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ilcomunista

Liquidare la Russia e isolare la Cina

di Lucio Caracciolo (12.04.2021)

Anche questo articolo di Lucio Caracciolo, uscito nell'aprile 2021, dieci mesi prima delle vicende belliche in Ucraina, come anche aveva anticipato Manlio Dinucci nel suo Rand Corp: come abbattere la Russia - Manlio Dinucci, ci riporta a dover valutare bene le argomentazioni tanto care alla propaganda bellicista occidentale.

Una su tutte quella relativa alla causa scatenante e nello stesso tempo incontrovertibile che inchioda e zittisce brutalmente chiunque osi anche solo minimamente mettere in discussione la possibilità di una pace possibile:

"c'è un aggressore e c'è un aggredito".

Se anche si accetti questa categorica affermazione, ma cercando di argomentare qualche distinguo valido e conseguente, si viene tacciati per "filorussi" anzi peggio "filoputin", in una logica intransigente giocata su "buoni e cattivi" a prescindere da tutto.

Noi non sappiamo quale evoluzione prenderà la vicenda bellica ma non dobbiamo in nessun modo sottovalutare i rischi estremi che questa potrebbe avere in futuro per tutti noi. (il collettivo)

* * * *

Big Game - Gli Stati Uniti definiscono le priorità del decennio sullo scacchiere internazionale, rafforzando le alleanze nel Pacifico e in Europa per aver ragione delle due altre potenze mondiali

Gli Stati Uniti hanno deciso di buttare fuori pista la Cina entro questo decennio. La Cina ha giocato la carta russa per impedirlo, stringendo una quasi inedita intesa con la Russia. Per la prima volta dalla seconda guerra mondiale gli americani si trovano quindi a fronteggiare due grandi potenze, la seconda e la terza del pianeta, in una partita che segue ormai la logica di guerra. Somma zero.

In questo schema triangolare, Washington ha due opzioni per evitare il possibile scontro contemporaneo con entrambe le rivali. La prima, elementare secondo la grammatica della potenza, è di giocare la più debole contro la più forte: Mosca contro Pechino. La seconda, più rischiosa, sta nel liquidare prima la Russia per poi chiudere il match con la Cina ormai isolata. Soffocandola nel suo angolo di mondo dove, senza più il vincolo con i russi, Pechino sarebbe completamente circondata: lungo i mari dalla linea India-Australia-Giappone teleguidata da Washington. Per terra da quasi tutti i vicini, India e Russia in testa.

È questa seconda ipotesi che comincia a circolare a Washington. E che Biden sta illustrando ai soci atlantici ed asiatici, perché certo da sola l’America non ce la può fare. Le risposte finora avute dai possibili o effettivi alleati sono abbastanza promettenti. Su tutti e prima di tutti, ovviamente i cugini britannici. Global Britain vive in simbiosi con gli Stati Uniti. La strategia geopolitica di Boris Johnson, appena licenziata, presenta quindi un profilo smaccatamente antirusso prima ancora che anticinese. Nella linea della tradizionale, atavica russofobia britannica. Ma con quel pepe in più che il Brexit e il conseguente allineamento totale a Washington impongono. Il «brillante secondo» ha risposto sì all’appello del Numero Uno: pronti a far fuori la Russia, con le buone o con le cattive.

Siccome lo scontro antirusso sarebbe tutto giocato in Europa, e più specificamente in quella parte mediana del continente che separa la Germania dalla Russia – sicché nella storia è stata spesso spartita fra i due imperi – il sì di polacchi, baltici e romeni è particolarmente squillante. Dopo aver inflitto nel 2014 una sconfitta storica a Putin, trovato con la guardia bassa in Ucraina e quindi ormai costretto nel ridotto crimeano e nel Donbas – dove le truppe di Mosca sostengono discretamente i ribelli anti-Kiev – i paesi della Nato baltica e russofoba sentono prossima la vittoria. Che per loro, come per gli americani, significa la disintegrazione della Russia. Sulle orme del collasso sovietico del 1991.

La pressione atlantica, diretta dagli americani e sostenuta dai britannici, si concentra su tre quadranti: Baltico, Nero e Caucaso.

Nel Baltico le basi americane e atlantiche sono rafforzate e ancor più lo saranno nel prossimo futuro. Per esempio in Polonia, dove non ci sarà più «Fort Trump» – una base avanzata americana intitolata all’allora presidente della Casa Bianca – ma ci saranno certamente dei «Fort Biden», di nome e/o di fatto. Intanto, per chiarire come stanno le cose, Washington è decisa a interrompere in un modo o nell’altro il progetto di raddoppio del gasdotto Nordstream, ormai quasi completato. Simbolo della cooperazione sotterranea – nel caso, sottomarina – fra Berlino e Mosca che ogni tanto emerge dai suoi percorsi carsici, e che per Washington come per Varsavia è il Male assoluto. La definizione che l’ex ministro degli Esteri polacco Radek Sikorski diede di quel tubo subacqueo – «gasdotto Molotov-Ribbentrop» – fotografa questo punto di vista. Non per caso Washington ha inviato navi da guerra a pattugliare le acque dove quel vincolo energetico fra Russia e Germania sta finendo di materializzarsi.

Sul fronte del Mar Nero, gli ucraini stanno spostando armi e truppe verso il Donbas, mentre i russi stanno facendo lo stesso in direzione opposta e contraria. La tensione attorno alla Crimea ma anche nell’area di Odessa sta salendo. Per terra e/o per mare potrebbero accadere «incidenti» dagli effetti imprevedibili. Con i romeni pronti a farsi valere, e ad accogliere eventuali contingenti Nato (anche per risolvere la loro questione moldova-transnistriana, un pezzo di Romania che Bucarest considera intimamente proprio, solo provvisoriamente indipendente).

Tra Nero e Caucaso, dopo gli scontri per il Nagorno-Karabakh rischia di riesplodere anche la polveriera georgiana. Qui, fra l’altro, la filiera jihadista resta un fattore non trascurabile. Se necessario, americani e altri occidentali potrebbero eccitarla contro Mosca, sulla falsariga dell’Afghanistan negli anni Ottanta.

E la Russia? Non va troppo per il sottile. In caso fosse alle strette, Mosca sarebbe pronta alla guerra. Perché ne andrebbe della sua stessa sopravvivenza. Nel frattempo, come da antico costume, si preoccupa di allacciare o riallacciare relazioni proficue con Germania, Francia e Italia, i tre principali paesi continentali, che non hanno mai condiviso la passione antirussa degli ex satelliti dell’Urss. I prossimi mesi ci diranno se questa crescente pressione americana, via Nato, sulla Russia, sarà contenuta o se, magari inavvertitamente, produrrà la scintilla di un conflitto dalle imponderabili conseguenze.

Comments

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marco
Monday, 11 July 2022 22:37
https://www.azione.ch/attualita/dettaglio/articolo/liquidare-la-russia-e-isolare-la-cina.html
Settimanale della società svizzera Migros.
Citato anche da Maurizio Blondet sul suo sito.
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Fabrice
Saturday, 14 May 2022 11:26
Dicono che è un articolo fake:

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/come-nascono-fake-news-facebook-circola-presunto-articolo-310057.htm

ma visto che Dagospia è solo un cialtrone lecchino dei potenti di turno e allora mi sono andato a fare la mia ricerca su Limesonline e per Aprile 2021 il solo e unico articolo di Lucio Caracciolo riguardante le tensioni fra Russia da una parte e dall'altra Ucraina e USA è il seguente:

https://www.limesonline.com/rubrica/lucio-caracciolo-guerra-ucraina-russia-donbas-biden-putin

come vedete è del 14 aprile 2021 e l'Incipit non sembra corrispondere all'articolo da voi segnalato, insomma, sembra proprio non essere l'articolo di Lucio Caracciolo "LIQUIDARE LA RUSSIA E ISOLARE LA CINA" che voi avete proposto e che dicevate era stato pubblicato il 12 aprile 2021.


Domanda: il link dell'articolo originale di Lucio Caracciolo "LIQUIDARE LA RUSSIA E ISOLARE LA CINA" non lo avete fornito, io non l'ho trovato da nessuna altra parte sul web, me lo potreste cortesemente indicare? Insomma, potreste cortesemente indicare la fonte originale?

In attesa di una vostra risposta, vi invio i miei più cordiali saluti.

Fabrice
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Alfred*
Monday, 09 May 2022 17:07
Spiegato da Caracciolo il delirio Nato comincia ad avere un senso.
Pero' affinche' lo abbia fino in fondo non bisogna limitarsi ai desideri, anche se intensi.
Un tempo qualcuno avrebbe chiesto quante corazzate ha la Nato.
Oggi questi da sono reperibili un po' qui un po' la.
La Nato e' armata sino ai denti e piena di testate nucleari, la Russia pure.
Una delle cose che mi colpiscono di questa guerra e' la logistica e gli aprovviggionamenti, visto che il nucleare per adesso resta ai margini e si spera rimanga li.
Sentivo Mirko Mussetti in un intervento youtube di limes e parlava della difficolta' di fare arrivare le armi al fronte ucraino (ferrovie interrotte e aeroporti bombardati) ... della penuria di munizioni lato ucraino, soprattutto carburante per i mezzi al fronte. Tanto che pensare a una ritirata per i mezzi ucraini schierati in donbass sarebbe impossibile (al momento)
Si possono avere i depositi pieni di armi nuovissime e altre diavolerie poi... tho,basta interrompere i flussi di cose insignificanti come la benzina e si resta col culo per terra.
Tutta la pappardella per rinnovare una domanda che pongo da tempo.
Considerato da dove vengono le materie prime per le industrie occidentali (molte, strategiche, dalla Russua) e i semilavorati (molti, strategici, dalla Cina) come se la caverebbero i Paesi Nato se mancassero elementi sottostimati, ma fondamentali (dai metalli ai chip alle granaglie ecc) per permettersi una guerra tradizionale?
Quella, per intederci che vediamo adesso in Ucraina?
In caso di frustrazione passerebbero al nucleare?
Secondo me gli strateghi e gli analisti di strategie stanno dimenticando dettagli importanti che stanno gia mettendo in ginocchio l' industria occidentale. In caso di guerra vera, estesa, pensano che le cose miglioreranno?
Avremo piu grano, metalli e altro che gia oggi scarseggiano?
Temo che la Russia sarebbe l'unica nazione che puo procurarsi tutto a casuccia sua con una immensa nazione manifatturiera alle spalle e in retroguardia.
Se dovessi affrontare una cosa del genere a risiko mi limiterei a definire i miei confini e buoni contratti commerciali in attesa di tempi migliori (come ha fatto la Russia negli ultimi 20 anni). Ma noi aoccidente siamo gli esportatori di liberta e i difensori delle democrazie con sfumature nazi, Dio e' con noi e con gli esaltati polacchi e baltici in particolare.
Non credo in divinita'guerrafondaie e staro'fuori, contro, la mischia.
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