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Le esternazioni del ministro dell'istruzione Bianchi

di Andrea Zhok

Cercare di seguire le esternazioni del ministro dell'Istruzione Bianchi richiede sempre considerevoli capacità ermeneutiche.

In risposta al problema delle "classi pollaio", cioè dell'eccessiva numerosità delle classi, che, questioni sanitarie a parte, incide negativamente sulla qualità dell'insegnamento, il ministro Bianchi ha fornito la seguente considerazione sibillina:

“Dobbiamo ripensare il modello classe, che va superato, ci sono già tante sperimentazioni. I gruppi classe devono essere riconsiderati. Abbiamo problemi di numerosità soprattutto alle scuole superiori nelle grandi città. È un problema di dimensionamento degli istituti che va ripensato. In molte altre parti del Paese facciamo fatica a fare le prime. Bisogna pensare una scuola vicina alle persone, nuovamente nelle mani delle proprie comunità. C’è oggi una idea di scuola novecentesca: tutti in classe per età, tutti allineati, ma questo concetto fa parte della scuola vecchia.“

Se non sapessimo che a parlare è qualcuno che, in quanto massimo responsabile dell'istruzione pubblica nazionale, DEVE essere persona di indubbia competenza, potremmo disperare che si tratti di una considerazione dotata di senso compiuto.

Ma ovviamente così non può essere, dunque proviamo ad interpretare.

L'unica tesi che sembra chiara e distinta è che la scuola odierna è vecchia, obsoleta, novecentesca, e che noi abbiamo assoluto bisogno di una scuola Nuova.

Questo è in effetti il refrain di tutti i ministri che si sono occupati di istruzione negli ultimi decenni, che se da un lato -per esprimerci eufemisticamente - non hanno mai brillato nella 'pars costruens', si sono però sempre mostrati fermissimi nella 'pars destruens'.

Pare che in Italia uno non possa ambire alla poltrona di ministro dell'Istruzione senza prima aver giurato di voler spianare ciò che resta ancora in piedi della scuola.

E' proprio un prerequisito: per diventare ministro devi promettere di spaccare almeno qualcosa e portartelo via.

E quale sarebbe l'oggetto dell'odierna furia iconoclasta del ministro?

Qui l'esegesi si fa oscura.

Infatti l'idea evocata di abbattere le appartenenze delle classi per gruppi di età di primo acchito rammenta solo fusioni di classi in gruppi che includono studenti di età diverse.

Si tratta di una pratica esistente anche oggi in talune aree montane, con pochi alunni.

E invero, ha ragione il ministro, non si tratta di una pratica tipicamente novecentesca.

A ben vedere è infatti una gloriosa pratica ottocentesca, quando agli inizi della scolarizzazione pubblica i maestri venivano chiamati ad alfabetizzare un po' tutti senza andare per il sottile quanto alle distinzioni per età.

Non è però ben chiaro come una eventuale classe pollaio di coetanei potrebbe giovarsi dell'accorpamento di non coetanei, se l'intento è di diradarsi.

Ma forse non è a quest'idea tratta dal piccolo mondo antico della legislazione del Regno d'Italia che dobbiamo guardare.

No, visto che il ministro parla di "tante sperimentazioni", azzardo un vaticinio intorno a cosa il ministro potrebbe avere in mente.

Visto che il modello di "modernità" promosso dai pedagoghi ministeriali consta di solito del trasferimento di peso di un qualche modello di mercato nell'ambito dell'istruzione, potremmo azzardare un quadro del genere.

Il ministro probabilmente immagina di risolvere il problema delle classi pollaio introducendo le Classi Supermercato.

Qui (un po' come all'università, ma con maggiore giovanile creatività) gli studenti potrebbero scegliere quali ore seguire di quale materia, itinerando da una classe fisica ad un'altra, senza più essere vincolati a quella stantia realtà nota come la "tua classe".

Cose come "fare l'appello" sono robe da boomer, se non senz'altro fasciste.

No, la soluzione potrebbe essere effettivamente una proposta del genere, dalle movenze dinamizzanti.

Gli studenti a prescindere dall'età andranno a seguire i corsi che trovano stimolanti, quando li trovano stimolanti.

Se un'aula dovesse malauguratamente risultare sovraccarica, questa non sarebbe una responsabilità della scuola, ma dell'utenza, che ha liberamente scelto di seguire in massa "Educazione fisica", snobbando quella palla dell'insegnante di Matematica (e paga le conseguenze della sua scelta).

In questo modo gli studenti eserciteranno precocemente le proprie facoltà di scelta responsabile, che tanto gli saranno utili negli anni a venire, visitando i centri commerciali.

Sulle aule peraltro si allenterà la pressione, perché la transumanza studentesca potrà trovare modo di raffinare i propri soft skills nei corridoi, che diventeranno essi stessi parte integrante dell'apparato educativo (Cos'è sto pregiudizio novecentesco che il luogo dove si impara sia la classe!)

Ma naturalmente forse ci sbagliamo.

Forse siamo maliziosi.

Può darsi.

Dopo tutto, forse il ministro non aveva niente di preciso in mente e ha solo accostato alcune proposizioni prive di chiari nessi logici così, per non rispondere ad un problema che non aveva idea di come risolvere.

In tal caso però forse dovrei cancellare il post.

Non sia mai che le corbellerie distopiche di cui sopra siano prese come suggerimento creativo da qualcuno al ministero.

In effetti la realtà esecutiva del mondo dell'istruzione fa di norma apparire conservatrici le fantasie più nichilistiche.

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Comments

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daniela
Saturday, 26 June 2021 13:40
...salvo il fatto che l'università post berlinguer, alias post processo di bologna (UE) è diventata come un altro liceo, dove in alcuni istituti i docenti si susseguono nella stessa aula, togliendo quasi ogni facoltà di scelta agli studenti, inquadrati in mini-lauree con materie per lo più obbligatorie
io penso che abbia in mente semplicemente di proseguire la DAD, che sfoltisce ben bene le aule...
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Enza
Saturday, 19 June 2021 07:22
Zhok ha una ironia finissima, troppo acuta per questi signori al servizio di interessi contrari al Pubblico e al Bene comune. Hanno solo una fissazione : portare a compimento azioni demolitive di quanto sia egualitario, accessibile a tutti, contribuendo al Pil immateriale del paese, che, in una parola si riassume nel benessere dei cittadini, e ancora più arditamente e utopicamente ( il diritto all'utopia di Galeano ) sarebbe la loro felicità.

Sappiamo che il ministro non è sibillino. Che le dichiarazioni non sono a caso, a casaccio che dir si voglia, dato lo stile sciatto. Tutto ha uno scopo preciso.
Zhok lo coglie, ribadisco, perchè conosce dove vogliono parare costoro.
Un'operazione lenta, pianificata da tempo quella di fare sprofondare e svilire irrimediabilmente l'istruzione pubblica. A favore di chi ? Ci arrivano anche i più ingenui. Privato. A suon di soldoni, rette, tasse alla portata dei ricchi. E a quelli che non potranno ? Mangime inservibile per concorrere a divenire la mano d'opera dei sottosalariati. Oddio ! Che termini stanno tornando di moda ! Diciamo pure sfruttati e oppressi, che pensavamo lontano da noi e che invece scopriamo accanto, di nazionalità italiana o straniera, insieme a lottare per i diritti dei lavoratori e insieme bastonati da squadristi padronali o da un camionista che forza il blocco...
Servono corpi che non pensino e che siano ammutoliti da intimidazioni e ricatti vari, da spremere fino all'ultima goccia. Profitto&Profitto. A che serve la scuola novecentesca ? Non è utile neppure la ottocentesca della legge Coppino. Bisogna andare più indietro, quando si istruivano solo i signorini e le fanciulle della nobiltà e buona borghesia.
L'università ? Solo per gli eletti proveniente dalle elite. Naturalmente coronata da master di lusso, magari all'estero, a Londra, a Boston...
Qui, in Italy, per chi voglia fare il salto di classe, stanno proliferando le Unicappero e affini. Studiare da casa con la mitica Dad, sdoganata a pieno titolo grazie al covid, e tentare la fortuna. Uno su mille ce la fa, recita una canzone di Morandi.
Bonne chance.
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giovanni
Saturday, 19 June 2021 02:40
"Se un'aula dovesse malauguratamente risultare sovraccarica, questa non sarebbe una responsabilità della scuola, ma dell'utenza, che ha liberamente scelto di seguire in massa "Educazione fisica", snobbando quella palla dell'insegnante di Matematica"
IMHO più che far scegliere educazione fisica rispetto a matematica, faranno un'altra porcata, cioè far scegliere il docente preferito tra quelli della stessa materia, il che porterà rapidamente a docenti che se ne fregano se gli studenti sanno qualcosa o meno con classi a 100 alunni e docenti seri licenziati perchè, pazzi, pretendono che lo studente studi. La selezione dei peggiori, e i licenziamenti di massa giustificati dal gradimento del cliente che ha sempre ragione,
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