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linterferenza

Tronti vede con chiarezza la luna ma poi torna a guardare il dito

di Fabrizio Marchi

Ho letto questa intervista https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/18110-mario-tronti-politica-finita-con-caduta-del-muro.html dell’amico Umberto De Giovannangeli a Mario Tronti, indubbiamente uno dei filosofi politici italiani più lucidi e interessanti degli ultimi cinquant’anni (di totale assenza di pensiero critico di una certa levatura).

E tuttavia Mario Tronti, che conosco personalmente e che leggo da decenni, non finirà mai di stupirmi per la lucidità delle sue analisi da una parte ma anche per la sua schizofrenia politica (Tronti è un senatore del PD) dall’altra che, per quanto mi riguarda, è un mistero destinato a restare insoluto (né la sua posizione può essere spiegata con il mero opportunismo dal momento che stiamo parlando di un uomo di 89 anni, comunque lucidissimo, e non di un giovane rampante in carriera…).

La gran parte dell’intervista, centrata sull’analisi dell’attuale fase storica e sulla deriva di una “sinistra” ormai da tempo approdata (e organica) all’ideologia neoliberale è sicuramente ampiamente condivisibile, per quanto mi riguarda.

Se non fosse – e questo è il mistero destinato a restare insoluto – che quella critica riguarda inevitabilmente e soprattutto il partito in cui lui stesso milita, cioè il PD. Ora, il Partito Democratico è oggi proprio uno dei principali rappresentanti di quel sistema politico e ideologico che Tronti sottopone a critica radicale. Il paradosso è che dopo questa lucida e condivisibile analisi, Tronti finisce per prendersela quasi esclusivamente con il M5S, individuato come principale rappresentante e responsabile della deriva antipolitica e qualunquistica che caratterizza gli ultimi trent’anni di storia (dal crollo del muro di Berlino in poi).

Lungi dal sottoscritto assumere la difesa d’ufficio del M5S che ho in più occasioni sottoposto a critica radicale, però individuare in quest’ultimo la contraddizione principale mi pare fuorviante e assolutorio proprio nei confronti di chi ha creato le condizioni (in primis, proprio la “sinistra” neoliberale e neoliberista) per la crescita dell’antipolitica, del qualunquismo e anche della destra reazionaria (in particolare della Lega).

Il M5S è un effetto, una conseguenza della crisi verticale della politica, e non la causa. Limitarsi a demonizzarlo, invece di analizzare lucidamente le ragioni della sua nascita, della sua crescita e anche della sua deriva, è un errore. Anche perché è nel mare magnum dell’elettorato “grillino”, di quello sempre più numeroso che sceglie da tempo di astenersi e, in parte – anche se a molti può apparire paradossale – anche in quello della Lega che c’è il grosso del popolo di un futuro ipotizzabile nuovo soggetto Socialista.

Tronti vede la luna, e la vede anche chiaramente, ma poi torna a guardare il dito che la indica.

 

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