Dal Mercatismo agli Stati-Protettori
Dopo la Globalizzazione, sempre più confusione
di Guido Salerno Aletta
Crisi climatica, Auto elettrica, A.I., Inflazione, Tassi di interesse, Guerra in Ucraina, Rapporti con la Cina, Africa in subbuglio, BRICS...
I Media fanno questo di mestiere: oltre a dare spazio ai fatti di cronaca, ed alle decisioni ovvero ai messaggi che provengono dal mondo politico, dal sistema finanziario e da quello della produzione, tessono lentamente ma inesorabilmente la tela della "narrazione", con la costruzione delle sempre nuove verità, la "realtà oggettiva" che rappresenta il presupposto per governare.
E' ovvio che non sarebbe stato possibile decidere per legge l'obbligo di vaccinazione di massa per il Covid-19, così come il divieto di lavorare per coloro che non si sono vaccinati, oppure introdurre i limiti alle attività economiche e sociali per limitare il contagio, se non fosse stata costruita una verità inoppugnabile, quella relativa alla pericolosità del virus, alla sua propagazione incontrollabile, ai danni che provoca alla salute: "Non ti vaccini, ti ammali, muori e fai morire". Queste parole, pronunciate con determinazione dall'allora Premier Mario Draghi nel corso di una conferenza stampa, erano coerenti con la pianificazione meticolosa della comunicazione dei dati quotidiani, dai ricoveri ai decessi, da parte delle Protezione Civile.
La macchina informativa, sui dati sanitari e sulle acquisizioni scientifiche era stata perfettamente allineata con quella decisionale, politica ed amministrativa.
La giustificazione delle decisioni politiche ed amministrative risiedeva dunque nella "verità" costruita attraverso le comunicazioni dei media: il dibattito tra i diversi esperti, così come le voci dissonanti talora ammesse, serviva a strutturare la realtà cognitiva delle popolazioni.
Abbiamo vissuto così un periodo eccezionale, durante il quale sono stati assunti comportamenti altrettanto inconsueti da parte dei governi e delle banche centrali occidentali, aumentando i deficit ed immettendo enormi quantità di moneta nelle economie.
E' stato compiuto così il processo di "rilegittimazione" dei poteri pubblici: finita la paura del Comunismo, con la dissoluzione dell'URSS, la polarità tra Stato e Mercato era stata spostata a favore di quest'ultimo. Mentre lo Stato doveva intervenire solo quando fosse stato effettivamente necessario, il Mercato doveva dispiegarsi con il minor numero possibile di controlli in quanto capace di autoregolarsi: passando però da una crisi all'altra, aggiungiamo noi.
La Grande Crisi Americana del 2008 e quella dell'Eurozona del 2010-2012 avevano segnato una battuta di arresto nella Globalizzazione.
Nonostante i successi delle misure anticrisi che sono state adottate negli Usa, con la disoccupazione ritornata a livelli bassissimi e la ripresa economica, il deficit commerciale ha continuato a crescere. Ed invano la Amministrazione Trump ha adottato dazi sempre più elevati per ridurre l'import dalla Cina: il problema è che la struttura produttiva americana non riesce a recuperare un gap che è ormai strutturale, arrivando a superare nel 2022 il muro dei mille miliardi di deficit per merci.
In Europa, la adozione del Fiscal Compact ha avuto effetti duramente costrittivi per la crescita, con le finanze pubbliche orientate al pareggio strutturale. La conseguente tendenza dei prezzi a scendere, con la deflazione, aveva destato la profondissima preoccupazione della Bce: c'era il pericolo di un collasso dei debitori e dell'intero sistema produttivo, perché il peso in termini reali dei debiti tendeva ad aumentare e le merci finite si sarebbero vendute ad un prezzo inferiore a quella di acquisto delle materie prime. Nonostante i tassi a zero e la immissione di liquidità, le dure prospettive di crescita reale hanno indotto il sistema bancario a rinunciare a pompare altro credito alle imprese anche perché avevano da smaltire le perdite della crisi precedente. Stagnazione, dunque, anche in Europa.
L'idea del "Great Reset" presentata a Davos, al di là del suo contenuto concreto, contempla un profondo cambio di paradigma sul piano politico ed istituzionale, prima ancora che su quello economico e finanziario. La crisi climatica e quella ambientale richiedono un intervento "dall'alto", guidato dagli Stati che si coordinano tra loro, per una transizione energetica capace di innescare un processo di crescita che sia finalmente equilibrato. Abbiamo visto i primi risultati alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici "Cop 26" tenuta a Glasgow, dopo la riunione di Roma.
Il passaggio dal Mercatismo, imperante dal punto di vista ideologico, alla attribuzione agli Stati di un ruolo inedito di responsabilità strategica nello sviluppo economico, richiedeva una profonda operazione di rilegittimazione politica e sociale: nel biennio 2020-2021, la epidemia di Covid, con gli Stati che si sono assunti il ruolo straordinario di "Protettori della Popolazione", ha segnato il nuovo paradigma.
La attribuzione di un ruolo centrale agli Stati ha implicazioni complesse: la decarbonizzazione della produzione industriale, mediante la riduzione delle emissioni di CO2, è finalizzata a contrastare il cambiamento climatico; l'abbandono delle auto a motore a scoppio richiede il sostegno pubblico alla creazione di Gigafactory per la produzione di batterie e sostanziosi sconti fiscali per gli acquirenti delle auto elettriche. In America, con Inflation Reduction Act e con il Chip Act, lo Stato si è fatto stratega, come in Europa l'Unione con la NGUE e le diverse iniziative nel settore energetico.
Questo processo di transizione si compie in un contesto geopolitico divenuto a sua volta estremamente complicato: si va dalla riduzione della dipendenza dell'Europa dal gas russo al derisking nel commercio dei prodotti strategici con la Cina, che riguarda per un verso la limitazione della esportazione dei microchip più sofisticati ma dall'altra anche la scarsa disponibilità delle terre rare che servono alle industrie occidentali.
Ci si è messa di mezzo, ora, anche la crisi in Niger, che fornisce all'Europa un quarto del suo fabbisogno di uranio, un minerale assolutamente indispensabile per il funzionamento delle centrali nucleari francesi: visti i rapporti ormai a zero con la Russia, altro Paese produttore, la situazione si fa critica. Ma di intervenire direttamente, per ristabilire al potere il governo legittimo che è stato estromesso, non se ne parla: si rischia il caos, con i Paesi africani che sono divisi tra loro sul da farsi.
A fine agosto, poi, ci sarà la riunione dei BRICS in Sudafrica: difficile prevedere le conclusioni, con tanti Paesi che hanno chiesto ufficialmente di aderire.
Nel frattempo, c'è l'inflazione che incalza con le Banche centrali che alzano senza sosta i tassi: sono tanti soldi da pagare in più per coloro che hanno contratto mutui a tasso variabile e soprattutto per le imprese.
Questo è il dato cruciale: la narrazione sui media non riesce a comporre un quadro nitido della realtà, annaspa quotidianamente tra la necessità di proseguire nella costruzione della "nuova verità", che è il presupposto per governare i processi, e la oggettiva frammentazione del contesto globale.
Non c'è più l'emergenza sanitaria, come ai tempi dell'epidemia di Covid, a monopolizzare l'attenzione della popolazione ed a polarizzare l'azione dei governi: tutto si confonde, tra "polvere e nuvole" come avrebbe detto Foucault.
Dal Mercatismo agli Stati-Protettori
Dopo la Globalizzazione, sempre più confusione







































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