Mandela, 1990-1999, che ha ottenuto la lode e la celebrazione di Mandela nelle legislature e nelle dimore esecutive che una volta lo avevano evitato come un violento terrorista. L'odio si è trasformato in elogi ipocriti a causa del risultato della transizione verso il dominio della maggioranza.
Mandela e l'ANC hanno assicurato i diritti politici dei sudafricani neri lasciando in gran parte intatta la struttura economica dell'era dell'apartheid. Il settore estrattivo e la borsa rimasero saldamente nelle mani delle élite bianche discendenti britanniche e / o boere, con uno strato cooptato di capitalisti neri portato all'ovile, mentre la terra rimase in gran parte non ridistribuita. Il white flight e le panacee neoliberali si unirono per sferrare un duro colpo all'integrità del settore pubblico. Il governo ANC ha intrapreso alcuni progetti su larga scala come un programma di costruzione di case nei comuni. Tuttavia, divorziato da qualsiasi tipo di piano economico a lungo termine, Il settore estrattivo e la borsa rimasero saldamente nelle mani delle élite bianche discendenti britanniche e / o boere, con uno strato cooptato di capitalisti neri portato all'ovile, mentre la terra rimase in gran parte non ridistribuita.
La corruzione è sbocciata quando i funzionari del governo si sono precipitati nella mangiatoia creata dal capitale bianco per coprire la continuità economica con facce nere. La polizia nera ha sostituito gli odiati poliziotti coloni, ma ha rapidamente acquisito un record simile di abusi e brutalità.
Di fronte a questi fatti può essere difficile - e ancora di più se si sceglie di guardare - non vedere la carriera di Nelson Mandela come tragedia o tradimento.

Il Sud Africa era il migliore amico dell'apartheid Israele, spalla a spalla con lo Shah, attivatore dell'ostinato colonialismo a Lisbona e un pappone per ogni mercenario e rinnegato che sperava di destabilizzare nazioni africane di recente indipendenza.
Alla fine degli anni '80, i leader del movimento di liberazione erano arrivati ad un punto morto. I razzisti avevano ancora un potente apparato di sicurezza e stavano intraprendendo una strategia di divisione molto seria nel tentativo di dividere la popolazione nera sia attraverso la violenza politica sia alimentando le fiamme di una violenta attività criminale.
C'erano due scelte di base in una situazione del genere: una strategia per approfondire la lotta militare e tentare di sconfiggere il regime dell'apartheid attraverso la lotta militare e politica o negoziare per tentare di raggiungere la fine dell'apartheid.
Nelson Mandela ha scelto quest'ultimo , dando un duro colpo alla filosofia della supremazia bianca, ma non al dominio economico dei bianchi in Sudafrica. Mentre fu solo una liberazione parziale, come possiamo perdere di vista l'enorme traguardo di far uscire dall'esistenza il regime più esplicitamente razzista sulla terra?

Mentre i risultati sono stati davvero scoraggianti dal momento che il Sudafrica è sceso nell'oscurità dell'aumento della povertà e della violenza, sembra inopportuno etichettare la scelta che Nelson Mandela ha fatto come un tradimento e, se si tratta di una tragedia, è la tragedia delle tendenze del mondo che ha creato un contesto in cui un approfondimento del processo rivoluzionario in Sudafrica avrebbe preso la forma di una lotta in un vicolo cieco.
Come Lenin affermò una volta su un amaro compromesso: "È incredibilmente, senza precedenti, difficile firmare una pace sfortunata, incommensurabilmente severa, infinitamente umiliante quando il forte ha i deboli per la gola ... Eppure, così i popoli schiacciati da conquistatori bestialmente crudeli sono stati in grado di riprenditi e risorgere. "

Proprio adesso, che ricordiamo l'eredità di Nelson Mandela, il popolo sudafricano sta risalendo, nelle miniere e nei comuni, tornando ai "vecchi" metodi di lotta: gli scioperi, le gomme che bruciano . Le verità ricevute vengono messe in discussione, le vecchie alleanze si logorano e i venti politici si spostano.I continui sforzi per contenere la rabbia e le aspirazioni dei lavoratori del paese stanno diventando sempre meno efficaci, le richieste degli sfruttati e degli oppressi per l'umanità diventano sempre più forti.

Nelson Mandela ha lasciato molto per questa prossima fase della lotta: un retaggio di fermezza, disciplina, organizzazione, militanza e devozione alla causa della liberazione. La nuova generazione che sta emergendo, sta emergendo proprio come Mandela e la sua generazione hanno fatto, al termine di una fase di lotta, sostituendo le proteste e la natura conservatrice dei loro leader per rinnovare il movimento di liberazione nazionale.
Il suo corpo potrebbe averci lasciato, ma il suo spirito rimane vivo tra le fiamme della lotta in Sudafrica, e ovunque gli sfruttati cercano di liberarsi dalle loro catene.
Nelson Mandela Presente!

''https://liberationschool.org/nelson-mandela-armed-struggle-and-communism-in-the-fight-for-freedom/

qui su Martin Luther King: e il suo assassinio ideologico da parte degli stessi che l'hanno fatto fuori fisicamente:
https://www.counterpunch.org/2018/01/19/dr-kings-long-assassination/
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