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Make UK great again

di Pierluigi Fagan

79224379 10219561729769430 7870727036791160832 nIl sentiment medio britannico è chiaro: quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Il gioco che si fa duro è il mondo complesso che sarà sempre più complesso, i duri sono tutti i Paesi in grado di giocare il gioco. L’essere in grado premette ovviamente l’assenza di legami formali che impediscono la libera azione e consegue la necessità di avere più punti di forza che di debolezza per giocarsi la partita.

J. Corbyn ha dato una interpretazione sostanzialmente ambigua di questo sentiment promettendo altri mesi o anni di incertezza ed ha perso con percentuali che non si vedevano da decenni. B. Johnson ha incarnato appieno questo sentiment ed ha avuto una maggioranza che non si vedeva da qualche decennio. Al momento il mandato è forte tanto quanto vago, ma le due cose sono spesso abbinate in politica, specie nelle transizioni.

Nel fare analisi di situazioni sparse in giro per il mondo, bisogna immedesimarsi nella situazione e mentalità del luogo. Il più inutile degli sprechi di tempo è scrivere e leggere analisi auto-centrate. Così, penso si debba capire bene cosa è successo nell’Isola. Lo scrissi tre anni fa prima del fatidico referendum sul Leave – Remain, la posta in gioco era allora come ieri, lo statuto autonomo della Gran Bretagna come attore in un gioco multipolare. Il gioco non è a scelta, ci si trova, è determinato dalle condizioni di mondo, non risponde alla nostre preferenze, è così e basta. Lo puoi capire e ti adatti oppure non lo capisci e parli d’altro, cioè prendi tempo, cioè perdi tempo.

Così, europeisti o brexitisti nostrani, rischiano di leggere i fatti britannici secondo le loro preferenze e priorità. UK non è nell’euro, la sua posizione nell’UE le avrebbe permesso di porre veti su sviluppi indesiderati, ma il punto è che i brit non accettano, giustamente, che vengano posti loro. Non lo accettano per carattere e storia, ma anche perché, avendo classi dirigenti lucide nonché un popolo pratico di mondo, hanno capito che nel mondo che è e sempre più sarà, toccherà quantomeno avere mani libere per poi cercar di rinforzare i punti di forza e minimizzare quelli di debolezza secondo proprio interesse. Questo viene prima di tutto poiché attiene al tavolo di gioco che è il mondo e non l’Europa, attiene allo statuto di “giocatore” prima di definirne il carattere di gioco.

Altresì, i socialisti speranzosi, rischiano di leggere i fatti britannici secondo la loro categoria di “socialismo o barbarie” (iper-ultra-liberismo). Corbyn ha incarnato la più nitida speranza socialista o quanto meno socialdemocratica dei tempi recenti ed ha conseguito un risultato tremendo. Non è detto che la valanga dei votanti per Johnson sia tutta allineata all’iper-ultra-liberismo, è che non era questo il tema vero delle elezioni. Le elezioni erano sciogliere lo stato d’incertezza di come la politica britannica aveva gestito il voto del referendum. Rispondere a questa domanda con un elenco di operazioni di politica economica interna a sfondo sociale, non era in sintonia col momento.

Chiaro il mandato strategico richiesto ed ottenuto da Johnson, è tutto da vedere sul piano tattico come se lo giocherà. Il divorzio dall’UE si farà in due e vedremo se l’UE avrà -a questo punto- interesse a metterla giù dura per fargliela pagare o morbida per rimanere in uno stato di cordiale inimicizia. Macron vorrà la prima opzione ma Merkel la seconda. Vincerà Merkel secondo me anche perché tutta l’area del Nord Europa è cugina dei britannici, per storia e geografia e gli interessi economici tedeschi avranno -come al solito- la meglio su tutto. Si tratta solo di vedere quanto burocratica la faranno e quanto Johnson in virtù dell’ampio mandato, vorrà mediare o tagliare veloce e quanto la minaccia di tagliare veloce porterà gli europei a calare le braghe.

Un rinnovato patto di amorosi sensi con gli USA è scontato, l’asse atlantico, storico e geografico anch’esso, si rinsalderà nuovamente e questo giocherà a favore di Trump per le elezioni di novembre 2020, accanto al buon funzionamento del nuovo accordo commerciale già in atto con Messico e Canada e qualche pace commerciale provvisoria (molto provvisoria) con la Cina.

Accordi commerciali, ma dal punto di vista britannico soprattutto banco-finanziari, con Giappone, Corea del Sud, India, Cina, Canada ed Australia nonché tutta la pletora di ex Commonwealth, è anche scontato. Così il potenziamento dell’attività off shore che è la specialità della casa, ora col chiaro intento di andare a succhiare buona parte dei capitali europei in cerca di ricovero fiscale. Cosa che qui da noi peggiorerà le diseguaglianze, via sempre minor introito fiscale.

Tutto ciò richiederà tempo e gli effetti si vedranno nel tempo medio-lungo. Nel breve qualcuno dovrà pagarne il costo che non sarà basso e quel qualcuno saranno le fasce medio basse della popolazione, as usual. Privatizzazioni, liberalizzazioni, de-fiscalizzazioni per i detentori di capitale, sono le ovvie ricette che il dottor Johnson si è guardato bene da esporre (al contrario di Corbyn che ha parlato solo di quello), ma che a questo punto ha formalmente mandato numerico di porre in essere. Il suo era un "prendi uno" (la Brexit), "paghi due" (il suo costo e le politiche economico-fiscali in salsa liberista).

Il mondo multipolare saluta il nuovo-vecchio giocatore, il mondo delle diseguaglianze saluta un nuovo potente diseguagliante, l’Europa saluta il vicino eccentrico che sarà sempre più scomodo, gli “anglo-sassoni” salutano il riformarsi dell’orda originaria. A noi rimane il gusto di discutere qualche altra settimana del MES, di migranti, di populisti e sovranisti ed altre perdite di tempo. La Storia, che è “il Tempo”, giudicherà.

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Franco Trondoli
Sunday, 15 December 2019 14:07
Tutte le analisi e descrizione tecniche ed economiche del funzionamento del Capitalismo sono naturalmente molto utili e necessarie. Ma, secondo me, nell'ambito della variegata maggioranza dell'opinione pubblica di sinistra, comunque indirizzata, non si vuole capire che non si approntano ,neanche preliminarmente, delle soluzioni alle cose facendo riferimento a interventi "Tecnici ed Economici" di tipo "Sovranista". Il Capitale con i suoi rapporti di forza ,ovunque disseminati, resta tale, sia in versione globalista che sovranista. Sono differenziazioni interne , a seconda dei momenti congiunturali , che il Capitalismo si trova a dover gestire come Formazione Economica/Culturale Mondiale. Sono "Contraddizioni Interne" ad esso. Ripeto, il Capitalismo ,per sua natura storica, si è "Globalizzato" progressivamente. Siccome è un movimento schizofrenico; mercato, merce, denaro , e loro derivati, lavoro compreso, tutti lo sono; tutti gli attori mondiali hanno voluto la globalizzazione e ora, nello stesso tempo ,la rinnegano in larga parte dei loro stessi agenti. E' un movimento interno a questo modo di essere. Quando tutto sembra che si tenga, alla fine, niente si tiene e incomincia un processo materiale interno inverso a quello precedente. Direi che e' un processo di azione e reazione quasi chimico/fisico. Proprio "Materiale" in senso stretto. Un "Corpo Materiale" che deve funzionare in questo modo. Non può funzionare che così. In questo momento storico, vedrete, siamo all'inizio di un processo nuovo, dove la forza, la potenza, del Capitale si riterittorializza su nuove basi economiche e sociali, ma proprio anche in senso geografico, ridisegnando e ridislocando nuove formazioni sociali funzionali a tale movimento. E quindi con nuove "rappresentazioni politiche " di riferimento. Non possiamo dire, a mio parere, cosa succederà. La situazione è magmatica, caotica e confusa. Vedremo chi sarà capace e se sarà possibile, starci dentro e contro. Non sarei sincero se non dicessi che; avendo una base di partenza, appunto, caotica e confusa a lui favorevole (il Capitale); vedo una lunga fase storica dai risvolti barbarici. Ma credo che non sia una grande e bella considerazione. Grazie a tutte/i. Buona Fortuna.
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carlo rao
Sunday, 15 December 2019 03:38
Da qualche anno il disavanzo commerciale Regno Unito \ resto d'Europa è fortemente squilibrato a favore dei tedeschi e un po' di tutta la zona euro: la Gran Bretagna importa molto più di quanto non esporta verso il resto d'Europa. Considerando che l'interscambio con l' eurozona vale il 50% dell'intero interscambio commerciale del Regno Unito con tutto il mondo, il suo disavanzo commerciale con l' eurozona causa una perdita di circa il 5% annuo sull'intero PIL. Una perdita rilevante, che con la crisi di questi anni si sta aggravando ulteriormente. Certo, questo squilibrio nella bilancia commerciale ha origini precedenti all'era euro: è dall'epoca della Thatcher che la manifattura britannica viene smantellata, ma l'euro ha aggravato fortemente questa tendenza. Gli economisti “ortodossi” sostengono un modello in base al quale il disavanzo commerciale tra due paesi non sarebbe un problema davvero rilevante. Se ad esempio l'Inghilterra importa dalla Germania più di quanto non esporta in Germania, questo dato è si negativo per l'economia inglese, ma nel medio periodo si riequilibra, in quanto il surplus commerciale della Germania comporterà un aumento del valore della moneta tedesca rispetto alla sterlina, la quale perciò si svaluterà rispetto al marco, e di conseguenza i prodotti inglesi riacquisteranno competitività sul mercato tedesco. Solo che l'euro non si apprezza, è tenuto stabile dall'azione continua delle banche centrali dell' eurozona fra loro coordinate, in quanto solo in questo modo paesi molto diversi economicamente, ad esempio Germania e Italia, possono stare sotto una unica moneta. Perciò lo squilibrio nella bilancia commerciale fra Germania e Regno Unito permane, ad onta della teoria economica “classica”, e il riequilibrio non è avvenuto, tanto che con una battuta potremmo dire che le BMW hanno troppo più successo nel Regno Unito di quanto non lo abbia il buon whisky scozzese in Germania. Un bel problema per gli inglesi. Un modo per affrontarlo sarebbe quello di svalutare la sterlina (svalutazione competitiva), senonché l'indebolimento della moneta renderebbe più difficile il ruolo di “banca mondiale finanziaria” assunto dalla City di Londra, ruolo permesso anche dalla garanzia di stabilità monetaria dell'Inghilterra, che verrebbe meno svalutando la sterlina. Una coperta corta, e o la testa o i piedi....In questi anni l'economia inglese ha mostrato crescenti segni di debolezza, e se l'occupazione fiorisce nella metropoli londinese si affievolisce in gran parte delle vecchie zone industriali; lo stato sociale è stato ridimensionato, e la precarietà è largamente diffusa. Lo squilibrio nella bilancia commerciale, insieme alla crisi esplosa nel 2008 hanno causato anche in Inghilterra una diminuzione drastica degli investimenti pubblici, similmente a quanto accaduto in tutto il sud europeo. In queste condizioni è facile trovare capri espiatori tipo l'immigrazione, e i Farage di turno hanno avuto buon gioco su questo terreno. L'essersi tenuta fuori dalla moneta unica non è bastato, perché il “rapporto” con l'euro a motore tedesco è stato comunque deficitario per l'economia britannica nel suo complesso (esclusi i comparti finanziari). Certo, qualcuno dirà che il PIL britannico, quinto al mondo, non è poi così peggiorato in questi anni di crisi. Vero, ma attenzione: la crisi non ha diminuito il dato complessivo più che tanto, ha piuttosto agito sulle disuguaglianze fra i vari ceti della popolazione, rendendole molto più marcate. L'indebolimento della capacità produttiva, specie manifatturiera, ha colpito certe fasce della popolazione, certe classi salariate; altre, come quelle che hanno beneficiato del ruolo mondiale della City, e segnatamente di Londra come capitale mondiale della finanza, dei servizi e dei commerci (e dei consumi), hanno retto. Il PIL inglese ha retto perché pur perdendo nel confronto commerciale con la Germania ha guadagnato col ruolo mondiale della City in ambito finanziario, che porta a Londra tanti capitali, e qualcosa rimane, ma evidentemente poco si redistribuisce nelle periferie ex-industriali...risultato: a Londra tutti per il “remain”, nella provincia tanti per il “leave”, proprio dove risiedeva l’antica forza elettorale del Labour. La dirigenza di questo partito, guidata da Corbyn, mi pare che non abbia capito questo aspetto in particolare, e ciò gli è stato fatale. Assai singolarmente Corbyn da un lato ha presentato un programma tendenzialmente social democratico “classico”, dall’altro ha continuato a sostenere (o al massimo a essere neutrale) la permanenza in quella UE che notoriamente impone programmi ultra liberali del tutto avversi a qualsiasi forma di nazionalizzazione dell’economia; questa palese contraddizione ha reso poco credibile la prospettiva offerta dal Labour. Ma questa considerazione credo valga in generale, anche per i paesi dell’eurozona: sinché le varie (e variopinte) “sinistre” (“istituzionali” o radicali che siano) non rivedranno la loro analisi e dunque la loro posizione nei confronti dell’Euro e dell’UE, lasceranno campo aperto a “leghe” e conservatori vari.
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Franco Trondoli
Saturday, 14 December 2019 12:23
Prendo spunto dall'articolo come ultimo pezzo pubblicato in questa data, per segnalare la completa sottovalutazione da parte dei media di tutti i tipi degli sviluppi della situazione Libica. Geopolitica quasi completamente dimenticata e sottovalutata in un contesto che sembra confermare quanto detto da Trump, ossia il "ritiro" Usa dal Mediterraneo. Questo, se corrisponderà al vero, si dimostra, paradossalmente ma non tanto, più pericoloso della presenza Usa stessa, come chiaro effetto destabilizzante di tutta l'area, e che , potrebbe dimostrare la lungimiranza dell'idea Trumpiana; menatevi tra di voi, se volete, che io guardo e ne traggo vantaggio. Se e' così sarà un bel guaio, si scatenano tutti i sub/imperialismi di ritorno che evidenziano ,mi permetto di dire, una fase nascente di un multipolarismo "guerreggiato", che definire molto pericoloso e' un eufemismo. Almeno così i fatti, a voterli vedere, sembrano dimostrare. Grazie. Cordiali Saluti
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Franco Trondoli
Friday, 13 December 2019 18:58
"La Storia , che è" il Tempo" , giudicherà ". Ho dei dubbi; che cosa è il "tempo" ?, e quindi la Storia ?. Ho l'impressione che esista solo un "Tempo Presente" , che racchiude dentro di sé sia il passato che il futuro . Bisogna vincere nel "Tempo Presente" , in ogni ripetizione ;sempre diversa; di ogni "Tempo Presente". Solo in quel momento " la Storia giudichera' " Cordialmente
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