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sinistra

Chi vuole la guerra

di Carlo Lucchesi

variant med 1200x630 obj26506556 690x362.jpgIl completo asservimento alla causa degli USA della quasi totalità dei media del nostro paese e, per quanto si può conoscere, dell’intero Occidente, pone questioni delle quali chi non intende soggiacere insieme a loro dovrebbe discutere a fondo e tentare di risolverle. Parto da quella apparentemente meno importante, vale a dire le forme della manipolazione informativa. Queste si sono fatte sempre più sporche. Nella carta stampata, sapendo che il lettore scorre rapidamente i titoli e seleziona così i pochissimi pezzi da leggere, è proprio al titolo che è affidato il compito di veicolare il messaggio truffaldino tanto che il testo sottostante può anche dire cose diverse o non parlare affatto di quello che il titolo aveva annunciato. I “secondo voci raccolte…” (di chi? e chi le ha raccolte?), oppure “come racconta…” (e si cita un presunto testimone sconosciuto al mondo), o ancora le interviste a persone che hanno palesemente in odio la Russia e non vedono l’ora di attribuirle tutti i mali del mondo, presenti e futuri, le inchieste come collage di pezzi di agenzia ritagliati a misura per rendere credibile il palesemente falso, la classificazione di “buono” per chi sta con l’Occidente, qualunque misfatto compia, e di “cattivo” per chi non sta con l’Occidente, ed è cattivo sempre e comunque e nutre le peggiori intenzioni immaginabili anche se non ha mai profferito parola che possa renderle minimamente verosimili: tutto questo è stato ed è il pane quotidiano del nostro giornalismo accanto alla sistematica denigrazione di chiunque abbia l’ardire di provare a ragionare su ciò che sta accadendo. Ovviamente, una volta che i fatti dimostrino via via la falsità della narrazione (dalla malattia di Putin allo sfascio della Russia fino alla trionfale controffensiva ucraina passando attraverso decine di anticipazioni fasulle), non seguono né smentite, né correzioni di rotta. Anzi, per ogni bolla che scoppia se ne soffia un’altra magari più grande.

Altrettanto avviene nei talk show televisivi con l’aggravante che qui il pubblico è mediamente meno dotato di strumenti critici del lettore di giornali, e quindi più soggetto al potere della propaganda. Dall’inizio della guerra in Ucraina la tecnica usata è stata questa in modo programmatico e sistematico, per quel poco che è cambiata è stato solo per diventare ancor più falsa e manichea.

Ma negli ultimi mesi se il “metodo” di informare non è mutato è però significativamente cambiato il suo contenuto. L’obiettivo non è più solo quello di confermare la disumanità o la follia del nemico, ma è soprattutto quello di convincere che la guerra dell’Occidente contro quel nemico è l’unica strada possibile. Che la Russia potesse e volesse invadere altri paesi europei lo si è detto sin dal primo momento, incuranti del ridicolo che una simile affermazione rovescia su chi la profferisce. Ma per questo disprezzo del ridicolo non c’è da stupirsi visto che molti di loro hanno creduto che una boccettina contenente un liquido ignoto e mostrata all’ONU dal Segretario di Stato USA fosse la prova che l’Iraq possedeva le armi di distruzioni di massa e che quindi era doveroso andare a distruggerlo. Una piccola menzogna da 500.000 morti ma senza che nessuno dei tanti paesi democratici dell’Occidente reclamasse sanzioni per chicchessia. Fino a poco fa, però, l’allarme sul pericolo di nuove invasioni serviva a convincere tutti che l’unica possibilità di evitarle era aiutare in ogni modo l’Ucraina a vincere la guerra contro la Russia. Ora siamo in presenza di un salto di qualità spaventoso. Consapevoli che l’Ucraina non riuscirà nell’impresa, è l’Europa che deve preparare la guerra contro la Russia ed è a questa guerra che i popoli dell’Europa debbono predisporsi. Di conseguenza l’obiettivo prioritario dell’informazione è diventato quello di diffondere il convincimento che ciò è inevitabile e perciò ci dobbiamo appunto abituare all’idea di una Grande Guerra, e sarà una guerra grande e giusta. Il senso di questa nuova fase della campagna informativa è inequivocabile perché se è vero che le guerre le dichiarano coloro che guidano i governi, è altrettanto vero che lo fanno solo se e quando la loro decisione è accettata, o almeno passivamente subita, dai governati. E per creare un ambiente che sia quanto meno neutro l’informazione è incaricata di svolgere un ruolo decisivo.

Se i nostri “informatori” fossero davvero “liberi” o avessero appena un briciolo di autonomia di pensiero dovrebbero porsi alcuni banali interrogativi. Questa guerra coinvolgerebbe direttamente anche gli USA? In questo caso sarebbe certamente una guerra con l’uso delle armi nucleari e, dato il loro numero e l’impossibilità di intercettare tutti i vettori, sarebbe la fine dell’umanità o qualcosa di molto prossimo. Se fosse combattuta dall’Europa senza l’intervento diretto degli USA, potrebbe essere una guerra solo convenzionale? Teoricamente sì, praticamente no, perché chiunque si vedesse sul punto di perderla, certamente lo farebbe la Russia visto che ne andrebbe della sua esistenza, ricorrerebbe alle armi nucleari col risultato che i contendenti si annienterebbero l’un l’altro, anche se, considerata la disparità di potenza, la Russia forse avrebbe qualche chance in più di sopravvivere. E quale sarebbe il vantaggio per l’Europa? Quello di essersi suicidata a favore degli USA? Domande appunto banali, ma perché i nostri “informatori” non se le pongono? La risposta non è semplice. Che siano pagati per fare ciò che fanno è improbabile e se fosse vero lo sarebbe certamente per un piccolo numero. Conta il fatto indiscutibile che si sono votati a questa causa, quanto ognuno di loro ci creda effettivamente ha poco valore. Certamente della loro onestà intellettuale è lecito dubitare. Lasciano a dir poco sconcertati, ma sono una inequivocabile cartina di tornasole, il doppiopesismo, basti vedere la condanna senza appello della Russia e l’assoluzione di Israele, l’esaltazione dei valori dell’Occidente e l’oblio della sua terribile storia segnata da un elenco interminabile di aberrazioni e sopraffazioni, la rinuncia programmatica a cercare le ragioni reali degli avvenimenti ricondotti sempre all’antinomia “noi siamo il bene, voi siete il male”, e tanto altro ancora.

Alla fine della storia ciò che resta in tutta evidenza sul campo è che l’Europa è diventata una colonia degli USA, che i suoi governi hanno convenuto che lo fosse, che i media si sono messi al loro servizio, di fatto al servizio degli USA e perciò al servizio del complesso industriale militare che di quel paese decide le scelte fondamentali, che l’opinione pubblica europea deve essere guidata a considerare la guerra con la Russia come il risvolto necessario della superiorità morale dell’Occidente.

Come è potuto accadere tutto questo? Fino a pochi anni or sono, l’Europa era considerata, e così considerava se stessa, una delle tre grandi entità economico-politiche del mondo, accanto agli USA e alla Cina. Al suo interno la Germania esercitava una sicura leadership. Se è politicamente comprensibile che gli USA, preoccupati di conservare una posizione dominante in vista di una diversa regolazione dei loro rapporti con la Cina che non esclude neppure il conflitto militare, avessero interesse a smantellare la Russia e a colonizzare l’Europa, come si può spiegare il cedimento dell’Europa, e quello della Germania costretta a tacere persino quando le distruggono un preziosissimo canale di approvvigionamento energetico? Mettiamo per un momento da parte il personale politico al governo nei principali paesi. Al di là nel caso specifico della loro modesta statura, sappiamo quanto possano essere condizionati dalla pressione esercitata dall’alleato di gran lunga più forte. Ma i centri di potere economici e finanziari del vecchio continente perché non hanno opposto alcuna resistenza? E quali possono essere stati gli argomenti, o probabilmente i ricatti, con i quali gli USA hanno potuto affermare un dominio mai così schiacciante? Sono domande forse destinate a restare senza risposta anche se è proprio da questa che dovrebbe partire una reazione veramente efficace.

Tuttavia, una volta preso atto che è stato programmato e avviato un processo che può portare quanto meno per l’Europa a una guerra senza ritorno, che gli USA ne hanno le leve di comando e che l’informazione nell’Occidente è quasi interamente piegata a creare il clima necessario perché i popoli di questa parte del mondo accettino il rischio estremo, cosa si può fare per impedirlo? A oggi gli analisti sostengono che la maggioranza delle popolazioni non è affatto rassegnata alla inevitabilità della guerra. Ma i sondaggi non dicono tutto. Quanti sono coscienti che, come minimo, la si è messa davvero nel conto e che è in quella direzione che si sta lavorando? Perché se non c’è questa percezione, rispetto alla domanda “sei favorevole a una conclusione negoziale della guerra in Ucraina o pensi che l’Ucraina debba comunque vincerla?”, è quasi scontato che la prima opzione sia maggioritaria perché è la più ragionevole e, nonostante le menzogne che si leggono o si ascoltano, la ragione per adesso continua ad avere il sopravvento. E poi si preferisce pensare che chi governa in Europa faccia sì la voce grossa, sia deciso a rifornire di armi l’Ucraina, ma non voglia spingersi oltre. E’ questa distanza fisica e psicologica dalla guerra che spiega anche l’inadeguatezza del movimento per la pace, il suo apparire soltanto in rare manifestazioni senza che vi sia alcuna continuità di iniziativa e senza una incalzante mobilitazione.

Questa situazione di stallo apparente va spezzata perché da un lato il tempo gioca a favore di chi semina quotidianamente il veleno della guerra necessaria e giusta, dall’altro il pericolo del cosiddetto incidente che taglia tragicamente la testa al toro è sempre dietro l’angolo. A mio modesto parere c’è una sola strada da percorrere. Tutte le forze di rappresentanza collettiva, partiti, sindacati, associazioni, comunità, e tutte le persone che per intima personale convinzione in qualunque modo maturata non vogliono la guerra devono rovesciare il tavolo. Storicamente, e anche nelle guerre che si stanno combattendo nella nostra epoca, il nazionalismo è stato una componente essenziale per identificare il nemico e per sostenere il ricorso alle armi. Gli interessi nazionali debbono adesso diventare la bandiera e l’obiettivo di chi non vuole la guerra. Insisto su “chi non vuole la guerra” perché quando si è lontani dal conflitto questa area indistinta di gruppi e di persone sembra avere una valenza inferiore rispetto a quella di “chi vuole la pace”. Volere la pace è una aspirazione sacrosanta la cui realizzazione però non è nelle concrete possibilità di chi la nutre, tanto che anche chi la invoca sente al riguardo la sua totale inadeguatezza. Non volere la guerra è qualcosa di più grande perché impedisce di dividersi su quale dovrebbe essere la pace giusta, e soprattutto perché responsabilizza interamente l’individuo, non assegna deleghe, unisce alla speranza un’azione, un comportamento. Assumere gli interessi nazionali attorno al rifiuto della guerra significa molte altre cose. Innanzi tutto ribadire che siamo sempre e comunque a favore della vita contro la morte e che lo restiamo anche se altri, fossero pure nostri alleati, dovessero preferire la guerra. In secondo luogo significa che per volere la vita si intende la migliore vita possibile e dunque è criminale smantellare la sanità, impoverire la scuola, far dilagare la povertà, e così via, per ingigantire la spesa militare cioè per foraggiare coloro che le guerre se le inventano pur di accrescere senza limiti ricchezza e potere. Fa parte degli interessi nazionali anche dire la verità e chiamare le cose con il loro nome dovunque ne sia data la possibilità e creando tutte le occasioni immaginabili per farlo. Allora chi non vuole la guerra deve cambiare linguaggio. Non serve più usare il fioretto della buone maniere, affidarsi soltanto alla ragione, spiegare che ogni effetto ha a monte una sua causa, parlare della Nato come se fosse altra cosa dagli USA che la controllano e la usano come loro esclusiva proprietà, confidare che alla fine il buon senso non può che prevalere perché la guerra, quella che ci potrebbe riguardare, è troppo brutta per essere vera. Occorre dire esplicitamente e a voce molto alta, occorre scriverlo nei volantini, nei manifesti, sugli striscioni delle manifestazioni, che chi continua a ripetere che la Russia è pronta a invadere altri paesi mente vergognosamente sapendo di mentire, che la nostra sottomissione agli interessi USA equivale a tradire l’Italia e, per chi ancora ci crede, l’Europa, significa preparare il Paese alla rovina e centinaia di migliaia di giovani alla morte e che è proprio di questo che sono responsabili quelli che ci governano, le forze politiche che tentennano, e i media che a questo esito ci accompagnano per mano. Dentro i partiti che ancora non hanno deciso di consegnarsi al vero nemico, che è chi prepara la guerra, nei sindacati, nell’associazionismo, nel movimento per la pace, nelle parrocchie, ovunque ognuno possa prendere parola, è di questo che occorre discutere ed è questo che occorre fare. Per quanto l’espressione sia abusata, prima che sia troppo tardi.


Firenze 25 marzo 2024

Comments

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Fabrice
Sunday, 31 March 2024 21:07
"Al di là nel caso specifico della loro modesta statura, sappiamo quanto possano essere condizionati dalla pressione esercitata dall’alleato di gran lunga più forte. Ma i centri di potere economici e finanziari del vecchio continente perché non hanno opposto alcuna resistenza? E quali possono essere stati gli argomenti, o probabilmente i ricatti, con i quali gli USA hanno potuto affermare un dominio mai così schiacciante? Sono domande forse destinate a restare senza risposta anche se è proprio da questa che dovrebbe partire una reazione veramente efficace.", Carlo Lucchesi

The Elephant In The Room. Prima Parte.

1."Italia primo Paese al mondo per utili nascosti all’estero, in oltre 3 milioni di conti: il record", Claudio Carollo per QuiFinanza, 5 marzo 2024

L'Italia detiene il record per utili depositati in conti correnti offshore occulti e per numero di transazioni verso banche estere, oltre al primato di truffe nell'Ue

Proseguimento:

https://quifinanza.it/economia/italia-utili-nascosti-estero-record/798483/

In particolare il seguente passaggio dell'articolo:

"Stando alle stime del rapporto sull’evasione mondiale, dei 181 miliardi di euro dislocati offshore, il 45,5%, equivalente a 82,6 miliardi, si trova negli istituti di credito svizzeri, il 33,8%, pari ad altri 61,5 miliardi, è depositato nelle aree fiscali protette all’interno dell’Unione Europea, il 14,6% (26,6 miliardi) in Asia e 11 miliardi, il 6% nei paradisi fiscali del continente americano .

1A. Versione originale dell'articolo, riservato agli abbonati:

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/03/05/litalia-ha-il-record-globale-di-utili-nascosti-allestero/7468494/




Commento

Molto più da mettere in evidenza questo dato dell'articolo:


"il 33,8%, pari ad altri 61,5 miliardi, è depositato nelle aree fiscali protette all’interno dell’Unione Europea"

Della serie : “Ma cosa crede, la plebaglia europea: che l’euro l’abbiamo creato per la loro felicità?”, Jacques Attali

Riferimento:

https://ilariabifarini.com/ong-finanza-e-migranti-il-caso-jacques-attali/


The Elephant In The Room. Seconda Parte.

Unione Europea: creazione della CIA!

Premessa

Visto e considerato che alcuni politici ed economisti già sapevano che l’euro sarebbe stato un disastro economico e sociale ( se togli a uno stato i principali strumenti di politica economica e finanziaria diventa una colonia e una colonia senza alcuna sovranità monetaria sarà solo da sfruttare e impoverire e mai da valorizzare ) e allora come mai non hanno potuto parlare su TV e giornaloni, chi era l’ispiratore occulto di procedere verso il disastro dell’euro? La risposta in questi quattro significativi articoli!

1. Chicca controinformativa su Altiero Spinelli considerato da TV e giornaloni uno dei padri nobili della UE.

Altiero Spinelli scrive infatti nel suo Diario il 12 aprile 1953: “Per quanto non si possa dire pubblicamente, il fatto è che l’Europa per nascere ha bisogno di una forte tensione russo-americana, e non della distensione, così come per consolidarsi essa avrà bisogno di una guerra contro l’Unione Sovietica, da saper fare al momento buono in cui il regime poliziesco sarà marcio[...].” [2]
L'unità europea non è quindi un qualcosa di a sé stante fatta sulla Luna, ma che va inquadrata nella realtà concreta in cui viene concepita e sorge; sin dall'inizio, in particolare, non è disgiungibile dalla strategia e dagli interessi dell'imperialismo statunitense.
Negli ultimi anni di vita, è ancora Altiero Spinelli a riconoscerlo e anzi a rivendicarlo apertamente, intervenendo al congresso del Partito Radicale nel 1985: “Ci sono essenzialmente due metodi che sono contemporaneamente in opera; c'è il tentativo […] di un'Europa che sia fatta dagli europei. E c'è contemporaneamente il tentativo di un'Europa che sia fatta dagli americani. E vorrei che non ci sdegnassimo inutilmente, e in fondo non seriamente, di questa seconda alternativa. L'unità imperiale sotto l'egida americana è certo anche assai umiliante per i nostri popoli ma è superiore al nazionalismo perché contiene una risposta ai problemi delle democrazie europee, mentre il ritorno al culto delle sovranità nazionali non è una risposta. [...]
Le due forme stanno procedendo insieme e noi le vediamo sotto i nostri occhi; e guardate, non si può abolire l'una nella misura in cui si sviluppa l'altra. [...] È attraverso queste due che l'Europa va muovendosi.
[…] Ebbene, noi abbiamo una serie di eserciti apparentemente nazionali inquadrati sotto il comando americano e nel sistema imperiale americano. E la responsabilità fondamentale della difesa dell'Europa ce l'hanno oggi gli americani. Noi formiamo truppe di ausiliari.” [3]
Più chiaro di così
Non può quindi sorprendere quanto appare nero su bianco nei documenti dell'intelligence Usa venuti alla luce grazie al ricercatore della Georgetown University Joshua Paul e ripresi dal Telegraph in un articolo del 2000: nel 1948 venne creato il Comitato Americano per l'Europa Unita (ACUE), guidato dall'ex capo dell'OSS (poi CIA) William J. Donovan e da Allen Dulles, poi capo della Cia. [4]
Il Comitato, attraverso finanziamenti delle fondazioni Rockefeller e Ford, aveva il compito di sostenere e indirizzare la campagna per l'integrazione politica europea in chiave anti-comunista, in particolare finanziando il Movimento Europeo e la Campagna Giovanile Europea. [4]
Secondo questi documenti desecretati, il Comitato disponeva a metà degli anni '50 di circa 1 milione di dollari all'anno; nel 1958, per esempio, fornì il 53.5 per cento dei fondi del Movimento.
Fu ad esempio un memorandum del 26 luglio 1950 firmato dal generale Donovan a dare istruzioni per mettere in atto una campagna per promuovere la creazione del Parlamento europeo. [5]
Non si tratta quindi di complottismo, ma semplicemente della dimostrazione di una lucida e dichiarata strategia politica dell'imperialismo statunitense, accettata da gran parte delle classi dirigenti europee, che ha accompagnato sin dalle origini il mitico progetto comunitario.
Come scrive Brzezinski, “L’ Europa unita doveva fungere da strumento di colonizzazione Usa e testa di ponte verso il continente asiatico.” [6] Per caso vi suona familiare?
È del resto ancora Altiero Spinelli, con encomiabile schiettezza, a darne conferma nel suo Diario descrivendo il suo viaggio negli Usa del 1955: “Assai più interessante è stato l’incontro con Richard Bissell – Central Intelligence Agency. Ha mostrato subito un assai vivo interesse per i miei piani, ed ha promesso di intervenire presso Donovan e presso la Ford Foundation. [...] Ho visitato Donovan. Era presente anche Hovey, Executive Director dell’American Committee on United Europe [...] entrambi entusiasti del mio piano. Donovan si è impegnato formalmente a cercar fondi. Ha approvato la mia decisione di far in modo che sia io a dirigere l’operazione. […] Praticamente ho ottenuto la garanzia dell’appoggio dell’USIA, della Ford Foundation e dell’ACUE. Più di questo non potevo sperare.” [2]

Proseguimento con riferimenti:

https://www.lacittafutura.it/esteri/il-mito-reazionario-dei-padri-fondatori-dell-ue


2. http://www.storiainrete.com/10942/in-primo-piano/lunione-europea-lha-fatta-nascere-la-cia/

3. https://www.italiaoggi.it/news/la-ue-fatta-nascere-dalla-cia-2053384

In particolare il seguente passaggio finale da sottolineare col pennarello rosso:

"L'archivio scoperto da Paul contiene anche un memorandum datato 11 giugno 1965 in cui la sezione «affari europei» del dipartimento di stato Usa consiglia al vice-presidente dell'allora comunità economica europea, l'economista francese Robert Marjolin, di perseguire l'obiettivo dell'unificazione monetaria europea agendo sottotraccia: gli raccomanda di sopprimere il dibattito al riguardo fino al momento in cui «l'adozione di tali proposte diventerà virtualmente inevitabile»."

4. http://vocidallestero.it/2016/06/07/aep-lunione-europea-e-sempre-stata-un-progetto-della-cia/

"Mettiamo per un momento da parte il personale politico al governo nei principali paesi. Al di là nel caso specifico della loro modesta statura, sappiamo quanto possano essere condizionati dalla pressione esercitata dall’alleato di gran lunga più forte.", Carlo Lucchesi

Troppo buono, trattasi invece di barcate di Plata ( = Un Sacco di Sghei, Dané, Piccioli, Piotte! ), eccole arrivano!

1. How Does Washington Control Foreign Leaders? “We Give Them Bags Full Of Cash”…

"Years ago I was in the Pentagon in the office of a very high official being offered an important appointment. I used the opportunity to ask a question about something that had long puzzled me. How, I asked, does Washington manage to get foreign governments to support Washington’s interests at the expense of their own countries? “Money,” the high Pentagon official said. “You mean foreign aid,” I said. “No,” the official said, “we give the political leaders bags full of money. We own them. They report to us.”, by Paul Craig Roberts , May 15, 2022

Riferimento:

https://www.paulcraigroberts.org/2022/05/15/the-kremlin-never-learns-2/

Commento

E le Isole del Tesoro ( paradisi fiscali occidentali offshore ) servono anche a imboscare questo tipo di gigantesche tangenti!!

Vedasi:

https://pierluigifagan.wordpress.com/2012/12/17/le-isole-del-tesoro/

2. I fondatori europei della Ue sono creature mitiche. Washington ha utilizzato i politici pilotandoli nella creazione dell’Unione Europea. 

Alcuni anni fa sono stati rilasciati dei documenti della Cia che dimostrano che l’Ue è stata un’iniziativa della Cia stessa. Nel 1970 il presidente per la discussione della tesi del mio dottorato di ricerca, divenuto poi un funzionario di alto rango a Washington addetto al controllo degli affari di sicurezza internazionale, mi ha chiesto di intraprendere una missione delicata all’estero. Ho rifiutato. Tuttavia, egli ha risposto alla mia domanda: «Come fa Washington a fare in modo che i paesi stranieri facciano ciò che Washington vuole?». «Soldi», ha detto. «Diamo ai loro leader borse piene di soldi. Appartengono a noi».


Riferimento:

https://www.libreidee.org/2016/08/craig-roberts-sembra-ue-ma-e-cia-il-suo-veleno-leuro/
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Paolo
Saturday, 30 March 2024 20:29
Quando la Stampa è asservita la Democrazia è già crollata!
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Mara
Saturday, 30 March 2024 14:40
Condivido questo articolo in tutto.
Aggiungo una mia considerazione non so quanto si avvicinò alla realta
ovvero che in questo conflitto che contrappone due blocchi uno a guida Usa l'altro con i paesi
Del Brics la guerra convenzionale che coinvolge diretta
mente Ucraina e Russia
ha una durata relativa vista la
postura che ha assunto il blocco a guida
Usa che ha sempre respinto le offerte di pace di Putin potrebbe presentare questo dilemma: o si fanno trattative di pace in modo serio da parte di entrambi i contendenti o
Si potrebbe verificare la guerra nucleare. Cioè potrebbero non esserci vie di mezzo se non si iniziano da subito negoziati..






A la postura

di
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Tonino
Saturday, 30 March 2024 10:38
Ottimo articolo, da diffondere il più possibile.
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Franco Trondoli
Friday, 29 March 2024 18:49
Non posso fare altro che invitare ogni lettore a comparare i due articoli.
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/22731-rocco-ronchi-guerra-la-logica-della-potenza.html
Buona Fortuna
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enrico
Friday, 29 March 2024 18:33
Finalmente un articolo che centra il problema appieno: lo STRAPOTERE MEDIATICO (troppo, troppo, troppo sottovalutato da chi è "colto" e come tale non si accorge della presa che fa sulla stragrande maggioranza delle persone).
Bravissimo l'autore, condivido con tutto me stesso dalla prima all'ultima parola.
Riguardo la del tutto inspiegabile razionalmente determinazione a soffiare sul fuoco a tutti i costi ed a mentire spudoratamente, mi rimane essa spiegabile solo come effetto di lavaggi del cervello segreti o di uso di chissà quale strumento psicotropo.
Ancora un bravissimo a Carlo Lucchesi, sono con te!
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Emanuele
Friday, 29 March 2024 20:08
Non credo ci sia chissà che lavaggio del cervello dietro, secondo me è più spiegabile con qualche sorta di garanzia su canali di protezione/fuga verso i paesi più ad ovest del continente o direttamente sul suolo USA. Questo potrebbe valere non per tutta la borghesia in blocco (politica, finanza, media, economia), ma sicuramente per le sfere più in alto. Poi ovviamente c'è anche una componente di aderenza ideologia ai limiti del fanatismo religioso.
Una considerazione sul pezzo, l'istanza n.1 la si deve fare per ottenere la chiusura o quantomeno un'operazione totale di tutti i media; ancora prima che sulla guerra, TV, giornali e internet. Non c'è più letteratura un briciolo di deontologia rimasta nell'operato di questo apparato, senza esagerare il 50% di quello che dicono è pura menzogna, e l'altra metà è mistificazione. Pensare che una volta terminata questa guerra si possa tornare ad avere fiducia in questo sistema, come se non fosse accaduto nulla e non avessero svelato la loro vera natura in questi due anni, è pura follia, significa consegnare il futuro di questa civiltà ad un gruppo di criminali.
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