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Marx: ancora una volta!

Donatello Santarone* intervista Marcello Musto

Marcello Musto insegna presso il Dipartimento di Scienze Politiche della York University di Toronto (Canada) ed è curatore di due recenti volumi su Marx:  "Sulle tracce di un fantasma. L’opera di Karl Marx tra filologia e filosofia" (Manifestolibri, 2005) e "Karl Marx’s Grundrisse. Foundations of the Critique of Political Economy 150 Years Later" (Routledge, 2008).

Ha inoltre scritto numerosi articoli su Marx, i marxismi e la nuova edizione storico critica delle opere di Marx ed Engels, la Marx-Engels Gesamtausgabe (MEGA 2), ed è autore del libro Saggi su Marx e i marxismi (in uscita per Carocci nel 2010).

 

D. S.: La prima domanda che vorrei rivolgerti concerne la ragione della imponente ripresa di interesse per l’opera di Marx – attestata da centinaia di libri e convegni internazionali a lui dedicati, scritti o organizzati da parte di studiosi dei più diversi orientamenti culturali e politici.

 

M. M.: Marx è stato assimilato per lungo tempo alle grigie esperienze statuali del socialismo reale e con la caduta del muro di Berlino fu dichiarata anche la sua scomparsa. Ad eccezione di poche voci critiche, infatti, dopo il 1989 egli è stato unanimamente considerato come uno di quei ferri vecchi e arrugginiti di cui la storia non avrebbe saputo più cosa farne. Da allora, per circa quindici anni, gli studi su Marx si sono ridotti moltissimo rispetto al passato, in alcuni paesi sono del tutto cessati, e questo nonostante il fatto che il capitalismo era ben lontano dall’aver raggiunto quel benessere sociale e quella stabilità economica e politica che i suoi ideologi e apologeti a pagamento si sforzavano di dimostrare o annunciavano come imminenti.

Eppure, contrariamente alle previsioni che ne avevano decretato in maniera definitiva l’oblio, durante gli ultimi anni, Marx è ritornato sotto i riflettori e sugli scaffali delle librerie si rivedono sempre più i suoi testi, in ristampe o in nuove edizioni. Le riviste aperte ai contributi riguardanti Marx e i marxismi tornano a riscuotere successo; convegni e corsi universitari a lui dedicati sono tornati di moda e vanno sviluppandosi sempre più nuovi studi che mettono in relazione gli scritti di Marx con questioni che non erano state sufficientemente prese in considerazione in passato (ad esempio la questione ambientale). Inoltre, in seguito al collasso di Wall Street, Marx è riapparso sulle prima pagine di tantissime riviste di tutto il mondo e i più importanti quotidiani internazionali gli hanno dedicato numerosi articoli, spesso in prima pagina, in cui le sue teorie sono tornate ad essere considerate rilevantissime e premonitrici.

D. S.: Qual è il motivo di questo nuovo interesse?

M. M.: Indubbiamente esso è da attribuirsi al fatto che Marx torna ad essere visto, ancora una volta, come il pensatore più valido per comprendere e criticare il capitalismo. E questo non solo per la perspicacia delle sue riflessioni – che gli permise di prevedere l’estensione globale del modo di produzione capitalistico e, di conseguenza, l’espansione delle forze produttive e la generalizzazione dello statuto del lavoro salariato (si guardi alla Cina di oggi, per fare solo esempio più eclatante relativo ai mutamenti degli ultimi anni) –; ma anche perché alcuni fenomeni da lui analizzati si manifestano oggi – in un capitalismo che ha conosciuto uno straordinario sviluppo per diffusione e intensità – con evidenza ancora maggiore rispetto al tempo di Marx. Basti pensare all’importanza dell’accumulazione realizzata mediante la finanza e il sistema di credito, che egli abbozzò nel III volume de Il capitale, o alle crisi di un capitalismo che, avendo ampliato di molto la propria espansione geografica, è e sarà sempre più vittima delle proprie contraddizioni. D’altronde, l’obiettivo di Marx era proprio quello di descrivere “l’organizzazione interna del modo di produzione capitalistico nella sua media ideale”, non soltanto il capitalismo dell’Inghilterra del suo tempo. Naturalmente, con questo non voglio certo dire che nelle pagine de Il capitale possiamo trovare risposta a tutti i fenomeni del capitalismo contemporaneo. Questo testo è, però, ancora utilissimo per comprendere la natura e gli sviluppi del modo di produzione capitalistico. E, in seguito alla violenta esplosione della crisi finanziaria economica, in tantissimi tornano a rendere omaggio allo stesso pensatore che avevano dato per defunto pochi anni prima.

D. S.: In questo quadro di rinnovato interesse per le analisi del filosofo di Treviri, la funzione di stimolo filologico-critico della nuova edizione delle opere di Marx ed Engels, la MEGA 2, sembra quanto mai necessaria per non alterare, come accaduto in passato, lo sterminato, inquieto e aperto laboratorio marxiano. Possiamo dire, ripetendo quanto scrisse Engels a Joseph Bloch nel 1890, “vorrei pregarla di studiare questa teoria sulle fonti originali e non di seconda mano”?

M. M.: Dal punto di vista della ricerca, la ripresa della pubblicazione delle opere di Marx riveste certamente grande interesse. Infatti, anche se può apparire inverosimile, nonostante l’enorme diffusione delle sue teorie, Marx è ancora privo di un’edizione integrale dei propri scritti. E la circostanza che la MEGA 2 torna a essere pubblicata in questa fase – in cui Marx, per un verso, non è più legato alle catene dell’ideologia sovietica e, per un altro, è nuovamente interrogato per comprendere i fenomeni del presente – può essere foriera di stimolanti sviluppi per il futuro.

D. S.: Puoi spiegare in cosa consiste la MEGA 2 e quali eventuali nuove prospettive interpretative può aprire nella rilettura dei testi marxiani?

M. M.: Il primo tentativo di pubblicare le opere complete di Marx ed Engels (MEGA), avvenne solo negli anni Venti in Unione Sovietica. Tuttavia, le epurazioni staliniane e l’avvento del nazismo interruppero bruscamente l’impresa. Il successivo tentativo di riprodurre tutti gli scritti dei due pensatori, la cosiddetta MEGA 2, fu avviato soltanto nel 1975, ma fu sospeso in seguito al crollo dei paesi socialisti. Nel 1998, però, questa edizione è ripresa mediante un progetto che raggruppa studiosi e istituti di ricerca di oltre dieci paesi. I volumi della MEGA 2 si dividono in quattro sezioni che danno stampe: 1) tutte le opere di Marx ed Engels; 2) la loro corrispondenza; 3) Il capitale e i suoi tanti manoscritti preparatori; e 4) gli oltre duecento quaderni di appunti di Marx (in ben otto lingue e dalle più svariate discipline) che costituiscono il cantiere della sua elaborazione teorica. Fino a oggi, dei 114 volumi previsti, ne sono stati pubblicati 55, ma ben 15 dopo il 1998.

D. S.: Perché questo è importante?

M. M.: Contrariamente a come si ritiene in genere, l’opera di Marx è incompiuta e frammentaria. Il suo rigore autocritico e la sua straordinaria passione conoscitiva, che lo spinsero sempre verso nuovi studi, non gli permisero di terminare molti dei lavori intrapresi nel corso della sua esistenza. Così, molti degli scritti più noti di Marx (ad esempio i Manoscritti economico-filosofici del 1844, L’ideologia tedesca e i volumi II e III de Il capitale) non sono affatto delle opere completate, ma dei manoscritti in cui non si può certo credere di trovare – come invece è stato fatto – la concezione definitiva di Marx in merito alle questioni trattate. Faccio alcuni esempi.

1) Tutte le principali interpretazioni dei Manoscritti economico-filosofici del 1844, tanto quelle che ritenevano che in questo scritto Marx avesse già esposto il suo pensiero in modo completo (ad esempio gli esistenzialisti francesi), quanto quelle che, invece, consideravano questo testo come una concezione molto diversa rispetto a quella della maturità (Louis Althusser), erano basate sull’idea che i Manoscritti economico-filosofici del 1844 fossero un’opera vera e propria, in cui erano depositate delle elaborazioni ben definite. Tale convinzione è stata del tutto confutata dagli studi filologici, che hanno mostrato come essi erano solo una parte, e per giunta appena abbozzata, della produzione letteraria di quel periodo, basata essenzialmente sugli estratti dai testi di economia politica.

2) Il carattere frammentario al quale è stata restituita L’ideologia tedesca nella sua ultima edizione del 2004 rende evidente la falsificazione interpretativa di parte «marxista-leninista», che aveva tramutato questi manoscritti nell’esposizione esaustiva del «materialismo storico» (espressione, per altro, mai utilizzata da Marx). Ben lungi dal poter essere rinchiusa in epitaffi, la concezione marxiana della storia va, invece, più faticosamente ricostruita nella totalità della sua opera.

3) Il secondo e il terzo libro de Il capitale, dati oggi alle stampe portando alla luce migliaia di interventi redazionali compiuti da Engels in veste di editore, mostrano come essi non contenessero affatto una teoria economica conclusa, ma fossero, in buona parte, appunti provvisori destinati a successive elaborazioni. Il completamento della pubblicazione di tutti gli originali lasciati da Marx aprirà certamente nuovi studi in proposito.

D. S.: Questo cosa significa?

M. M.: Significa che, per molti versi, Marx assume un nuovo profilo. Quella che abbiamo a disposizione oggi non è più il pensiero monolitico presentato dal «marxismo-leninismo», ma un’opera aperta, sempre critica e talvolta contraddittoria. A mio avviso, dunque, si tratta di adoperare e sviluppare le teorie di Marx nei conflitti e nelle sfide del presente e questo compito spetta alle ricerche, teoriche e pratiche, di una nuova generazione di militanti politici.

*Docente all’Università Roma 3, direttore del Centro Studi sul marxismo e l’educazione (CESME)

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