Materialismo dialettico e “vernalizzazione”
La scoperta fondamentale di Lysenko
di Eros Barone
Solo la dialettica ci salverà.
J. Gabel, La falsa coscienza.
1. Darwinismo vs lamarckismo
Trofim Denisoviĉ Lysenko (1898-1976) è stato ed è tuttora un classico bersaglio della polemica anticomunista che, prendendo spunto dall’assunzione imperativa delle sue teorie biologiche da parte del potere sovietico nel periodo che va dal 1948 al 1964, ne ha fatto il prototipo, a caso invertito, del processo intentato dal potere ecclesiastico contro le teorie astronomiche di Galileo. Come è noto, Lysenko, ispirandosi al progetto di una nuova genetica elaborato dall’agronomo Ivan Mičurin (1855-1935) con l’intento di superare le posizioni dei «nipotini» di Mendel, respingeva la genetica classica basata sul principio secondo cui tutte le caratteristiche degli organismi sono il risultato di geni ereditari, sostenendo l’idea secondo cui è invece l’ambiente che conduce allo sviluppo di caratteristiche adattative (come, ad esempio, la cecità nelle talpe che vivono costantemente al buio), caratteristiche le quali possono essere trasmesse alle generazioni successive. Questa teoria dell’evoluzione, originariamente propugnata dal celebre naturalista francese Jean-Baptiste Lamarck agli inizi del XIX secolo, collimava perfettamente con la concezione filosofica del materialismo dialettico incentrata sulla priorità dell’influenza esercitata dall’ambiente sulla costituzione e sul comportamento dell’individuo.
La disputa tra gli assertori delle conquiste della teoria genetica e i seguaci dell’ipotesi di Lamarck aveva, del resto, in Unione Sovietica origini lontane.
I caratteri acquisiti sono trasmissibili? L’ambiente influisce direttamente sull’evoluzione biologica? Lysenko sostenne di sì e chiamò la sua teoria mičiurinismo in omaggio a Mičiurin, il quale verso la fine dell’Ottocento aveva ottenuto importanti risultati pratici con gli alberi da frutto. La teoria venne però interamente costruita da Lysenko e dal filosofo Prezént. A questo proposito, può essere interessante ricordare come lo stesso Stalin, in una sua opera giovanile intitolata Anarchia o socialismo?, composta di una serie di articoli pubblicati tra giugno e luglio del 1906 nel giornale «Akhali Tskhovreba», si fosse riferito a tale controversia, mostrando la sua propensione per la posizione dei fautori dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti. «Il sistema periodico degli elementi di Mendeleev», egli notava in quell’occasione, «dimostra chiaramente la grande importanza che ha nella storia della natura il prodursi di cambiamenti qualitativi da cambiamenti quantitativi. Questo è dimostrato anche in biologia dalla teoria del neo-lamarckismo, che sta soppiantando il neodarwinismo». Nella stessa opera Stalin sottolinea acutamente la debolezza del darwinismo, che consiste nel fatto che «…il darwinismo non respinge soltanto i cataclismi di Cuvier, ma anche lo sviluppo dialetticamente concepito, comprendente la rivoluzione, poiché dal punto di vista del metodo dialettico, l’evoluzione e la rivoluzione, il cambiamento quantitativo e quello qualitativo, sono due forme necessarie di un solo e stesso movimento». Merita di essere ricordata altresì la posizione di Anatolij Lunačarskij, commissario del popolo per l’istruzione pubblica, il quale era talmente convinto dell’incompatibilità della genetica con il marxismo-leninismo da farsi promotore della realizzazione di un film, di cui egli stesso scrisse il commento, sul naturalista austriaco Kammerer, che aveva creduto di dimostrare l’ereditarietà dei caratteri acquisiti.
2. La rinascita del lamarckismo
Questi primi tentativi di stabilire una forma di contatto tra la dialettica, da una parte, e la biologia e la genetica, dall’altra, provocarono un’ampia discussione, che si concentrò quasi immediatamente attorno alla questione della ‘riducibilità’ della forma biologica di movimento della materia alla forma fisica e chimica: una questione particolarmente importante e delicata, dal momento che coinvolgeva il problema della natura e dello statuto del metodo dialettico nelle sue relazioni con i metodi specifici di ricerca. Fu su questo problema, per l’appunto, che divampò con accenti particolarmente aspri, non solo tra i filosofi ma anche tra i biologi, la disputa tra i ‘meccanicisti’ e i ‘dialettici’. Così, dopo la morte di Lenin i teorici sovietici si divisero in due scuole: da un lato, per l’appunto, i dialettici che, guidati da Abram Moiseevič Deborin (1881-1963), interpretavano il materialismo dialettico come una ‘filosofia’ i cui antecedenti storici andavano rintracciati nella dialettica hegeliana e nel materialismo feuerbachiano; dall’altro, i meccanicisti che, guidati da Aukadij Limenl’vi Timirijzev (appoggiato da Bucharin), interpretavano il materialismo dialettico come una ‘scienza’ alla quale spettava il compito di estendere le leggi elaborate dalle singole discipline specialistiche a tutto il complesso di fenomeni concernenti l’essere e il pensiero, talché, in base a siffatto punto di vista, la concezione materialistica veniva a coincidere con l’insieme delle conclusioni ultime e più generali della scienza contemporanea. Così, la serrata polemica che i biologi, aderenti al gruppo di Deborin, condussero contro le ristrette posizioni dei meccanicisti in fatto di ereditarietà e variazioni, cominciò ben presto a indirizzarsi contro quella particolare varietà di meccanicismo, che venne battezzata con il curioso termine di «meccanolamarckismo».
Per quanto riguarda l’Occidente, nella letteratura scientifica si è vista rifiorire, come ai tempi di Lysenko, l’idea neo-lamarckiana. Piaget per esempio, nel suo Biologie et connaissance (1966), si fa propugnatore della rinascita dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti e questo in nome del rifiuto dell’atteggiamento ferreamente deterministico della genetica molecolare. All’altro estremo si trovano naturalmente i sostenitori del darwinismo stretto, che fanno anch’essi appello ad un finalismo rigoroso, quello di una selezione manichea che guida su un cammino stretto tutte le forme di vita, ivi comprese le sue implicazioni sociali. I sociobiologi utilizzano perciò in nome del darwinismo gli stessi princìpi informatori dei seguaci del trasformismo lamarckiano. A prima vista, questo potrebbe sembrare contraddittorio, ma basta leggere le infiammate dichiarazioni di Lysenko nella sua Agrobiologij, nella quale si proclama fervente discepolo di Darwin pur “dimostrando” l’ereditarietà dei caratteri acquisiti, per capire che questi due atteggiamenti sono antitetico-speculari. In realtà, Lysenko fu tutt’altro che un ciarlatano prono al potere e strumento passivo della sua propaganda ideologica, come vorrebbero far credere i suoi denigratori. Egli fu certamente uno scienziato organico al potere socialista sovietico e attento alla traduzione pratica delle sue teorie biologiche sul terreno delle concrete politiche agricole, ma fu anche un valente ricercatore, come dimostra la sua fondamentale scoperta della “vernalizzazione”, che influenza ancora oggi la biologia vegetale.
3. La scoperta della “vernalizzazione”
Per comprendere l’importanza teorica e pratica della “vernalizzazione” occorre tenere conto del fatto che i contadini sovietici coltivavano quello che viene chiamato grano invernale – un grano che, piantato in autunno, germoglia prima delle temperature glaciali e rimane dormiente finché il suolo non si riscalda in primavera, periodo nel quale fiorisce. Il grano invernale non è in grado di fiorire e successivamente produrre grano in primavera a meno che non attraversi un periodo di tempo freddo durante l’inverno. Come è noto, gli ultimi anni Venti del secolo scorso erano stati disastrosi per l’agricoltura sovietica, poiché inverni insolitamente caldi avevano distrutto le pianticelle di grano invernale – pianticelle sulle quali i contadini contavano per produrre il grano che avrebbe sfamato milioni di persone. Lysenko lavorò senza sosta nel tentativo di salvare il raccolto rimasto e per trovar la maniera di far sì che in futuro gli inverni caldi non provocassero carestie. Scoprì che se, prima di piantarli, collocava semi di grano invernale in un congelatore, poteva indurre tali semi a germinare e a fiorire senza averli realmente sottoposti ad un inverno prolungato. In questa maniera, consentì ai contadini di piantare il grano in primavera, e in buona sostanza salvò i raccolti nel suo Paese. Lysenko chiamò il processo “vernalizzazione”, termine che oggi definisce in generale qualsiasi trattamento con il freddo, sia naturale sia artificiale. Anche altri scienziati sapevano che alcune piante necessitavano di un clima freddo per fiorire, ma Lysenko fu il primo a mostrare che il processo poteva essere innescato artificialmente. Per fornire un raccolto, molte piante hanno bisogno delle fredde temperature invernali; molti alberi fioriranno e daranno frutti in séguito ad un inverno freddo, e i semi di lattuga e di ‘arabidopsis’ (pianta, quest’ultima, che non ha alcuna particolare importanza agronomica, ma è molto studiata in quanto viene utilizzata come organismo modello per le scienze vegetali) germogliano soltanto dopo un’ondata di freddo. Sennonché il vantaggio ecologico della vernalizzazione è evidente: assicura che in séguito al freddo dell’inverno una pianta germogli o fiorisca in primavera o in estate, e non durante altre stagioni dell’anno, nelle quali la quantità di luce e la temperatura non sarebbero, comunque, in grado di sostenere la crescita delle piante.
4. Materialismo dialettico, biologia e “vernalizzazione”
«L’insegnamento di Mičurin è un darwinismo costruttivo, - scrive Lysenko, - comprende lo sviluppo non come evoluzione piana, ma come generazione, nelle viscere di ciò che è vecchio, di un principio di qualità nuova in contraddizione con esso, come accumulazione graduale quantitativa delle particolarità di questo principio che, nel processo della lotta con la vecchia qualità, si trasforma in qualità nuova, sostanzialmente distinta da un insieme di caratteristiche e che ha proprie e differenti leggi di esistenza». Da ciò deriva che l’impossibilità di osservare nella realtà una serie ininterrotta e continua di forme vegetali non dipende da una loro presunta scomparsa in seguito alla lotta per l’esistenza, ma dal fatto che una linea di sviluppo ininterrotta di tal genere, che non presenti radicali cambiamenti qualitativi, non esiste né può esistere, sicché la famosa questione dell’“anello mancante”, croce e delizia del darwinismo ortodosso e cavallo di battaglia dell’antidarwinismo creazionista, risulta essere un falso problema. Per tornare alla scoperta della “vernalizzazione”, diamo ancora una volta la parola al suo autore, il quale rileva quanto segue: «Nel nostro caso è necessaria l’azione delle condizioni autunnali e invernali per due, tre, quattro generazioni di grano duro. In questi casi il grano duro può trasformarsi in grano tenero con un salto senza che vi sia alcuna forma intermedia di passaggio fra queste due specie». L’importante conseguenza pratica, che sgorga da questa impostazione della teoria della formazione delle specie, consiste pertanto nel fatto che la pratica agricola è capace di trasformare in un tempo relativamente breve una specie in un’altra, creando specie utili all’uomo.
5. I limiti della matematizzazione e la rivincita della dialettica
Dal punto di vista epistemologico, è poi doveroso osservare che la ricerca di princìpi esplicativi il più possibile generali e la difficoltà di giungere per questa via a risultati del tutto soddisfacenti e universalmente ammessi è una caratteristica della biologia. L’aspirazione alla sintesi che questa ricerca esprime, aspirazione che è una delle forme della ricerca della certezza, si manifesta qui altrettanto che nelle scienze considerate più esatte. Tuttavia, le possibilità di giungere a princìpi esplicativi la cui validità sia insieme rigorosa e generalissima appaiono in biologia molto più ristrette che in fisica. Gli equivalenti, nell’ambito specifico del vivente, di leggi come quella della gravitazione o della rifrazione ottica o del principio di conservazione, così come li si utilizza efficacemente in fisica, restano infatti ancora da scoprire. Il primo principio trasformista di Lamarck, che ammette la trasmissione dei caratteri acquisiti, aveva senza dubbio un campo di applicazione potenziale molto ampio e non abbastanza preciso, permettendo, come è stato mostrato dal “caso Lysenko”, un’utilizzazione altrettanto ampia e generica come prova della verità filosofica e dell’efficacia euristica del materialismo dialettico (utilizzazione chiaramente funzionale alla consacrazione dell’autorevolezza e del prestigio del potere sovietico). D’altra parte, restando nello stesso ordine d’idee, è ormai da escludere che, dopo le ricerche sul genoma e le manipolazioni dello stesso, il dogma deterministico della biologia molecolare, che esclude totalmente ogni effetto di origine somatica sul germe, conservi lo stesso carattere rigoroso. Resta, peraltro, vero che non è affatto evidente che le formulazioni quantitative che hanno dato così buoni risultati in fisica debbano prevalere anche nelle scienze biologiche (e ‘a fortiori’ umane), in cui la complessità, la variabilità e l’imprecisione delle osservazioni possono renderle inutilizzabili o prive di interesse.
Infine, per quanto riguarda i rapporti tra la filosofia e la scienza in Unione Sovietica, occorre sottolineare che la tesi secondo la quale la prima avrebbe soffocato la seconda, oltre a non avere il benché minimo fondamento, falsifica completamente i dati reali, perché non vi è alcun dubbio che l’Unione Sovietica abbia realizzato progressi senza precedenti nella cultura, nell’istruzione e nella scienza (nonché, in determinati periodi, anche nella produzione), sino a diventare un punto di riferimento non solo per il movimento operaio internazionale, ma per i migliori intellettuali e scienziati occidentali.
Stephen Jay Gould, il quale ha fornito un importante contributo alla teoria dell’evoluzione, è uno dei pochi scienziati dell’occidente che hanno apertamente riconosciuto il parallelo tra la sua teoria degli “equilibri punteggiati” e il materialismo dialettico. Nel suo libro Il pollice del panda ha scritto quanto segue: «Se il gradualismo rappresenta un prodotto della cultura occidentale, piuttosto che un fatto di natura, allora dovremo cercare una nuova filosofia del cambiamento per allargare il nostro orizzonte oltre i confini del pregiudizio. In Unione Sovietica, ad esempio, gli scienziati si basano su di una teoria del cambiamento completamente diversa: le cosiddette leggi della dialettica riformulate da Engels sulla filosofia di Hegel. Le leggi della dialettica hanno molto in comune con il concetto di equilibrio per punti. Esse parlano ad esempio della “trasformazione di quantità in qualità”. Questo potrebbe apparire confuso, ma suggerisce che i cambiamenti avvengono attraverso grandi salti in seguito ad una lenta accumulazione di sforzi a cui il sistema oppone la sua resistenza fino a che non ha raggiunto il punto di rottura. Scaldate l’acqua e alla fine essa bollirà; opprimete i lavoratori e, dai e dai, scoppierà una rivoluzione. Eldredge ed io siamo rimasti affascinati dalla scoperta che molti paleontologi sovietici sostengono un modello molto simile ai nostri equilibri punteggiati.» Paleontologia e antropologia sono, dopo tutto, separate solo da una sottile parete dalle scienze storiche e sociali, e questo ha implicazioni politiche potenzialmente pericolose per i difensori dello ‘status quo’. Come ebbe ad osservare Engels, più ci si avvicina alle scienze sociali, meno obiettivi e più reazionari essi diventano. È dunque un buon segno che Stephen Gould si sia avvicinato così tanto ad un punto di vista dialettico, nonostante la sua ovvia cautela. Il biologo russo Aleksandr Ivanoviĉ Oparin (1890-1984) nel 1924 scrisse il saggio scientifico Origine della vita . L’opuscolo fu il primo tentativo di approccio moderno all’argomento e aprì un nuovo capitolo nella comprensione della vita. Non fu un caso che, come materialista dialettico, Oparin avesse studiato il problema da una prospettiva originale. Era un inizio coraggioso, all’alba della biochimica e della biologia molecolare. In effetti, la teoria marxista e il materialismo dialettico, così come la ricerca scientifica di avanguardia, sono generosi con chi non si fa intimidire dal fuoco di sbarramento scatenato contro di essi dalla classe al potere e non volta loro le spalle.
Indicazioni bibliografiche
Comments
Quanto all'equiparazione tra stalinismo e fascismo, apprezzo la novità dell'affermazione.
Non vorrei offendere Stalin dandoti dello Stalinista.
Stalin almeno aveva una sua logica nelle cose legate allo spazio-tempo in cui viveva.
Gli stalinisti di oggi sono solo fascisti mascherati.
Proporre lo Stalinismo nel 2017 anche nelle scienze è da mentecatti TOTALI o da persone in malafede.
In entrambi i casi FUORI del consorzio marxista.
PUNTO!
“Neghiamo l’esistenza di corpuscoli, molecole di una qualche “sostanza dell’eredità” e, allo stesso tempo non solo riconosciamo, ma comprendiamo, a nostro avviso, in maniera incomparabilmente superiore a quanto lo facciate voi genetisti, la natura ereditaria, le basi ereditarie delle forme di vita vegetali.”
Lysenko sosteneva che le piante trasmettono tratti alla discendenza in base alle esperienze fatte durante la propria vita, un concetto extra-genetico di transgenerazionalità già suggerito da Jean-Baptiste Lamarck e Ivan Vladimirovich Michurin.
Il lato nazista di questa ipotesi è che essendo la pratica l maestra delle trasformazioni, ha ragione l'aristocratico a definirsi "di sangue blu", si è migliorato geneticamente (rispetto alla plebe) nella pratica di centinaia d'anni. Analogo discorso vale per il clero o per i capitalisti, chi meglio di loro produce ricchezza, comando e disciplina?
Gli operai migliorano (epi-geneticamente) il loro essere schiavi, i padroni nell'essere padroni!
La famosa razza "eletta" !!
Questa è la sostanza delle vostre tesi "dialettiche"!
SECONDO ASPETTO CHE VOI AVETE SEMPRE SOTTACIUTO: LA SCIENZA COME GUERRA POLITICA.
Lysenko divenne presidente dell’Istituto di Genetica dell’Accademia Sovietica dell Scienze nel 1940, quando il suo predecessore, il botanico ed oppositore di lungo corso Nikolai Vavilov (GENETISTA), il quale venne arrestato e condannato a morte. Vavilov, un altro coraggioso precursore di quella che oggi chiamiamo permacultura, morì di fame in carcere. Molti altri affrontarono una sorte simile.
Lysenko segnò si fece strada NON NELLA RICOMPOSIZIOEN DIALETTICA ma con il terrore!!
REGNO sulla genetica Sovietica, a spese di DOZZINE di scienziati “borghesi” condannati a morte e centinaia di altri costretti ad abbandonare la professione.
Nel 1948 Lysenko ottenne il completo controllo della biologia Sovietica, tenne un discorso in cui denunciò il darwinismo e i suoi sostenitori, dichiarò che i suoi metodi sperimentali erano notevolmente superiori alle decadenti dottrine occidentali ed annunciò il “trionfo finale” sulla genetica tradizionale.
Ora, Lysenko era il controaltare del "romanticismo" in Russia, infatti Germania e in Italia, passavano le stesse teorie e gli stessi sistemi per affermarle.
Lisciare il pelo alle teorie e pratiche di Lisenko vi caratterizza come epigeneticamente di destra!
Ciò detto per mettere in prospettiva storica l'idea di Lisenko ci sarebbe da sottolineare che ai tempi del detto non cera la conoscenza del DNA che arricò dopo fra il 1944 e gli anni 50 e60; come dice la Treccani: In polemica con la genetica classica, nel 1935-36 sostenne una teoria di impronta neolamarckista, secondo la quale i caratteri acquisiti modificando le condizioni ambientali e l'alimentazione sarebbero potuti diventare parte del patrimonio ereditario degli organismi. Questa idea espressa come la dice la treccani è ESATTAMENTE quel che senza sapere del DNA si poteva immaginare della epigenetica; detto questo si potrebbe smettere di fare polemica sul nulla? Grazie PS STUDIA SAVINO! o taci.
forse te lo sei scordato, ma qui il tema è la teoria di Lysenko, in sintesi "la funzione sviluppa l'organo". La dialettica VS la genetica. PUNTO.
L'epigenetica -lo dice la parola stessa- tratta tutte le 'possibili variabili' che la genetica offre. Sappiamo tutti che un lenone cresciuto in cattività, se liberato muore. Un leone in cattività e uno nello zoo hanno lo stesso DNA, ma caratteri epigenetici assolutamente diversi.
Così due gemelli monozigoti sviluppano caratteri epigenetici diversi.
Lo sviluppo epigenetico non si ferma nella gestazione ma prosegue in età adulta (vedi il caso dei bambini adottivi).
Ma dato che nessuna madre vive nell'isola di Robinson, ma anche essa è "un animale sociale", è società, e ne porta le stigmate.
Quindi l'epigenetica conferma la genetica e non la smetisce!!
Insistere con Lysenko e il suo materialismo pacchiano in che escludeva dalla natura tutto l'aspetto simbolico, la società umana, quando anche L'EPIGENETICA lo (vi) smentisce.
Ecco perchè "il figlio di un fabbro sarà un muscoloso fabbro", il figlio di un dottore sarà un dottore. Il figlio di un padrone sarà un padrone, di un operaio un operaio.
E' nel DNA!!
Diffondiamo le "idee geniali" dei nazisti e medici scienziati di destra per avallare il leninismo degenere!
WAW!!!
Ma siete dei Troll?
Amount of close and comforting contact from caregivers changes children's molecular profile
Date:
November 27, 2017
Source:
University of British Columbia
Summary:
The amount of physical contact between infants and their caregivers can affect children at the molecular level. The study of DNA methylation patterns showed that children who had been more distressed as infants and had received less physical contact had a molecular profile that was underdeveloped for their age. This is the first study to show in humans that the simple act of touching, early in life, has deeply-rooted and potentially lifelong consequences on genetic expression. in sostanza il contatto fisico fra mamma e bambino stimola la metilazione istonica e dunque epigeneticamente cambia l'espressione del DNA del bambino ; non sappiamo ancora se la cosa può trasmettersi alla progenie come capita in altri casi, ma è la prova regina: noi stessi umani siamo cambiati nel nostro DNA dai nostri comportamenti; bellissimo lavoro! se qualcuno è interesssato: Sarah R. Moore, Lisa M. McEwen, Jill Quirt, Alex Morin, Sarah M. Mah, Ronald G. Barr, W. Thomas Boyce, Michael S. Kobor. Epigenetic correlates of neonatal contact in humans. Development and Psychopathology, 2017; 29 (05): 1517 DOI: 10.1017/S0954579417001213 se non potete altrimenti usate il link a sci-hub.bz per scaricare il file. e buona lettura
Rispetto a quando scriveva Marx, in Russia non era cambiato molto, "tranne la guerra". Una cosa da niente.
In sostanza, non bisognava fare la rivoluzione. Esattamente la stessa tesi della II internazionale, che si basava proprio su una lettura e deformazione positivistica di Marx. Ma savino era partito proprio da una critica antipositivistica all'articolo di Barone.
Il cerchio si chiude.
Neanche il più becero anticomunismo, spesso, ha osato sostenere ciò che sostiene savino su Lenin.
I frutti avvelenati di chi riduce la filosofia, la storia, la teoria, il marxismo, a gnoseologia metodologica, a epistemologia, e perde di vista ogni riferimento di contenuto concreto.
La pace di Brest Litovsk avversata da tutti e imposta dal giacobino bonapartista antimarxista (anzi, complice dell'imperialismo). Certamente, avversata in primis dai soldati e dalla popolazione stremati, che proprio per questo avevano fatto la rivoluzione. Peccato che risulti solo a savino. Ma è evidente che si pretende che i russi si sacrificassero per far finire prima la guerra (?) e salvare i proletari degli altri paesi (che non avevano fatto la rivoluzione e seguivano i loro stati imperialisti). Il popolo russo non era formato da crocerossine e Lenin era il loro cinico ed egoista rappresentante. Una colpa imperdonabile.
Che ormai l'esercito russo fosse smobilitato e allo sbando e che i tedeschi penetravano e avanzavano in territorio russo come nel burro, è mai venuto in sospetto a savino?
Leggere i link non ti farebbe male. Perchè si parla di Marx maturo e della rivoluzione del 1905, dei suoi possibili sviluppi. E da allora, a parte la guerra, in russia non era cambiato molto. Ha vinto la linea bolscevica, ma c'era una maggioranza nel paese (e minoranza a Pietrogrado, i socialisti rivoluzionari), e i soviet dei contadini, che la pensavano come Marx nel link. (anche qui posso citare fonti storiche molto autorevoli e riconosciuti, che si fondano sugli archivi sovietici desecretati).
http://www.fondazionemicheletti.it/altronovecento/articolo.aspx?id_articolo=34&tipo_articolo=d_saggi&id=359
Marx sul partito e sullo Stato:
https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1852/brumaio/18brumaio.pdf
Se volete ho anche altre dichiarazionei di Marx contro il partito Lassalliano "che progetta la rivoluzione come fosse una ferovia". (che Lenin amaggia)
Vedi anche: http://www.homolaicus.com/teorici/marx/gotha.htm
Ora ditemi cosa centra su queste cose, Marx con Lenin (giacobino bonapartista)!!
Ma risponedete anche sui fatti che vi ho esposto in precedenza, (trovatemi un senso marxista) non fate solo enunciazioni teologali di Lenin.
meno male che ci sono i verbali delle assemblee della II internazionale.
Per contro hai una, una sola, notizia di scipero, di manifestazione o di incitamento al sabotaggio da parte di Lenin, per impedire l'entrata in guerra?
Contro la guerra Lenin ha solo scritto prima del 1917.
Poi il 3 Marzo, su ordine di lenin, viene firmato il Trattato di Brest-Litovsk. Non è più una pace come promesso nelle tesi di aprile, ma una capitolazione con un armistizio capestro tra Russia e gli Imperi centrali che consiste:
- pagare cospicue indennità;
- cessione delle nazioni: Polonia orientale, Lituania, Curlandia, Livonia, Estonia, Finlandia, Ucraina e Trascaucasia;
La Russia cede alla Germania 50 milioni di abitanti (1/4), 1/3 delle ferrovie, il 73% dei minerali ferrosi, l’89% della produzione del carbone e 5000 fabbriche, un quarto delle terre coltivate, di tre quarti dell’industria mineraria e metallurgica.
E’ una capitolazione inspiegabile, si consegna in mano all’imperialismo tedesco tantissime nazioni comuniste, senza neppure chiedere il loro parere.
Facendo venire meno importanti risorse alimentari, carbone indispensabili alle città, industria e materiali ferrosi importanti per lo sviluppo del paese.1
E non solo, ma rafforza l’imperialismo tedesco che era ridotto allo stremo, senza materie prime, senza riserve alimentari e decimati dalla virus della “spagnola” al punto che erano bloccati sulla Marna senza poter proseguire nell’offensiva. E non secondario, chiudendo il fronte russo i tedeschi spostano così le truppe sul fronte italiano e francese allungando la guerra. E con essa il proseguo del massacro di proletari contro altri proletari al fronte.
Solo una necessità di mera sopravvivenza poteva spiegare una simile strategia?2
Questo accordo capestro avversato da tutti, anche da diversi dirigenti del partito bolscevico, ha dato inizio alla guerra civile fratricida e cannibalesca, e si avvia la parte bonapartista di Lenin il terribile periodo del “comunismo di guerra” (come lo ha chiamato Lui), fino a Kronstad.
Tra tutte le cose interessanti, condivisibili o meno, leggo una cosa che mi fa pensare che la rivendicazione di relativismo assoluto (non di storicità) sottenda in realtà il soggettivismo assoluto, come notava Eros barone ( e come sottolineava anche Costanzo Preve, tra gli altri), sino all'arbitrio assoluto.
Dire che Lenin, al congresso di Stoccarda, si era dichiarato favorevole alla guerra mondiale è totalmente falso e arbitrario. E' indice di leggerezza e di pregiudizievole ostilità, non di serietà scientifica.
Al congresso di Stoccarda Lenin, di fronte al pacifismo sentimentale e piccolo borghese di alcuni esponenti, sostenne la tesi della trasformazione della guerra imperialista in guerra rivoluzionaria. Sostenne che bisognava fare di tutto per evitare la guerra imperialista, ma che questa sarebbe stata inevitabile e che, in tal caso, occorresse organizzarsi per volgerla in guerra rivoluzionaria, esattamente come poi fece in Russia.
Insieme a Rosa Luxemburg fece approvare degli emendamenti contro il militarismo.
La posizione di Lenin e dei bolscevichi e della rivoluzione d'ottobre riguardo alla guerra la conoscono tutti ed è un'assurdità sostenere che fosse a favore del grande macello pur di fare la rivoluzione.
Il fatto è che si legge il realismo rivoluzionario di Lenin alla luce del pacifismo astratto, sentimentale piccolo borghese. Si legge Lenin con gli occhiali della piccola borghesia e della teoria astratta della non violenza.
Riguardo l'articolo riportato sugli enzimi e la dialettica.
Ti ho ribadito che io sono RELATIVISTA, sò che un orologio fermo indica la verità due volte al giorno.
Dopodichè mi sarebbe piaciuto davvero che il MATERIALISMO DIALETTICO esprimesse le verità ultime. Non ci sarebbero più malattie, sarebbe festa tutti i giorni, sarebbe il comunismo!!!
Se non fosse chè l'autore del "Marxismo ed empiriocriticismo", alla II Internazionale di Stoccarda fu tra i pochi a dichiararsi a favore della guerra mondiale, perchè a suo dire avrebbe favorito la rivoluzione mondiale dei paesi avanzati. (era effettivamente dialettico!)
Ma la storia andò per conto suo, non conosceva la dialettica,.. e ancora dopo centinaia di milioni di morti per le guerre imperialiste, e un centinaio d'anni, siamo ancora qui.
Le transustanziazioni "materialiste".
La compenetrazione degli opposti, la quantità in qualità, la negazione della negazione hanno validità solo qui sul blog.
lo "spararsi fra compagni", cerca di non essere di parte, io non sparo ai compagni per le idee diverse dalla mia, SONO RELATIVISTA per questo. Attacco le persone se si sentono UNICI depositari delle verità TOTALI del proletariato.
Qui non c'è discussione, con queste premesse non si fa rivoluzione ma TOTALITARISMI !!
La mia idea sul materialismo dialettico l'ho ribadita, è stato un tentativo di Engels di creare una epistemologia scientifica OLISTICA che mettesse insieme le scienze naturali tra loro e le scienze umanistiche.
Buono il proposito, ma fallimentare negli esiti.
Un tentativo meglio riuscito ma ugualemte fallimentare è "Il Tao della fisica,di Fritjof Capra".
Il "metodo sistemico" e il "costruttivismo" sono in pole position al momento.
Su una cosa siamo d'accordo (spero) che il capitalismo frantuma le scenze affinchè diventino cultura d'elite, solo per addetti ai lavori, e sia impedito ai più l'accesso. Per controllare meglio la società.
Quindi per me "QUESTA E' LA SFIDA" !! Ogni teoria che va in questa direzione e spiega più cose, che regga alle molteplici controdeduzioni è valida. NON ritengo che ci siano VERITA' a-storiche, valide in TUTTI i tempi, ma RELATIVE e storiche. E chi pensa il contrario lo ritengo un DITTATORE IDEALISTA e PAPAPLISTA. (La religione è il solo "autorizzato" a fare ricorso agli assoluti trascendentali, altrimenti non sarebbe una religione.)
Ciò detto, sul tuo punto 1, lo spazio tempo della dialettica, lo spazio non euclideo, se prendiamo il modello concavo o convesso, tutte le linee confluiscono in un punto o partono da un punto e basta. La trasformazione non qualità in quantità, come sistema del tempo ciclico non avviene.
La compenetrazione degli opposti e la negazione della negazione, implicano uno spazio tempo dove si collocano.
Ma la termodinamica ci dice che si va dal complesso al semplice NON C'E' nessuna ciclicità, e in ogni trasformazione SI PERDE QUALCOSA (l'entropia).
O la compenetrazione degli opposti e la negazione della negazione sono categorie CONCETTUALI, oppure sono RIVELATE, perchè un cristallo si forma in determinate condizioni ma "qualità" e "quantità", sono categorie UMANE, simboliche, il silicio è sempre silicio non si è negato e neppure è contento di avere una "qualità" migliore perchè il silicio NON LO SA' la differenza.
Non si è alzato al mattino e ha detto "oggi mi nego", oggi faccio il figo e mi qualifico.
Per la verità il silicio non sa neppure se vive dentro un sistema un sistema termodinamicamente chiuso o aperto.
Sono tutte categorie CONCETTUALI, PIU' O MENO UTILI!
Non possiamo dire neppure se la termodinamica in sè è borghese o proletaria NON è il "materialismo dialettico che stabilisce il suo essere IN e OUT, ma l'essere UTILE o MENO al proletariato nella via dell'emancipazione dalla borghesia.
Ma per questo ogni TEORIA VA STORICIZZZATA, non è detto che ciò che andava bene al tempo per contadini analfabeti vada bene oggi. Anzi riproporre schemi desueti è da idealisti controrivoluzionari perche non solo non aiutano il proletariato ma gli danno in mano armi spuntate.
Se partiamo dal "materialismo storico", e storicizziamo gli ASSOLUTI, anche i "sacri" testi (presi alla lettera, e non nel loro augusto senso) avremmo fatto un bel passo avanti. E discuteremmo di cose serie ed utili.
And when a team led by Nogales in 2013 pieced together cryo-EM images of a complex that orchestrates the transcription of DNA into RNA, they discovered that an entire arm swings 100 Å around the DNA strand like a crane, potentially influencing whether a gene is transcribed7. “I think this is beautiful,” says Nogales. “It’s a true insight into how these biological machines work.”
a livello microscopico l'enzima che trascrive il DNA lo influenza!!!! capito l'arcano? questa E' dialettica Savino checchè tu possa dirne per 100 anni!!
Cerco di spiegarmi meglio.
Domanda a) LO SPAZIO TEMPO della dialettica delle tre leggi qual'è?? Non mi hai risposto o sbaglio?
Domanda b) Se delle tre leggi sono sia ‘leges mentis’ sia ‘leges entis’, allora sono trascendentali, universali degli a-prescindere kantiani? Dei noumeni? Su cui non si può verificare o discutere? sono quindi Leggi divine?
Domanda c) La tua difesa delle tre leggi della dialettica, facendo leva NON sui fatti e sulla lotta di classe vigente (non conclusa), ma sull' "antiborghese" e "di classe", dove neppure te hai mai visto un capannone o una classe. dalle tue risposte si vede che il tuo rapporto con il proletariato è del tutto libresco e idealistico, oserei dire romantico. Ma Non è che stati confondento la Bibbia rivelata con il materialismo dialettico? Le pretese di verità trascendentale sono che dai alla dialettica delle tre leggi hanno il profumo di incenso!
Domanda d) Che Marx "afferma che il mondo non può essere spiegato a partire dalle sensazioni e dai dati soggettivi, bensì a partire dalle strutture oggettive su cui si fonda. " FINALMENTE hai detto una cosa giusta!! Infatti Marx qui invita a studiare LA STRUTTURA, le RELAZIONI, NON GLI ENTI. E LE STRUTTURE SONO pur sempre STORICHE, non assolute.
Quindi cos'è "la scienza proletaria" fa parte dello scontro sociale in ATTO (praxis) non è data PER SEMPRE!!
(COME DA IDEALISTA sostieni. )
Non puoi fare "il portatore sano", l'unto dal signore, unico depositario e e interprete del VANGELO (pardon del materialismo, dialettico), NON siamo neo pagani a cui porti il VERBO di Lenin. Non sei MOSE' che scende dal monte con le tavole della legge.
Con il compito di adattare la realtà al 'verbo'.
La scienza proletaria si forma nella lotta quotidiana, ogni volta si crea strumenti nuovi. Qusta è la dilattica!!
Confondi il Marxismo con la fede!!
Orbene, se invece la concezione a cui il nostro ‘anti-diamatiker’ si ispira appare, per l’essenziale, mutuata dal soggettivismo epistemologico kantiano e si inscrive nei limiti angusti di un “intelletto tabellesco” (Hegel), è del tutto consequenziale la sua inconciliabilità con la concezione materialistica della dialettica, che si situa al superiore livello teoretico della sintesi razionale. Non meraviglia, dunque, che una simile concezione, oltre ad implicare di necessità il rigetto delle tre leggi della dialettica, involga il riferimento ad uno dei passi più ottusi ed astiosi dell’apologetica popperiana della cosiddetta ‘società aperta’ (a questo si ridusse l’epistemologia di un pensatore, per altri versi notevole, nel clima della ‘guerra fredda’!).
Nondimeno, il materialismo dialettico (in ciò identico ad ogni altro materialismo) procede nella direzione che la filosofia medievale indicava come ‘intentio recta’ (ossia una direzione orientata sulla realtà oggettiva, non sul soggetto conoscente, laddove quest’ultimo è il termine fondativo e il ‘medium’ onnipervasivo della ‘intentio obliqua’). Esso perciò, pur riconoscendo dal punto di vista relazionale la natura soggettivo-oggettiva del processo conoscitivo, non ricorre al soggetto per costituire la conoscenza e, attraverso la conoscenza, la realtà, ma, contrapponendosi agli effetti illusori connessi a questo modo (trascendentalistico e, in ultima analisi, idealistico) di concepire l’attività conoscitiva, si riferisce direttamente alla stessa realtà ed enuncia direttamente affermazioni su di essa, mandando a gambe all’aria la cosiddetta ‘cosa in sé’ (espressione, come osserva giustamente Engels e come ribadirà Lenin, di un “materialismo pudibondo” che oscilla tra lo scetticismo e il solipsismo).
Parimenti, il materialismo moderno - la cui più alta espressione, “critica e rivoluzionaria” (Marx), è contenuta nel metodo dialettico marx-engelsiano -, afferma che il mondo non può essere spiegato a partire dalle sensazioni e dai dati soggettivi, bensì a partire dalle strutture oggettive su cui si fonda. Diviene, così, chiaro, fra le altre implicazioni, il nesso organico tra la concezione materialistica e la tesi dell’oggettività dei processi economici: quest’ultima si contrappone alla concezione soggettivistica secondo cui essi trarrebbero origine semplicemente dai bisogni degli uomini, cioè dalla ‘domanda’. Tale concezione, come è noto, costituisce il supporto filosofico della scuola marginalistica, la quale, per il suo statuto epistemologico, s’inscrive nella tendenza empiristica, cioè in una variante dell’idealismo.
Engels, dal canto suo, in pieno accordo con Marx, enuncia, esemplifica ed applica le tre leggi della dialettica - la legge della conversione della quantità in qualità, la legge della compenetrazione degli opposti e la legge della negazione della negazione -, considerandole non solo come ‘leges mentis’ (leggi poste dalla mente), giacché, se il loro àmbito di applicazione fosse esclusivamente questo, resteremmo chiusi nel cerchio magico del soggettivismo epistemologico kantiano, ma anche, e innanzitutto, come ‘leges entis’ (leggi della realtà stessa). Dopodiché, è doveroso aggiungere che il materialismo dialettico (non in Italia, dove è stato praticamente affossato in nome di uno storicismo 'bon marché', ma in altri paesi caratterizzati da una diversa tradizione scientifica e filosofica) ha conosciuto ulteriori ed importanti sviluppi, sui quali mi propongo di tornare in questa stessa sede anche al fine di smentire tutti coloro che, per via della loro malafede o, più semplicemente, della loro sprovvedutezza, gli hanno ascritto una sorta di fissità egiziaca.
Questa è pertanto, dal punto di vista ontologico e gnoseologico, la tesi fondamentale del materialismo dialettico. Una tesi che, a causa delle sue conseguenze rivoluzionarie, la borghesia attacca in tutti i modi, con tutti i mezzi ed in tutti i campi del sapere da oltre 120 anni; una tesi che i ‘Lohnarbeiter’ della borghesia (quale che sia la famiglia filosofica di appartenenza) combattono con tutte le armi a loro disposizione (non escluse quelle del fideismo e della superstizione); una tesi che i revisionisti hanno sempre cercato di stemperare, deformare, adattare, svuotare del suo duro contenuto materialistico.
Episteme della dialettica
1)La legge della conversione della quantità in qualità (e viceversa)
2)La legge della compenetrazione degli opposti (ossia dell'unità e del conflitto degli opposti)
3) la legge della negazione della negazione (ogni sintesi è a sua volta la tesi di una nuova antitesi)
A confutazione potrei ricorrere all'ultimo realista, Popper che sulla dialettica materialista diceva:
« Sembravano in grado di spiegare praticamente tutto ciò che accadeva nei campi cui si riferivano [...]; un marxista non poteva aprire il giornale senza trovarvi in ogni pagina una testimonianza in grado di confermare la sua interpretazione della storia; non soltanto per le notizie, ma anche per la loro presentazione e soprattutto per quel che non diceva. »
Una epistemologia che non essendo falsificabile, secondo Popper fa del materialismo dialettico un metodo non-scientifico.
Essendo relativista e anti popperiano, vi chiedo il vostro materialismo dialettico in quale SPAZIO-TEMPO si colloca?
Per Kant lo spazio tempo erano noumeni assoluti, trascendentali da cui tutto ne discendeva. Era uno spazio-tempo newutoniano.
LO SPAZIO: Sappiamo che negando o non accettando alcuni POSTULATI (per convenzione dati per vere ma non dimostrabili) euclidei ne viene fuori altre geometrie dette anche metageometria o geomemetria non euclidea.
Einstein relativizza la geometria NON EUCLIDEA.
IL TEMPO: Sempre Einsten ci dice della relaitività del tempo. La meccanica quantistica fa a meno del tempo.
Il CAUSALISMO: Nel realismo classico abbiamo un sistema causa-effetto preciso che si snoda lungo l'asse del tempo in cause ed effetti precisi (determininismo) per cui conoscendo la causa prima si conosce gli effetti ultimi.
E' REVERSIBILE, conoscendo l'effetto si risale alle cause precise.
Il materialismo dialettico "galleggia" su questi postulati di noumeni (kantiani) trascendentali, ma ASSOLUTAMENTE RELATIVI!! Postulati che sono tutto tranne che "oggettivi".
Il materialismo dialettico si incarta anche sul soggetto-oggetto, non tiene conto degli strumenti indaganti, ma di questo ne parliamo un'altra volta.
cordialemente
La prima di esse è l’istanza di un’analisi dialettica delle interrelazioni. Un fisico e filosofo inglese, David Bohm, uno dei pochi scienziati che abbiano elaborato un’alternativa teorica all’interpretazione soggettivista della “scuola di Copenaghen”, ha formulato tale istanza, alla luce del metodo dialettico, in questi termini: «…la relazione tra le parti ma anche la loro stessa esistenza è considerata una derivazione della legge dell’intero. Dunque, non rimane nulla dello schema classico, in cui l’intero deriva dalle parti preesistenti messe in relazione in modo predeterminati. Piuttosto, quello che abbiamo è paragonabile a un rapporto fra l’intero e le parti in un organismo, in cui ogni organo cresce e si sviluppa in una maniera che dipende in modo cruciale dall’intero» (“Causality and Chance in Modern Physics”, p. X). Lo stesso canone metodologico mi sembra implicito nelle considerazioni svolte da Giuseppe Longo, un matematico e biologo, nell’intervista pubblicata da questo sito [https://www.sinistrainrete.info/teoria/7196-giuseppe-longo-complessita-scienza-e-democrazia.html], laddove egli rivolge agli studiosi di scienze naturali e ai ricercatori che operano nel campo biomedico un monito che fa riflettere: «Attenzione, la biologia molecolare ci ha dato immense quantità di dati ed ha messo in evidenza meccanismi fondamentali. È straordinario vedere la finezza sperimentale e l’originalità dei metodi che hanno portato Monod e Jacob a scoprire il meccanismo dell’operon lactose, regolazione dell’espressione genetica da parte del DNA stesso. Ma questo fa loro trascurare l’epigenetica: non citano così Barbara McClintock, la prima a pensare alla “regolazione”, di cui aveva visto la componente epigenetica. In effetti, sin dagli anni ’50, i grandi genetisti, come lei o Waddington, vengono messi da parte e per decenni: avevano studiato i cromosomi sempre in un contesto - il proteoma, la cellula, l’organismo. […] Così, per decenni, si sono cercati regolatori dell’espressione genetica nel DNA stesso, attribuendo a questo il ruolo di descrizione completa dell’organismo, homunculus aristotelico, piccolo piccolo, ma completamente codificato nei cromosomi, dunque "programmato" (siamo moderni noi!). Invece, e i genetisti di 60 anni fa lo sapevano, ogni cascata molecolare rilevante, dal DNA all’RNA alle proteine, dipende causalmente da tutto il contesto. E da alcuni anni si sa che cellule, individuali o in piccoli gruppi, prelevate de tessuti tumorali e trasferite in tessuti sani, di topi clonati ad esempio, riprendono funzionalità normali, senza necessariamente “riprogrammare” il DNA».
Riguardo poi al lasso di tempo che è intercorso fra il periodo in cui visse e operò Lysenko ed il periodo attuale, è evidente che il senso storico e critico ci insegna, per un verso, come ha ben detto Donniaquio, a cogliere gli elementi di anticipazione presenti nella sua indagine scientifica e, per un altro verso, la specificità e la concretezza di una fase storica in cui, pur assumendo una veste teorica ed esprimendosi in un linguaggio ideologico, il conflitto politico e sociale traeva origine dai (e si sforzava di rispondere ai) complessi ed urgenti problemi pratici della pianificazione, della socializzazione e della produttività dell’agricoltura sovietica.
Infine, un’ultima postilla: sarebbe di somma utilità disporre di una storia del pensiero scientifico e filosofico in Unione Sovietica, condotta da un punto di vista seriamente critico, quindi non condizionato né dalla volgarità di un anticomunismo dozzinale né dalle rappresentazioni deformanti largamente diffuse in Occidente. Di scrivere quella storia, con i suoi successi e le sue conquiste, così come con i suoi errori e le sue deviazioni, abbiamo infatti un vitale bisogno come comunisti e un preciso dovere come materialisti dialettici e storici per orientare, oggi, il nostro cammino.
Premessa.
Agli inizi degli anni 30 fu fondata in URSS da Stalin la VASCHNIL (Accademia Pansovietica di Scienze Agrarie Lenin), nonché direttore dell’Istituto di Genetica dell’Accademia delle scienze dell’URSS e del VIRV (Istituto Pansovietico di Coltivazione delle Piante), una istituzione scientifica unica nel suo genere, che acquisì presto una fama mondiale. Fondata da Nikolaj Ivanovic Vavilov che all’inizio degli anni venti e propose un ardito piano per la radicale riorganizzazione delle risorse dell’agricoltura sovietica, i cui punti fondamentali erano il miglioramento del livello della selezione e della produzione di sementi e il ricorso a tutte le conquiste della scienza e della pratica mondiale nell’attività di coltivazione delle piante. La base teorica di questo piano era costituita dall’idea, fondata sugli sviluppi della teoria di Mendel, che il patrimonio genetico di un organismo fornisca il meccanismo per la trasmissione di caratteristiche da generazione a generazione per mezzo dei geni.
Anatolij V. Lunaéarskij, commissario del popolo per l’istruzione pubblica, era talmente convinto dell’incompatibilità della genetica con il marxismo-leninismo da fare realizzare un film, di cui egli stesso scrisse il commento, sul naturalista austriaco Kammerer, che aveva creduto di dimostrare l’eredità dei caratteri acquisiti.
Trofin Desinovic Lysenko era noto soprattutto per la scoperta della cosiddetta vernalizzazione o carovizzazione, una tecnica agronomica per mezzo della quale è possibile ottenere dei raccolti invernali seminando in estate. Un quadro della produzione agricola delle fattorie statali, dei kolkos modello. (e ne rappresenta in qualche modo l’ideologia di questo nuovo strato sociale
L’idea di questa tecnica gli era venuta tra il 1926 e il 1928 a Gandza. una stazione sperimentale dell’Azerbajdzan; mentre studiava l’influenza del momento in cui effettuare la semina sulla lunghezza del periodo vegetativo dei cereali. Tali ricerche gli consentirono di appurare che le varietà invernali seminate in primavera invece che in autunno producono le spighe dopo una esposizione preliminare del seme al freddo fatte da suo padre.
Lo scontro
Dal19 al 27 settembre 1936 si svolse la IV sessione dell’Accademia di scienze agrarie Lenin che riunì un gran numero di ricercatori e di esperti in selezione e coltivazione.
I Genetisti rappresentati da A.S. Serebrovskij e N.P. Dubinin.
“Noi ci consideriamo sinceri darwinisti, perché il problema di conquistare le ricchezze del mondo, le risorse agrarie mondiali create dall’umanità, può essere risolto soltanto da questo punto di vista, e non ci lasceremo turbare dalle ingiurie di persone irresponsabili.”
I Seguaci di Lamarck da Lysenko.
“la funzione sviluppa l’organo”, i cambiamenti evolutivi si verificavano attraverso l’esercizio. (teoria dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti. I figli del fabbro ereditavano i muscoli del padre perché il martellare quotidiano che aveva sviluppato i muscoli al padre alterava la componente ereditabile e che questo passava alla prole).
Lysenko :
“i mendelisti-morganisti, rappresentanti della genetica “classica” (ma di quale classe si tratti, questo non viene detto), negli ultimi tempi si sono dedicati solo alla speculazione. Essi proclamano che i critici del mendelismo distruggono la genetica: non vogliono riconoscere che la sola, autentica genetica è costituita dalla teoria di Micurin... Bisogna proprio essere in cattiva fede o, perlomeno, non rendersi conto di ciò che si dice, per poter sostenere che Lysenko, Prezent e gli altri, che tengono in così alta considerazione la teoria di Micurin, distruggono la genetica. La verità è che noi, seguaci di Micurin, prendiamo posizione non contro la genetica, ma contro il ciarpame e le falsificazioni nella scienza e rifiutiamo le asserzioni forzate e i princìpi puramente formali del mendelismo-morganismo. La genetica d’indirizzo sovietico, che noi apprezziamo e che decine di migliaia di specialisti e di addetti all’applicazione pratica degli sunti teorici continuano a sviluppare, è la dottrina di Micurin. Quanto magri sono i progressi che questa genetica compie (e per quel che riguarda la scienza io sono un immodesto, e perciò dichiaro con orgoglio, che i successi conseguiti sono tutt’altro che pochi), tanto più difficile diviene per i mendelisti-morganisti mascherarsi sotto la scienza con falsificazioni d’ogni genere.“
Epilogo
Nell’agosto del 1940, Vavilov era stato arrestato: il 9 luglio dell’anno seguente il collegio militare del Tribunale supremo, che lo aveva giudicato, emise nei suoi confronti un verdetto di condanna per «appartenenza a una cospirazione di destra; spionaggio a favore dell’Inghilterra; direzione del partito laburista contadino; sabotaggio nell’agricoltura; rapporti con emigrati bianchi». Per questi reati fu condannato a morte.
Morale
Lysenko si è prestato ad una mero gioco di potere, ha fatto in modo di proibire e mettere al rogo tutti i libri di genetica “occidentali e borghesi”. Ha dato risultati poco utili all’agricoltura, quando la selezione delle specie poteva dare contributi molto di più utili. Ha usato il materialismo dialettico come pistola puntata sugli avversati in questo gioco tra poteri nell’URSS.
E’ molto drastico il giudizio formulato da Jacques Monod, accusa di idealismo la dialettica materialista. (sull’idealismo della dialettica materialista leninista è da trattare a parte, non mescoliamo gli argomenti.)
Nella sua prefazione all’edizione francese dell’opera di Zores Medvedev L’ascesa e la caduta di T.D. Lysenko. sull’«l’episodio più strano e desolante dell’intera storia della scienza», il premio Nobel francese osservava:
“L’aspetto più rivelatore, per noi, di questi sorprendenti documenti era che l’autentico dibattito non verteva affatto sulla biologia sperimentale medesima, ma pressoché esclusivamente sull’ideologia o piuttosto sulla dogmatica. L’argomento essenziale (il solo in definitiva) instancabilmente ripreso da Lysenko e dai suoi sostenitori contro la genetica classica era la sua incompatibilità con il materialismo dialettico. Là era il vero dibattito, il fondo del problema, e su questo terreno, scelto da Lysenko ma che essi non potevano evitare, i genetisti russi erano evidentemente battuti in anticipo. Poiché è del tutto vero che la base fondamentale della genetica classica, la teoria del gene, invariante attraverso generazioni e ibridazioni, è incompatibile sia con lo spirito, sia con la lettura della dialettica della natura secondo Engels. Come d’altronde la teoria puramente selettiva dell’evoluzione era già stata formalmente negata da Engels in persona. Era quindi agevole, per converso, dimostrare - e Lysenko vi insisteva ugualmente in modo instancabile - che la biologia micuriniana, dal momento che “provava” l’eredità dei caratteri acquisiti e l’influsso dell’ambiente sul materiale ereditario, andava esattamente nel senso della dialettica materialista, l’illustrava di nuove e favolose scoperte e preparava un’autentica “presenza dell’idea nella realtà” biologica.”
Per definizione la scienza necessità di Epistemologia e Paradigma, quando parliamo di scienza borghese non possiamo che scendere nel campo del principio di egemonia, questa non è scienza, per cui di contro la scienza proletaria e per definizione rivoluzionaria ne
i confronti dell'egemonia
E il pontefice che decide chi sta sulla torre e chi per terra. Detentore divino del marxismo e della lotta di classe.
Il prediletto, diretto discendente di Lenin.
..Siamo nella mistica caro Mario se cominica ad attacare le persone e svicoli gli argomenti vuol dire che sei alla frutta.
Come si fa a risponderti se sputi solo sentenze e del tutto false oltretutto.
Vuol solo dire che non hai capito un c.. degli argomenti in discussione, e dato che parli per parlare, e forse solo perchè hai solo un IO ipertrofico. Usi il Marxismo come usa la bibbia un parroco di campagna. Mena frasi a vanvera non sapendo di cosa parlano.
Chiudiamo qua l'argomento, se ti rispondo i lettori non saprebbero capire la differenza.
P.S. Quelli che mi accusavano di fare attacchi personali dove sono finiti? Nessuno frena le ingiurie/cazzate alla persona ad opera di Mario già nipote di Lenin, il Kim Jong-un Italiano?
A quanto pare, per lui questa visione è neutra; ovvero assoluta, ossia vera.
A me invece ricorda un po’, non la visione vichiana, cioè la visione di uno dei fondatori dello storicismo, non un relativista assoluto (il rapporto tra il certo e il vero è il rapporto tra la parzialità e la totalità, la concretezza storica), ma, nella sostanza, quella nietzscheana, riemersa con prepotenza nel postmodernismo, e non propriamente progressista. Forse è un po’ reazionaria, chissà.
Ma si sa, il costruttivismo non ha nulla di ideologico, è una visione “scientifica” tout court.
In realtà non si tratta di dare nuova linfa al materialismo storico, ma di abbandonarlo.
E con esso, di abbandonare anche il contadino povero e il “povero” Lenin, che, guarda caso, se ne interessava.
Il fatto è che occorre essere abbastanza sinceri, anche con se stessi, per dichiararlo esplicitamente.
Se il materialismo storico, la filosofia della prassi, il marxismo, è superato, errato, falso, limitato, bisogna dire esplicitamente che non si è più marxisti. Il passo mi sembra sia già stato fatto con il rifiuto di Lenin. Ormai è solo una questione di forma.
Mi sembra di poter confermare che ciò che interessa Savino è l’assoluto, oltre le miserie contingenti dei miseri mortali. Oltre e fuori la storia. Lo conferma non solo nelle questioni strettamente “scientifiche”, ma anche nelle questioni storico – sociali.
Come interpretare altrimenti le sue considerazioni sulla storia sovietica, cinese (che è anche la storia della decolonizzazione)? Non si è verificato quel cambiamento definitivo e assoluto? Perciò è un fallimento e un errore.
Manca qualsiasi considerazione sul sistema mondo e sui rapporti di forza internazionali (sulla totalità) e si gettano a mare i cambiamenti innescati e le conquiste realizzate. Siccome non si è realizzata la palingenesi sperata e la storia procede non in maniera lineare, la storia vera, reale, è intrecciata di contraddizioni, allora è tutto un errore e si fa il mea culpa; anzi, si abbandona Lenin (che, sbagliando tutto, però la rivoluzione l’ha fatta sul serio) e si “rinnova” il materialismo storico. Questo atteggiamento si chiama “fuga dalla storia” (altro interessante saggio di Domenico Losurdo. Se ne consiglia la lettura, giusto per tornare ad occuparci anche dei contadini). E la fuga dalla storia conduce al misticismo.
Lo ripeto, non ho competenza per affrontare le questioni scientifiche che sono state poste nella discussione, ma quanto al gatto di Schrodinger, che è morto o vivo soltanto sulla base dello sguardo dell’osservatore che apre la scatola per verificarlo, la cui probabilità di vita o morte dipende semplicemente dallo sguardo dell’osservatore, sembra che questa versione della teoria quantistica non sia così scontata come dice Savino. Su questo argomento c’è un articolo di Giorgio Masiero pubblicato su Sinistra in Rete il primo settembre di quest’anno, se non sbaglio.
Un’ultima domanda a Savino. Ma quali sono le nuove sfide? Quella del contadino che diventa ministro è già stata vinta? Abbiamo i lavoratori al potere e non me ne sono accorto.
P.S. Per sapere cos'è il confucianesimo i tuoi appunti non sono indispensabili. Grazie lo stesso.
Si hai ragione sull'ultimo punto non facciamo questioni personali e se andiamo tutti nella stessa direzione cerchiamo di essere costruttivi.
Se ho dato questa impressione mi scuso con tutti voi, e grazie a te per segnalarmi questa mio inconsono atteggiamento.
Sui primi due punti, invece voglio riportare al centro il tema che stava a monte delle mie risposte.
Il nodo del primo punto era: L'uomo è un animale sibolico. Usa i simboli per rapportarsi con il mondo. I numeri, la geometria, la logica sono una parte di questo bagaglio simbolico. Ora contare il numero di pulcini da parte di una gallina non è fare un uso simbolico del numero. Un uso simbolico vuol dire costruire dei segni che sono RIMANDI a qualco'altro. Ma non sono l'altro. Questo era il seso.
Sul secondo punto, l'ologramma. Avevi messo in dubbio che conoscessi l'argomento. Io ho colto l'occasione per ribadire il mio discorso avverso al positivismo. L'ologramma -l'ipotesi che va per la maggiore nella descrizione dell'universo - non prevede il tempo, e lo spazio newtoniano. Noumeni fondamentali per formare le le teorie positiviste (realiste) (la teoria del riflesso è pre-kantiana, non la prendo neppure in considerazione, qui siamo nella teologia).
E chiudo, le nuove epistemologie, le nuove teorie della fisica (es. i multimondi, la linea reversibile del tempo, gli orizzonti degli eventi ecc), sono una vera sfida che fa la scienza per unificare macrocosmo e microcosmo, in una unico sistema simbolico. Di unificare il relativismo con la quantistica.
La stessa pulsione della dialettica (fallimentare), di voler unificare le scienza natutali e sociali.
Ora se applichiamo teoria-prassi-teoria, lo schema teorico leninista è TOTALMENTE fallimentare sia nell'analisi della natura che sociale, so si possiede ancora uno slancio comunista un tagliando alla teoria leninista va fatto.
Rileggere Marx per riprendere nuovo slacio -a mio avviso- fa solo bene.
E ho proposto il costruttivismo come "NUOVA" (e in accordo con il materialismo storico) epistemologia e il metotodo sistemico come struttura analistica.
Ho detto "nuova", ma tanto nuova non è e vi ho citato autoevoloautori, ma anche Marx ha usato lo stesso metodo, se lo leggete bene, che lo rendono fonte autorevole.
Quello che ho letto qui è il tentativo di adattare il nuovo con "Il Libro" (di lenin come Bibbia), che ha più risvolti teologici che pratici, e in barba alla ..-prassi-teoria. Quindi si esclude dal reale tutto ciò che non si adatta al "libro". (es. le letture frettolose di Kuhn). Quindi, si va a smentire le tesi di un autore, ma si va a fare lo scrrening di fedelta e aderenza al "libro" e non un confronto dove le tesi del "libro" si mettono alla prova. (un lavoro che ho fatto io -ex leninista- molti annifa, e come avrete capito il materialismo dialettico di Lenin è stato messo da parte in quanto inutile, se non nocivo, oggi ci sono strumenti più potenti).
Fare uscire il progetto rivoluzionario dall'angolo, dalla condizione residuale in cui è collocato lo si fa affrontando le nuove sfide e vincendole.
Fare archeologia (Lysenko), un contadino che diventa ministro, è eroico è bello, Ok, ma renderlo attuale, per dire che la genetica non è determinista, va beh, si scopre l'acqua calda, neanche la formazione dei cristalli, di un fiocco di neve, o delle nuvole lo è.
Ciao a tutti.
1) mate negli animali? ma dove sta scritto che servono i numeri? ho parlato di matematica inscritta nella genetica di quegli organismi; la drosera di fatto conta il numero di peli sollecitati non si sa come faccia ma lo fa; non so se usa numeri e non serve avere numeri per fare matematica, molta parte della matematica NON usa numeri; direi che siamo al punto di prim, lei non ha leto abbastanza le suggerisco l'ultimo numero di Internazionale che cita un articolo di new scientist o qualche libro ivi citato
2) universo come ologramma o programma; non ho mai parlato di spazio tempo e non capisco da dove abbia preso questa considerzione, il tema dell'universo come programma o come ologramma è diffuso in letteratura basta cercare nei vari data base, le suggeriso arxiv che è gratuito; però ripeto PRIMA di sparare "contro" qualcuno di noi, si legga qualcosa; io non sparo contro di lei anzi mi fa piacere la discussione ma eviterei di trasformarla in scontro personale o da bar dello sport se no ci mettiamo sul medeismo piano della società che vorremmo cambiare; un po' di sana rionia; conti fino a dieci o venti e POI risponde; grazie Savino
Cominciamo da Claudio, "tutti gli esseri viventi usano la matematica per modellare la natura" .. cosa usano i numeri Naturali, Interi, razionali, reali,complessi, a base 2, a base 7, a base 10??. Gli esseri viventi usano quindi la geometria e la logica, visto che Russel le ha unificate?
Siamo nella Kabbalah ebraica, o dove il misticismo dei numeri sono la controparte di una visione razionale del fenomeno religioso, del Dio logico e razionale (che non gioca a dadi).
Sul tuo secondo punto," l'Universo è un programma o un ologramma".. Ho il dubbio che sei te che non lo conosci. L'universo come ologramma NON HA IL TEMPO, il mondo funziona SENZA la dimensione tempo, e la dimensione SPAZIO, E' solo BIDIMENSIONALE.
Ovvero l'esatto OPPOSTO DEL POSITIVISMO e POST POSITIVISMO. Che devono mettere gli oggetti nello spazio-tempo definito altrimenti NON FUNZIONA NIENTE.
Ma lasciamo il misticismo dei numeri e passiamo al prossimo.
Mario, sorvolo sui superficialismi, e mi fermoal "Il rozzo, “positivista”, pratico marxismo orientale, quello dei barbari asiatici russi e cinesi, ha fatto le rivoluzioni, ha costruito nuovi stati, ha sconfitto l’imperialismo." (????)
Non so Mario da quale film sei uscito, ma in Russia, il Partito comunista dopo aver fatto in pochi decenni (piani quinquennali) quello che i capitalisti avevano fatto in centinaia d'anni, sono RITORNATI AL CAPITALISMO.
La "energia propulsiva" del DIAMAT si era esaurita presto?
Per non parlare della Cina dove sono tornati al confucio capitalista (non ti sto qui a spiegare il confucianesimo, se vuoi ti mando qualche appunto).
Ma fino ad ora il "materialismo dialettico" non ha prodotto "rapporti di produzione" nuovi, adatti allo sviluppo delle "forze produttive". Sono passati 100 anni!!! Forse perchè è una episteme più arretrata di quella capitalista?
E ritorniamo alla rappresentazione della realtà e lo specchio. E facciamo copia e incolla.
" Amerio (1988) circa il fatto che "la rappresentazione di un evento non è mai una sua copia, ma una sua ricostruzione a cui partecipano sia le caratteristiche dell'oggetto, fatto o evento, sia quelle del processo mentale", si può allora asserire che una rappresentazione costituisce sempre uno scarto rispetto alla realtà, e che per questo motivo rientra nella categoria delle produzioni di senso. In ogni caso, parlare di rappresentazione significa evidenziare la assoluta mancanza di rapporto immediato o sovrapponibile tra realtà interna e realtà esterna, con tutte le problematiche inerenti tali definizioni. Inconsapevolmente la maggior parte dei soggetti tende a confondere le due cose e a considerare la propria visione soggettiva e le proprie idee come se fossero la realtà. Lo studioso di semantica Alfred Korzybski (1980) ha sintetizzato questo concetto con la formula: "La mappa non è il territorio". ".
"Tutte le osservazioni a livello subatomico hanno confermato che le particelle materiali hanno tutte le caratteristiche delle onde, ma, all’atto dell’osservazione, presentano un comportamento corpuscolare.
Dunque la “materialità” è una caratteristica del mondo illusorio creato dall’osservatore, non del mondo reale.
Queste onde quantistiche sono funzioni oscillanti nello Spazio-Tempo e sono descritte dalla famosa equazione di Schrodinger.
Questa equazione, la funzione d’onda, ha una natura probabilistica. Essa rappresenta l’insieme delle possibilità che una grandezza fisica legata alla particella (per esempio la sua posizione) può assumere. Il suo quadrato è la probabilità concreta di dove potrebbe trovarsi la particella.
Solo l’atto di “osservare”, compiuto da un essere cosciente, è in grado di trasformare una “probabilità di esistenza” in una esistenza vera e propria, una delle tante esistenze possibili.
Non esiste dunque una realtà oggettiva, ma solo una realtà creata di volta in volta dalle osservazioni dell’uomo. In un oceano di probabilità, l’osservatore crea la sua realtà. " (si parla di meccanica quantistica).
Sul cstruttivismo
"Gian Battista Vico considerava la conoscenza umana come il prodotto della costruzione che l'uomo fa del mondo. Riferendosi esplicitamente al facere (verum ipsum factum: il vero è identico al fatto), al comporre, al mettere assieme, in sostanza alla costruzione attiva della conoscenza e del sapere, Vico si avvicinava molto al Costruttivismo attuale. "
http://www.pensierocritico.eu/realta-e-rappresentazione.html (si sono molte figure ;-) )
Un saluto, nulla di personale naturalmente.
Però, devo dire che Claudio della Volpe si sbaglia se pensa che quanto lui dice possa realmente interessare a Savino.
Il suo è un problema teologico, non scientifico, (tra l’altro vecchio come il cucco): esiste una realtà? E se esiste, possiamo conoscerne l’intima essenza assoluta e totale?
Probabilmente, dopo essersi risposto no, rigetta qualunque conoscenza, seppur parziale, limitata, relativa, errata, come non oggettiva. Il che è lo stesso, come non conoscenza. Noi non possiamo conoscere nulla, possiamo solo parlare, narrare, tracciare dei segni che si rapportano tra loro. Ci sono soggetti, ci sono oggetti (forse). O forse no?
Quanto a considerare la realtà come complesso di rapporti (tra soggetti che tracciano segni?) e a considerare le teorie conoscitive come arbitri funzionali ad un determinato assetto di rapporti, non si chiede minimamente a quale assetto determinato di rapporti (è una bestemmia aggiungere “storico-sociali"?) sia funzionale la sua concezione (o i segni da lui tracciati).
La concezione marxista è funzionale alla lotta proletaria.
Gramsci ammetteva la provvisorietà storica di una teoria, il materialismo storico, che riteneva addirittura “autosufficiente”.
E l’antidogmatico e antipositivista Savino?
A me sembra che la sua sia una semplice rimasticazione dell'empiriocriticismo. Il dialogo è veramente tra sordi.
Se continuiamo si andrà a parare sul linguaggio, Foucault, ecc., come già da lui prennunciato. E qui l'incomunicabilità diverrà totale, temo.
In attesa di leggere il libro di Kuhn (quando avrò tempo non lo so) mi sono dato la pena di leggere velocemente qualche nozione rudimentale, qualche pillola della sua teoria su internet.
E sono rimasto sbalordito.
Chissà che mi credevo, direbbero a Roma (poi, magari, mi dovrò ricredere. Ma per ora…).
Ma la teoria paradigmatica delle rivoluzioni scientifiche, antipopperiana, davvero si ritiene marxista?
Si fa rientrare nel materialismo storico? Magari la si identifica col materialismo storico?
A me pare un’assurdità affermarlo.
Sarebbe antipositivista? Certo. Ma se si sceglie arbitrariamente di etichettare come positivista il marxismo (materialismo volgare=materialismo storico. Persino Hegel, a questo punto) sicuramente è antimarxista.
Pensare che essere relativisti equivalga ad essere marxisti, o che basti essere relativisti per essere marxisti, significa non avere capito un’acca del materialismo storico. E non so se Khun si definiva marxista.
Certo, in lui c’è il riferimento al concetto di “funzionalità” (apologetica-legittimante e pratica-operante) della teoria ad un certo contesto o sistema di rapporti, a prescindere dalla sua “verità”.
Ma poi?
Una teoria epistemologica tutto sommato generale, e che sembra fermarsi su un livello molto parziale e formale (a prima vista sembra una teoria della comunità scientifica, dalla quale si ricava una concezione più generale), può dare contezza della ricchezza e della complessità del materialismo storico? Ma davvero si può pensare ad un materialismo storico non dialettico?
Non scherziamo.
E poi, sostenere l’esistenza di un processo storico, di un processo cumulativo, di un progresso, non significa essere evoluzionisti positivisti. Qui si fa di tutta l’erba un fascio. E’ processo cumulativo anche ciò che nega la realtà precedente o diversa. Sia che avvenga per evoluzione, sia che avvenga per salti, cesure, rivoluzioni. Ripeto, anche la storia è una totalità, seppure processo aperto.
Voglio vedere su cosa basa Popper la sua critica dello storicismo (quindi anche del marxismo, di Gramsci, ecc.). Ma sicuramente non mi offende l’idea che Popper difenda il realismo gnoseologico, come dice Eros Barone.
La faccio ancora lunga e, a proposito di carattere ideologico e classista della scienza, ricordo che Lenin (sicuramente un relativista, ma non alla Khun) invitava a far propria la scienza umana, anche quella borghese, in polemica con il cosiddetto Proletkult. Per Lenin anche la scienza era di classe, ma polemizzava con il Proletkult. Ma guarda un po’, le inguaribili contraddizioni dei dialettici.
Il fatto è che il marxismo occidentale, per riprendere un altro motivo introdotto da Eros Barone, osa guardare dall’alto in basso il “pratico” Lenin (proprio per questo esaltato da Gramsci, lungi da qualsiasi posa antintellettuale plebea. Anzi, lo ha esaltato come il massimo teorico del materialismo storico. E aggiungo che anche nella sua polemica antipositivista, in un brano dei Quaderni, Gramsci partiva proprio da una citazione “antipositivista” di Engels. Stranezze della dialettica).
Il “raffinato” marxismo occidentale guarda con supponenza non solo al Diamat sovietico, a Stalin, ma anche a Lenin e al “positivista” Engels.
Si richiama direttamente a Marx, del quale si ritiene il depositario.
Solo che dimentica che Engels ha una parte nella formazione, nell’opera e nel pensiero di Marx. Si è così presuntuosi da ritenersi interpreti autentici di una dottrina più di un suo autore (coautore).
Ma il fatto è ancora più grave.
Il rozzo, “positivista”, pratico marxismo orientale, quello dei barbari asiatici russi e cinesi, ha fatto le rivoluzioni, ha costruito nuovi stati, ha sconfitto l’imperialismo. Ha sviluppato la teoria sviluppando il movimento (e qual è il compito di un marxista, se non quello di sviluppare il movimento praticamente e, di conseguenza, teoricamente e viceversa?). Ha diffuso un nuovo senso comune di massa; certo, con le sue unilateralità, semplificazioni, errori, comprensibili in certe fasi, come Gramsci aveva ben capito.
Il narcisista marxismo occidentale, invece, salvo eccezioni, è miseramente fallito, sino a ridursi a mosca cocchiera, consapevole o meno, del capitale. Invece di sviluppare il movimento, la rivoluzione, la prassi (o le tesi su Feurbach le citiamo tanto per citare?), ha pontificato (erroneamente) da cattedre universitarie.
Gli elaboratori del Diamat costruivano un nuovo stato. I “maestri” occidentali cedevano all’imperialismo. Sarà un caso?
Sarà un caso che gli eredi dei “maestri” occidentali, gli antistalinisti di professione, non riescono a penetrare nel popolo dei lavoratori, a diffondere le loro raffinate concezioni, a creare movimento? Le difficoltà e i rapporti oggettivi non spiegano tutto. O meglio spiegano tutto se nelle difficoltà oggettive ci mettiamo anche il peso negativo dell’eredità, del retaggio, di questo marxismo tanto presuntuoso quanto superfluo.
Occorre riappropriarci della nostra storia tutta intera, liberandoci dalla subalternità di classe. Ci sono ancora in giro troppe ghiande che si credono querce, per dirla ancora con Gramsci. O dei nani sulle spalle di giganti.
Suggerisco di leggere “Il marxismo occidentale”, di Domenico Losurdo. Così, le persone che ancora camminano con la cresta alzata forse la abbasseranno un po’. Solo le persone di buon senso e sinceramente marxiste, però.
E' proprio TUTTO questo che si contesta! NON c'è nessuna verità "oggettiva" (tensione verso l'assoluto). NOI UMANI ragioniamo per simboli, siamo animali SIMBOLICI. Nom c'è nessun RISPECCHIAMENTO, LA MAPPA NON E' IL TERRITORIO, e non lo sarà MAI!
Appunto perchè "SIAMO relazione sociale!"!
Con la matematica (il mondo NON sono dei numeri, e i numeri sono SOLO un sistema SIMBOLICO che si fondano su ASSIOMI -convenzioni- a loro volta INDIMOSTRABILI !! -Kurt Gödel teoria dell'incompletezza) si fanno delle analogie, degli isomorfismi, MA NON SONO LA REALTA' men che meno rispecchiata).
Il nostro procedere "scientifico" procede per esclusione, per riduzione, prende della realtà da analizzare SOLO una minima parte, quella ricorsiva, che si ripete o è ripetibile, e lascia da parte TUTTO il resto. (ed è normale perchè non ci può stare TUTTO nel nostro cervello.
(scusate il maiuscolo ma la discussione va avanti da un po e ci giriamo sempre intorno)
Ma avete una concezione assolutamente idealista, dire neomagica della scienza. E ponete la scienza al posto del divino. La conoscenza "oggettiva", è l'opposto del "rapporto sociale", perchè è TRASCENDENTALE ossia metastorica!!
Vi ho proposto l'approccio COSTRUZIONISTA, vi ho mandato dei riassunti e voi continuate a fare i sordi e a ripetere dei mantra. Come può andare avanti la discussione se cercate solo chi vi da ragione?
Vi ho mandato anche un mio saggio su "natura e cultura" del rapporto tra soggettivo e oggettivo, ma voi NON leggete niente. Ripete, e male, le stesse cose, con molte contraddizioni, perchè non andate olre il vetero realismo newtoniano che c'è "nell'empiriocricicismo (che NON ha dato MAI nessun contributo alla scienza)" .
Vi ho proposto di leggere Vygotsky (scienziato Russo coevo diLenin) sia come alterantiva all'occidentale alla psicologia di Freud, sia come metodo "costruttivista" che usava. E avete dimostrato di non conoscerlo.
Come si fa a discutere così?
Andiamo con ordine.
Devo prima constatare che Savino continua a citare e consigliare opere ed autori (suggerimenti che io apprezzo, tra l’altro), ma continua a non rispondere. Preferirei conoscere direttamente il suo pensiero, non le sue adesioni intellettuali. Capisco che è, come si dice, esperto della materia, si occupa di epistemologia, ma dovrebbe degnarsi di comunicare anche con i comuni mortali, non specialisti, se non vuole apparire supponente, come dice Eros Barone. Non credo che basti appiccicare etichette per sviluppare un pensiero.
Poi devo dire che sono d’accordo con Eros Barone sull’incidenza della fisica quantistica, ecc., sulla dialettica, ma non mi sono azzardato e non mi azzardo a mettere naso su questioni scientifiche che conosco per sentito dire (ma che la fisica quantistica confermi, più che smentire, la visione dialettica, è arrivato pure al mio orecchio).
Perciò, da non esperto scrivo come la penso sul rapporto soggetto-oggetto, relativismo, dialettica, ecc. partendo da Gramsci, non dalla fisica quantistica o dalla struttura della materia.
Gramsci si chiedeva: “Esiste una realtà esterna oggettiva?”
Da quello che ho capito, per Gramsci esiste una realtà oggettiva, solo che questa non è esterna al soggetto.
Il soggetto è interno, ne fa parte. Fa parte della totalità oggettiva reale. E’ una sua componente.
Sembra che anche Lenin sia arrivato a una conclusione di questo tipo, nei suoi appunti sulla dialettica di Hegel, dopo “Materialismo ed empiriocriticismo” (su ciò v. per es. articolo di Stathis Kouvèlakis su “Lenin lettore di Hegel”, in Traduzionimarxiste.wordpress.com). Oltre Engels? Questo non lo so.
A questo punto ci si chiede: il soggetto può conoscere oggettivamente la realtà?
Dall’interno, per una conoscenza oggettiva, dovrebbe conoscere la totalità reale, compreso se stesso. Quindi, la conoscenza non è un semplice riflesso speculare della realtà oggettiva esterna nella mente e nel pensiero del soggetto, visto che ne fa parte. Non è rispecchiamento di una realtà separata e non è nemmeno attività di pensiero ideale puro, processo astratto e “altro” rispetto alla realtà che si limiterebbe ad apprendere.
E qui non si tratta soltanto dell’ideologia come visione soggettiva deformata di una realtà oggettiva esterna. La faccenda è più complessa.
Nella seconda tesi su Feuerbach, Marx afferma che l’attività di pensiero, la conoscenza, l’attività teorica è prassi, attività trasformatrice, rivoluzionaria (non semplice apprendimento passivo, riflesso).
Non solo nel senso di teoria-ideologia come modo di essere del soggetto, cioè, di fattore che modella il soggetto agente, ma anche nel senso di attività soggettiva che è direttamente conoscenza.
L’affermazione di Giordano Bruno che la mano, non il cervello, è l’organo principale della conoscenza, credo rappresenti bene il pensiero come prassi. E non solo come risultato della prassi.
Anche l’idea, nella pedagogia marxista, che l’essere dell’uomo è la sua attività rientra in questa concezione.
L’essere reale determina la coscienza, che non è però semplice riflesso di un essere altro.
Ma se ogni conoscenza è attività pratica ed è determinata dalla posizione del soggetto nella totalità (del soggetto all’interno della totalità e in relazione con gli altri oggetti parziali all’interno della realtà comune, non di fronte, esternamente), essa è relativa e storicamente determinata (ideologica. Anche quella scientifica naturale).
Ciò significa che ogni conoscenza è equivalente ad altre, perché relativa, e non è conoscenza oggettiva?
No.
V. ad esempio, la visione e la concezione del proletariato (il materialismo storico) che dal suo angolo visuale ha una visione più oggettiva del processo sociale, rispetto a quella “ideologica” borghese (pur essendo la stessa filosofia della prassi una ideologia storicamente determinata, anch'essa ideologia superabile, come dice Gramsci. Il quale, però, la considera “autosufficiente” e ritiene oggettivamente valido il rapporto tra struttura e sovrastruttura. La contraddizione è solo apparente.), pur essendo (anzi, proprio in virtù del fatto che è) parte attiva del processo sociale.
Altro problema: la relatività storica esclude forse la cumulatività del processo di conoscenza? Affermarlo significa peccare di visione lineare, sviluppista, progressista, del processo di conoscenza?
Non credo di andare a ingrossare il girone dei dannati per questo.
Non esiste forse la storia e la continuità/discontinuità storica?
Non esiste una realtà umana di genere, un’esistenza generica unitaria e diacronica (la società umana come successione di generazioni nella dimensione temporale, comunque si concepisca il tempo)
Non esiste l’esperienza?
Nella visione hegeliana è presente questo elemento.
“La verità è l’intero”, diceva Hegel, la totalità. E noi ne facciamo parte.
Ovviamente, la conoscenza totale sarebbe possibile solo per un soggetto non parziale. Cioè, il soggetto dovrebbe coincidere con l’oggetto. Tra il soggetto e l’intera realtà dovrebbe esserci identità. Conosce tutto chi è tutto. E’ il vecchio problema teologico (il panteismo di Spinoza, ecc., se non mi sbaglio).
La nostra parzialità all’interno della totalità lo esclude.
Oltretutto, questa totalità è in movimento dialettico. E’ un complesso di relazioni instabili, ecc. Secondo la visione hegeliana, eraclitea.
Che ogni conoscenza e visione parziale, relativa, soggettiva, sia anche conoscenza oggettiva non mi sembra dubitabile.
E’ conoscenza parziale, magari deformata, ma oggettiva, poiché esprime una relazione reale tra soggetto e oggetto (nella totalità). Non giusta o sbagliata in assoluto. Errata in quanto parziale e non totale. Non vera, in quanto non è l’intero (cui si tende e verso cui esistono gradi di approssimazione, anche se è contestata l’idea dell’approssimazione e del progresso conoscitivo). Ma oggettiva in quel sistema di relazioni, da quell’angolo visuale.
Per es. La concezione liberal-borghese dell’individuo astratto è errata perché parziale; non tiene conto delle condizioni economico-sociali. Ma non è falsa in assoluto, poiché si possono anche considerare gli individui generalizzando e astraendo dalle condizioni economico sociali che li determinano compiutamente.
Ancora: il dualismo tra società civile e stato politico, tipico dell’organizzazione sociale borghese è reale, vero e falso nello stesso tempo. E’ falso in rapporto alla totalità dell’organizzazione sociale, l’integralità dello stato, per dirla con Gramsci, nella quale la separazione è solo apparente; ma è vero come fattore ideologico (modo di essere degli individui sociali) e organizzativo realmente operante.
Quanto a Popper, non l’ho studiato. Avevo preso una sua pubblicazione (“Miseria dello storicismo”. Pensate la mia diffidenza, a parte le sue idee politiche). Ma non l’ho ancora letta.
Attendo ancora la risposta alla mia domanda se la conoscenza della struttura del DNA è conoscenza oggettiva o è ideologia di classe. Dall’argomentazione imparerò qualcosa.
Stabilito che la conoscenza è sempre soggettivo-oggettiva, occorre richiamare i fondamenti della teoria dialettico-materialistica della conoscenza: 1) il riconoscimento dell’esistenza oggettiva dell’oggetto da conoscere (= materialismo sul piano ontologico e realismo sul piano gnoseologico); 2) la convinzione che l’oggetto è la fonte esterna delle percezioni sensibili; 3) la constatazione che il processo conoscitivo è di natura soggettivo-oggettiva; 4) l’affermazione che l’oggetto è conoscibile (= rottura con l’agnosticismo). I fondamenti 3) e 4) determinano il carattere di rispecchiamento della conoscenza (= rottura con l’agnosticismo e l’idealismo). Integrano i fondamenti testé indicati tre tesi, anch’esse fondamentali, della teoria in parola: a) la concezione dell’essere umano come “insieme di rapporti sociali”; b) la tesi della conoscenza come prassi, cioè attività umana sensibile (= rottura con l’interpretazione meccanicistica, passivo-contemplativa, del rispecchiamento); c) il processo infinito di tensione verso la verità assoluta mediante l’accumulazione di verità relative.
Ciò detto, gli esempi tratti dalla fisica quantistica e citati da Savino, del dualismo onda-corpuscolo, del gatto di Schrödinger e dell’equazione di Dirac, lungi dal confutare la dialettica materialistica ne costituiscono invece altrettante conferme. Orbene, limitandoci in questa sede al dualismo onda-corpuscolo, è da notare che la differenza tra l’interpretazione quantistica dell’onda e della particella e gli analoghi concetti classici consiste nel fatto che questi ultimi, presi nei limiti della propria teoria, sono assoluti, mentre i primi si presentano come relativi. Ciò fa sì che, nella interpretazione quantistica, gli oggetti in movimento possano essere considerati dal punto di vista dell’unità delle loro opposte proprietà corpuscolari e ondulatorie, mentre nell’interpretazione classica, anche quando si ammette l’unità di onde e particelle, ciò è soltanto dal punto di vista della loro coesistenza nell’àmbito di un modello soggetto alle leggi della teoria classica. Tenendo conto che una vera unità dialettica è possibile soltanto se i contrari sono relativi, ne consegue che, contrariamente a quanto affermato da Savino, la sintesi degli opposti non conduce ad alcuna contraddizione logico-formale. Come nella teoria di Einstein, che enuncia la relatività dello spazio e del tempo al sistema di riferimento abbandonando l’interpretazione di essi come concetti assoluti (= fisica newtoniana), si è giunti alla loro fusione nel continuum spazio-temporale, così nella meccanica quantistica la relatività ai mezzi di osservazione rende possibile la fusione delle proprietà corpuscolari e ondulatorie in un’unica realtà. Infine, riguardo al rapporto tra Popper e Lenin, oggetto di un supponente rimprovero di Savino a Galati, ritengo opportuno, per un verso, richiamare l’inconsistenza delle critiche rivolte all’opera di Lenin dal cosiddetto ‘marxismo occidentale’, spesso tanto sofisticato quanto intriso di idealismo, e per un altro verso la notevole affinità, sul piano filosofico, tra l’opera di Lenin e l’epistemologia di Popper: affinità che deriva, in buona sostanza, dalla comune posizione del realismo gnoseologico e trova un esplicito e puntuale riscontro in un passo del libro di Popper, “Alla ricerca di un mondo migliore” (1989), ove è dato registrare questo giudizio: «Il libro di Lenin ["Materialismo ed empiriocriticismo"] è secondo me davvero eccellente». Riporto, inoltre, sulla questione della dialettica, nonché della sua oggettività e universalità, i collegamenti, reperibili sempre in questo sito, a due articoli con i miei commenti:
https://www.sinistrainrete.info/cultura/10467-ennio-abate-fortini-la-cina-di-mao-e-solzenicyn.html - comment-1896 (commento n. 1)
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/10616-dante-barontini-catalogna-e-autodeterminazione.html (commento n. 9).
"E se in questo momento, per es., la materia e la sua struttura viene conosciuta in un certo modo, poi superato da nuove ricerche, ciò non significa che la concezione superata sia da considerarsi metafisica o metastorica."
Mario, quanto dici è la perfetta versione positivista Popperiana. Anzi lui la definische e l'argomenta molto meglio.
Forse mi spiego male io. Facciamo così, se ti puoi prendere questo libro, e vecchio ma non mi risulta sia superato, spiega bene tutte le teorie sulla epistemologia della scienza moderna
http://www.anobii.com/books/Rivoluzioni_scientifiche/9788842024699/018b56a16e0930d6eb
Altrimenti in rete trovi dei riassunti. Io ti consiglio T. Kuhn e P. Fayerabend. (uno marxista e l'altro anarchico), sono di alto livello entrambi, con Popper sono i must in materia.
Oppure vedi i loro libri singolarmente.
Ribadisco, io sono per Thomas Samuel Kuhn (struttura delle rivoluzioni scientifiche) e il costruttivismo sociale.
(vedi la scheda sotto)
www.formazione.unimib.it/DATA/Insegnamenti/.../paradigma%20costruttivista.pptx (uno schema semplificato)
Ho prodotto anche questo saggio ha fa a fondo delle relazioni storiche tra cultura e natura (quindi arriva al dibattito tra Noam Chomsky e Foucault; e arrivo alla critica al neodarwinismo) .
Per favore leggeteli e se avete critiche ben vengano. Almeno parliamo delle stesse cose.
Mi pare che ci sia un po' di disinvoltura in questa faccenda.
Non c'è nessun ossimoro nell'affermazione dell' oggettività delle scienze e della realtà materiale e, contemporaneamente, della soggettività della conoscenza. Lo so che è un ossimoro dire che la conoscenza è soggettivamente oggettiva. Ma le cose, secondo me, stanno così. E comunque, non tutte le teorie stanno sullo stesso piano, senza che ciò coincida con l'antirelativismo trascendentale del Papa. E se in questo momento, per es., la materia e la sua struttura viene conosciuta in un certo modo, poi superato da nuove ricerche, ciò non significa che la concezione superata sia da considerarsi metafisica o metastorica.
Mario ma è un ossimoro, Se una scienza è "oggettiva" vuol dire che è INDIFFERENTE alle classi. Che poi la usi una classe piuttosto di un'latra non cambia la natura TRASCENDENTALE della concezione della scienza.
La famosa "curva asintottica" delle scienze di Lenin è il fasificazionismo di Popper detto in altra maniera. Sono entrambi per la scienza cumulativa dei positivisti, per la natura "oggettiva" delle scienze, quindi una concezione metastorica.
Una concezione dello spazio tempo scientifico unilineare (su un medesimo filo) e unidirezionale (verso un unica direzione per tutti), in altre parole newtoniano.
(P.S. dico scientifico, ma si potrebbe applicare anche alla interpretazione delll'arte)
Il contrapporre l'oggettivismo al "l'irrazionalismo, il misticismo, l'idealismo ", sono polemiche vecchie dei tempi dell'illuminismo.
Oggi neppure la chiesa afferma questo, essa è contro il relativismo, l'ha tuonato il Papa a gran voce dal balcone di S. Pietro.
Neppure il romanticismo negava la "oggettività" della scienza e della ragione, ma la metteva al servizio dell'idealismo (come ha fatto Lenin).
Per me, ripeto, bisogna leggersi Thomas Samuel Kuhn (struttura delle rivoluzioni scientifiche) e il costruttivismo sociale. www.formazione.unimib.it/DATA/Insegnamenti/.../paradigma%20costruttivista.pptx (uno schema semplificato)
Aprono ad una ipotesi di epistemologia nuova, veramente storica.
Mi sembra che la legge dialettica della quantità che si trasforma in qualità sia vera e operante.
Non credo affatto che attraverso Lenin si arrivi a Popper. A Popper si può arrivare attraverso il razionalismo borghese e il positivismo, del quale Lenin è stato un fondamentale avversario. Confondere la polemica, dal punto di vista marxista, contro l'irrazionalismo, il misticismo, l'idealismo, con il razionalismo e il positivismo borghese non penso sia corretto.
Soggettivismo vs oggettivismo? Se segui le linee fondamentali di Lenin non puoi che approdare a Popper (più borghese di così).
Invece hai solo da traslocare il problema,
Se vuoi avere una fonte sovietica autorevole prendi Lev Vygotsky. Un grande scienziato, al tempo messo da parte per il DIAMAT.
Nella versione moderna il (nuovo) metodo scientifico si chiama "costruttivismo".
Mantine perfttamente il materialismo storico, anzi parte da lì.
In alternativa ti ripropongo http://www.savimby.it/images/pdf/Natura-cultura.pdf
Leggilo ne vale la pena, e se hai voglia dimmi cosa ne pensi.
Ma la cosa che vorrei sottolineare è questa. La relazione soggetto/oggetto ci dà una conoscenza relativa, storicamente determinata ed ideologica. D'accordo. C'è, quindi, una scienza borghese ed una proletaria. A questo punto mi chiedo: l'ipotesi scientifica sostenuta da Savino è oggettiva, è borghese o è proletaria? Spero che Savino non voglia esentare la sua scienza dalla tara storico-ideologica e marchiare di ideologia positivista la scienza di Lysenko. Esiste una realtà esterna oggettiva, anche se noi la possiamo conoscere solo attraverso la nostra lente e la nostra posizione soggettiva, in modo non assoluto e storicamente determinato? Un conto è affermare la relatività e funzionalità della conoscenza, e la sua limitatezza, un altro è affermare che la realtà è una creazione del soggetto. A questo può condurre la negazione dell'oggettività.
Nessuno più di Lenin ha considerato il ruolo del soggetto. Nella sua opera e attività concreta, oltre che nella teoria politica e storica. Ma Lenin insisteva nella sua polemica materialistica "oggettiva" perché aveva capito il valore ideologico delle posizioni soggettivistiche nelle scienze naturali, sino alla rivalutazione della vera metafisica, al servizio delle classi dominanti. Aveva capito il carattere ideologico di classe anche delle teorie scientifiche naturali.
Che Lamarck sostenesse la modificazione degli organi attraverso l'uso non mi sembra essenziale. Allo stato delle conoscenze era comprensibile. Ciò che conta è il principio della relazione tra il soggetto, l'attività e l'ambiente.
Anche la rivoluzione copernicana affonda le sue radici nei culti solari e nel neoplatonismo. In ipotesi legate all'irrazionalismo neoplatonico, alessandrino, antiaristotelico. ma il suo esito è sfociato nella moderna teoria scientifica.
ica/
La teoria di Lysenko era "la funzione sviluppa l'organo". In totale opposizione alla genetica (borghese).
Con il "materialismo dialettico" NON si è inventato nulla, non ha dato nessun contributo alla scienza e alle scoperte scientifiche. Ha solo interpretato l'esistente. Quindi (e mi dispiace dirlo in quanto marrxista) l'accostamento con i testimo di Jeova non è errato.
Tanto per farti un'esempio di come la dialettica non funzione, è con la luce, è un'onda o una particella? Perchè in matematica abbiamo soluzioni per entrambi, sperimentalmente entrambe le teorie sono vere.
Eppure una cosa è un "proiettile" (sostanza che va da A a B DENTRO un'altra sostanza) e una cosa è una "onda" (che va da A a B oscillando).
Idem per il gatto di gatto di Schröding (!935).
O per L'equazione di Dirac. (1933), Ecc.
Siamo sempre di fronte a due ipotesi contradditorie ma ENTRAMBE VERE!! Qui la dialettica e il quantitativo/qualitativo NON ci aiutano per niente. Perche non c'è una sintesi da fare, il 2 NON diventa 1 superiore.
In realtà Engels, Lenin e il DIAMAT di Lysenko sono solo forme dell'antico positivismo rimasticato, dell'"oggettivismo" pedantesco.
La fisica moderna è STORICA!! T. Kuhn
La sonda con cui si fanno le analisi, la cultura del ricercatore che fa le analisi, la società e l'epoca dove si fanno le analisi determina i meccanismi veritativi!!
In altre parole il "soggetto" analizzante è parte integrante dell'"oggetto" che bisogna analizzare e va considerato. E questo nella "dialettica" di Engel non c'èra.
Engel e Lenin e compagnia credevano nella scienza "oggettiva", asociale, a-storica, trascendentale, indipendente dalle classi e dai loro conflitti. Il Loro DIAMAT era solo più "obbiettivo" e quindi più potente di quella borghese al soldo del capitale.
Peccato che non avevano fatto i conti con il materialismo storico della scienza, quello VERO di Marx, dove il "soggetto" fa parte dell'"oggetto". (riscoperto da sicenziati "borghesi"), il metodo scientifico e la scienza è storica!
E riguardo al darwinismo sociale, ne ho richiamato la visione distorta della teoria darwiniana.
Ma non mi sembrano accettabili gli accostamenti tra Engels, Lysenko, il materialismo dialettico e i testimoni di Geova e il tao.
Fritjof Capra, con il Tao della fisica dimostra che c'è una stretta relazione tra fisica e tao. Qualcosa di simile state sostenendo voi con la dialettica. Qualche mese fa discutendo con un testimone di Geova, anche lui asseriva le medesime analogie con il vecchio testamento.
Si da il caso che la genetica NON è meccanicista, stabilisce quante varianti può mettere in atto un gene, non cosa sarà, questo lo decide l'ambiente. Un leone nella foresta e un leone in gabbia (o un leone ferito) hanno comportamenti totalmente differenti. Se liberate un leone di uno zoo, e lo mettete in una foresta muore. Ma un leone non sarà mai una zebra.
Lysenko NON aveva capito questo particolare, era convinto che se un uomo continuava a sbattere le braccia gli sarebbero cresciute le penne (tanto per fare una metafora), ma si sbagliava alla grande!
Sul Darwinismo mi meraviglio che non siete al corrente che è stato smentito dagli stessi darwinisti creando il neodarwinismo.
Se volete saperne di più vi rimando a questo mio saggio.
http://www.savimby.it/images/pdf/Natura-cultura.pdf
neo-lamarckismo e materialismo
dialettico -, hanno testimoniato
dell' importanza e vitalità della dialettica materialistica nelle indagini del mondo naturale (biologia, epigenetica ecc.), così come nell'analisi della società. In questo senso, è opportuno ribadire, alla luce della concezione marxista-leninista, le seguenti tesi: a) che, come afferma Lenin, nell'epoca dell'imperialismo è il materialismo dialettico che comanda il materialismo storico; b) che il materialismo dialettico esprime il nesso di continuità fra lo studio scientifico della natura e la comprensione razionale dello sviluppo storico della società quale viene delineata dal marxismo; c) che il materialismo dialettico, affermando l'unità dell'universo, da un lato, e il carattere poliedricamente qualitativo delle sue manifestazioni nelle diverse forme di movimento della materia, dall'altro, esclude sia la semplicistica riduzione di alcune scienze in altre sia una netta demarcazione tra le scienze fisiche, biologiche e storico-sociali; d) che è necessario e possibile mostrare come i princìpi della dialettica siano presenti nel procedere scientifico e nei processi naturali, ancorché di essi, nel senso comune che accompagna il lavoro scientifico, non vi sia una chiara consapevolezza. Infine, desidero integrare le indicazioni bibliografiche fornite in calce al mio articolo, segnalando il saggio di G. A. Wetter, "Il materialismo dialettico sovietico", Einaudi, Torino 1948.
Se ciò lo accettiamo senza riserve riguardo al materialismo storico ed alla totalità storico-sociale (per il fatto che la società umana è caratterizzata dalla storia e la trasmissione delle relazioni e dei caratteri sociali acquisiti avviene per via culturale e non biologico-genetica), non vedo perchè dovremmo negare anche alcune evidenze delle scienze naturali riguardo al mondo naturale, alla biologia umana (che non risulterebbe così ferreamente determinata nella fissità genetica del DNA), per poi tenerci le concezioni, queste si, deterministiche e positivistiche che sfociano nel darwinismo sociale (anche se con un fraintendimento della teoria di Darwin, il quale parlava della sopravvivenza del più adatto, non del più forte) e nella teoria borghese delle doti (cosicchè, ogni individuo nella società ha il posto che si merita. E la mobilità di classe è scarsa per motivi genetici, non economico-sociali).
La polemica antiengelsiana sul materialismo dialettico e sul suo presunto positivismo e determinismo sembra aver preso la piega del pregiudizio ostile, anche di fronte ad evidenze scientifiche. Vogliamo sottolineare a tutti i costi le differenze, se non la divaricazione, tra la concezione di Marx e quella di Engels; tra il materialismo storico e il materialismo dialettico.
Spesso, addirittura, ci si dimentica che anche Marx era un determinista, anche se dialettico. A meno che non vogliamo riesumare l'interpretazione crociana del materialismo storico (come qualcuno ha fatto). L'interpretazione del maggiore esponente del revisionismo. Il più subdolo e pericoloso avversario del marxismo in Italia, secondo Gramsci.
Ciò non significa operare una meccanica trasposizione tra realtà biologico naturale e realtà storico sociale. Anzi, significa attribuire un'importanza maggiore alle realzioni sociali, al mondo storico.
Infine, vorrei segnalare che la dialettica non contempla solo la situazione della quantità che, ad un certo punto, si trasforma in qualità, ma anche la negazione della negazione (del proletariato che, negando la classe capitalistica, nega se stesso).
Il senso dell'articolo di Eros Barone mi sembra molto chiaro, a prescindere dalle sue convinzioni personali: la concezione del materialismo dialettico non è così peregrina come la si racconta, spesso ridicolizzandola all'interno della storia sovietica. Che si sia o meno d'accordo, bisogna prenderla sul serio.
Il materialismo dialettico aveva la pretesa di essere olistico, di essere l'epistemologia universale che potesse soppiantare e coprire tutte le scienze borghesi frammentate.
La dialettica, la quantità in qualità NON sono generabilizzabili, sono aspetti del tutto secondari sia in natura che in sociologia. La stessa lotta di classe: salario vs capitale ,fa parte della vita del capitalismo. Con il salario l'operaio compra merci di altri capitalisti. Non crea rotture.
La rottura si crea quando l'operaio rompre la dialettica capitalista, e si nega in quanto salariato.
Ma non c'è nessun determinismo (nè positivista nè dialettico)!
IL CAPITALISMO E' UNA RELAZIONE!!
Diciamo che Marx usava più il metodo sistemico, cercava le relazioni tra i fenomeni e gli oggetti, i fattori multipli di cause ed effetti.
Il discorso è lungo, ma fermiamoci qui.