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sinistra

Sul privilegio

Note critiche su Agamben-Cacciari

di Roberto Finelli e Tania Toffanin

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Abbiamo inteso di scrivere qualche riflessione insieme su quanto Giorgio Agamben e Massimo Cacciari hanno pubblicato il 26 luglio sul sito dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (A proposito del decreto sul “green pass”), perché ci sembra utile fare un poco di chiarezza sullo spirito del tempo, sul Zeitgeist, di cui i due autori citati ci appaiono essere solo l’epifenomeno più vistoso e accreditato.

Vogliamo provare brevemente a comprendere cosa ci sia dietro una tale rivendicazione di libertà individuale, sottratta ad ogni condizionamento e mediazione con la libertà collettiva, in un richiedere verosimilmente assai dimentico della definizione data, ormai tempo addietro, da Franco Fortini, secondo cui “la mia libertà inizia, non dove finisce, ma dove inizia la libertà dell’altro”. E dunque comprendere perché il nostro tempo, storico e culturale, si sia connotato, sempre più, per una moltiplicazione e ipertrofia dei diritti individuali del singolo, di contro ai diritti comuni e sociali.

Il dibattito che l’obbligatorietà della certificazione verde ha aperto si situa, peraltro, all’interno di uno scenario internazionale che impone alcune riflessioni. Pensiamo infatti che tale dibattito sia fondamentalmente centrato sui diritti individuali, all’interno di un contesto nel quale le libertà individuali sono pienamente garantite. Per contro, quanto sta succedendo in Afghanistan ci impone di riflettere, a partire proprio dalle libertà individuali, in termini meno eurocentrici. Sforzo questo che pensiamo sia necessario per uscire dal provincialismo del dibattito italiano ed europeo in tema di diritti fondamentali e libertà personali.

L’impianto accusatorio che sostiene la vasta schiera di coloro che si oppongono all’introduzione della certificazione verde poggia in buona misura sui concetti di limitazione della libertà personale e di discriminazione.

Nei suoi vari scritti Giorgio Agamben ha sollevato non tanto questioni di legittimità formale ma di natura sostanziale dei dispositivi a suo dire “protettivo-repressivi” messi in campo dalle istituzioni governative. Con Cacciari poi egli ha sostenuto l’equivalenza della certificazione verde (che ricordiamo essere altro rispetto ad una mera certificazione vaccinale poiché prevede anche la negatività al test in assenza di vaccinazione e su questo è stata creata una confusione ad hoc) con pratiche discriminatorie consolidate all’interno di Stati, come Cina e Unione Sovietica, che hanno fatto del controllo della popolazione uno strumento organico di governo del territorio. Boutade, tuttavia, che non solo richiama quelle rappresentazioni che sono frequentemente utilizzate dalla destra conservatrice e liberale per osannare gli imperativi del mercato e invocare l’arretramento dello Stato ma che con la pandemia pensiamo non abbia alcuna congruenza. L’equiparazione di alcuni dispositivi di controllo della popolazione utilizzati in epoche passate con quelli utilizzati dopo lo scoppio della pandemia è solo funzionale, crediamo, a preordinare il discorso anticipando le conclusioni: “stiamo preparandoci a un regime” (Cacciari) nel quale “la tessera verde costituisce coloro che ne sono privi in portatori di una stella gialla virtuale” (Agamben).

Secondo i due, la certificazione verde decisa dal Governo funzionerebbe da dispositivo di controllo funzionale alla politica per discriminare e quindi differenziare la cittadinanza sulla scorta dell’adeguamento a quanto previsto dal piano vaccinale. Cacciari esordisce poi giungendo ad ampliare quanto enucleato sommariamente da Agamben fino ad articolare una critica serrata alla decretazione che, facendo ricorso alla formula dello stato di emergenza, di fatto, rappresenterebbe una sospensione della democrazia. Per articolare la critica allo stato di emergenza e alla conseguente sospensione della democrazia, Cacciari richiama la (tanto bistrattata) Costituzione per ribadire che i limiti sanciti dagli articoli 13, 16 e 32 in tema di inviolabilità della libertà personale, di restrizioni alla circolazione e di obbligo ai trattamenti sanitari non sono mai stati definiti in termini formali. Questa indeterminazione, secondo Cacciari avrebbe lasciato ampia discrezionalità al Governo italiano di legiferare riducendo se non sopprimendo l’autonomia individuale in nome di una eterodirezione imposta da uno stato di necessità ed urgenza mai chiaramente definito.

La questione centrale a nostro avviso da vagliare non è l’attacco all’operato governativo in nome di una astratta idea di interesse collettivo da tutelare, per la quale qualsiasi disposizione normativa è accettabile. Ci mancherebbe: il Governo italiano ha gestito in modo del tutto criticabile tempi, strumenti e risorse per il contenimento della pandemia! Ma questa è un’altra storia e richiede un esame specifico dei dispositivi messi in atto, del rapporto tra Governo centrale e regioni, e delle risorse presenti nel settore sanitario. L’iniziativa legislativa governativa sta dentro un quadro storicizzato del quale occorre tener conto. Abbiamo forse scoperto con la pandemia l’abuso della decretazione d’urgenza? L’emanazione di decreti che hanno valore di legge ordinaria è prevista dall’art. 77 di quella stessa Costituzione che più volte Cacciari richiama. Essa è prevista in casi straordinari di necessità e di urgenza. Sappiamo che dagli anni Ottanta l’utilizzo dei decreti-legge è aumentato in modo crescente, anche per regolare questioni che necessitano della discussione parlamentare. L’utilizzo della decretazione d’urgenza da parte del Governo nella gestione della diffusione pandemica non è una questione preminente a nostro avviso, se davvero intendiamo esaminare la posta in gioco.

Le questioni essenziali sono altre e hanno tutte a che vedere con la materialità dei processi in atto. Si sostiene, ad esempio, con forza il diritto all’autodeterminazione sanitaria ma non si evidenzia con pari vigore che questo diritto può essere esercitato solo perché è data la possibilità di scegliere tra il ricorso alla vaccinazione o alle cure e il non ricorso ad esse. Serve forse ricordare che il prolungamento delle restrizioni alla mobilità è stato necessario a causa della rapida saturazione delle terapie intensive, prodotta da anni di mancati investimenti in nome del contenimento della spesa pubblica.

I numeri del sistema sanitario italiano appartengono alla categoria dei fatti. E su questi serve muovere critiche incisive e circostanziate ed un’azione rivendicativa. Finora a nostro avviso entrambe sono state ancora molto modeste e quindi del tutto inadeguate a rivendicare quelle risposte ai bisogni fondamentali di tutti e tutte noi in fase pandemica e fuori dalla pandemia. E’ fondamentale infatti avere contezza dello stato del sistema sanitario, dall’organizzazione delle strutture ospedaliere, in primis della capienza e della dotazione delle terapie intensive, ma anche della medicina di base, e comprendere come la malattia lo abbia intaccato. Sono state investite nuove risorse nel sistema sanitario nazionale? Come sarà gestito in futuro il rapporto tra Governo centrale e regioni, che non poco ha contribuito ad allentare la stretta sulla diffusione pandemica? Quali e quante risorse sono state assegnate alla ricerca scientifica? Quali e quante risorse alle retribuzioni del personale sanitario? Dobbiamo attendere un eventuale e non auspicato altro evento pandemico per avere risposte a questi legittimi quesiti?!

Il buon stato di salute del sistema sanitario è la precondizione per allargare la sfera dei diritti e per ampliare quell’autodeterminazione alla quale Agamben e Cacciari fanno continuamente riferimento ma in termini sostanziali non solo formali. L’autodeterminazione è un bene cruciale. Essa però va esaminata sulla scorta delle condizioni oggettive che la promuovono non, invece, analizzando solamente i dispositivi che la limitano. E qui veniamo al punto dolente.

C’è una questione che negli scritti di Agamben e Cacciari è continuamente e volutamente elusa. Chi può esercitare il diritto di non sottostare al piano vaccinale e in quali condizioni può farlo?

A noi sembra che l’approccio dei due riproduca quell’eurocentrismo tanto debole quanto inservibile per spiegare la complessità attuale ma anche a proporre soluzioni capaci davvero di non discriminare e non creare nuove divisioni tra coloro, ad esempio, che possono utilizzare servizi sanitari qualificati e in tempi celeri e coloro che devono accontentarsi della disponibilità contingente con lunghi tempi di attesa.

Dove sta l’eurocentrismo di Agamben e Cacciari? E’ tutto espresso nell’attacco a quella che considerano essere una forma di stigmatizzazione via legis. Non sono forse altre le forme fattuali della discriminazione nel nostro paese (e non solo)? Classe, genere e razza sono categorie superate forse nelle riflessioni che hanno a che vedere con norme e pratiche discriminatorie? In quali termini la pandemia sta intaccando la popolazione sulla base di un’analisi di classe, di genere e di razza? Ce lo vogliamo chiedere o pensiamo davvero che la pandemia, come tutte le patologie, agisca su tutte e tutti allo stesso modo? O forse la discriminazione espressa da Agamben e Cacciari vale solo per maschi, adulti, bianchi e di classe agiata?! Ancora: la pratica discriminatoria secondo i due inflitta dallo Stato all’individuo come si pone di fronte all’interesse collettivo? Chi sarebbero dunque quei “tutti (che) sono minacciati da pratiche discriminatorie” richiamati nelle poche righe apparse nel sito dell’Istituto italiano per gli studi filosofici?

Non c’è richiamo alla collettività negli scritti di Agamben e Cacciari. Il perno delle loro invettive è l’individuo e l’attacco all’autodeterminazione individuale.

Questa pandemia sta sollevando molti interrogativi, anche di portata radicale se la vogliamo cogliere, rispetto ai nostri stili di vita e di consumo, al rapporto con il territorio e, ultimo ma non ultimo al rapporto tra produzione e riproduzione sociale. Le riflessioni di Agamben e Cacciari sono in questo senso del tutto superate dagli eventi. Ci riportano indietro di mezzo secolo quando il paradigma della crescita illimitata era egemone e con esso l’idea di poter rapportarsi alla natura e all’ecosistema in modo del tutto dispotico.

Il loro discorso rispecchia la schizzinosità di una classe agiata abituata al benessere, assicurato da uno stato sociale che, nonostante i ripetuti attacchi, ha garantito la copertura universalistica del diritto alla salute.

Sappiamo che così non è in molte altre aree del mondo. La capacità di relativizzare la propria condizione esistenziale è parte essenziale di quello sguardo comprendente che dovrebbe emergere in situazioni come quella attuale, nella quale siamo chiamati e chiamate ad interrogarci profondamente non su quanto la nostra libertà sia limitata e in pericolo dall’incipiente deriva securitaria in nome del controllo sanitario ma su quanto dobbiamo impegnarci per aumentare lo spazio della giustizia sociale.

Questa pandemia ci ricorda che abbiamo dei limiti fisici e conoscitivi e che abbiamo contribuito straordinariamente alla loro espansione, disinvestendo ad esempio nella ricerca scientifica e nella strutturazione di un corretto rapporto con la scienza. Investire nella conoscenza dell’eziologia e della patogenesi delle malattie è addebitabile alla governamentalità o alla cura del benessere collettivo?

Del resto, più in generale, va detto che Agamben e Cacciari sono da sempre pensatori dell’Altrove, vale a dire che pensano e parlano da un altro mondo, lontano da quello della gente comune, e partecipano dunque per definizione di una cultura degli áristoi, dei migliori, che, in base all’ispirazione di Nietzsche, li abilita ad essere superiori e indifferenti al sentire delle masse.

Giorgio Agamben almeno dalla pubblicazione di Homo sacer ci dice infatti che la realtà che viviamo è quella del «campo», del campo nazista di concentramento e di sterminio, poiché da decenni siamo in uno stato permanente di emergenza, di eccezione, che consente al potere dello Stato e delle istituzioni di fare strage dei nostri diritti in cambio del mantenimento e della protezione della nostra nuda vita.

Per consentirci di continuare a vivere o meglio solo a sopravvivere – nei termini di una «nuda vita», appunto solo biologica, solo animale - lo Stato democratico, attraverso una continua legislazione di emergenza, ci spoglia di tutti gli altri nostri diritti che ci consentirebbero di vivere una vita culturalmente e socialmente dignitosa, e ci sottopone alla disciplina di una biopolitica che invade e controlla autoritariamente ogni nostro spazio esistenziale.

Così è l’Altrove, il Fuori, per Agamben, il principio e il luogo originario del potere politico nella società, secondo la grande lezione teorica del filosofo della politica, di destra e prossimo al nazismo, Carl Schmidt: che ha sempre affermato che la fonte del potere stia in chi, collocandosi al di fuori delle norme costituzionali, sia in grado di proclamare lo stato di emergenza e di sospendere le regole della socialità ordinaria. Ossia che il potere statuale non nasce da patti e convenzioni tra parti sociali, mediate dalla loro rappresentanza, com’è accaduto in buona parte delle Costituzioni della modernità, ma da colui che è in grado di porre ed imporre la «decisione».

Una filosofia dell’Altrove, quella che motiva il discorso di Agamben, anche perché gli è rimasta, sembra, del tutto ignota, la lezione di Karl Marx sulla forza-lavoro quale vera e reale nuda vita della società capitalistica moderna, in quanto astratta originariamente da ogni possesso ed uso del mondo-ambiente e in quanto, obbligata, come sua forma più propria e continua di esistenza, ad erogare lavoro astratto, normato e impersonale nei luoghi della produzione.

Così come Agamben, estraneo, ci sembra, a una qualche seria frequentazione di filosofie dialettiche, appare non essere stato mai in grado d’intendere, come il vero potere della società capitalistica stia in una dialettica di essenza ed apparenza, ossia nella capacità di dissimulare rapporti di feroce diseguaglianza e di sfruttamento (nella profondità dell’essere sociale) attraverso relazioni, invece, di eguaglianza sulla superficie dell’azione sociale, regolate dalle libertà, universali per tutti, di essere soggetti sia del diritto che del mercato. E che quindi il dominio del capitale come soggetto tendenzialmente totale ed onnipervasivo della società contemporanea abbia come fondamento primo - da cui derivano poi tutte le altre articolazioni di potere - l’operare di una ricchezza accumulativo-astratta, dis-umana, che dissimula i protocolli del suo agire, attraverso la messa in scena di soggetti umani, capaci di autodeterminazione e di libertà di consumo.

Ma Giorgio Agamben, quanto è lontano da ogni cultura della differenza dialettica, tanto appare invece prossimo alla differenza ontologica di Martin Heidegger, supposto filosofo massimo della modernità, ma, com’è a tutti ben noto, anch’egli per molti anni in odore di nazismo. E infatti a base della filosofia politica di Agamben quale perpetuazione del campo concentrazionario e dello stato di emergenza c’è, a ben vedere, una ontologia politica. Ossia la riproposizione attraverso Heidegger, di una categoria filosofica del tutto arcaica ed estenuata a nostro avviso, quale quella di «Essere», con la conseguente consegna di tutta la realtà, umana e non-umana a un principio ad essa ulteriore - quale appunto quello di Essere - indefinibile e non determinabile, da cui possiamo aspettarci solo invii destinali, cioè imposizioni, non discutibili, di senso, e di configurazione di epoche storiche. Dove ciò che vale è proprio il nesso di esclusione-implicazione che Agamben usa e ripete, ossessivamente, per ogni ambito del suo pensare: modellato proprio sulla frattura originaria ed abissale tra Essere ed Esserci, cioè tra principio ontologico e principio antropologico, per la quale gli esseri umani rimuovono dal loro orizzonte, ormai solo mercatorio ed utilitaristico, quell’Essere (sacrale ma non religioso) che pure li fonda: escludendo in tal modo ciò che è il presupposto implicito del loro vivere.

Così lo stato di eccezione, la possibilità di ridurre ogni soggetto a nuda vita sottoponendolo a un potere autoritario sovrano, è la vera realtà, il principio immanente dell’ordine istituito delle democrazie, esattamente come l’Essere di Heidegger è, nella sua lontananza estrema, il principio immanente, pur se rimosso e dimenticato, dell’esistenza umana.

Questo è dunque lo sfondo teorico originario nel quale collocare e valutare l’appello che Giorgio Agamben ci rivolge in questa sua ultima battaglia contro la biopolitica vaccinale, a favore di una resistenza alla norma collettiva e pubblica da parte dei diritti del singolo. Con l’implicito ma non dichiarato convincimento, aggiungiamo noi, che in realtà possa veramente intendere il suo discorso solo colui che si colloca nella nobiltà dell’Altrove, dell’assolutamente Altro, e sia in grado quindi di pensare la filosofia politica solo ponendo alla sua base una ontologia politica: giacché si agisce nella storia e nella società solo se si pensa e si affronta la questione dell’Essere (aggiungeremo noi, come voleva, l’aristocratica filosofia di Parmenide di Elea nel V° sec. A.C. e a seguire, di lì, tutta la dotta ed ecclesiale filosofia Scolastica del Medio Evo).

Non a caso alla figura di Giorgio Agamben, ossessionato da sempre dallo Stato di emergenza, si è associato, in questa rivendicazione dell’autodeterminazione contro lo Stato biopolitico e autoritario, un altro frequentatore, sebbene meno raffinato e profondo, dell’Altrove e del Fuori, qual è Massimo Cacciari.

Fin dal suo testo del 1976, Krisis, egli ha infatti mostrato la sua adesione alla rivoluzione reazionaria di Martin Heidegger, teorizzando che di fronte al fallimento nichilistico della ragione e delle scienze nella loro pretesa di fissare verità oggettive, l’unico approccio in un contesto di realtà attraversato da costanti criticità e di confronti tra forze è quello della «decisione». Specificamente, nel caso della nostra contemporaneità, la decisione di opporre alla volontà di potenza della «tecnica», e alla sua diffusione quale megamacchina della nostra vita, i valori di un umanesimo profondamente mediato dal pensiero dell’Essere e dal confronto con l’onto-teologia.

La ragione umana, teorizza Cacciari, si prova a pensare l’empiria, la molteplicità dei fenomeni del mondo, ricercandone leggi e causalità, ma viene meno nella spiegazione di ciò che dovrebbe dare legittimità e forza originaria al suo procedere: nella spiegazione cioè, non di come le cose esistano, ma perché esistano. Ossia, per dirla, anche qui con Heidegger, perché l’Essere e non il Nulla? Il conoscere può infatti legiferare tecnicamente sull’esistente, spiegandolo per cause, ma non è in grado di dimostrarne l’Essere, ovvero di come sia giunto all’esistenza. Per questo va risolutamente affrontato il problema dell’Inizio, dell’Inizio Assoluto, di “un Prius assoluto, incondizionato […] L’idea dell’essere precedente ogni pensiero, l’idea-limite dell’incondizionatamente esistente [che] è l’’abisso’ della ragione”.

Come tutti i neoparmenidei contemporanei, Cacciari si è mostrato dunque per nulla avvertito dalla lunga tradizione di filosofia critica la quale nella modernità ha insegnato che parlare in questo modo di Essere e Nulla significa - come avrebbero detto maestri come Adorno, Wittgenstein e il nostro Guido Calogero - cadere nell’errore di sostantificare parole, piombare cioè nella trappola di prendere parole per cose, ossia di prendere lucciole per lanterne. Ed è coerentemente arrivato a trasumanare nel pensare, a lungo e con decisione, il problema del rapporto possibile tra Inizio assoluto e mondo. Giungendo a teorizzare, anche qui in modo pressocchè analogo a quello di Agamben, che l’Essere dell’Inizio non deve essere costretto ad entrare in rapporto con la cosiddetta realtà concreta - non deve essere gravato dalla questione della creazione del mondo - perché, nella sua assoluta indifferenza rispetto al mondo, deve implicare anche la possibilità di non-essere: di essere cioè perfettamente libero di essere potenza-di-essere che si traduce nell’esistenza, così come di essere potenza di non-essere che rimane nel Nulla e non passa nell’esistenza.

Tanto che Cacciari, recuperando la radicalizzazione teologica dell’ultimo Schelling, ci può dire che “l’Inizio, come puramente Com-possibile, contiene in sé ogni possibile, fino alla propria stessa im-possibilità”. Ed appunto proprio in questo campo originariamente infinito di possibilità come Inizio di ogni inizio si iscrive l’autenticità della vita di ognuno come «decisione» e libera affermazione di sé.

Ora, lasciando riposare in pace anche Aristotele che forse avrebbe sobbalzato di fronte a una potenza che non sia destinata a realizzarsi nell’atto, quanto s’è detto qui di questioni di ontologia e metafisica, assai in breve e quasi celiando, vale per noi qui solo ad evidenziare quanto sia distante quell’Altrove e quel Fuori. Da quella posizione privilegiata, i due intellettuali pretendono di parlare di patologie umane e cose terrene, ignari della distanza che separa il pianeta terra dalle loro costellazioni ontologiche.

Comments

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giuseppe
Friday, 27 August 2021 18:53
finalmente analisi da materialismo storico, come ce ne sono pochi.
bravi Finelli eToffanin. Di queste analisi si sente molto la mancanza.
Un saluto
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Pino
Thursday, 26 August 2021 21:16
La questione tra nuda Vita e L'Altrove; tra Bìos e Zoè;
Tra Esistenza e dover Essere; mi fa venire in mente una affermazione che Simon de Bovuoir; che rivolgendosi a Simon Weil affermava che la gente muore non per la fame, ma perchè non trova risposte di senso alla vita. Allorchè Simon Weil rispose: " signora si vede che lei non ha mai patito la fame!!.. Poi venne la guerra....
Oggi la nuda vita, viene messa continuamente in questione ( da Anni ), si pensi al precariato, non per il Covid; etc. Certo bisogna ritornare a essere LIBERI,liberi di vivere la nuda vita ( aldilà del covid e dalla sua emergenza ). Alcuni inseguendo una vita di consumer's; tra falsi bisogni e desisideri artificiali, altri inseguendo giustamente orizzonti di senso significativi della propia vita. Questi si dei Privilegiati. Bisogna portare molte più persone possibli aLL'ALTROVE.
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F. B.
Tuesday, 24 August 2021 12:32
Quello che maggiormente colpisce in questa nuova guerra di religione, in cui tutti siamo chiamati a schierarci come bravi soldatini con l'uno o con l'altro integralismo - e che alla stregua ogni guerra è tutta interna al discorso del capitale - è come l'argomentazione logico-razionale e la lettura dei dati di realtà all'interno di una griglia interpretativa di cui siano chiare le coordinate (non esistono dati "puri") - e dunque il confronto dialettico tra differenti opzioni teoriche e di analisi - siano state interamente e definitivamente sostituite, quando non dall'insulto e dall'invettiva becera, dalla tautologia contrapposta alla tautologia, e dall'evidenza che non è evidente se non a chi la sostiene. «Il green pass nega la libertà di scelta di ognuno», «Se non indossi la mascherina per strada, diffondi il virus e dunque, di fatto, sei un assassino» etc. Queste e le tante, consimili sciocchezze che tocca leggere e ascoltare in giro, riflettono un dibattito il cui livello si situa ben al di sotto di quello che solo qualche anno fa qualunque persona senziente avrebbe definito "del grottesco".

L'articolo di Finelli e Toffanin, che pure non sono due teorici della rivoluzione comunista, ha a mio avviso il merito di provare a smarcarsi da questa falsa dicotomia, e di porre una domanda molto semplice, e allo stesso tempo evidentemente incomprensibile per chi ormai è completamente disabituato a utilizzare le categorie del pensiero razionale (e materialista):

«Chi può esercitare il diritto di non sottostare al piano vaccinale e in quali condizioni [oggettive] può farlo?».

Apriti cielo! Gli adepti del credo della "libertà di scelta", dell'"autonomia individuale" e della "soggettività senza limiti" (nemmeno quelli dettati da un'oggettività ormai ritenuta completamente accessoria) si sono scatenati in una pioggia di insulti e accuse senza fine!

Ho provato, in un mio precedente intervento, a porre la medesima domanda in termini che - mi pare - sarebbero comprensibili anche a un bambino. La ripropongo qui, sperando che qualcuno di lor signori si degni di rispondere portando delle obiezioni degne di questo nome:

«se nel luogo in cui vivo, e sulla base delle mie condizioni di classe [per tagliare con l'accetta: ECONOMICHE], non ho accesso [con tempi, modalità e costi adeguati] alle cure mediche, ai vaccini e all'assistenza sanitaria in genere, dove va a finire la tanto decantata “libertà di scelta”?»

Ora, mi sembra evidente che tutti i problemi legati all'attuale pandemia da Covid-19, su cui tanto accanitamente e altrettanto vacuamente si dibatte qui e altrove, derivino da un dato incontrovertibile: i "tagli" e i sottoinvestimenti nel settore della sanità pubblica che hanno caratterizzato, seppure in misura differente, le politiche di pressoché tutti gli stati negli ultimi decenni. Ed ecco un altro grosso problema che emerge dalle modalità del presente dibattito: la totale assenza di memoria. Come ci ricordano gli autori dell'articolo, tutte le misure che sono state adottate dai governi per contrastare il contagio - sulla cui efficacia e sui cui limiti/contraddizioni si può naturalmente discutere (a patto però di rintracciarne anche le cause strutturali: cfr. il mio "Libertà individuali vs dittatura sanitaria?") - hanno avuto come principale motivazione quella di prevenire o risolvere il problema del sovraccarico degli ospedali e dei sistemi sanitari. Ebbene, se a qualcuno è rimasto ancora un briciolo di razionalità, provi da sé a trarne le conseguenze...
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F. B.
Tuesday, 24 August 2021 12:59
Mi scuso per il post multiplo, ma il sito segnalava un errore.
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Enza
Tuesday, 24 August 2021 17:40
Trarre le conseguenze ? La " solerzia" dei governi che con impeto neoliberista ci hanno sottratto la sanità di prossimità, domiciliare , territoriale e quella pubblica fortemente depotenziata, non è credibile. Le ragioni sono molteplici e riguardano sia la gestione strettamente sanitaria di Covid che quella politica ed economica.
Dopodiché, superando l'impasse di vacuum nelle contrapposizioni di chi si fida e di chi non si fida, hai centrato il carattere di questa " guerra", tutta interna al discorso del capitale. Il vero ingombrante problema che ci fa ritenere nemici ,gli uni contro gli altri armati, mentre siamo nello stesso campo di battaglia, parimenti prigionieri, ugualmente vittime.
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F. B.
Tuesday, 24 August 2021 18:46
Intendevo, infatti, "trarre le conseguenze" rispetto allle cause, al senso e alla natura questa stupida guerra di religione...
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L'ignorante
Tuesday, 24 August 2021 08:24
No, pietà: gli stalidioti, no!
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L'ignorante
Tuesday, 24 August 2021 08:19
No, pietà: gli stalidioti no!
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L'ignorante
Tuesday, 24 August 2021 08:17
No, pietà: gli stalidioti no!
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Majakovskij
Tuesday, 24 August 2021 01:13
Ottimo articolo e complimenti ai due autori.
PS. Il livello culturale dei commenti dei novax è rivelatore.
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Rocco santagiuliana
Monday, 23 August 2021 21:46
Cacciarli e Agamben come tutti i no Vax hanno semplicemente paura. Non si vogliono vaccinare perché temono gli effetti collaterali e pensano di farla franca perché tanto si vaccinano gli altri. Armiamoci e partite. Tutti gay col c....... degli altri. E poi per nobilitare la loro miseria umana, la loro mancanza totale di palle, di dignità, di coraggio sbrodolano tesi filosofiche, giuridiche e via andare. Con abilità pretesca, questo bisogna ammetterlo. Tutta letteratura. Intellettuali da deportazione, come giustamente il compagno Stalin aveva provveduto a sistemare in tempi più difficili e seri dei nostri.
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Majakovskij
Tuesday, 24 August 2021 01:09
Ho riso un sacco, sul serio, e ti volevo ringraziare. Cioè, intendiamoci, sono perfettamente d'accordo con il tuo giudizio su Agamben e Cacciari. Ma la chiusa del discorso, il tuo ultimo periodo, ha dei tempi comici grandiosi.
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Enza
Tuesday, 24 August 2021 06:57
Siete due residuati anacronistici e antistorici.
Il compagno Stalin vi avrebbe fatto un mazzo...soffocandovi le risate in gola.
Il livello culturale che traspare dalle vostre battute fa luce, come si usa dire per l'emicrania quando è forte. Non vale la pena neanche degnarvi di una sola argomentazione per demolirvi.
Siete degli sconfitti. Falliti. Ma assai prima che si iniziasse a usare il virus come arma di rincoglionimento di massa.

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roccosantagiuliana
Tuesday, 24 August 2021 08:40
Ciao Enza. Ho sempre cercato nella vita di raggiungere il livello culturale che traspare evidentemente dalle tue poche righe di commento , ma in quanto fallito non ci sono mai riuscito. Ho sempre guardato con ammirazione ed invidia la profonda capacità critica di voi illuminati e mi sono sempre chiesto come facciate a raggiungere certi livelli. Di la verità , vi drogate? Meditazione trascendentale? Imparate a memoria gli editoriali di Da Milano? Oppure il tutto è frutto di una prolungata ed involontaria astinenza sessuale? Del resto le mistiche del medioevo qualcosa ci hanno insegnato. Dammi qualche consiglio ti prego.
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roccosantagiuliana
Tuesday, 24 August 2021 08:38
Ciao Enza. Ho sempre cercato nella vita di raggiungere il livello culturale che traspare evidentemente dalle tue poche righe di commento , ma in quanto fallito non ci sono mai riuscito. Ho sempre guardato con ammirazione ed invidia la profonda capacità critica di voi illuminati e mi sono sempre chiesto come facciate a raggiungere certi livelli. Di la verità , vi drogate? Meditazione trascendentale? Imparate a memoria gli editoriali di Da Milano? Oppure il tutto è frutto di una prolungata ed involontaria astinenza sessuale? Del resto le mistiche del medioevo qualcosa ci hanno insegnato. Dammi qualche consiglio ti prego.
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Enza
Tuesday, 24 August 2021 17:18
Il mio consiglio ? Di inseguire un buon livello culturale ( pur se pare tu lo dia per acquisito ironizzando su quello altrui) astenendoti dalla volgarità che mal si concilia con esso.
Per quanto riguarda le mistiche medievali, non so a quali ti riferisca giacché singolari e molteplici sono le loro personalità che mi pare tu riduca ad estasi a sfondo sessuale. Evidentemente hai un problema di "malinconia" in questo senso. E qui non posso darti consiglio alcuno.
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roccosantagiuliana
Tuesday, 24 August 2021 22:30
Enza , Enza.... perchè non dici la verità? "Non mi vaccino perchè ho PAURA. Perchè non voglio prendermi le responsabilità nei confronti della comunità in cui vivo. Sono come i pacifisti che non vanno in guerra tanto a far gli eroi ci vanno gli altri, sono come gli operai che non scioperano tanto se rinnovano il contratto gli aumenti me li becco anch'io, sono come i negozianti negazionisti che l'unica cosa che mi interessa è il fatturato poi se la gente muore cazzi loro, sono come il buddhista che vuole una vita senza desideri che tanto anche se li avessi rimarrebbero insoddisfatti , sono come la volpe con l'uva , insomma " Francia o Spagna purchè se magna" e per mettermi a posto con la coscienza utilizzo le mie capacità dialettiche (perchè qualche libro l'ho letto) per crearmi un alibi , e tiro fuori la lotta di classe , il capitalismo neoliberista, Big Pharma , i principi della Costuituzione e quant'altro può servire . E mi convinco pure d'aver ragione." In fondo ammettere le proprie debolezze, la propria meschinità ,la propria tartuferia , può solo farti bene. Sei come il mio amico Giorgio , che non riesce a trovar lavoro e quando lo trova lo licenziano dopo una settimana perchè non ha studiato e non ha voglia di fare una mazza e la colpa di chi è? Del complotto Giudo-plutaico-massonico e del Sistema Mondiale delle Multinazionali . A proposito , il compagno Stalin va "contestualizzato" , come tutti i personaggi storici di 100 anni fa e le mistiche medioevali avevano ognuna la sua complessa personalità , ovviamente, ma erano unite da un unico "comandamento" : l'astinenza sessuale, come tutti i mistici del resto. Insomma non è mai troppo tardi per essere onesti con se stessi .... Un caro saluto.
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Enza
Wednesday, 25 August 2021 12:53
La tua ampiezza di pensiero è toccante. Mi hai aperto vastità. Ero chiusa nella mia tremebonda paura, nel mio arido egoismo, nell'asfissia del mio io. Grazie al tuo paternalismo e ai lampi della tua notevole cultura, ho capito. Ti sono grata.

…e il beneficio è reale, perché abbiamo diritto a queste vastità, e, una volta oltrepassate le frontiere, non ridiventeremo mai più quei miserabili pedanti che eravamo.

(Ralph Waldo Emerson)
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Roccosantagiuliana
Wednesday, 25 August 2021 19:39
Grazie Enza. Fa piacere aiutare qualcuno. Anche se avverto una leggera punta di ironia nel tuo msg. Forse sono stato un po rigido ma sai a volte ci vuole. Se hai bisogno d'altro comunque sono qui.

P.S. In ogni caso guarda che hai cominciato tu....
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Majakovskij
Tuesday, 24 August 2021 01:15
PS. si, lo so, non bisognerebbe ridere su questi temi, ma dopo 70,80,90 anni dai fatti mi sarà concesso..
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Chiara
Monday, 23 August 2021 15:54
Magi, presidente ordine dei medici: “il green pass non ha alcuna logica sanitaria” (26 luglio)

Visto che la discussione filosofica sulla libertà (mia, tua, nostra) invoca un... ancoraggio alla realtà della vita collettiva, direi che questo contributo possa esserlo, magari è un piccolo ancoraggio ma alle volte, per proseguire una scalata, basta un piccolo chiodo ben piantato in una piccola fessura di una parete rocciosa.
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Emma
Monday, 23 August 2021 12:25
Lle analisi e decostruzioni dell'aria fritta degli autori e di chi gli dà ragione, hanno contro fatti, altro che Agamben e Cacciari...
Vedete come avanza come un carrarmato il vice in grazia pentagrillina.


https://www.google.com/amp/s/www.ilfattoquotidiano.it/2021/08/23/covid-sileri-se-a-meta-settembre-non-avremo-raggiunto-l80-dei-vaccinati-valuteremo-una-forma-di-obbligo/6298685/amp/
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F. B.
Monday, 23 August 2021 11:44
«[...] l'intero discorso di Agamben e Cacciari [è] incentrato sulla categoria astratta dell'INDIVIDUO-MONADE - sulla sua "autodeterminazione", la sua "libertà", i suoi "diritti inalienabili" etc. Ma come dovrebbe sapere chiunque abbia letto anche solo superficialmente Marx, quella dell'individuo isolato non è che una fiction, nella misura in cui "l’epoca che produce questo punto di vista - dell’individuo isolato - è appunto quella del rapporti sociali (...) fin qui più sviluppati" (Marx). Cacciari e Agamben, come tutti coloro che blaterano di "dittatura sanitaria", "libertà individuali calpestate" e quant'altro, non fanno che rappresentare, sul piano ideologico, i propri interessi materiali di classe (è ciò che risulta con fulgida evidenza dalle "scipitezze" di Finelli e Toffanin). Discorso che può essere esteso anche a tutti quei compagnucci che, da esponenti di una certa visione della "lotta di classe" - a dir poco idealizzata - si sono trasformati in paladini della difesa dei "diritti innati dell'uomo", nel cui Eden - com'è noto - regnano soltanto Libertà, Eguaglianza, Proprietà e Bentham!»

«[...] l'interesse per la "libertà" di Cacciari e Agamben – e di tanti altri insieme a loro – non è interesse per un'astratta libertà *sans phrase* (che non esiste: LIBERTÀ è sempre libertà *DA qualcosa* o *DI fare qualcosa*) ma, come ho scritto altrove , interesse per una libertà che ha «un ben preciso contenuto economico – libertà d’impresa, libera circolazione dei consumatori e delle merci etc.» [https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21000-f-b-liberta-individuali-vs-dittatura-sanitaria.html]. E d'altra parte, nell'epoca del "dominio reale" del capitale, ci sono concesse altre libertà che non siano quelle di «produrre, consumare e spostarsi, essenziali per la valorizzazione del capitale»? Come fanno giustamente notare Finelli e Toffanin, in merito alla "libertà di scelta" in ambito medico-sanitario, «l’autodeterminazione (...) va esaminata sulla scorta delle condizioni oggettive che la promuovono non, invece, analizzando solamente i dispositivi che la limitano». In soldoni, se nel luogo in cui vivo, e sulla base delle mie condizioni di classe (!), non ho accesso alle cure mediche, ai vaccini e all'assistenza sanitaria in genere, dove va a finire la tanto decantata “libertà di scelta”? E che dire di quelle centinaia di milioni di operai, facchini, impiegati, operatori sanitari etc., che anche qui da noi, nel "prospero" Occidente, non hanno mai avuto la possibilità di lavorare "da casa" e, nell'ultimo anno e mezzo, non hanno smesso un solo giorno di recarsi al lavoro – spesso spostandosi su mezzi di trasporto pubblici sovraffollati, e altrettanto spesso privi di qualsivoglia dispositivo di protezione (che non veniva loro fornito) – e che magari si sarebbero volentieri vaccinati non appena il vaccino (al di là di ciò che se ne può pensare) è stato reso disponibile, e invece hanno dovuto attendere mesi e mesi? Quale di "libertà di scelta" hanno avuto costoro? »

(da https://www.facebook.com/groups/261121864001910)
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F. B.
Monday, 23 August 2021 11:53
«[Nota:] Dal mio punto di vista, l'unica realtà materiale [esistente] è l'individuo "in carne ed ossa" (Marx, "L'ideologia tedesca"). Che non è però l'individuo isolato (!), ma un individuo che è definito *ab origine* dalle relazioni sociali in cui è immerso, e da condizioni che non sceglie ma che trova già apparecchiate (e che naturalmente può trasformare – con ciò trasformando anche se stesso: "Tesi su Feuerbach" –, in generale associandosi ad altri individui sulla base di presupposti "di classe"). Quello di Marx, come ha scritto qualcuno, è un "individualismo relazionale". L'equivoco, su questo punto, è dovuto al fatto che nelle società di classe – e in quella capitalistica in modo particolarmente "spinto" – i rapporti sociali si autonomizzano, si ergono al di sopra degli individui come una "potenza estranea": la società, appunto. Sono questi rapporti autonomizzati che Marx sottopone all'arma della critica. Altro che idealismo! Inoltre, ciò che si pone come reale negazione dell'autonomizzazione dei rapporti sociali, non è l'individuo stirneriano, che prende sul serio e sublima la fiction dell'individuo isolato, ma "l'individuo immediatamente sociale" che si riappropria della sua comunità, o meglio la costruisce *ex novo*. Ergo, rimango dell'idea che Marx, su questo punto, avesse ragione da vendere.» (Ibid.)
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Nemesis
Monday, 23 August 2021 09:06
Una sciorinata a scroscio di significanti che dovrebbe giustificare il poco che gli autori vogliono dire. Ma che vogliono dire?

Che Agamben e Cacciari sono dei privilegiati e quindi non possono parlare di libertà nell'universo umano, dove esiste il significato di libertà, mentre chi come Finelli eToffanin non si ritiene privilrgiata, non solo non ci parlano di libertà universale, ma hanno solo da dire che la libertà umana è un problema di per sè, è che quindi va limitata e limata continuamente.

In buona sostanza per Finelli e Toffanin la libertà è privilegio.

Mentre la libertà è precisamente definibile per l'individuo, questa definizione di significato ci diventa più complessa quando tratta miriadi di interazioni personali diverse e mai uguali e precise a se è stesse. Quindi laddove le cose si incasinano un poco per loro natura ecco che spuntano i "piani oggettivi", le "emergenze", ecc...

Dopodichè denunciare l'uso strumentale dell'emergenzialismo diventa, secondo loro, un "privilegio".

In verità costoro rinunciano a lavorare sul piano oggettivo, quello oggettivo per tutti. Si scelgono una loro linea "oggettiva" (guardacaso congruente con la narrazione del dominio) e tutti coloro che sono fuori dal loro "piano oggettivo" sono dei privilegiati (amano la libertà), piccolo borghesi, reazionari, complottisti e via tutto il rosiario di psico-significanti che governano come microchip neurali i giudizi di parecchi (la maggior parte), della moderna e residuale sinistra progressista 4.0.

Credersi progressisti, ancora oggi, vuol dire credersi privilegiati. Il progresso dei loro piani oggettivi é fatto di privilegi tecnologici e di varchi accessibili. L'intellettuale di sinistra, come i vecchi preti di un tempo, lo sanno e lo usano come sfollagente morale per indurre sensi di colpa a chi gtida libertà per tutti.

Progresso e priivilegi vanno a braccetto. Purtroppo la libertà non va a braccetto con la sicurezza del tozzo di pane quotidiano e delle briciole per sopravvivere.

Chi non ha cognizione della libertà umana la calunnierà sempre. Userà sempre un presunto "piano oggettivo" contro l'emancipazione e condanneranno sempre coloro che gridano l'ibertà per tutti specie per chi non è privilegiato e non muoveranno un dito o una parola per indurre il non privilegiato ad emanciparsi, da sè e dal suo stato di sudditanza.

Gli autori farebbero bene a studiare un po' di biologia e genetica prima di strologare sui piani oggettivi e quindi di libertà, individuali o collettive.

E' ridicolo, infine, il tentativo di reductio ad Hitlerum pure di Agamben e Cacciari. Ma basta guardare il continuo con la società nazista per capire che quella società fu solo il prototipo difettoso di quelle attuali. Tant'è che la multinazionale informatica che aiutava il progresso del Terzo Reich di allora è la stessa che ci aiuta oggi con il Green Pass. Ma l'intellettuale progressista di sinistra, che ha letto Marx, pensa che il nazista sia Agamben, il privilegiato.

Inutilità dannose. Quando non si ha niente da dire sul fatto biologico, cioè sul merito della questione, c'è poco da discutrere. Si intona la corale solita del proprio chiostro con il solito kirieleisonne antifascista.
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Abramo
Thursday, 26 August 2021 18:58
Bravo Nemesis, tra l'altro che uno studioso di Hegel e Marx come Finelli, il quale parla di "dominio del capitale come soggetto tendenzialmente totale ed onnipervasivo della società contemporanea" e poi presenta i numeri della pandemia come fatti, o è totalmente disonesto (possibile) o stupido: come è possibile dire robe come "l’operare di una ricchezza accumulativo-astratta, dis-umana, che dissimula i protocolli del suo agire, attraverso la messa in scena di soggetti umani, capaci di autodeterminazione e di libertà di consumo" e poi non rendersi conto che gli scienziati e le istituzioni scientifiche sono evidentemente parte di quello stesso capitale che denuncia? Ne abbiamo abbondanti ed evidenti esempi da trarre tanto dalla cronaca giornalistica degli ultimi 20 anni che dalle fonti storiche novecentesche e dei secoli precedenti. Come Finelli possa assumere come al di fuori e al di sopra della storia scienziati e istituzioni sovranazionali e non governative senza che nessuno glielo rinfacci ha del patetico ancor prima che grottesco.
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Chiara
Monday, 23 August 2021 15:39
Grazie... di esistere
e di contro-pensare...
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valerie
Monday, 23 August 2021 01:29
Cioè vi siete messi in due e avete fatto una pippa di non so quante righe, disturbando per una banalità da bimbi dell'asilo anche Aristotele, della serie 'oh, guardate mica ci sono solo Cacciari e Agamben, ci siamo anche noi a nominare i filosofi' (a Napoli direbbero: pure 'o ceceniello vo' essere pesce), in soldoni per informarci che 1) sì, bello il mondo delle disquisizioni metafisiche ma bisogna essere pragmatici evviva il vaccino sperimentale evviva evviva; 2) anche se lo sanno ormai perfino i muri (ve ne siete accuratamente dimenticati, ma tu guarda che distrazione!) che io non ho motivo di temere te più di qualcun altro, se io continuo ad avere paura di te ho il diritto di farti schiacciare come un insetto. E bravi Finelli e Toffanin! BRAVI! BRAVIIII! BRAVIIIIIIIIIIII!
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L'ignorante
Monday, 23 August 2021 00:11
Francamente più che un'apparente critica d
i due "vecchi maestri" mi sembra una clamorosa esibizione di comuni banalità dionisiache.
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L'ignorante
Monday, 23 August 2021 00:04
Francamente più che una apparente critica a due "vecchi maestri" mi pare una narcisistica esibizione di comuni banalità dionisiache.
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Alessio Simone
Sunday, 22 August 2021 19:07
E' probabile che Agamben e Cacciari parlino "solo per maschi, adulti, bianchi e di classe agiata" ed è vero che democrazia significa che la libertà del singolo deve essere filtrata da quella collettiva ma è altrettanto vero che la libertà della collettività si realizza pienamente solo con la libertà di ogni suo singolo membro: in altri termini, democrazia non significa far rispettare a tutti l'unico pensiero possibile elevato a bene comune (quella è la dittatura!) quanto piuttosto riuscire, in una comunità, a far rispettare il pensiero di ognuno!
A nulla valgono gli scialbi e superficiali esempi come "passare con il rosso" oppure "prendere la patente" che, se non fossero creati per l'inganno, testimonierebbero il livello culturale ed intellettivo dei nostri interlocutori!
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marika
Sunday, 22 August 2021 18:01
Tutto l'articolo si basa un POSTULATO: il vaccinato è IMMUNIZZATO e non contagia mentre chi non è vaccinato contagia.

Però consiglio di indagare meglio su questa apparente verità.
In realtà gli stessi produttori dei vaccini nelle loro schede tecniche specificano che il farmaco NON PREVIENE il VIRUS (SAR-COV-2) ma solo lo sviluppo della malattia COVID-19. Prima cosa capire la differenza tra Covid19 (malattia) e SAR-COV-2 (virus). La dimostrazione è che in Israele dove sono tutti vaccinati il virus si trasmette a yo-yo. Chi lo trasmette? Quindi il vaccino NON IMMUNIZZA, vi chiamano immunizzati ma in realtà è solo una etichetta grammaticale della propaganda.

Nel caso che vogliate continuare a credere di essere IMMUNIZZATI di cosa si preoccupate se non vi potete contagiare?
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carla
Sunday, 22 August 2021 17:39
Grandi compagni che discriminano le persone....mi fate schifo
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Stefano
Sunday, 22 August 2021 15:08
Mi riesce difficile capire come, dall'analisi filosofica sviluppata dagli autori, sia possibile dedurre che è giusto che chi non ha la carta verde non possa usufruire della mensa aziendale.
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Mario M
Sunday, 22 August 2021 14:27
Quote:
Vogliamo provare brevemente a comprendere cosa ci sia dietro una tale rivendicazione di libertà individuale, sottratta ad ogni condizionamento e mediazione con la libertà collettiva, in un richiedere verosimilmente assai dimentico della definizione data, ormai tempo addietro, da Franco Fortini, secondo cui “la mia libertà inizia, non dove finisce, ma dove inizia la libertà dell’altro”
Una battuta che spesso è stata ripetuta recitava: la mia libertà non finisce dove inizia la tua paura.

Ovviamente non esiste una libertà illimitata; la libertà consiste in una scelta fra diverse opzioni, in un quadro sociale, politico, economico ecc. Molte esempi di limitazioni della libertà comunemente accettati sono stati portati da coloro che così ci volevano convincere se non della bontà almeno della logica del lasciapassare, ma in modo maldestro: il semaforo che occorre rispettare e un'infinità di altre normative. Quello che sfugge a molti, e anche agli autori di questo articolo che si perdono in fumisterie filosofiche, come altri ospitati da sinistra in rete, quello che sfugge è che occorre una logica nelle normative, nelle leggi. Qualsiasi persona, anche un infante, capisce il motivo per cui occorre rispettare il semaforo a un incrocio; ma l'obbligo vaccinale cozza violentemente con la logica: se tu ti ritieni protetto dal vaccino perché lo vuoi imporre ad altri? Cosa temi dagli altri se tu ti ritieni protetto? I più scaltri, o più ingenui, portano come giustificazione gli immunodepressi oppure un'azione di purificazione universale dal virus.

Purtroppo gli autori di questo articolo si perdono in una faticosa melassa filosofica, con la citazione dell'immancabile Marx, che così contribuiscono a farcelo detestare.
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Max
Sunday, 22 August 2021 14:19
Eccellente, lucido, sottile. È un ‘piacere sensibile’ leggere ragionamenti così chiari, che smontano posizioni odierne riconducendone giustamente la genesi a opzioni teoriche precisamente connotate. Se ne avverte, ahimè, parecchio la mancanza. Grazie.
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Giorgio
Sunday, 22 August 2021 12:59
Ho letto attentamente quanto ma mi sembra poco efficace a mio parere modesto pertanto sia Giorgio Agamben che Massimo Cacciari rimangono dei Maestri a loro insaputa.
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