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controlacrisi

Il colpo di stato monetario nel cuore dell'Europa

Avanti tutta e tutti zitti


Domani Mario Draghi, governatore della Banca D'Italia osannato dalla destra e dalla sinistra social liberista come possibile capo della BCE, riunirà il Financial Stability Forum per cercare di trovare una quadra rispetto all'annunciato processo di riforma delle regole di mercato che dovrà discutere il prossimo G 20 che si terrà a Toronto. Le ultime riunioni del G 20 si sono concluse con un inno lanciato proprio dall'Italia alla correttezza, alla trasparenza, alla integrità. Chiaramente, il fatto che un governo come il nostro si faccia promotore di questi valori per definire un nuovo capitalismo etico è tutto dire. La settimana scorsa ha fatto molto discutere la lettera di Francia e Germania alla commissione europea che tra le righe veniva accusata di immobilismo rispetto alla speculazione ( l'asse franco tedesco ha chiesto lo stop della vendita di titoli allo scoperto). La lettera ha suscitato una reazione stizzita da parte della commissione che ha fatto sapere ai due governi che su questo punto non c'è accordo fra gli stati in Europa, quindi - per la gioia degli speculatori - tutto è rimandato. I governi europei hanno impiegato una nottata per concordare politiche di rigore e salvare le banche con i nostri soldi, ma non trovano un accordo per bloccare la speculazione, questa è la verità. Pensare poi che gli stessi uomini e centri d'interesse che non vogliono impedire la speculazione andranno a discutere al G 20 di come riformare il capitalismo è tutto dire. Ma non vogliamo polemizzare oltre su questo aspetto.

Oramai sono anni che i grandi della terra s'incontrano saltando da una crisi all'altra senza venire a capo di nulla. Più interessante invece è ragionare di Europa, perchè prima del vertice del G20 la politica europea si muoverà di nuovo. Probabilmente il vecchio continente, stretto nel morso della crisi dovrà presentarsi al G 20 con qualcosa in mano per rassicurare i mercati finanziari. I lavori per presentarsi nel migliore dei modi, sono infatti già iniziati e proseguono più o meno silenziosamente ad opera dei tecnici della finanza europea e dei governi. Il tutto da quanto possiamo capire va verso la consacrazione di quello che abbiamo definito il colpo di stato monetario attraverso la modifica del patto di stabilità. A quanto sappiamo giovedì si riunirà a Bruxelles il Consiglio europeo per trovare un accordo su come creare un 'governo economicò per l'Europa', e di questo già inizieranno a parlare domani a Berlino Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy. Il quadro che si delinea è abbastanza inquietante, se in Europa si sta lavorando per accentuare il carattere autoritario e monetarista del vecchio continente espropriando gli stati del potere in campo economico, nel loro verasnte interno gli stati si apprestano sempre di più a fare i gendarmi di questo processo, cercando di azzerare il conflitto sociale. Le parole di oggi del Ministro Tremonti pronunciate all'assemblea della CISL rispetto al ricatto di Pomigilano sono chiarissime.

Mano invisibile in economia, pugno di ferro per i lavoratori. Di fatto chi sta lavorando materialmente a codificare il nuovo patto di stabilità è però la task force presieduta dal presidente Ue, Herman Van Rompouy. Già il termine task force chiarifica come e quanto i parlamenti siano stati di fatto completamente esautorati dalle decisioni in campo economico a favore degli esecutivi. Com'è stato detto più volte la procedura con la quale verranno recepiti questi atti non sarà quella di rivedere il patto di stabilità ma di attuare il tutto con atti regolamentari che non necessitano di pronunciamenti da parte delle assemblee legislative. I punti chiave del nuovo patto di stabilità sono due, l'esame preventivo sulle manovre di bilancio dei singoli paesi europei e le sanzioni. In poche parole il patto di stabilità non avrà più una funzione post ma anche preventiva, l'Europa metterà non solo il naso, ma le mani, nella nostra sovranità economica indirizzando le manovre di riforma strutturali ( pensioni, sanità, privatizzazioni ecc. ecc.). Per quanto riguarda le sanzioni invece, saranno più dure per chi non rispetta il dettato delle tecnocrazie finanziarie, e dovranno essere più tempestive ed efficaci per i Paesi eccessivamente indebitati che non rispettano gli 'early warning' di Bruxelles. Berlino, però chiede ancora più rigore in termini di limiti del deficit e di 'vigilanza preventivà sui conti pubblici degli Stati membri, ma soprattutto vuole fissare sanzioni più dure che non lascerebbero margini di manovra ai singoli stati membri.

Sarebbe bene leggere con attenzione questo processo, perchè una volta messo in piedi, durerà a lungo e nessun governo potrà scardinarlo a patto di non rinunciare all'area Euro. In questo quadro la totale assenza d'intervento da parte della politica italiana - tranne i soliti comunisti - è inquietante e lascia intendere la vastità degli interessi che sostengono questo processo. Parlare di alternanza di governo in questo quadro rischia di essere patetico, parlare di governo di alternativa con le stesse forze che di fatto assecondano queste scelte è pura ipocrisia.

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