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nicomaccentelli

Questioni ideologiche

di Nico Maccentelli

Riporto questo articolo di Xi Jinping uscito ieri sul L’Antiplomatico, che conferma quanto ho avuto modo di analizzare in un mio contributo apparso si Carmilla e ripreso da Sinistrainrete poche settimane or sono.

Non starò a ripetermi in queste sede e in estrema sintesi, mi limito a ribadire che quello cinese non è socialismo, ma nell’ambito di un processo internazionale multipolare occorre sostenere tutte le forze e i paesi che vanno in quella direzione e che di fatto contribuiscono al declino storico e generale dell’imperialismo atlantista, USA e suoi vassalli, punto.

Il contributo del timoniere del PCC e della Cina in buona sostanza è una conferma esplicita e adamantina di quanto sostengo, ossia che quello cinese è uno pseudo-marxismo e lo è di facciata anche sul piano ideologico, poiché, uscendo dal campo analitico maoista: quello delle contraddizioni, finisce con l’abbracciare, con la scusa della cultura millenaria cinese, l’ideologia confuciana della società armoniosa.

Pertanto, il mio giudizio su una possibile e in futuro necessaria alleanza e cooperazione con la Cina non riguarda il marxismo (il PCC faccia del resto la sua strada con le sue caratteristiche specifiche e la sua visione del marxismo) bensì la sua posizione economico-politica a livello internazionale, nel processo multipolare.

Un po’ di sano pragmatismo non guasta, senza inventarsi nuovi papà come orfani dell’URSS. Come comunisti italiani occorre che troviamo noi nuove vie al socialismo, nei modi e nei tempi e in base ovviamente alla situazione concreta.

Tuttavia la questione ideologica che Xi Jinping pone, il popolo al centro, la nazione, la cooperazione tra i popoli e via dicendo, è un aspetto da non sottovalutare soprattutto per il cambio di passo ideologico che abbiamo avuto qui in Occidente, nel blocco atlantista. Non v’è dubbio che il capitalismo cinese non sia come quello del capitalismo occidentale, da secoli colonialista e neocolonialista, predatore, con un falsa coscienza che permea per l’acquiescenza delle proprie masse popolari, che copre la sua natura sfruttatrice e di rapina verso gli altri popoli, a partire da quelli del terzo e quarto mondo.

L’ideologia con la quale abbiamo visto la nascita dei BRICS è l’espressione di ciò che i BRICS fanno: paesi capitalisti che si relazionano tra loro e con il resto del mondo con un principio cardine: la coesistenza pacifica e la reciprocità dei rapporti tra paesi. Non entro nel merito, come comunista, del fatto che tali capitalismi abbiano tutte le contraddizioni sociali, tra capitale e lavoro che il capitalismo come sistema ha in sé e che può essere risolto solo dalla rivoluzione socialista.

Cosa ben diversa in Occidente, dove il passaggio politico epocale segnato dal declino a stelle strisce e da un proporzionale aggressivismo di risposta che ha portato all’attuale fase di guerra imperialista mondiale, segna anche un cambio di passo sul piano ideologico: paesi usciti dalla Seconda Guerra Mondiale, dopo la narrazione e antifascista di necessità storica nel contrastare il nazi-fascismo e che, unitamente alla fase welfariana e keynesiana di ricostruzione economica, poneva i sistemi capitalistici come “baluardi” della democrazia associata al liberalismo, oggi accantonano i valori costitutivi delle costituzioni antifasciste occidentali non solo sul piano economico, di democrazia economica (da decenni a questa parte, dall’avvio del tatcherismo e della reaganomics), quindi del bene supremo della pace, per affermare la necessità della guerra.

Non è cosa da poco. La manfrina è sempre la stessa e nel periodo di Hitler e Mussolini poteva trovare pure una sua foglia di fico (la Seconda Guerra Mondiale è stata comunque una guerra tra imperialismi), che trovava giustificazione nella barbarie nazista, nel totalitarismo di tali regimi nazisti e fascisti. Oggi non è un caso che Putin venga paragonato a Hitler, perché lo schema ideologico e comunicativo è il medesimo di allora, ma con la differenza che ciò non si regge su alcun espansionismo russo, ma semmai su quello NATO e di USA-UE, attraverso meccanismi di propaganda bellica basati su un cumulo di falsità e sul ribaltamento totale della questione in atto: la Russia si difende a seguito di un allargamento militarista a est della NATO e il suo è sì un conflitto esistenziale.

Ecco, lo scritto di Xi Jinping mi ha colpito perché è l’esatto opposto della narrazione occidentale, ormai incancrenitasi sulla necessità della guerra. Questa è una ragione per la quale, occorre sostenere il multipolarismo anche sul piano ideologico, senza tirare in ballo però il socialismo, poiché nei vari paesi, al netto delle esperienze bolivariane del Sud America e di Cuba se ne vede assai poco o punto nulla. Sostenerlo in questo denominatore comune fondativo, poi è chiaro delle differenze ideologiche, statuali, di sistema economico, religiose, da paese a paese, sono abissali.

Senza che le opinioni pubbliche addormentate se ne siano rese conto, questo cambio di passo militarista, questo scarto dalla pace alla guerra come valore attuale su cui si poggia persino l’identità stessa dell’Unione Europea, oltre ovviamente alla sua direttrice di marcia in politica internazionale, è la cartina di tornasole anche per ciò che accade nei paesi stessi interessati da questo bellicismo: sottrazione di sovranità a favore di istituzione sovranazionali espressione delle élite anglosassoni e borghesie imperialiste continentali subordinate a esse, economia di guerra, affermazione definitiva del TINA (there is not alternative) neoliberista, anche nel destinare fondi negati alle politiche sociali e di welfare al warfare, al riarmo NATO, anche nella versione più europeista di esercito UE.

Un progetto delirante che, oltre che poggiarsi su una narrazione del tutto rovesciata e a solo vantaggio degli USA (vedi il vassallaggio europeo, la distruzione del Nord Stream, ecc.), non ha neppure le gambe su cui marciare all’interno dei propri stessi paesi (1). Un’ideologia debole che non è neppure seguita dalla maggioranza della popolazione in Italia come in Europa. Simili criminali di stato e di guerra, nella loro lucida follia e demenza politica, possono solo portarci a un nuovo conflitto nel continente, se non mondiale.

L’ideologia debole del bellicismo occidentale è una forzatura storica e politica. Vediamo di fare un salto indietro di 80 e passa anni, per comprendere meglio il delirio vigente. Molto semplice: in questo incipit bellico attuale non esiste tutta l’adesione ideologica ed entusiastica all’entrata in guerra dell’Italia nel ’40, che riempiva piazza Venezia sotto il balcone da cui si affacciava il mascellone. A Ventotene, in confronto, c’erano quattro gatti. L’adesione alla guerra c’era, perché c’era adesione al fascismo. La componente ideologica era forte e ha consentito al gruppo dirigente fascista di condurci alla catastrofe bellica.

Nel nostro caso, al netto della propaganda martellante pro NATO e per la sua guerra spacciata per difesa dal “nuovo Hitler”, non esiste alcuna ideologia di massa e relativa fanatica adesione. I sondaggi confermano che la maggioranza di italiani ed europei non ne vuole mezza di questa guerra. E se tanto mi dà tanto, se con la pandemia una buona parte della popolazione è scesa in piazza, non si è punturata ed è uscita fuori di casa alla faccia dei carabinieri, figuriamoci in una situazione portata a mille volte tanto, sul campo e nella vita quotidiana.

Oggi non c’è nemmeno l’ideologia opposta e diciamolo: alla gente non gliene frega nulla di andare in guerra e neppure di spendersi per la pace, poiché assuefatta da un quotidiano vivere che non fa intravedere alcuna tempesta imminente, disabituata alle grandi battaglie sociali portate avanti negli anni sessanta e settanta dai e nei grandi partiti di massa. Una volta che ha preso lo smartphone al figlio, andata in palestra e comprato con il 3×2 alla coop, è a posto così, al di là di tutte le fanfaluche gruppettare soggettivistiche. Siamo realisti: ti possono anche tirare la pelle del culo in testa, ma il tuo bimbone dallo spritz sui navigli, con il fucilino nella steppa ammazzato dai droni, eh no, questo no.

Altro che sabati anti-pandemici! Non faremo il socialismo? Pazienza. Ma su queste contraddizioni che riguardano la sopravvivenza della specie, eh beh, si puote e si deve intervenire.

Poi i comunisti faranno quello che si puote fare per avvicinarsi un po’ a una società dove ci sia meno iniquità sociale, che, detto come va detto, ha molto a che fare con le cause della guerra, ma basta con le corbellerie fuori dal mondo e fuori contesto. Una volta tanto siamo realisti. La ricreazione di 80 anni è finita: ora si torna a giocare duro e con la fine dell’URSS e il carattere post-marxista dei movimenti di liberazione, la trasfigurazione dei movimenti operai frutto di un attacco capitalistico anche nella composizione di classe, in paesi come il nostro le classi lavoratrici non anno alcun ruolo e rappresentanza in questa guerra imminente: masticati e sputati fuori da decenni di neoliberismo e strapotere delle Tricontinental, Bildelberg e sinistre dem vendute.

Il lavoro è immane e il ritardo è incolmabile. Ma va detto che l’egemonia si inizia a costruire da pochi ed elementari concetti, non da inciuci con sinistre che hanno perso la loro funzione storica e politica, non con l’élitarismo minoritario, gruppettaro e le torri d’avorio autoreferenziali. L’ottobre sovietico non fu fatto facendo studiare alle masse la caduta tendenziale del saggio di profitto, ma urlando pane, basta guerra, pace, lavoro… E’ questa l’ideologia, non altro. E’ su questa che distingui l’amico dal nemico.

Ma oggi non siamo neppure lontanamente a questo. Oggi questa guerra non dipende dal conflitto borghesia/proletariato, non è la valorizzazione del capitale nelle sue crisi a determinare il conflitto. Del resto le dinamiche della valorizzazione, della sovrapproduzione fanno da sfondo alle politiche del capitalismo e certamente come accennato poc’anzi, l’iniquità e la predazione insite nel sistema capitalistico ci fanno capire che la pace liberale è stata una grande fanfaluca condita di piani Marshall e keynesismo che hanno rappresentato solo una fase dell’andamento capitalistico per cicli. Questa guerra è tutta intercapitalistica, mettiamocelo bene in mente, perché se si sbaglia analisi, si sbaglia anche modo di intervenire e strategia politica.


NOTE:
1. Non parliamo poi del delirio verso il fronte stesso della guerra, a partire dal dato di fatto che la NATO per conto dell’Ucraina ha già perso sul campo e la cosa più logica sarebbe quella avviare con una tregua, una trattativa risolutiva basata sui rapporti di forza dati, per risparmiare ulteriori vite umane e mantenere qualcosa dell’Ucraina sul piano territoriale, ma anche come entità statuale. E invece il delirio prosegue alzando la posta e pensando a un estensione del medesimo a paesi NATO.

Comments

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Paolo Selmi
Wednesday, 10 April 2024 09:23
Ciao Nico,
scusami il ritardo nel commento. Non sono ancora uscito con la situazione di oggi sul conflitto in Ucraina, ma mi sono imposto di passare prima da te, altrimenti passava ancora in cavalleria!

Velocissimo. Concordo con te su due punti a mio avviso importanti.

Il primo è l'analisi marxista dell'economia e della società cinesi. Compagni, se siamo neanche marxisti-leninisti, ma marxisti e basta, siamolo a trecentosessanta gradi. Ma per noi, non per dare pagelle ad altri. Perché io la bandiera rossa la vorrei in Italia, ma ad avercela in cima al quirinale, con la sua bella falce e martello, e trovarmi Fanfani al potere, probabilmente accelererei le pratiche burocratiche (alla fine il karma nell'induismo è molto simile a una burocrazia, è scientifico...) per rinascere lichene nella prossima vita e nel prossimo mondo.

Dharma a parte, questa è la mia valutazione personale, di cui l'ultimo viaggio che ho fatto mi ha solo confermato che non si tratta di sensazioni. Di andare a sentimento o di fare la semplice spunta con la distinta davanti "questo è comunista, questo no".

C'è un problema enorme, grande come un continente e un miliardo e quattrocento milioni di persone. che non sono calate dall'alto come nel problema di mia figlia dove la mamma va a fare la spesa. la mamma ha una storia, quei soldi ce li ha perché non ne ha altri, né di più e né di meno, così come quel cavolo di supermercato, che è lì perché c'è una storia dietro e ha davanti il salumiere che fa un etto e mezzo lascio perché è stato messo anch'egli lì da qualcuno. Che gli ha fatto un "corso di formazione" finanziato dalla UE...

Sul nesso causalità-necessità nutro i miei più profondi dubbi, perché ho letto havemann (dialettica senza dogmi), perché avrò i miei residui di substrato cattolico sul libero arbitrio, perché lo stesso Marx invitava a non adagiarsi su quello che chiamava materialismo volgare, barra meccanicismo, barra determinismo. Perché l'uomo non è ciò che mangia. Perché se non ci fosse stato Lenin, probabilmente non staremmo parlando di tutto questo (e infatti è l'unica cosa che tengo ben spolverata di tutto il ciarpame che ho in casa).

Il problema è quindi complesso. NON SI POTEVA FARE SOLO COSI', ma ora che si è fatto così bisogna trarne le dovute conseguenze. Le trasformazioni sociali sono reazioni chimiche, non fisiche. L'acqua la si può portare a gas, a ghiaccio, a come cavolo si vuole, basta pompare più o meno calore. Ma una società no. Negli anni novanta hanno risposto a una repressione di massa (non solo Tian'an men) aprendo le gabbie. E il vaso di Pandora.

Ho accumulato da quando son tornato pagine web e documenti su cui studiare, anzi, su cui iniziare a scrivere qualcosa, ma cazzo proprio ora i russi dovevano attaccare. Non potevano sonnecchiare ancora un po'... che piano piano riuscivo a buttar giù qualcosa... niente, anzi, meglio così la finiamo prima (questo è il mio auspicio... ma so già che non sarà così...)

Ma torniamo alla Cina. Il problema è di una complessità enorme. Dalla ciotola di riso di ferro a oggi la società cinese si è diversificata, è praticamente raddoppiata, ha ricostituito classi che prima non c'erano, classi che contano, padroni compresi, qualche centinaio di milioni di persone. Non il kulak semplice da dargli dietro. I sindacati son rimasti la cinghia di trasmissione che era mezzo secolo fa, Confucio ha passato tutti gli altri, ma perché gli estremo-orientali quello sono, da millenni. come noi siamo mezzi greco-latini e mezzo giudaico-cristiani. E ci accorgiamo di esserlo solo davanti a loro, vivendo con loro, e dicendo.. ma cazzo ma come mai io reagisco così, noi italiani reagiamo così e loro invece no? e viceversa?

A maggior ragione, senza dare pagelle a nessuno e anzi con profondissimo amore per il popolo cinese, ma noi dobbiamo pensare anche a noi. Noi lucidi, rigorosi, metodici visionari comunisti. alla nostra, di rivoluzione. al nostro, di tentativo di vedere la luce in fondo al tunnel. E prendere dagli altri, imparare dagli altri, quello che ci serve. ma senza copiare a pappagallo. Il vuoto mito americano di terza mano non deve diventare vuoto mito cinese (con la maionese, questa rima da asilo di mia figlia chiedo scusa a Guccini ma ben si attaglia a un certo modo di vedere la questione, o la quistione per citare uno dei nostri che ai russi non le ha certo risparmiate, e li conosceva, e li amava).

Poi c'è un ragionamento, che capisco: siamo in quattro gatti, ci mettiamo a spaccare il capello in quattro, è finita. e diamo il destro al nemico di classe, e facciamo il suo gioco... ci sta. ma qui possiamo parlarne tranquillamente. anche se ci può leggere l'avvocato dall'aldilà, il numeratore delle letture ci riporta a un ambito più familiare, più da sezione. siamo tra di noi.

Infine il secondo punto, velocissimo lo prometto. Tutto il preambolo sopra perché siamo tutti compagni, tutti appassionati in quel che facciamo e crediamo, e analizziamo, e studiamo. Ma alla fine Nico quando dici, concentriamoci su quel che oggi rappresenta la Cina, o la Russia, nel mondo multipolare, e facciamoci la domanda "cui prodest?" a chi giova tutto ciò. Ed è vero. Oggi, non per la prima volta, perché prima c'è stata l'URSS!, ma ANCORA UNA VOLTA, l'Occidente, l'imperialismo u-ccidentale, come lo chiamo, è realmente messo in discussione. Da altri capitalisti, non certo dalla rivoluzione mondiale. Ma IN QUESTA FASE è cosa buona e giusta. Giustissima. CONGIUNTURA? E congiuntura sia.

E magari, mentre il capitalismo u-ccidentale si sgretola, non sotto i nostri colpi di maglio, ma quelli di altri capitalisti, sarebbe cosa altrettanto buona e giusta se riuscissimo a mettere insieme qualche tesi di maggio, di giugno, non necessariamente d'aprile, e a ricostituire un partito comunista di massa in grado di esprimerle, e a tracciare i connotati della nostra, di futura società. di una possibile transizione al socialismo, di una NEP, di un controllo operaio sulla produzione (in cina non c'è, e nel dirvelo non dico nulla di nuovo... a metterci la mano sul fuoco la si tira fuori gelata), di modi e tempi di una progressiva socializzazione dei mezzi di produzine, della creazione di quadri in grado di pianificare qualcosa oltre l'attuale mese di navigazione a vista, fino alla prossima commessa, eccetera.

Scusate lo sproloquio, grazie Nico per il contributo, quando parli di Cina o di transizione al socialismo cerco di rompere il silenzio stampa perché è, quotidianamente, metodicamente, seriamente il mio pane da almeno vent'anni nel secondo caso e da trenta nel primo. Ma poi mi pento perché devo uscire ora col punto e timbrare il cartellino.

Ssst. il nemico di classe ci ascolta e la lettera di richiamo è dietro l'angolo.

Un abbraccio a tutti
Paolo
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Fabio Rontini
Wednesday, 10 April 2024 17:51
Il tuo contributo all'informazione sull'OMS è immenso, non mi perdo una puntata. Ormai è da più di due anni che sto con il fiato sospeso per seguire gli sviluppi della situazione! Un sentito ringraziamento per il lavoro che svolgi per tutti noi.
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Paolo Selmi
Thursday, 11 April 2024 07:48
Grazie di cuore Fabio!
Stavo scrivendo "questo Stelvio non finisce mai", poi mi è venuta in mente qualche scena dalla Parigi - Rubaix di domenica... E ho pensato "meglio i tornanti del pavé a 50 all' ora" 😂. Si prende il ritmo, si trovano i tempi e i modi per tenere monitorato il tutto e riassumerlo, o approfondire qualcosa che si ritiene interessante e significativo... E via, altro tornante.

Appartengo a una generazione disgraziata, classe 1974. Troppo tardi per tutto quello che avrei voluto fare. E troppo presto per avere sin dalla tenera infanzia la rana ultra bollita nell'Italia da bere degli ottanta e, almeno da queste parti col volano Malpensa 2000, dei novanta.

Ho sempre vissuto passivamente tutte le nostre sconfitte. E ho accumulato incazzature più che i proiettili l' armata rossa in mezzo secolo... Questo servizio lo posso e lo devo fare. e lo farò fino alla fine!

Grazie ancora di cuore Fabio di questa borraccia! Ale Op!

Un abbraccio!

Paolo
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Fabio Rontini
Thursday, 11 April 2024 10:41
L'ho scritto, sai, quell'articolo su Vygotsky, grazie a quella dritta che mi desti tu sulla risoluzione del Pcus che stavo cercando: https://www.lariscossa.info/sul-rapporto-marxismo-psicologia/

Purtroppo ha avuto pochissima visibilità e diffusione, anche perchè uscito su una testata con cui ho collaborato per breve tempo ma che ho abbandonato quasi subito. Era meglio se lo provavo a pubblicare qui su sinistra in rete!

Se ti fa piacere leggerlo e darmi un giudizio sarei curioso di sapere cosa ne pensi.

Ma se questo ti deve distogliere dalla tua missione allora no, eh, non importa. Lo scontro della Russia contro l'Esercito delle Tenebre è troppo più importante!
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Paolo Selmi
Thursday, 11 April 2024 12:48
Fabio complimenti!

L'ho letto neanche in diagonale, proprio in derapata su due ruote, ma è MOLTO interessante!

Ma scusa, visto che si tratta di una cosa che potresti aver scritto ieri, nel senso non necessita di revisioni o aggiornamenti a meno di tue ulteriori riflessioni sorte nel frattempo, perché non proporla a Tonino?

Copio da qua sotto:

Se ti dice si, e penso proprio che non ci siano problemi, sarebbe qualcosa di molto interessante anche per noi.

Io poi di psicologia sono ignorante, ma quel poco che so mi trova concorde sulla critica di Vygotskij. Della serie, "borghesia borghesia canaglia... che ti prende proprio quando non vuoi..."

Un abbraccio!
Paolo
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Fabio Rontini
Thursday, 11 April 2024 13:01
Penso che seguirò il tuo consiglio, grazie per l'incoraggiamento.
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Paolo Selmi
Thursday, 11 April 2024 13:56
E di cosa Fabio!
In bocca al lupo per tutto e a rileggerti allora su queste pagine!
Un abbraccio
Paolo
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Fabio Rontini
Monday, 08 April 2024 18:45
Dire che la Cina è capitalista o imperialista significa fare il gioco degli americani, e dei capitalisti in generale.
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Nico Maccentelli
Tuesday, 09 April 2024 00:05
Caro Fabio,
significa analizzare la realtà cinese per quella che è.
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Fabio Rontini
Tuesday, 09 April 2024 07:18
Ma lei, come si evince dal titolo dell'articolo, sta parlando appunto di questioni ideologiche, non di fatti.

E dal punto di vista ideologico, la sua proposta, ai fini che lei stesso si propone, ovvero di appoggio del progetto cinese moltipolare, è ovviamente sbagliata, perchè aliena dai lavoratori occidentali la simpatia verso la Cina, e conferma la cornice ideologica americana della "fine della storia".
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Fabio Rontini
Tuesday, 09 April 2024 07:02
Se l'avesse analizzata per quello che è ne dovrebbe concludere che è socialista.
Lenin (l'inventore pratico del socialismo): "Socialismo = Soviet + elettrificazione".
I Soviet, ovvero le assemblee popolari, in Cina ci sono, l'elettrificazione è sotto gli occhi di tutti.
Non c'è bisogno di altro.
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Nico Maccentelli
Tuesday, 09 April 2024 07:55
Come fa a essere socialista un sistema in cui un manager guadagna decine di volte più di un operaio? In cui ci sono multinazionali private, e il controllo sulla forza-lavoro e sulla popolazione ha tecnologie di sorveglianza di molto più avanzate del nostro capitalismo occidentale? Il nostro le prende da Israele che le sperimenta in Cisgiordania.
Se tu fossi marxista in modo coerente porresti la questione operaia e fi classe ovunque, anche dove c'è una borghesia burocratica che pur avendo una politica di pianificazione ha un rapporto di integrazione con i processi produttivi del capitalismo multinazionale.
Inoltre sono stato chiaro, penso, sul distinguere le alleanze tattiche contro l'imperialismo, da un progetto comunista e un lavoro politico sull'egemonia nei percorsi di decolonizzazione e liberazione dall'imperialismo.

Alcuni link utili:

https://www.china-briefing.com/news/minimum-wages-china/

https://www.china-briefing.com/news/average-salaries-in-china-trends-and-implications-for-businesses/

https://teamedupchina.com/average-salary-at-xiaomi-in-china/

https://www.repubblica.it/economia/2024/04/06/news/xiaomi_auto_cinese_elettrica-422435654/?ref=RHLF-BG-P14-S3-T1

Viva il socialismo! Ma per favore!
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Fabio Rontini
Tuesday, 09 April 2024 09:43
Allora Lenin si sbagliava?
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Nico Maccentelli
Tuesday, 09 April 2024 12:44
Certo che no, non si sbagliava, ma il marxismo non è un dogma bensì una teoria e una pratica per la rivoluzione sociale basata sull'analisi concreta della situazione concreta. Quindi non si possono applicare formule meccanicamente.
I soviet in Cina li vedono solo i marxisti dogmatici, che dopo il crollo dell'URSS sono alla ricerca del grande papà.
In Cina c'è un modo diverso di gestire la società, ma pur sempre capitalistico, un'economia mista dove ogni elemento di gestione popolare (maoista) è stato espunto sin dai tempi di Deng Xiaoping.
Ci sono aspetti positivi come la pianificazione, ma non spacciamo un capitalismo a controllo statale, ben integrato nel capitale multinazionale, con il socialismo. Non è fare un buon servizio all'analisi marxiana e a una ridefinizione della transizione al socialismo.
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