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lacausadellecose

Crisi, pandemia e comunismo

di Michele Castaldo

smashing of the church at easter night ilya glazunovI grandi eventi sollecitano curiosità, ricerca, approfondimenti, apprendimento, riflessioni, polarizzano le persone secondo interessi e determinano orientamenti. Il coronavirus mi pare che sia entrato prepotentemente in scena ponendo una serie di questioni che magari fino al giorno prima si discutevano con apatico distacco. La storia umana, come ogni altra storia di tutte le specie della natura, impone i suoi ritmi chiamando ognuno a misurarsi con i problemi posti. E purtroppo, se dovessimo misurare la tenuta del modo di produzione capitalistico dalla capacità della sinistra di esaminarlo per abbatterlo, potremmo dire che vivrebbe in eterno.

Nel mio articolo precedente, Il virus dell’uomo capitalistico, scrivevo: «Dobbiamo avere la consapevolezza di non sapere cosa vuol dire comunismo, ma di sapere quello che ormai la gran parte della specie umana non dovrebbe più volere, ovvero la supremazia delle leggi della concorrenza e del mercato che hanno dominato il mondo per oltre 500 anni».

Mi avventuravo però in una previsione scrivendo: «Pertanto nel caos che da oggi sempre di più aumenterà con scenari a noi sconosciuti è necessario trovare la forza di denunciare le cause della crisi dell’attuale modo di produzione, e prepararsi a stare al posto che ci compete», quasi a prevedere certe proposte che sarebbero venute fuori a indicare “che fare” da parte di organizzazioni e personaggi illustri.

In queste note ne prendo due a campione, di un personaggio e di una organizzazione, per una prima e serena riflessione al riguardo.

David Harvey, in un lungo articolo su “sinistrainrete.info”, dopo una “severa” critica al liberalismo scrive: «Covid-19 non sta producendo una fluttuazione selvaggia ma un crollo imponente del cuore della forma di consumismo che domina i paesi più ricchi. La forma a spirale dell’accumulazione infinita di capitale sta implodendo da una parte all’altra del mondo», ed ecco una prima proposta: «Può salvarlo solo un consumismo di massa finanziato dal governo e spuntato dal nulla. Ciò richiederà, per esempio, la socializzazione dell’intera economia negli Stati Uniti, senza che questa venga definita come socialismo». Verrebbe da chiedere al signor Harvey cosa intende per «socializzazione dell’intera economia», ma stiamo all’essenziale di quello che dice: «consumismo di massa finanziato dal governo» che vorrebbe dire grosso modo: prestito da parte delle banche al governo degli Usa per produrre consumo di massa e una volta passata la tempesta del Covid-19 si dovrebbe procedere a un massacro sociale per restituire alle banche il munifico prestito.

Seguiamo il suo ragionamento:

«La grande domanda è: quanto durerà»? quello che lui intravede, e non a torto, come un crollo, e prosegue: «Potrebbe durare più di un anno, e più proseguirà più andrà avanti la svalutazione, compresa quella della forza-lavoro. I livelli di disoccupazione, in assenza di massicci interventi statali che dovranno andare contro la corrente neoliberista, quasi certamente saliranno a livelli comparabili agli anni Trenta. Le conseguenze immediate per l’economia e per la vita quotidiana sociale saranno molteplici».

Questo signore ha il respiro lungo, sa prevedere e suggerire di prevenire, scrivendo: «Se la Cina non può giocare ancora il ruolo che ha avuto nel periodo 2007-2018, l’onere di uscire dall’attuale crisi economica si sposta negli Stati Uniti. E qui sta l’ironia finale: le uniche politiche che funzioneranno, sia economicamente che politicamente, sono molto più socialiste di tutto ciò che Bernie Sanders potrebbe proporre e questi programmi di salvataggio dovranno essere avviati sotto l’egida di Donald Trump, presumibilmente sotto la maschera di Making America Great Again (traduciamo: (Rendere di nuovo grande l'America). Quei repubblicani che si sono opposti così visceralmente al salvataggio del 2008 dovranno fare buon viso a cattivo gioco o sfidare Donald Trump». Quando si dice che certi intellettuali corrono al capezzale del moribondo a fargli la respirazione bocca a bocca. Attenzione, perché in cauda venenum. A che pro il nostro studioso e saggista si fa portatore di cotanto accorato appello nei confronti di un personaggio ultraliberista come Trump? Presto detto: «Quest’ultimo, se sarà saggio, annullerà le elezioni in caso di emergenza e proclamerà l’inizio di una presidenza imperiale per salvare capitale e il mondo da «rivolte e rivoluzioni». Come dire: meglio il liberismo capitalistico che la rivoluzione! Viva la faccia. Diceva un vecchio bracciante agricolo delle mie parti: gratta gratta e sotto un vero democratico scoprirai sempre un servo del capitale.

C’è un piccolo particolare: questo virus può provocare più danni di quanto gli scienziati e gli economisti possano immaginare. Di fronte a una recessione senza precedenti nella storia, con un calo della produzione industriale da brividi, «la moneta non figlia valore» diceva una certa Rosa Luxemburg, e tanti ciarlatani dovrebbero solo abbassare la testa al suo cospetto.

Duemila miliardi di dollari promessi dall’amministrazione Trump, senza che riprenda l’economia, quelle vera, quella che produce valore e accumulazione, rappresentano carta straccia. Una Cina senza la possibilità di esportare perché gli altri paesi sono fermi, entra in recessione e si mangia tutto il valore prodotto negli ultimi anni. Si tratta di semplicissime leggi dell’economia a questo stadio di sviluppo del modo di produzione capitalistico. Figurarsi per nazioni minori. Per certe cosiddette grandi potenze europee varrà, e sta già valendo, il principio del si salvi chi può, piuttosto che cercare di aiutarsi reciprocamente. Si scateneranno l’una contro l’altra senza risparmio di colpi: «à la guerre comme à la guerre» nel tentativo di salvare la propria patria, altro che Europa terzo polo e “idealismi” borghesi simili. Pertanto la proposta di Harvey fatta a Trump è puro idealismo borghese nel tentativo di salvare la condizione sua e quella dei suoi simili.

Se alle conseguenze del Covid-19, cioè l’impoverimento generalizzato del proletariato e l’aumento vorticoso della disoccupazione, aggiungiamo i disastri ambientali e il malcontento delle giovani generazioni, abbiamo una tale miscela esplosiva rispetto alla quale la crisi del ’29 impallidirebbe. Siamo alla minaccia dell’intero modo di produzione capitalistico.

Chiarita la posizione di un “illustre” saggista, senza alcun nostro merito, perché parla da sé e non rappresenta certamente solo sé stesso, cerchiamo ora di esaminare un’altra posizione, di tutt’altro sapore e spessore teorico, politico e pratico, quella della Rete dei comunisti e della rivista Contropiano pubblicata questi giorni sul loro sito.

Si fa obbligo di una premessa. Sono oltre cento anni che liberisti e democratici sputano veleno contro il comunismo, l’Urss, la Cina, Cuba e tutti i paesi che hanno dovuto lottare duramente contro il colonialismo e l’imperialismo occidentale. Sono oltre cento anni che qualsiasi dirigente politico di un paese in lotta contro l’imperialismo veniva additato al pubblico ludibrio con accuse infamanti inventate di sana pianta. Solo ultima in ordine di tempo una campagna infame da parte di tutte le forze “democratiche” occidentali contro il governo legittimo del Venezuela e le continue minacce di invasione rientrate solo grazie alla caparbia resistenza del suo popolo. Per non ricordare che in Italia la Democrazia Cristiana, insieme alla Chiesa Cattolica, raccontava che i comunisti in Russia mangiavano i bambini. Che il 5 marzo del 1953 in morte di Stalin in Occidente si banchettò perché era morto un criminale; e via di questo passo fino alla ubriacatura del liberismo che salutò la caduta dell’Urss nell’’89 come il trionfo della democrazia e della libertà, la caduta del muro di Berlino come una nuova età dell’oro, mettendo le mani sul proletariato dell’est europeo a prezzi stracciati per riprendersi da una crisi pericolosa; fino ai nostri giorni, alla scoperta del coronavirus in Cina, additando quel popolo come mangiatore di cani, serpenti, pipistrelli e come spargitore della nuova peste, per poi gradire da esso medici, medicine e mascherine. Ognuno tragga le conclusioni che crede.

Ciò premesso, passiamo a esaminare la posizione della “Rete dei comunisti”, di un gruppo che da sempre si è espresso per il sostegno incondizionato ai popoli in lotta contro l’imperialismo, cominciando da quello palestinese, e non ha mai fatto mistero delle sue simpatie per paesi come Russia e Cina che ancora, seppure solo formalmente, si richiamano al comunismo o hanno come simbolo la falce e il martello. La questione è seria e mi auguro che ci saranno altre occasioni per approfondire ulteriormente i problemi che la loro posizione pone.

“Contropiano” sul suo sito titola: «Per noi marxisti è l’ora della vendetta» e Luciano Vasapollo, figura di primo piano di questa organizzazione, scrive: «Nel mondo esiste un altro modello, che si sta rivelando vincente come abbiamo sempre affermato e sostenuto in questi anni. E’ il modello della pianificazione».

Ora, alla luce dei fatti di questi giorni non gli si può dare torto, perché se da un lato c’è Boris Johnson e Trump che predicano «l’immunità di gregge» contro il Covid-19 senza neppure prendere in considerazione alcune misure fondamentali, salvo poi fare una conversione a U e applicare le stesse misure di chi da subito si è mosso per salvaguardare le vite umane, in modo particolare come la Cina, paese “comunista” e nel mirino del liberismo occidentale. Mentre Mauro Casadio, della “Rete dei comunisti” domanda: «Capitalismo a fine corsa? La necessità dell’alternativa di sistema».

Stabilita la necessaria distanza tra un servilismo avvilente, come quello di Harvey, e quello che scrivono e per anni hanno praticato “Contropiano” e la “Rete dei comunisti”, entriamo più nel merito del problema che riguarda tutti i militanti che si richiamano al comunismo, cioè non un diverso modello di capitalismo per cui propendere, ma il suo superamento. Si dirà: sì, ma oggi abbiamo da sconfiggere il liberismo nei confronti del quale c’è un modello “vincente”, cioè la pianificazione centralizzata dell’economia. E sia, cioè nello stesso modo di produzione ci sarebbero due modelli, uno liberista, l’altro pianificatore e centralista, e noi scegliamo il secondo, quello vincente.

Ma Mauro Casadio, della “Rete dei comunisti” cosa intende per sistema? Un “sistema” non è un modello dello stesso sistema, ma un sistema diverso, ovvero con leggi economiche di funzionamento completamente diverse, ad oggi a noi sconosciute. Questione di lana caprina o necessità di chiarirci le idee sulle prospettive di una eventuale caduta catastrofica del capitalismo? È in questi termini che ormai si pone la questione.

Se per nuovo sistema Mauro Casadio, la “Rete dei comunisti” e “Contropiano” intendono, come scrive Mauro Casadio: «Questa prospettiva per la RdC è anche quella della rottura dell’Unione Europea e la costruzione di un’area Euromediterranea che agganci le proprie prospettive a quei paesi che sono antagonisti all’attuale sviluppo imperialista», non siamo fuori dal sistema capitalistico e dal suo modo di produzione, ma siamo all’interno di un’ipotesi di modello economico dello stesso sistema. Allora non è in discussione il “sistema”, ma lo stesso liberismo contro cui si è espresso Harvey, che poi addirittura suggerisce a Trump una pianificazione e una centralizzazione dell’economia per uscire da questa crisi che rischia il crollo. Quale lo scopo di Harvey? quello di «evitare rivolte e rivoluzioni».

Allora cerchiamo di guardarci negli occhi e dirci le cose come stanno realmente.

Oggi l’intero globo è in subbuglio e pur non negando la volontà, la necessità e l’azione dei paesi occidentali di dominare le aree emergenti come il Sud America, il Medio Oriente e l’Estremo Oriente, con azioni criminali di ogni tipo, la crisi potrebbe coinvolgere tutto e tutti in un caos generale dove si porrebbe all’ordine del giorno non l’alternativa fra due schieramenti di guerra tra Stati, ma il crollo dello stesso modo di produzione capitalistico. Nel qual caso saremmo chiamati non a stare con certi Stati contro altri, ma con la rivoluzione contro la controrivoluzione; a stare, cioè, contro lo stesso Harvey che la teme al punto da consigliare a Trump di «annullare le elezioni e di proclamare l’inizio di una presidenza imperiale».

Siamo, a ben vedere, di fronte a uno scenario completamente diverso da quello degli anni ’20, ma anche degli anni ’60 e persino degli anni ’90 del secolo scorso. Siamo più prossimi a uno scenario apocalittico di fronte al quale tutto l’armamentario novecentesco non ci aiuta. Ancora una volta la storia si mostra più avanti delle previsioni dei rivoluzionari, come fu per Lenin che a gennaio del 1917 vedeva lontana la rivoluzione in Europa e in Russia non la vedeva affatto; mentre a febbraio la dovette cavalcare, almeno in Russia.

Il modo di produzione capitalistico è arrivato al punto che ci si pone drammaticamente il compito di non impantanarci in avventure nazionalistiche di sinistra che ci condurrebbero in percorsi con compagnie poco affascinanti.

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Franco Trondoli
Sunday, 05 April 2020 23:55
Grazie Sig. lorenzo p. Purtroppo ,come vede meglio di me, è "quel provarci collettivo" che non è stato ancora indovinato. Molti ci hanno provato, anche rimettendoci la vita. Probabilmente, come insiste nel dire anche Michele Castaldo, in buona compagnia anche storica, il moto-modo di produzione capitalistico deve arrivare alla sua fine storica. Sembra una maniera di vedere le cose in modo deterministico, ma il risultato pratico finora è stato un giudice inequivocabile. Sinceramente, mi sbaglierò, sono in inizio vecchiaia diciamo così, ma non farei affidamento sull'inseguimento del mito della rivoluzione. Non che lo attribuisca a lei lorenzo sia chiaro, estendo un attimo il ragionamento. Il problema è il divenire "rivoluzionario" di ognuno di noi. Che è ben diverso dalla rivoluzione in se. Sono problemi "scottanti" che hanno attraversato almeno gli ultimi tre secoli. Le rivoluzioni fatte sono fallite tutte. Quella Inglese (Cromwell), l'Americana (alla fine ha prodotto Reagan), la Francese (non fatta dalla borghesia come si crede), la Russa e quella Cinese. Tutte non sono state altro che la diffusione progressiva e planetaria del modo di produzione capitalistico con il suo corollario, lo sviluppo industriale illimitato distruttore dell'ambiente naturale e anche del "corpo umano". Distruttore del delicato equilibrio genere umano / natura. Inserendo nella natura ovviamente anche gli animali non parlanti. Insomma non farei troppo affidamento sugli "altri". Mi sia concesso il senso di intendere gli altri. Cioè quando la vita scorre nella sua normalità e ripetizione. Fatto salvo , quindi, quando si presenta l'attimo tragico decisivo , allora in quel momento gli "altri" sanno anche diventare eroici. Ma credo che ci capiamo su questo. Quindi, forse, un po' Hobbesiano lo sono, ma non per convinzione astratta, solo per risultato empirico pragmatico. Ho dei forti dubbi che il genere umano nasca , come pensava Rousseau, bravo di natura, e poi venga traviato dalla Società in cui vive. Insomma a volte, penso che bisognerebbe studiare ed applicare una forma di Neo-Gandhismo. Perché questo ?. Perché penso che la vita sia sacra, e che il primo diritto/dovere per tutti sia quello di diffenderla e di non buttarla via o rischiare di perderla per qualsiasi ragione. Mi scusi lorenzo p. se ho preso spunto per "allargarmi" un po' troppo. Mi scusino tutti. Grazie. Ma ora, è così che vedo un po' le questioni. Cordiali Saluti
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lorenzo p
Sunday, 05 April 2020 19:09
E' vero Sig Franco Trondoli, il fatto che nell'infinità di scritti e di idee ci sono senz'altro le chiavi che sembrano destinate ad essere abbandonate a se stesse. Chiavi che per mia ignoranza non ho o non conosco. Ma forse è proprio questo un punto importante. Come fare affinchè qualcuno in più ci si possa imbattere in queste idee? come può farle proprie? Oltretutto le idee per essere efficaci e trovare condivisione dovrebbero torvare una certa convergenza che forse per colpa mia non vedo. E quindi importante provare a ridurre le tante contraddizioni riguardo alle nostre visioni di futuro. Per esempio credo che a sinistra si debba in qualche modo risolvere dal punto di vista filosofico, scientifico e quindi anche tecnologico il tema della crescita della popolazione sul pianeta e questo non disgiuntamente al tema classico delle disuguaglianze ma anzi necessariamente insieme. Forse mi sbaglio ma la decrescita mi pare una risposta precoce riguardo le risorse pur finite che esistono e probabilmente anche antistorica. Questo di immaginare uno sviluppo alternativo economico e sociale servirebbe non solo per riabilitare un passato che non ha avuto esito ma sopratutto per meglio criticare il presente. Quindi necessitiamo enormente di una più nitida visione di futuro.
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Franco Trondoli
Sunday, 05 April 2020 16:09
Quote#7. Mi pare di capire quello che dice lorenzo p. Per mio conto non vedo nessuna possibilità di uscita da questo cul de sac. L'attuale modo di vivere e pensare che domina in maniera ultramaggioritaria e totalitaria in tutto il globo non è solo frutto di un dominio di "classi o gruppi o ceti o strati dominanti "; anche "gli altri" sono artefici consensuali del funzionamento, della "macchina totalitaria". C'è poco da fare, gli individui, noi compresi, presi singolarmente, non possono starne fuori, è impossibile. Lo sappiamo tutti. Quanti libri, articoli e commenti di tutti i tipi vengono pubblicati ?. È a disposizione una mole di studi infinita su tutti gli argomenti, e allora che significa ?, chi li legge ?, minoranze insignificanti per pensare che possano influire sulla determinazione critica di un "senso comune" diverso e consapevole. Vediamo la parossistica tragicommedia delle elezioni. Le maggioranze che continuano a votare imperterrite chi li frega. Il desiderio cerca la sua fregatura. Per usare una parola educata. Siamo a questo. Vediamo il virus, scatena una serie infinita di azioni e reazioni dove la logica molecolare è: si vede lo stecchino (neanche l'albero) ,e la foresta non si sa nemmeno che esista. No, nessuna speranza per niente. Solo scommesse, forse. Come diceva Pascal. La Società Umana diventa un'insieme di macerie progressive, dove bisogna considerarsi fortunati se resistono ancora quegli ambiti sanitari dove effettivamente Medici Infermieri e Assistenti di ogni tipo riescono e vogliono ancora, con coraggio e dedizione, fare il possibile per salvarci la pelle. Con tutti i limiti e le situazioni che non dipendono dalla maggioranza degli addetti. Ma da una logica di Sistema (e di minoranze che se ne sono fatti portatori ), che ha prodotto la sottomissione anche della Sanità alla pura logica del raggiungimento del massimo profitto. Non voglio andare "troppo indietro", ma per me tutto parte almeno dall'esistenza di Gesù Cristo. Invito tutti a leggere un meraviglioso libro ,"un intervista" ,di Ivan Illich: Pervertimento del Cristianesimo. Conversazioni su Vangelo,Chiesa,Modernità. È un punto di vista che si deve conoscere. In bocca al lupo.
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lorenzo p
Sunday, 05 April 2020 13:06
Denunciare le nefandezze del modo produttivo non può bastare. E' sicuramente necessario ma l'attitudine di evidenziare le contraddizioni quando non i disastri di per se non solo non garantisce impulso decisivo al crollo (tralasciando il fatto che tutto prima o poi finisce) ma sopratutto non promuove in modo attivo punti di arrivo che siano benevoli. L'incertezza sul punto di arrivo a parte le dinamiche di rapporti di forza che tuttora non mi sembrano segnare punti di svolta apre proprio la stura di posizioni di difesa (critica costruttiva?) dell'attuale struttura dei rapporti economici e sociali (detto male ma spero si comprenda). D'altronde l'unica esperienza storica che ha messo in discussione seriamente il capitalismo e si è posta come alternativa è stata marginalizzata non solo come presenza attiva nel pianeta (non voglio considerare Cina e Russia attuali sia pur nei giusti distinguo dal modello statunitense) ma sopratutto siamo marginalizzati nell'immaginario collettivo. Le "nuove" conquiste nel rapporto con le altre persone nel rapporto con la natura e con nuove prosettive umane credo devono accompagnare e guidare se si vuole ridare luce ad ideali comunisti. Credo dunque sia importante sviscerare la questione su che cosa potrebbero portare nuovi rapporti di forza. Le masse che soffriranno questo presunto o probabile crollo del sistema arriverano a tal punto di dispiegare una risposta disperata? risposta forse avvertita da moltissimi come pericolosa senza riferimenti culturali o peggio senza quelli auspicabili. Dunque gli intellettuali di sinistra per scongiurare passaggi orribili che potrebbero attenderci dovrebbero anche scavare a fondo nelle pieghe delle nuove conoscienze e se queste come la tecnologia sono al servizio e create dal potere evidinziarne i nuovi pericoli ma anche e sopratutto creare un nuovo immaginario del futuro diverso dal loro. "Nuova" e alternativa concenzione del benessere,della felicità, dell'uomo.
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Michele Castaldo
Saturday, 04 April 2020 21:07
Egregio signor Ciuffini,
ho il difetto di non aver frequentato studi superiori, men che meno ovviamente accademie e dunque sono poco avvezzo al linguaggio accademico. Ma ho il pregio di aver frequentato - questo si - tutte le categorie sociali dell'attuale modo di produzione, in Italia, in Cina, in Inghilterra, e in alcuni paesi dell'est europeo come la ex Jugoslavia, la Romania, l'Ungheria. Ho una compagna medico laureata ancora nel periodo dell'Urss.
Le racconto un piccolo episodio. Nel 1992 ero in visita a una centrale elettrica in provincia di Belgrado, il cui direttore, un omone montenegrino di un metro e 94 centimetri, ex giocatore di pallacanestro, che parlando a tavola, sul Danubio, del più e del meno mi permisi di dire: ho l'impressione che il Montenegro si separerà dalla Serbia.
L'ingegnere, direttore della centrale, ebbe una smorfia ironica e disse, rivolgendosi all'interprete: «evidentemente il signor Michele non conosce il patto di fratellanza storica che unisce i due popoli, quello serbo e quello montenegrino». Al che, con compostezza risposi: «E' probabile ch'io non conosca il patto di fratellanza fra i due popoli, quello serbo e montenegrino. Di sicuro, però, l'ingegnere non conosce la forza delle leggi dell'economia del modo di produzione capitalistico. Il Montenegro si separerà dalla Serbia». Dopo qualche anno l'ingegnere telefono all'interprete di quell'incontro chiedendogli s'io parlassi di notte coi diavoli.
Tornando all'attualità, il signor Harvey, al mio cospetto è un monumento di cultura e altamente titolato. Lui però, come ho già scritto, ritiene che questo modo di produzione sia modificabile. Non è il solo, ci sono varie tendenze che si rifanno a questa impostazione, anche perché non intravedono un soggetto capace di abbatterlo. Bene. Credessero pure in questa possibilità.
Diversamente da loro io credo che il modo di produzione capitalistico non sia un modello modificabile, no, ma un movimento storico che ha avuto un suo inizio, uno straordinario sviluppo - con risultati anche eccellenti - e che si stia avviando verso una catastrofica implosione.
Si tratta di due visioni: una - Harvey e tanti altri - che ritengono che al capitalismo non ci sia un altro modello per sostituirlo, mentre io penso che indipendentemente dalle intenzioni degli uomini, esso si avvii alla catastrofe implosiva. Chi vivrà vedrà. Tutto qua.
Cordialmente.
Michele Castaldo
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Angelo Attolini
Saturday, 04 April 2020 20:25
Le parole [censored] sono state introdotte dal sito
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Angelo Attolini
Saturday, 04 April 2020 20:22
Gentile signor Castaldo, non è che creda, ma leggo e cerco di interpretare correttamente quello che leggo nei miei limiti. E in quello che ho letto ci sono delle spie linguistiche che mi permettono di dire che la sua non è l'unica lettura. Riporto per questo dei frammenti di testo dove tra parentesi quadre ci sono delle spie linguistiche:

[…] La forma a spirale dell’accumulazione infinita di capitale sta implodendo da una parte all’altra del mondo. Può salvarlo solo un consumismo di massa finanziato dal governo e spuntato dal nulla. Ciò richiederà, per esempio, la socializzazione dell’intera economia negli Stati uniti, senza che questa venga definita come socialismo [nota la parola socialismo]. […] E qui sta l’ironia finale [nota la parola ironia]: le uniche politiche che funzioneranno, sia economicamente che politicamente, sono molto più socialiste di tutto ciò che Bernie Sanders potrebbe proporre e questi programmi di salvataggio dovranno essere avviati sotto l’egida di Donald Trump, presumibilmente sotto la maschera di Making America Great Again.
Quei repubblicani che si sono opposti così visceralmente al salvataggio del 2008 dovranno fare buon viso a cattivo gioco o sfidare Donald Trump. Quest’ultimo, se sarà saggio, annullerà le elezioni in caso di emergenza e proclamerà l’inizio di una presidenza imperiale per salvare capitale e il mondo da «rivolte e rivoluzioni» [nota che "rivolte e rivoluzioni" sono tra virgolette].

Le confermo, inoltre, che non sono animato né da spirito polemico né dal pensiero di avere ragione, ma sono bensì stato animato dal banale desiderio di dire che, leggendo Harvey, ho capito altrimenti da quello che ha capito lei. Cordiali saluti
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Alfonso Ciuffini
Saturday, 04 April 2020 19:53
Caro Michele, e caro Angelo, David Harvey mantiene certamente un distacco da possibili conseguenze politiche delle analisi che esprime, come fanno d'altronde tanti nel mondo accademico. Alcuni maneggiano strumenti analitici sufficientemente bene per riuscirvi, altri no. Quando prestano la loro penna, cercano di farlo a chi appare loro come non settario, nel caso di Jacobin che promuove il modello corporativo come risposta di fase. Fascista, direte voi? Che diamine, no! Danese socialdemocratico, roba moderna. E quindi, volente o nolente, animato sicuramente di buone intenzioni, anche il meglio figo del bigoncio viene sfidato, è possibile a tutti chiedergli "ma ci sei, o ci fai?"
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Michele Castaldo
Saturday, 04 April 2020 19:00
Egregio signor Attolini,
lei è libero di credere quello che Le pare, ci sono centinaia di milioni di cristiani che dicono di credono alla SS. Trinità, alla verginità della Madonna, alla santificazione di dubbi personaggi in vita, ai miracoli, alla resurrezione dei morti, al giudizio universale e così via. Nessuno può impedirlo..
Ma consigliare a Trump di «annullare le elezioni e di proclamare l’inizio di una presidenza imperiale».per salvare il capitale contro rivolte e rivoluzioni, non ha bisogno di essere interpretato.
Tra l'altro scorrendo l'articolo si capisce perfettamente il senso compiuto del suo ragionamento, e cioè: il capitalismo fa schifo, in modo particolare nella sua modalità liberista, ma - ecco il punto - è preferibile alle rivolte e alle rivoluzioni.
Sicché Lei, continui pure a credere in quel che vuol credere e ci saranno altri che leggeranno e intenderanno per come ritengono di intendere.
Cordialmente,
Michele Castaldo
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Angelo Attolini
Saturday, 04 April 2020 15:01
Direi che l'affermazione di Harvey sia posta nel complesso dell'articolo da lui scritto con una buona dose di cinico distacco politico, e non credo che sia da intendersi alla lettera come riporta l'estensore dell'articolo che fa di Harvey un "servo del capitale", ossia che quella che è la chiusa dell'articolo di Harvey sia da leggersi in senso complessivamente antifrastico, l'esatto opposto di quella riportata dalla mislettura di Castaldo ...
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