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sinistra

Normalizzare il genocidio: quello di Gaza e quello dell’Europa

di Carlos X. Blanco

Il mondo sta precipitando nell’abisso. Tutti i demoni sono stati scatenati e, da quello stesso abisso infernale, emergono fuoco e morte: saranno come talpe meccaniche sempre più grandi che scavano, finché l’oscurità che segue sempre il calore rosso della guerra non riempirà il globo.

C’è una macchia di fuoco e cenere in Medio Oriente, che si estenderà all’Europa, ai Caraibi, all’Estremo Oriente… Come residente in Europa, sono cresciuto con la solita domanda nelle lezioni di storia al liceo: il tedesco medio era a conoscenza dell’orrore dei campi di sterminio? Rimase in silenzio e acconsentì? C’erano voci, supposizioni, dati – anche se confusi – sulla Grande Vergogna?

Oggi, non solo il tedesco medio, ma anche l’europeo o l’occidentale medio, non hanno più bisogno di porsi queste domande di fronte al genocidio degli abitanti di Gaza? Morte, distruzione, la riduzione di intere città in macerie e cenere sono fatti sotto i nostri occhi. Il nazismo non nasconde nemmeno i suoi orrori, come si potrebbe dire dello Stato nazionalsocialista con il suo intero apparato di censura e indottrinamento. Sebbene oltre l’80% della stampa occidentale odierna sia comprata e prostituita dal nazismo, l’orrore di Gaza è “disponibile” al pubblico che vuole vederlo. L’orrore del XXI secolo, a differenza di quello del secolo precedente, risiede nel fatto che si tratta di un orrore trasmesso in televisione, ritwittato, condiviso e viralizzato fino allo sfinimento.

La globalizzazione di questo orrore ha trasformato il pubblico, una massa umana passiva che non è più un popolo, in complici. Gli europei sono complici senza il minimo sforzo per diventarlo o per smettere di esserlo.

Solo i più ideologizzati del cosiddetto Occidente collettivo si avvalgono di goffe strategie di minimizzazione: quando pietre ed esplosivi artigianali si scontrano con carri armati, la chiamano “guerra”. Allo stesso modo, quando, dopo decenni di apartheid e internamenti di massa, il sionismo decreta la “soluzione finale” per gli abitanti di Gaza nel 2023, la chiama “il diritto di Israele a difendersi”. Ci vuole molta ideologizzazione velenosa per schierarsi dalla parte di questa “democrazia mediorientale”.

Noi, abitanti del cosiddetto Occidente collettivo, un tempo credevamo di essere cittadini. Ci era stato ripetuto più volte che l’organizzazione politica delle nostre società era figlia del 1789, che i paesi “intorno a noi” formavano popoli, e non semplicemente masse di pubblico o materiale umano duttile e sfruttabile. Ma le menzogne, creature dalle gambe corte e dalla scarsa profondità intellettuale, vengono in ultima analisi svelate dalla Storia stessa. I fatti degli eventi storici sono ciò che la Parola è in una religione rivelata: parlano, annunciano e illuminano la verità. Il tumulto del presente e le incomprensioni sul passato sono confusi, ma oggi lo scenario del 1945 è pienamente illuminato. È stato detto bene: solo con lo sterminio noto e televisivo degli abitanti di Gaza, nel 2025, arriveremo a capire chi siamo noi europei dal 1945. Mi spiego: di fronte all’inazione del mondo, ma soprattutto all’inazione degli occidentali, come popolo morente e come pubblico ingozzato di popcorn yankee-sionisti, arriviamo ad acquisire piena consapevolezza della nostra schiavitù mentale. La vediamo sul grande schermo.

Tutte le visioni economiciste del nostro giogo, anche se vere, sono lontane da una veridicità parziale o categorica. Tutta l’Europa è una colonia economica degli Stati Uniti e del capitale yankee-sionista, che ci ha portato a una “guerra civile europea” tra il 1914 e il 1945. Questo è vero: dal Piano Marshall alle piccole lattine di latte condensato che gli yankee inviavano alla dittatura di Franco. Le ceneri e le macerie di un’Europa in rovina furono il preludio a questa “Unione Europea”, che raggiunse l’unità solo attraverso l’invasione della sua metà occidentale, con centinaia di basi americane e migliaia di soldati che la occupavano e la controllavano. Non era solo la minaccia bolscevica che volevano controllare. Erano gli stessi europei che sottoponevano a “marchiamento”, gli abitanti estremisti e indisciplinati di quello che, per loro, gli yankee, è “il Vecchio Continente”.

Ma l’occupazione militare e la colonizzazione economica non sono le uniche ragioni per cui gli abitanti di questo cosiddetto Occidente collettivo assistono imperterriti a un genocidio commesso alla luce del sole, con piena consapevolezza e consenso, e persino con il supporto politico, mediatico, tecnologico e militare. Questa è la colonizzazione mentale attuata dal potere yankee-nazista-sionista fin dal 1945, o meglio prima, quando questi magnati, che già esistevano e si erano già annidati nella monarchia e nell’impero britannico, decisero di porre fine alla civiltà europea, proprio come avevano già fatto con diverse altre civiltà negli altri continenti.

Il capitalismo può essere visto in modo eccessivamente astratto se inteso come una forma specificamente storica di relazione sociale, una relazione che include necessariamente forza, dominio e potere. È il potere di alcuni contro altri, non semplicemente il potere esercitato da una classe dominante, detentrice del capitale e, quindi, “proprietaria” della forza lavoro. Il capitalismo, di per sé, non può essere dominato. In definitiva, il capitalismo può essere distrutto solo a beneficio della specie umana. La forza demoniaca che possiede, che apparentemente divora, distrugge e riduce tutto in macerie e cenere, non è un mero effetto del male congenito di pochi individui a cui a volte, troppo spesso, diamo ingenuamente dei cognomi: Rothschild, Soros, Rockefeller, Musk… Questi individui, sionisti o meno, si rivelano semplici agenti della forza del capitale stesso, una forza che a volte compete con se stessa, lacerandosi intrinsecamente dall’interno per raggiungere infine la supremazia, un monopolio, un posto nel dominio mondiale. Non è solo la lotta di classe, né è sempre dominante: è la lotta stessa tra agenti del “potere” a determinare chi ne accumula di più in un dato momento. La classe proletaria europea non possiede un proprio potere da decenni; è stata ridotta al minimo ed è diventata in gran parte una plebe consumatrice e una massa inerte. È nel Sud del mondo che si sono verificate autentiche rivoluzioni a partire dalla rivoluzione russa del 1917.

La Grassa e Preve, tra i marxisti più autorevoli, hanno perfettamente individuato le carenze della “scienza” marxista. Essa rimane uno strumento teorico inestimabile per il superamento del capitalismo, un superamento in cui l’umanità gioca la propria esistenza. Ma gli aspetti più eurocentrici e “classisti” del filosofo di Treviri devono essere superati. La classe operaia, e ancor meno quella europea, non è il “demiurgo” di un nuovo ordine post-capitalista, socialista o comunista. La classe operaia finisce per essere spettatrice passiva del saccheggio della ricchezza, in attesa che le cadano le briciole del banchetto. Un banchetto cannibalesco in cui una minuscola frazione del mondo divora la grande massa dell’umanità, che è principalmente non occidentale.

Tutta questa digressione serve a mostrare perché, nei nostri paesi occidentali e presumibilmente democratici, il pubblico (che non è più il popolo) commenta con indifferenza un genocidio in cui la scusa addotta da molti tedeschi nel 1945 (“non sapevamo nulla”) è un inganno che non funziona. Lo sappiamo tutti. Inoltre, in fondo sospettiamo che ciò che sta accadendo ai palestinesi sarà un ritratto di ciò che potrebbe diventare il destino europeo. Se alcuni leader non si sentono più “responsabili verso il Popolo” – perché il Popolo non esiste, e tanto meno esiste una sorta di avanguardia intermodale che potrebbe cambiare la Storia – allora tutto può succedere. Le bombe russe di cui dovremmo avere paura sono state provocate da noi stessi, acconsentendo e applaudendo alle menzogne. Le pietre che i teppisti lanciano di nascosto, tenendosi le mani a posto e dicendo “non sono stato io” – hanno provocato il Maidan e il genocidio di Zelensky, l’altro burattino della più grande forza genocida della storia, gli Stati Uniti. Essere presi a sassate per aver dato inizio a tutti questi sanguinosi atti di teppismo dell’Occidente sarebbe stata la cosa più “normale” che avrebbe potuto succedere. Abbiamo normalizzato il genocidio e l’immoralità geopolitica. Entro il 2030 assisteremo alla costruzione di rifugi antiaerei a Madrid, Parigi, Roma, Londra e Berlino. Normalizziamo foto di bambini palestinesi malnutriti e amputati, foto di sacchi bianchi contenenti cadaveri di bambini, e non vogliamo normalizzare la possibilità immediata che queste scene, come se fossero state scattate ad Auschwitz o a Dresda, tornino in Europa.

L’analisi del capitalismo non spiega solo il declino dei nostri Paesi e della nostra civiltà, fino a ora opulenta. È un’analisi combattiva che deve chiarire con estrema chiarezza chi è il nemico, contro chi dobbiamo combattere e perché la nostra stessa esistenza è in gioco.

https://transform-italia.it/normalizzare-il-genocidio-quello-di-gaza-e-quello-delleuropa/

Grazie ad Alessandro Scassellati.

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