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Vincolo esterno, classi dirigenti e cultura politica

di Lorenzo Mesini

Vincolo esterno classi dirigenti e cultura politicaNell’anno 1900, mentre era impegnato a tracciare un bilancio dello Stato unitario italiano dopo i suoi primi decenni di vita, Antonio Labriola si poneva la seguente domanda: «Quante garanzie di Stato moderno offre ora l’Italia in quanto a mantenere un posto di utile ed efficace concorrente nella gara internazionale? […] La vecchia nazione italiana componendosi a Stato moderno di quanto si è trovata adattabile e di quanto si è trovata difettiva di fronte alle condizioni della politica mondiale in genere?»[1]. Nel momento in cui scriveva, Labriola guardava all’esperienza politica, ormai conclusa, di Francesco Crispi e al suo tentativo, fondato su presupposti inadeguati, di collocare l’Italia nel concerto delle grandi potenze europee[2]. Il ‘prosaico quesito’ posto da Labriola sulla soglia del Novecento non ha perso la sua pregnanza per chiunque si interessi alle sorti dell’Italia di oggi. Quale posizione e ruolo può ricoprire il Paese sulla scena politica europea e mondiale? Come declinare la sua azione entro i rapporti di forza e le dinamiche che caratterizzano la scena globale?

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