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aprileonline

Un risultato elettorale "maggioritario"

Domenico Moro

 L'analisi     Analizzando i dati, già ripresi da alcuni quotidiani, contenuti nell'indagine condotta da Consortium, l'istituto di ricerche di Nicola Piepoli si evincono alcune conferme di ragionamenti fatti a caldo, ma anche delle interessanti novità: voto "utile" e voto "critico" si equivalgono come peso

L'analisi dei flussi di voto può essere uno strumento importante per cominciare a capire, sulla base di una analisi oggettiva, il significato politico delle elezioni del 2008 e le cause di quanto accaduto, in primis della scomparsa della sinistra dal Parlamento. A questo scopo, utilizziamo i dati, già ripresi da alcuni quotidiani, contenuti nell'indagine condotta da Consortium, l'istituto di ricerche di Nicola Piepoli.Da tali dati si evincono alcune conferme di ragionamenti fatti a caldo, ma anche delle interessanti novità.

Iniziamo con la coalizione che ha vinto. Il Pdl è riuscito a prevalere sostanzialmente perché Forza Italia è riuscita a conservare i suoi voti, grazie alla struttura "forte" di partito azienda. Ben il 62% dei votanti del Pdl avevano votato per Forza Italia nel 2006. Inoltre, Fi è riuscita a rosicchiare preferenze all'Ulivo (450mila voti). Al contrario Alleanza nazionale ha subito una rilevante emorragia di voti all'interno dello stesso schieramento di destra, a favore, in misura preponderante, della Lega (345mila voti) e poi dell'Udc (147mila voti). La lega è, come si è detto, la vera vincitrice della competizione, quasi raddoppiando i suoi voti, che salgono da 1,7 milioni a più di 3 milioni.

Da chi pesca la Lega? Principalmente da Forza Italia e, come detto, da An, per un totale di 908 mila voti, il resto lo prende soprattutto ed in misura uguale da Udc e Ulivo.

Completamente infondata risulta invece la teoria, che sta circolando in questi giorni, secondo cui la Lega abbia preso molti voti dalla sinistra. Sono poco più di 39 mila i voti dei partiti componenti la Sinistra l'Arcobaleno che sono andati alla Lega.

Gli operai che hanno votato Lega non sono quelli che nel 2006 hanno votato per la Sinistra l'Arcobaleno, ma evidentemente già votavano a destra o per l'Ulivo.

Per concludere con la destra, anche se l'Udc non faceva parte della coalizione vincitrice, osserviamo che questo partito è, dal punto di vista del suo elettorato, abbastanza diverso da quello del 2006. Solo il 34,4% degli attuali elettori lo aveva votato nel 2006. I suoi voti sono andati alla Lega ed al Pdl, ma sono stati compensati da quelli provenienti nell'ordine da Forza Italia (15,5%), l'Ulivo (13,6%) - composti da ex elettori cattolici della Margherita sentitisi evidentemente poco rappresentati nel progetto Pd - e da Alleanza Nazionale (7,2%). Tale scambio ha permesso a Casini di tenere.

Passiamo ora a chi ha perso le elezioni. Il Pd ha sostanzialmente fallito il suo obiettivo strategico dichiarato: sfondare al centro. Solo il 3,6% del suo elettorato proviene da Fi, e l'1,7% dall'Udc. Questo guadagno è stato, però, ampiamente annullato dai flussi in uscita, come abbiamo visto, che danno un saldo negativo. Per 689 mila voti guadagnati ne sono stati persi 816 mila, di cui 450 mila a favore del nemico numero uno, Berlusconi, contro cui Veltroni si misurava in prima persona.

Se il Pd ha evitato un crollo, visto che ha perso molti voti anche a favore dell'Idv di Di Pietro (ben 578mila), rispetto al risultato di Ds e Margherita del 2006, è stato soltanto per la cannibalizzazione operata ai danni della sinistra, grazie all'argomento del "voto utile", basato sulla illusione del recupero su Berlusconi. Recupero, che, in realtà, come ben si sapeva dai sondaggi svolti anche a ridosso del voto, era impossibile da realizzarsi.

L'unico risultato che Veltroni è riuscito a raggiungere è stato semplicemente quello di distruggere la sinistra. Forse l'obiettivo era "semplicemente" quello di ridimensionarla, ma questo è quanto.

Arriviamo, quindi, al cuore della questione: dove sono andati i voti della sinistra e perché. I partiti della Sinistra Arcobaleno avevano nel 2006 3.898.394 voti, che nel 2008 precipitano a 1.124.418. La differenza è di 2.773.976 voti. Vediamo dove sono andati. Applicando i dati rilevati da Piepoli, il 45,3% dei voti persi, pari a 1.257.740 preferenze, sono andati al voto "utile", di cui 1.091.998 al Pd e 136mila all'Idv. Circa 233.016 sono andati alla destra.

Rimangono, perciò, 1.283.220 voti perduti, pari al 46,3%, di cui 376mila al Pcl e Sinistra critica e oltre 900mila tra astensione e schede nulle e bianche, che, infatti, sono aumentate fortemente.

Questo è un voto che può essere definito, abbastanza correttamente, come voto critico nei confronti dei risultati del governo Prodi, della performance della sinistra nell'ultima fase e, in particolare, nei confronti del progetto della Sinistra Arcobaleno. In sostanza, voto "utile" e voto "critico" si equivalgono come peso.

Ma sarebbe un errore da parte di Veltroni (e anche da parte della sinistra) pensare che il voto "utile" non sia più un voto di sinistra o che in esso non sia presente una forte critica alla svolta moderata del Pd. Quello che ha prevalso è stato il messaggio, falso, del "si può fare", del recupero su Berlusconi, l'orco sventolato davanti agli occhi dell'elettore di sinistra. Il progetto di un Pd come nuovo partito centrista è in parte fallito o, perlomeno, non è riuscito al primo colpo. Quello che non è fallito è il progetto complessivo di ridefinizione del sistema politico in senso maggioritario. Anche senza nuova legge elettorale e riforma della Costituzione, la sinistra, almeno per il momento, è stata espunta dal Parlamento.

La sinistra, logorata da due difficilissimi anni di governo Prodi, si è presentata su un campo di battaglia elettorale ampiamente "preparato" da una duplice e martellante campagna dei mass media, quella contro la "casta" e quella per la "governabilità", che si sono fuse insieme, favorendo di fatto l'operazione di Veltroni. La sinistra è stata messa nel calderone indifferenziato della "casta", identificata col "vecchio", falsamente resa responsabile di pregiudicare l'operatività del sistema politico. Quando piovono granate non si può uscire all'aperto con l'ombrellino. Purtroppo, è proprio questo che l'Arcobaleno ha fatto, presentandosi con un progetto senz'anima e senza identità, senza la capacità di rispondere colpo su colpo agli attacchi che le venivano portati.

In una fase storica di profondo malessere, segnata dalla crisi della globalizzazione e dalla recessione, non si scherza e gli errori si pagano pesantemente. In una fase del genere, come è già stato dimostrato precedentemente nella storia del 900, non è vero che prevalgano spinte centriste e "moderate". In tal caso non si capirebbero l'insuccesso di Veltroni, né, soprattutto, il successo della Lega e la vittoriosa tenuta del Pdl, entrambe tra l'altro partiti con identità e strutture "forti", seppure molto diverse. In una fase del genere, specialmente chi non può contare sulla potenza di fuoco dei mass media, orientati dai grandi potentati economici, non può prendere scorciatoie che liquidino frettolosamente preziose esperienze, per adottare, invece, forme "leggere" di organizzazione e identità mal precisate. I risultati in questo caso, come la realtà si è incaricata di dimostrare, sono disastrosi.

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