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Cento anni con Fidel

di Gianmarco Pisa

Articolo Fidel Castro.jpgÈ stato inaugurato lo scorso 13 agosto 2025 il Programma commemorativo per il centenario del comandante in capo e leader storico della rivoluzione a Cuba, Fidel Castro (Birán, 13 agosto 1926 - L'Avana, 25 novembre 2016), sulla base delle decisioni assunte dalla X Sessione plenaria del Partito Comunista di Cuba. Gli obiettivi del programma si traducono in un percorso, lungo un anno, di ricerca e di studio, ma, soprattutto, di comunicazione e di iniziativa.

Si tratta di promuovere gli ideali di Fidel; sostenere la ricerca e lo studio del suo pensiero e della sua opera; celebrare il centenario facendo “memoria attiva”, traendo ispirazione dalla sua opera, attualizzando il suo lascito storico, politico e intellettuale, approfondendo i contenuti fondamentali del pluridecennale processo di costruzione del socialismo a Cuba, all’insegna dei principi di uguaglianza, giustizia sociale, pace, internazionalismo, solidarietà e amicizia tra i popoli. È l’intera direzione politica e sociale di Cuba socialista, nel corso dei decenni, dal 1959 in avanti, ad avere reso Cuba ciò che è: un autentico faro di solidarietà e di giustizia, un punto di riferimento per i popoli del mondo nella lotta per l’emancipazione, l’autodeterminazione e la giustizia. Il Programma commemorativo, di conseguenza, include progetti e iniziative in tutti gli ambiti della vita del Paese e si svolgerà dal 13 agosto 2025 al 4 dicembre 2026, portando ogni centro e ogni comunità, ogni luogo di studio e di lavoro a diventare uno spazio di memoria e di iniziativa significativo e importante.

Facendo riferimento al programma, in occasione della X Sessione plenaria, Alberto Alvariño Atienzar, Direttore della conservazione del patrimonio documentale della Presidenza della Repubblica di Cuba, ha evidenziato la particolare profondità del programma di lavoro, sottolineando che la sua impostazione è stata il risultato di un ampio processo partecipativo popolare. Il programma stesso è un quadro di attivazione e mobilitazione per tutti i cubani e le cubane, soprattutto nell'attuale momento di crescente aggressione imperialista volta a colpire la Rivoluzione e le sue conquiste.

Non a caso, il programma si pone anche l’obiettivo di dare nuovo slancio a un ulteriore impegno monumentale, la pubblicazione dell’opera completa di Fidel. Sintetizzare la sua vita e la sua opera è impresa ardua. L'eredità di Fidel Castro è fondamentale e trascendentale, in quanto figura chiave nello sviluppo del socialismo e nell'opera di trasformazione rivoluzionaria e, allo stesso tempo, vero e proprio gigante nella storia del XX secolo. È stato, in estrema sintesi, dirigente, rivoluzionario, marxista, intellettuale, avvocato. 

Il 26 luglio 1953 guidò l'assalto alla caserma Moncada di Santiago di Cuba e alla caserma Bayamo, in un'azione concepita come innesco della lotta armata contro il regime tirannico di Batista, che si sarebbe poi rivelata anche l’azione con la quale si diede storicamente avvio al processo rivoluzionario, che avrebbe portato infine alla caduta del regime e all’instaurazione di un nuovo governo, democratico radicale e poi socialista. Fatto prigioniero, dopo il fallito assalto alla caserma Moncada, dalle forze repressive del regime e tenuto in isolamento per 76 giorni, fu poi condannato a quindici anni di carcere. La sua autodifesa di fronte al tribunale che lo processò sarebbe ben presto passata alla storia, con il memorabile discorso noto come "La storia mi assolverà", in cui delineò anche il progetto della futura Rivoluzione a Cuba. “Nessuna arma, nessuna forza è in grado di sconfiggere un popolo che decide di lottare per i propri diritti. Gli esempi, passati e presenti, sono innumerevoli”, affermò in quell'occasione. Non solo: “Quando parliamo di popolo non pensiamo affatto a quegli strati agiati e conservatori concordi con qualsiasi regime oppressivo, qualsiasi dittatura e qualsiasi dispotismo. [...] Quando parliamo della lotta, invece, consideriamo popolo la grande massa irredenta cui tutti promettono e che tutti ingannano e tradiscono, quella che anela a una patria migliore, più degna e più giusta, quella che è mossa da ansie ancestrali di giustizia per aver sofferto l’ingiustizia e lo scherno, generazione dopo generazione, quella che aspira a grandi e sagge trasformazioni in ogni ordine e che per riuscire è disposta, nel momento in cui crede in qualcosa e in qualcuno, e soprattutto quando crede in sé stessa, a dare fino all’ultima goccia di sangue”.

Dopo la sconfitta delle truppe d'élite della tirannia di Batista, queste furono alla fine costrette a riconoscere la vittoria dei ribelli nella provincia di Oriente, il 28 dicembre 1958. Si avvicinava l’alba di un giorno nuovo: alle prime luci del 1° gennaio 1959, Fidel sconfisse il tentativo di colpo di Stato all’Avana, promosso dal governo degli Stati Uniti come estremo tentativo per salvare i propri privilegi sull’isola, con uno sciopero generale rivoluzionario, sostenuto e realizzato da tutti i lavoratori. Entrò vittorioso a Santiago di Cuba il 1° gennaio e arrivò all'Avana l'8 gennaio tra ali di folla. Al termine della sollevazione rivoluzionaria, tenne la carica di Comandante in capo, poi, il 16 febbraio 1959, fu nominato Primo ministro del governo rivoluzionario, e poi ancora, successivamente, Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei ministri di Cuba dal 1976 al 2008. Dopo la vittoria contro le forze anticomuniste e gli Usa a Playa Girón, nel 1961, la Rivoluzione passava da un modello di democrazia radicale a un modello di vera e propria costruzione del socialismo, varcando la soglia delle più basilari misure di giustizia sociale e avviando un progetto che non aveva precedenti nell’intera America Latina, un progetto di complessiva trasformazione sociale e politica in senso socialista finalizzato alla programmazione economica, al potere ai lavoratori e al popolo, alle più vaste e profonde misure di giustizia sociale: lotta contro la fame e l’analfabetismo, istruzione e salute universali e gratuite, democrazia rivoluzionaria. Il tutto nel contesto dell'unicità di Cuba, passata, in breve tempo, da colonia spagnola (1511-1898), con la sua eredità di sottosviluppo, oppressione, razzismo, a dittatura dipendente dagli Stati Uniti (1901-1959), per giungere, con la vittoria della Rivoluzione, finalmente, alla piena indipendenza e sovranità.

La Rivoluzione dovette inventarsi con cimento storico e creativo al tempo stesso, consapevole del «senso del momento storico», senza copiare o importare modelli, seguendo il motto del grande marxista peruviano José Carlos Mariátegui, «Ni calco ni copia sino creación heroica» (Né calco, né copia, ma creazione eroica), basandosi peraltro sulla lunga esperienza storica, politica, economica, sociale e culturale del marxismo e del leninismo. Il 16 aprile 1961, Fidel proclama, nel discorso tenuto al cimitero Cristóbal Colón dell’Avana, il carattere socialista della Rivoluzione a Cuba: “Noi non siamo un Paese dove, a causa del proprio sistema, la maggioranza della popolazione, la maggioranza dei lavoratori, delle masse del Paese costituite dai lavoratori e dai contadini, lavora per una minoranza sfruttatrice e privilegiata di milionari; noi non costituiamo un Paese dove, a causa del proprio sistema, le grandi masse di popolazione sono discriminate ed escluse, come lo sono le masse della popolazione nera negli Stati Uniti; noi non costituiamo un Paese dove, a causa del proprio sistema, una minoranza della popolazione vive da parassita, a spese del lavoro e del sudore della maggioranza del popolo. […] E questa rivoluzione socialista la difendiamo con il coraggio con cui la nostra batteria antiaerea ieri ha crivellato di proiettili gli aerei aggressori! E questa Rivoluzione, questa Rivoluzione, non la difendiamo con i mercenari; questa Rivoluzione la difendiamo con gli uomini e le donne del popolo”.

Fu Fidel, in quanto - gramscianamente e leninianamente - dirigente e intellettuale di spicco, a guidare questa battaglia. Oltre al suo valore umanistico e filosofico, la Rivoluzione è da subito strumento di lotta politica, ideologica e pratica, da focalizzare e sviluppare nella sua interezza, come un “concetto indivisibile”. Non è una «ricetta per l’osteria dell’avvenire», non è e non vuole essere una prescrizione di ciò che dovrebbe essere fatto, bensì un riferimento costante di ciò che va tenuto presente e di ciò che deve essere realizzato e innovato; presumere il contrario significherebbe offuscare il pensiero e la prassi creativa e antidogmatica di Fidel. È uno strumento per seminare idee e coscienza (“Seminiamo idee e tutte le armi create da questa civiltà barbara saranno superflue; seminiamo idee e la distruzione irrimediabile del nostro ambiente naturale di vita potrà essere impedita”, disse il 13 giugno 2004) come armi contro l’imperialismo: “La rivoluzione è il senso del momento storico; è cambiare tutto ciò che deve essere cambiato; è completa uguaglianza e libertà; è essere trattati e trattare gli altri come esseri umani; è emanciparci attraverso i nostri sforzi; è sfidare potenti forze dominanti dentro e fuori la sfera sociale e nazionale; è difendere i valori in cui crediamo a qualsiasi prezzo; è modestia, altruismo, solidarietà, eroismo; è lottare con audacia, intelligenza e realismo; è non mentire né violare i principi etici; è la profonda convinzione che non esiste forza al mondo in grado di schiacciare il potere della verità e delle idee. La rivoluzione è unità, indipendenza, lottare per i nostri sogni di giustizia per Cuba e per il mondo, che è il fondamento del nostro patriottismo, del nostro socialismo e del nostro internazionalismo”. Forse nessuna delle definizioni di rivoluzione ha assunto una dimensione così vasta come quella pronunciata da Fidel nella Plaza de la Revolución, il 1° maggio 2000, venticinque anni fa.

Nel corso della sua vita, Fidel si è distinto come fervente difensore dell'amicizia tra i popoli, del multilateralismo e instancabile promotore della pace mondiale. Ha sempre sostenuto che la pace è «pace positiva», legata indissolubilmente alla giustizia sociale, alla fine del colonialismo in tutte le sue forme e al rispetto della sovranità. I suoi discorsi alle Nazioni Unite (del 1960, 1979 e 2000, in particolare) sono pietre miliari della difesa di un ordine internazionale basato sull’eguaglianza e la giustizia. Nel suo discorso di chiusura alla riunione del Consiglio Mondiale per la Pace, il 21 aprile 1981 all'Avana, affermò che “se non c'è sviluppo e un minimo di giustizia per i popoli, non ci sarà pace”; ribadendo il concetto nel 1983: “La lotta per la pace è la lotta per la sopravvivenza dell'umanità. E questa lotta può essere solo collettiva, multilaterale, altrimenti non esisterà”, come affermò durante l'inaugurazione dell'Incontro degli Intellettuali in Difesa dell'Umanità, il 4 febbraio 1983, all’Avana.

Fidel è stato anche una figura chiave del Movimento dei Paesi Non Allineati, dove invocò l'unità per difendere l'indipendenza e la giustizia internazionale, denunciando il nuovo colonialismo economico e finanziario imposto dai Paesi del Nord. Cuba ha inviato e invia medici, insegnanti, educatori, tecnici, costruttori in missioni internazionaliste letteralmente in ogni angolo del pianeta, promuovendo aiuto, cooperazione e amicizia, nelle regioni colpite dalla colonizzazione o dal sottosviluppo, soprattutto in Africa, Asia e America Latina. Migliaia di studenti del Sud del mondo studiano gratuitamente nelle scuole e nei centri di istruzione superiore dell'isola, molti dei quali ora in prima linea nel lavoro, nella scienza e nella tecnica nei rispettivi Paesi d'origine. Centinaia le azioni di solidarietà avviate e sviluppate, ad esempio la creazione della Scuola Latinoamericana di Medicina (ELAM), all'Avana, che forma come medici i giovani provenienti dalle regioni più povere del pianeta e ha formato, in oltre 25 anni di attività, 30 mila studenti provenienti da 120 Paesi.

La solidarietà di Cuba nel mondo non ha confini: qui in Italia, lo scorso 9 maggio 2025 è arrivato in Calabria il quinto contingente di 48 medici cubani per unirsi alla brigata sanitaria presente nella regione, già formata da circa 370 specialisti, che forniscono assistenza sanitaria alla popolazione calabrese in 27 ospedali in tutta la regione. In Calabria, i primi 51 specialisti sono arrivati nel dicembre 2022, altri 120 si sono aggiunti nell'agosto 2023, altri 106 si sono uniti al gruppo all'inizio del 2024, poi ancora 66 nell’ottobre 2024 e ora altri 48 nel maggio 2025. Questa missione è la continuazione di quella fornita nel 2020 dalle brigate mediche Henry Reeve a Crema e Torino, contro la pandemia di Covid-19. Da 62 anni, la cooperazione medica internazionalista cubana si sviluppa in tutto il mondo, dopo la prima storica missione in Algeria, includendo da allora più di 600 mila medici e specialisti che hanno fornito servizi in ben 165 Paesi del mondo. Oggi, più di 24 mila operatori e operatrici continuano il loro lavoro in 56 Paesi. Il tutto nel contesto di un criminale blocco economico, commerciale e finanziario, del tutto arbitrario e illegittimo, imposto a Cuba dagli Stati Uniti e dai loro alleati, un blocco criminale che ha causato danni economici, in sei decenni, pari a oltre 500 miliardi di dollari, praticamente più dell’intero prodotto lordo di un Paese come la Danimarca nel 2024.

Oggi, l'ingresso di Cuba nei BRICS, le battaglie combattute nei consessi internazionali e la difesa costante della solidarietà, dell'internazionalismo e della pace, sul piano internazionale, nonché le importanti innovazioni, sul fronte interno, rappresentate, tra le altre, dalla nuova Costituzione (2019), dalla straordinaria riforma del Diritto delle famiglie (2022), dal nuovo programma di riforma economica racchiuso nel Piano Nazionale di sviluppo economico e sociale 2030 (2016), rappresentano alcuni degli esempi più nitidi della vitalità del socialismo a Cuba e una delle eredità più forti di Fidel e della direzione rivoluzionaria dal 1959 ad oggi. Non a caso, Raúl Castro, illustrando le basi del Piano Nazionale di sviluppo economico e sociale 2030, sottolineò, nella Relazione al VII Congresso del Partito Comunista di Cuba: “Le formule neoliberiste che propugnano la privatizzazione accelerata del patrimonio statale e dei servizi sociali, come la sanità, l'istruzione e la sicurezza sociale, non saranno mai applicate nel socialismo cubano”. Ancora con Fidel: “La pace non è solo assenza di guerra. La pace è giustizia sociale, uguaglianza e diritto dei popoli all'autodeterminazione”.


Riferimenti:
Dayán González Ramírez, El centenario del Comandante en Jefe, una oportunidad para fortalecer la obra revolucionaria, Granma, 5 de julio de 2025: https://www.granma.cu/cuba/2025-07-05/el-centenario-del-comandante-en-jefe-una-oportunidad-para-fortalecer-la-obra-revolucionaria-05-07-2025-14-07-53
Raúl Antonio Capote, Fidel: «La lucha por la paz es la lucha por la supervivencia de la humanidad», Granma, 12 de agosto de 2025: https://www.granma.cu/cuba/2025-08-12/fidel-la-lucha-por-la-paz-es-la-lucha-por-la-supervivencia-de-la-humanidad
Fidel Castro Ruz, La storia mi assolverà – La Historia me absolverà, Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba, 01.07.2024: https://italiacuba.it/2024/07/01/la-storia-mi-assolvera-la-historia-me-absolvera
Fidel Castro annuncia il carattere socialista della Rivoluzione - 16 aprile 1961, L’Ordine Nuovo, 16.04.2020: https://www.lordinenuovo.it/2020/04/16/fidel-castro-annuncia-il-carattere-socialista-della-rivoluzione-16-aprile-1961
Fidel Castro, Discorsi: http://www.fidelcastro.cu/it/discurso
CUBA, i BRICS e il Nuovo Equilibrio Globale: Utopia o Necessità?, Tracce di Classe, https://www.youtube.com/watch?v=Gb-1AZY3UcA
Riconosciuto in Calabria, Italia, il lavoro dei medici cubani, 23 maggio 2025: https://misiones.cubaminrex.cu/es/articulo/riconosciuto-calabria-italia-il-lavoro-dei-medici-cubani

 

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