Fai una donazione

Questo sito è autofinanziato. L'aumento dei costi ci costringe a chiedere un piccolo aiuto ai lettori. CHI NON HA O NON VUOLE USARE UNA CARTA DI CREDITO può comunque cliccare su "donate" e nella pagina successiva è presente (in alto) l'IBAN per un bonifico diretto________________________________

Amount
Print Friendly, PDF & Email

krisis.png

«La Nato è un’auto fuori strada, con centralina in avaria e autista ubriaco»

di Fabio Mini

Il generale denuncia l’inadeguatezza strategica dell’Alleanza atlantica, incapace di adattarsi al nuovo scenario globale

53961670168 eabc3b8405 k scaled.jpgMentre l’Unione europea insiste nel sostenere una guerra già persa, l’America di Trump tratta con Mosca e prepara l’uscita di scena. Intanto l’Alleanza atlantica, fra leadership compromesse, assenza di visione e derive belliciste, rischia di implodere. In questo brano tratto dal suo ultimo libro, l’ex comandante Nato in Kosovo analizza il tramonto dell’Alleanza. E mette in luce l’irresponsabilità strategica di Bruxelles, incapace di immaginare la pace e ancora meno di combattere una guerra che non è più la sua.

* * * *

Donald Trump non attribuisce alla Nato alcun valore geopolitico. Come i suoi predecessori, la vede come un proprio strumento per impedire all’Unione europea di raggiungere un minimo grado di autonomia in materia di sicurezza e tenerla in pugno con la politica e l’economia. Tale posizione si oppone in modo decisivo all’idea di sviluppare una difesa europea autonoma separata dagli Stati Uniti.

Fino a una decina di anni fa la cosa poteva dare fastidio a tutti gli europeisti convinti, ma alla luce dell’atteggiamento ostile a qualsiasi forma di dialogo con i potenziali avversari e competitori dimostrato dai funzionari dell’Unione europea in tutte le crisi, oggi è quasi una fortuna che l’Europa non abbia uno strumento militare da brandire.

L’intera classe politica europea si è dimostrata pericolosamente immatura nella gestione degli strumenti militari. Non solo sono stati ignorati i rischi e le conseguenze di un conflitto, ma la guerra è stata invocata e sostenuta per costringere ad accelerare dei processi intrinsecamente complessi come la transizione energetica, la transizione ecologica, la transizione tecnologica. Ogni transizione è necessaria ed è uno stadio che richiede più risorse e soprattutto maggiore stabilità.

Invece si è fatto ricorso alla guerra, che ai costi della transizione ha aggiunto i propri; alle difficoltà nella ricerca di risorse e stabilità si sono aggiunte quelle della lotta armata. Si è intervenuti in un incendio utilizzando i lanciafiamme e il napalm. La Nato oggi, come nel 2022, non ha sufficiente credibilità per garantire la deterrenza e tanto meno la capacità di alimentare il conflitto standone fuori.

Ovviamente la Russia spera anche nell’implosione e frantumazione della Nato, ma a questo già ci stanno pensando i vertici europei e della stessa organizzazione. Nonostante l’attivismo a chiacchiere e i proclami, la Nato è politicamente bloccata. All’esterno, a Ovest, è bloccata dal dominio statunitense nell’Atlantico che non è più un’autostrada libera bensì a pedaggio; a Nord è bloccata dalle pretese britanniche e dei Paesi scandinavi e baltici; a Est è bloccata dal muro eretto contro la Russia e a sud è bloccata dalla finzione che gli attacchi d’Israele contro i palestinesi e contro il Libano, la Siria, l’Iraq e l’Iran non riguardino la sicurezza dei Paesi Nato, mentre le minacce di ritorsione iraniane e mediorientali contro Israele siano minacce all’alleanza.

Ora la Nato non ha più limiti di territorio e non ha un nemico, ne ha molti di varia natura e dimensione. Se li è scelti accuratamente rispettando le priorità americane. Ma queste stanno cambiando. La Nato ha puntato tutto sulla vittoria ucraina, che a sua volta dipendeva dal sostegno americano non solo in dollari. L’attuale amministrazione statunitense intende invece rompere e ribaltare tutto ciò che ha fatto la precedente.

L’Unione Europea è schierata quasi totalmente contro la Russia e conta sulla Nato e gli Stati Uniti per continuare la guerra. Una guerra che l’Ucraina ha già perso non avendo più né forze, né mezzi. Il passo successivo, quello della capitolazione politica, è sospeso dalla dichiarata volontà statunitense di far terminare il conflitto a prescindere, a dispetto della Nato e dell’Unione Europea.

Nella riunione di Ramstein del 10 gennaio 2025, l’ultima dell’amministrazione Biden, gli Usa avevano confermato l’impegno a favore dell’Ucraina; la Nato ha confermato l’impegno a fornire aiuti e addestramento perché l’Ucraina potesse vincere e la Rappresentante europea Kaja Kallas ha confermato il sostegno alla guerra anche senza gli Stati Uniti.

Dieci giorni dopo, appena insediato, Trump ha gelato gli alleati dicendo che l’Ucraina non può pensare alla ripresa della Crimea e neppure all’ingresso nella Nato, mentre l’Europa dovrà pensare da sola alla propria sicurezza portando il suo contributo almeno al 5% del Pil. Il mese successivo, mentre in Polonia il Segretario alla Difesa Usa Pete Hegseth, dopo aver elogiato il Paese alleato per la sua spesa militare superiore al 4% del Pil, diceva chiaramente che l’Ucraina non può vincere, il vicepresidente James David Vance a Monaco prendeva a schiaffi metaforici (ma proprio ceffoni) i dirigenti europei. Nello stesso tempo, il Presidente Trump parlava amabilmente al telefono per 90 minuti con il presidente Putin.

Sono scattate subito le rimostranze degli europei per quello che ritenevano un tradimento e uno scandalo: Usa e Russia si parlavano e si ascoltavano senza insultarsi. Una vera vergogna. L’Europa e la Nato con i loro burocrati hanno accolto con insofferenza le intimazioni del vicepresidente Vance e gli avvertimenti del Segretario alla Difesa Hegseth e non hanno capito il livello e la portata della telefonata che avrebbe dovuto invece rasserenarle.

L’Ucraina e le istituzioni europee e della Nato si sono lamentate della marginalità in cui sono state relegate nel momento in cui si parlava di pace. Ma negli ultimi vent’anni non hanno mai mosso un dito per la pace. Dal 2004 non hanno fatto altro che alimentare i conflitti, ampliare l’insicurezza del continente, respingere le richieste di sicurezza, boicottare le iniziative diplomatiche, istigare alla guerra, promuovere sanzioni, bloccare assetti, sabotare infrastrutture, preparare la guerra e sostenerla con uomini e mezzi contribuendo alla decimazione della popolazione ucraina e alla distruzione dei gangli vitali dell’intero Paese.

L’Ucraina ha pieno diritto di avanzare le proprie richieste nei colloqui di un’eventuale pace, sempre che l’esito della guerra lo consenta e non si risolva in una resa senza condizioni, ma l’Ue e la Nato in questi vent’anni si sono giocate qualsiasi legittimità a dettare condizioni di pace con la Russia. La chiacchierata tra Trump e Putin non ha risolto niente e non è bastata a fugare le reciproche diffidenze, ma è stata fondamentale nel riconoscere che i rispettivi interessi non sono salvaguardati dallo scontro né indiretto, né diretto.

Trump non ha fatto mistero della volontà di smarcarsi dalle responsabilità dell’amministrazione Biden nel fomentare la guerra e dagli impegni da essa presi per continuarla. E, cosa fondamentale, non intende considerare la Russia come un nemico degli Stati Uniti, come invece hanno più volte dichiarato e scritto i funzionari Ue e Nato nei vari Concetti strategici e nelle Bussole.

Questa posizione politica, se sincera e mantenuta, implica la volontà strategica di non ricorrere alla forza nelle relazioni reciproche. Implica anche che Russia e Stati Uniti vogliono la fine del loro conflitto in Ucraina avviato da Joe Biden e che entrambi hanno la capacità e la legittimità di stabilire le loro condizioni. Da parte sua, l’Europa vuole continuare la guerra fino alla sconfitta russa, questa è infatti la «pace giusta» intesa da Ucraina e soci. Ma se davvero crede di poterlo fare deve farlo da sola, pagando gli Stati Uniti in soldoni e natura per tutto ciò che essi vorranno fornire.

Gli Stati Uniti sono in grado di far invertire la rotta alla Nato: basta che il Consiglio atlantico prenda atto della loro diversa percezione della minaccia russa per scardinare tutto l’impianto bellico della Nato. Gli Stati Uniti possono mantenere la copertura dell’ombrello strategico nucleare sull’Europa, per loro chiari motivi, ma non possono garantire che la guerra convenzionale escluda le armi nucleari tattiche.

Possono negare il proprio consenso a qualsiasi decisione che gli alleati vogliano prendere e che non sia nell’interesse americano, compreso il dialogo con la Russia. La Nato sarebbe fuori dalla guerra in Ucraina e i Paesi europei che volessero continuarla, con l’Unione europea o altro tipo di coalizione, non potrebbero limitarsi a un appoggio esterno. Sfasciare la Nato esistente con l’obiettivo di costituirne un’altra squisitamente europea equivale a tagliare il cordone transcontinentale.

La nuova «cosa» sarebbe una riedizione del Patto di Varsavia continentale, questa volta a guida britannica, oppure francese, tedesca o polacca, oppure del primo che passa per la strada o del predestinato di turno scelto dalle Segreterie. L’acronimo Nato perderebbe le sue prime tre lettere e rimarrebbe solo l’ultima, la O di Organizzazione, magari a fini di lucro. L’Europa si troverebbe comunque ad affrontare un conflitto logorante e dispendioso sotto la guida di una burocrazia e un sistema in perenne stato di eccitazione da abuso di spirito bellico.

L’Unione europea, più che trasformare o correggere, sarebbe da rottamare. Si farebbe prima a rifarla da capo. Tuttavia, fin quando c’è, occorre che gli Stati membri sorveglino con più attenzione i suoi operati, non solo alla ricerca delle corruzioni, ma dei sistemi di governo. Occorre anche stare attenti a non dotarla di strumenti militari finché l’ago della bussola è bloccato in una direzione arrogante e bellicosa, contraria a tutto ciò per cui è nata. La bussola bloccata ha tolto all’Europa la legittimazione a porsi da interlocutore o mediatore in ogni tipo di conflitto.

Per l’Ucraina, l’Unione europea coltiva ancora l’ambizione di guidarne la ricostruzione e di provvedere alle forze di garanzia in un’eventuale tregua. Anche di questo non ha titolo e la sua sola presenza, non tanto sul terreno quanto in una cabina di regia, sarebbe deleteria per la sicurezza di tutti. Lo dimostra la sicumera con la quale intende continuare la guerra con la certezza di costi e perdite enormi e con l’elevata probabilità della distruzione del continente in uno scontro nucleare che l’America non avrebbe alcun interesse a evitare. Anzi, più distruzioni significano più ricostruzioni e più «Riviere» dalla Scandinavia a Gaza.

Anche la Nato non può rimanere com’è. Si parla spesso di scioglierla, ma la struttura funziona e la rete di comandi è efficiente. È una macchina formidabile, un po’ lenta e complessa, che sta andando fuori strada a causa della «centralina» in avaria e dell’autista ubriaco. Prima di buttarla bisognerebbe vedere se per caso cambiando centralina e autista non vada meglio.


Testo tratto dal volume del generale Fabio Mini, La Nato in guerra – Dal patto di difesa alla frenesia bellica, Edizioni Dedalo, 2025
Pin It

Add comment

Submit