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La pandemia liberista del documento Colao-Conte

di Paolo Berdini

Durante il primo periodo di pandemia, un coro unanime di dichiarazioni concordava nell’esigenza di ricostruire l’intervento pubblico nelle città e nei servizi del welfare urbano. A causa delle politiche di privatizzazione, la sanità era stata il principale veicolo di propagazione del virus. Gli istituti scolastici, dal canto loro, evidenziano gravi carenze strutturali che mettono a rischio la stessa regolare riapertura autunnale dei corsi. La rinnovata supremazia della sfera pubblica sul privato era, insomma, una certezza assoluta per affrontare la fase post pandemia.

Il documento redatto dalla commissione presieduta da Vittorio Colao, illustrata agli Stati generali dell’economia nella giornata di ieri, è di avviso contrario. Nei settori della sanità, della scuola e degli alloggi a favore delle famiglie più povere, è ancora l’iniziativa privata a rappresentare il cuore degli interventi, mentre al pubblico viene lasciato un ruolo ancillare. Prima di vedere nel dettaglio gli esempi della perdurante pandemia neoliberista è però necessario chiarire preliminarmente due elementi.

La redazione del documento Colao è stata decisa dal presidente del consiglio Giuseppe Conte attraverso il DPCM del 10 aprile 2020, e rispecchia pertanto il pensiero del primo ministro. Del resto, a scorrere l’elenco dei 21 esperti impegnati nel definire il programma per l’Italia 2020 – 2022, un nome è particolarmente significativo. Si tratta di Riccardo Cristadoro, dirigente della Banca d’Italia e consulente economico di Conte. Il pensiero del presidente del consiglio dei ministri è dunque ben rappresentato nel documento Colao.

All’interno della commissione ci sono due altri nomi rilevanti. Il primo è Giovanni Gorno Tempini, presidente della Cassa depositi e prestiti e che nel recente passato vi aveva svolto il ruolo di amministratore delegato. CdP è uno snodo importante nell’economia italiana, sia per la grande liquidità che gli deriva dai depositi postali di milioni di famiglie, sia per il ruolo sempre maggiore che gli è stato attribuito nel settore immobiliare e nel settore della costruzione delle reti tecnologiche. Il secondo è Roberto Cingolani, fisico di formazione e responsabile del settore innovazione tecnologica di Leonardo, altro pilastro dell’intervento pubblico in economia. Cingolani è anche protagonista di un fondamentale passaggio nella costruzione del futuro di Milano.

È noto che, al di là del fumo ideologico sullo “straordinario successo” della manifestazione che doveva sconfiggere la fame nel mondo, la vicenda Expo Milano 2015 si è risolta con un desolante fallimento urbano. Le aree su cui si era svolta la manifestazione, sono a distanza di cinque anni desolatamente vuote. Una volta finita l’esposizione tutti i padiglioni erano stati demoliti e mancavano idee su come trasformare l’area. L’idea prescelta fu quella dalla realizzazione dell’Human Technopole, progetto per la realizzazione della cittadella della Scienza della vita. Dal 2016 Cingolani lavora a questo progetto urbano. La commissione Colao, dunque, si caratterizza anche come luogo di mediazione degli interessi sulle trasformazioni delle grandi città.

E veniamo alla cultura che esprime il documento ufficiale. Alla scheda 41, Edilizia sociale, si afferma che occorre “investire nell’ammodernamento dell’edilizia sociale, con particolare attenzione alle infrastrutture scolastiche e socio sanitarie, anche ricorrendo all’emissione di social impact bond, come forma di finanziamento misto pubblico – privato”. Niente inversione di tendenza. Niente ritorno del pubblico. Non si cambia nulla e si accelera sui meccanismi finanziari che sono stati alla base della precedente crisi economica del 2008. Dell’idea liberale di investire direttamente denaro in questa partita decisiva per la salute pubblica e il futuro delle nuove generazioni non si parla.

E non vale l’eterna giustificazione che “non ci sono i soldi”. La ministra per i lavori pubblici ha presentato il Piano per l’ammodernamento delle infrastrutture “Italia veloce”. In quel programma ci sono 54 miliardi per autostrade e strade e 113 miliardi per le ferrovie. Per la salute e per far studiare in sicurezza i nostri figli dobbiamo invece ricorrere ai social impact bond.

Ancora. Alla scheda 40, edilizia abitativa, si legge: “sostenere un piano di investimenti finalizzato a potenziare un’offerta abitativa economicamente accessibile… attraverso la messa a disposizione di immobili e spazi pubblici inutilizzati da sviluppare con fondi pubblico-privati da offrire sul mercato a prezzi calmierati (ad es. Modello del Comune di Milano)”. L’Italia è l’unico paese europeo che non investe da anni nel comparto degli alloggi popolari e si parla ancora di social housing che non è in grado di risolvere i gravi problemi abitativi.

Infine nella scheda 54, dedicata alla immancabile “valorizzazione” del patrimonio artistico e culturale, si afferma che occorre “lanciare fondi di impact-investing dedicati ad Arte e Cultura (maiuscole nel testo, ndr) italiana, definendone privilegi per i sottoscrittori e tutele per gli enti beneficiari e favorendone l’allocazione a capitoli specifici e geografici per garantire la massima mobilitazione di capitali filantropici e impact locali”. Anche nel settore della cultura, come noto, spendiamo molto meno degli altri paesi europei, ma non si prevedono aumenti di bilancio. Meglio ricorrere alle alchimie dei fondi.

In questi giorni, fortunatamente, l’epidemia di Coronavirus sta diventando meno aggressiva. La pandemia dei fondi di investimento che sostituiscono la mano pubblica gode invece di ottima salute nel documento Colao – Conte. Niente sarà come prima, ci era stato solennemente promesso durante la fase acuta della pandemia. Non era vero. Tutto sarà come prima. Almeno fino a quando continuerà a dominare l’economia di rapina, causa della crisi economica e sociale che stiamo vivendo.

 

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