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La terza guerra mondiale e il fondamentalismo islamico di Domenico Moro

Recensione di Barbara G.V. Lattanzi

La terza guerra mondiale Domenico Moro 689x1024La maggioranza delle posizioni riguardo al fenomeno del jihadismo si può grosso modo dividere in due filoni, che corrispondono pressappoco alle visioni orientalista e occidentalista dei rapporti con il mondo islamico. Alla prima, connotata da un etnocentrismo occidentale, possiamo ascrivere i contributi viziati da una visione vetero-positivista che relega i fenomeni religiosi a elementi residuali incompatibili con un progresso tecnico e sociale in senso democratico. Alla seconda critica appartengono soprattutto le categorie occidentali derivate e influenzate da esigenze economiche e politiche legate all’imperialismo. La maggior parte dei contributi in questo senso è ascrivibile quindi a una di queste due correnti opposte tra loro, entrambe inefficaci sia dal punto di vista epistemologico che da quello della prassi politica. Tali opposte concezioni si collocano infatti entrambe allo stesso livello trivializzante come apologia del sistema globale lacerato dal cosiddetto scontro di civiltà.

Per uscire dall’impasse che impedisce una corretta analisi del fenomeno e del significato dei fatti storici degli ultimi anni è necessario un salto di qualità che permetta una visione ampia del sistema mondiale cogliendone contraddizioni e limiti per definire la funzione delle guerre comprese quelle che chiamiamo “di religione”.

La prospettiva adottata dal Domenico Moro, in questo come nei suoi precedenti saggi, è quella del marxismo scientificoi, lontano dalle molteplici semplificazioni e riduzioni che hanno contribuito a screditare l’opera del filosofo politico di Treviri. L’analisi condotta in questa maniera coerentemente ai suoi presupposti rivela la complessità delle conseguenze di una crisi globale dovuta all’esaurimento della funzione del capitalismo, il riflesso mai diretto o automatico delle disfunzioni economiche che giunge a influenzare anche la vita spirituale, sia in senso collettivo che individualeii.

Per comprendere la crisi globale è infatti necessaria un’analisi che ne colga da una parte la complessità, dall’altra le dinamiche sottostanti i fenomeni.

Sulla scia del suo precedente lavoro, riguardante le cause e gli effetti della crisi in Italia all’epoca della globalizzazioneiii, l’autore amplia lo sguardo per osservare i fenomeni in Europa e oltre, partendo dal recente rovesciamento degli stati arabi laici nel primo capitolo, per poi analizzare la funzione dell’immigrazione in Europa e il suo impatto sul mondo del lavoro, il ruolo della religione sia in senso generale che in questa specifica fase e la degenerazione fondamentalista in associazione con la decadenza dei movimenti di sinistra, la peculiare convergenza tra jihadismo e imperialismo nella loro interazione, infine una panoramica cui movimenti radicali-takfiriiv e la tendenza alla guerra strutturalmente insito nell’assetto imperialista e nella sua configurazione economica.

 

Imperialismo, jihadismo e guerra glocalizzata

La particolarità del fondamentalismo e del jihadismo sta nel suo presentarsi a vari livelli come sia come fenomeno glocale, prendendo in prestito la definizione di Zygmunt Bauman, sia nella sua interazione da una parte rivolta alle classi dominanti, dall’altra alla lusinga e evangelizzazione delle classi subalterne.

Storicamente si evidenzia un’evoluzione delle ideologie e dei gruppi pietisti e militarizzativ che trova la sua radice in movimenti anticolonialisti per poi finire, nel mutamento geopolitico degli ultimi decenni, a un’interazione simbiotica, se non – a volte – funzionale al capitalismo imperialista dei paesi sia orientali che occidentali che Moro definisce come “utilizzo spregiudicato”vi, descrivendo compiutamente alcuni eventi storici del Nordafrica e la presa del potere dei Talebani nell’Afganistan che le potenze atlantiche volevano sottrarre ai sovieticivii.

L’analisi dell’autore muove dunque da premesse economiche sulla funzione del capitalismo avanzato e del nesso tra capitalismo finanziario e imperialismoviii per comprendere questa nuova guerra informale nell’epoca delle spedizioni militari e proxy war (guerre per procura)ix che si manifesta a volte come faida intertribale e dissidio religioso in alcuni casi anche interno all’Islam sunnita, altre volte come epocale scontro di civiltà, attentati estemporanei ad opera di piccoli gruppi in vari luoghi del globo e lunghe guerre in paesi sfortunatamente ormai sempre presenti nelle nostre cronache.

A dispetto della rimozione (nel senso di volontaria omissione) del termine guerra dal linguaggio dei media e delle istituzioni, Moro mostra i dati relativi all’aumento della spesa bellica e la corsa agli armamenti di questo ultimo periodo. La guerra non è infatti accidentale nei sistemi capitalisti, ma deve essere concepita come mezzo di profitto o, sempre più, come espediente per risolvere le contraddizioni a cui tale sistema va necessariamente incontro, nella sua fase avanzata che determina il crollo del saggio di profitto.

L’autore sintetizza le fasi in cui si articola storicamente l’imperialismo, fasi che dimostrano la correttezza delle previsioni di Hobson e Leninx. La prima è la fase del colonialismo classico, che va dalla metà del diciannovesimo secolo alla seconda guerra mondiale. La seconda, avviata dalla Rivoluzione d’ottobre, attraverso la Terza Internazionale dà il via ai movimenti di liberazione delle colonie e si conclude con la decolonizzazione e la tendenza dei popoli liberati a volgersi verso l’emancipazione socialista. La terza fase, quella attuale, è iniziata con il crollo dell’URSS e la costruzione di un mercato globale in cui i paesi imperialisti reclamano il ritorno al dominio coloniale in forma diversa secondo il nuovo assetto geopolitico economico e le mutate condizioni del sistema capitalista (caduta tendenziale del saggio di profitto nei paesi occidentali), dando luogo a un’accelerazione degli investimenti esteri e una deindustrializzazione e conseguente pauperizzazione delle economie avanzate (come, per esempio, i paesi dell’Unione Europea)xi, portando a quella che è stata definita la logica bellica della globalizzazionexii, laddove lo stesso processo di globalizzazione finanziaria svela la sua essenza imperialistica nella nuova ottica del neoliberismoxiii.

 

Religione e secolarizzazione secondo l’approccio del materialismo storico

Nei suoi scritti Karl Marx si muove da una critica alla religione che funge da “oppio”xiv anestetico, ma anche falsa coscienza da superare per svelare la realtà dell’oppressione reale nascosta sotto la sua maschera metafisicaxv a un rigetto di quanti propongono una laicizzazione forzata e rinuncia alle istanze religiose in quanto elementi di soggiogazione e divisione, argomentando che ciò non comporta un’emancipazione socialexvi, conseguibile invece solo attraverso la prassi rivoluzionaria dei rapporti di produzione. La base della “critica irreligiosa” è nell’affermazione, nell’introduzione alla Critica alla Filosofia del Diritto hegeliana “L’uomo fa la religione, non la religione l’uomo”xvii. Nel marxismo classico (al riparo dalle seguenti speculazioni tendenti per lo più ad un attacco baueriano e frontale alle confessioni) la religione è principalmente “sospiro della creatura oppressa”xviii, prima che giogo sovrastrutturale e strumento di dominazione in mano alle classi dominantixix. Il laicismo e il relativismo culturale non sono, d’altronde, meno ideologici delle confessioni religiose: “Quando nel secolo diciassettesimo le idee cristiane soggiacquero alle idee dell’Illuminismo, la società feudale stava combattendo la sua lotta suprema con la borghesia, allora rivoluzionaria. Le idee di libertà di coscienza e di religione non furono altro che l’espressione del dominio della libera concorrenza nel campo della coscienza”xx.

“Il marxismo non è una religione, ma una concezione scientifica del mondo e della vita. L’ideologia socialista non ha scritto nel suo programma la parola d’ordine confusionaria della soppressione della religione, ma la parola d’ordine progressiva della soppressione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo” scriveva Ambrogio Donini nel suo Breve Trattato di Storia delle Religioni, in aperta critica delle politiche antireligiose sovietiche.

 

Fondamentalismo, neoliberismo e guerra globale

Trasgredendo alle convenzioni della maggior parte dei pensatori di sinistra contemporanei, Domenico Moro segue l’impostazione marxianaxxi come espressa dal Donini, analizzando l’evoluzione storica dei movimenti radicali islamici ma ricercandone le ragioni strutturali che hanno portato da una parte all’affermazione dell’islamismo militante, con la frantumazione dei movimenti di sinistra tendenti all’emancipazione nazionale e socio-economica, dall’altra all’utilizzo di tali fazioni per scopi di egemonia geopolitica funzionali all’imperialismo e alla globalizzazione neoliberista.

In questo quadro i vari fenomeni non sono intesi come a sé stanti e scissi l’uno dall’altro, ma ricondotti tutti, singolarmente e nella loro reciproca interazione, alla loro origine dalle condizioni e dal mutamento strutturale del capitalismo dell’epoca attuale. Primavere arabe, fenomeni migratori di massa – e la loro funzione sul mercato del lavoro e sui salari – guerre dirette e indirette, spesa per gli armamenti, galassie di gruppi e gruppuscoli terroristici in continuo mutamento, crisi dei partiti di sinistra e associazioni sindacali, scarsa rappresentatività delle istituzioni democratiche e astensionismo elettorale, politiche ordoliberaliste incentrate sulla moneta europea e altro ancora possono essere analizzati e ricondotti alle medesime cause strutturali, dimostrando ancora una volta, dopo più di un secolo, l’attualità dell’analisi economica del Capitale di Marx.

Un’attenzione particolare è dedicata alle condizioni dei paesi dell’Unione economica e valutaria Eeuropea e alle conseguenze delle politiche economiche di orientamento monetarista e mercantilista, al fine di spiegare le conseguenze sociali e la crescente polarizzazione sociale che è tutt’altro che accidentale che accentuano una duplice tendenza, all’interno quella verso l’impoverimento e la polarizzazione sociale,e, all’esterno,quella verso l’espansione economica, la disgregazione degli stati deboli e la guerra.

In conclusione, il saggio è un’ esame compiuto, mai scontato, dei fenomeni attuali di livello sovranazionale, perfettamente coerente alle premesse teoriche e metodologiche dichiarate, che permette una lettura del presente alla luce delle evoluzioni storiche economico-politiche al fine della comprensione della complessità e delle decisioni che permettano la prassi politica.


L’autore
Domenico Moro è nato e vive a Roma, è laureato in Sociologia alla Sapienza di Roma e ricercatore presso l’Istat. Da anni si occupa di politica e economia adottando un approccio marxista, con particolare riguardo ai fenomeni della globalizzazione e l’economia politica internazionale. Ha pubblicato diversi saggi, tra cui Globalizzazione e decadenza industriale e Nuovo compendio del Capitale.
Bibliografia
A.A.V.V., Critical Globalization Studies ; Psychology Press, 2005
A.A.V.V., Marxism and World Politics : Contesting Global Capitalism; Routledge, 2010
A. Donini, Breve storia delle religioni; NC, 2010
J.A. Hobson, L’Imperialismo; NC 1996
E. Illas “Survival, or, the War Logic of Global Capitalism” Décalages: Vol. 2: Iss. 1. 2016
B. Lattanzi, Islam e derive radicali su Comunicazionepuntodoc nr. 13; Fausto Lupetti ed., 2015
V. Lenin, L’imperialismo, Fase Suprema Del Capitalismo; CreateSpace Independent Publishing Platform, 2016
K. Marx, Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico; Editori Riuniti 2016
K. Marx, Sulla questione ebraica; Bompiani 2007
K, Marx, F. Engels, Manifesto del partito Comunista; Editori Riuniti 1962
D. Moro, Globalizzazione e decadenza industriale. L’Italia tra delocalizzazioni, «crisi secolare» ed euro; Imprimatur 2015
M. Ukweni, Marxism and critical Theory Western Marxism, contemporary global power and War on Terror ; scaricabile da https://www.academia.edu/27463964/MARXISM_AND_CRITICAL_THEORY_WESTERN_MARXISM_CONTEMPORARY_GLOBAL_POWER_AND_WAR_ON_TERROR_IN_PARTIAL_FULFILMENT_OF_COURSE_REQUIREMENT_IN_INTERNATIONAL_POLITICS_THEORY_AND_PRACTICE_PRESENTED_IN_THE_DEPARTMENT_OF_POLITICAL_SCIENCE_UNIVERSITY_OF_CALABAR
Note

i Per marxismo scientifico si intende, sulla scia delle definizioni di Della Volpe e Althusser, l’utilizzo delle categorie tratte in particolare dal Capitale per l’analisi di fenomeni strutturali e sovrastrutturali

ii Per un approfondimento: A.A.V.V., Marxism and World Politics: Contesting Global Capitalism; Routledge, 2010 e Mba Ukweni, MARXISM AND CRITICAL THEORY WESTERN MARXISM, CONTEMPORARY GLOBAL POWER AND WAR ON TERROR ; scaricabile da https://www.academia.edu/27463964/MARXISM_AND_CRITICAL_THEORY_WESTERN_MARXISM_CONTEMPORARY_GLOBAL_POWER_AND_WAR_ON_TERROR_IN_PARTIAL_FULFILMENT_OF_COURSE_REQUIREMENT_IN_INTERNATIONAL_POLITICS_THEORY_AND_PRACTICE_PRESENTED_IN_THE_DEPARTMENT_OF_POLITICAL_SCIENCE_UNIVERSITY_OF_CALABAR

iii Domenico Moro, Globalizzazione e decadenza industriale. L’Italia tra delocalizzazioni, «crisi secolare» ed euro; Imprimatur 2015

iv Per takfirismo si intende un atteggiamento settario e generalmente violento in ambito islamico, dall’arabo: ﺗﻜﻔﻴﺮ‎ , takfīr, che indica coloro che “escludono” (il termine contiene la stessa radice della parola كافر‎‎ kāfir, generalmente tradotto come “miscredente”, in realtà indica coloro che rifiutano e coprono una verità). Per approfondimenti cfr. A.A. V.V., Accusations of Unbelief in Islam. A Diachronic Perspective on Takfīr ; Brill, Leiden –Boston 2016; e J.P. Hartung, “The Limits of the Dialogical: Thoughts on Muslim Patterns of In-and Exclusion” in Culture and Dialogue: Volume 3, Issue Number 1 – March 2013; Cambridge Scholars Publishing

v Per una panoramica delle maggiori ideologie fondamentaliste e della loro storia cfr. il mio articolo Islam e derive radicali su Comunicazionepuntodoc nr. 13; Fausto Lupetti ed., 2015

vi Domenico Moro, La terza guerra mondiale e il fondamentalismo islamico, Imprimatur 2016; pag. 14

vii Ibid. pagg. 62 e 63

viii Cfr V. Lenin, L’imperialismo, Fase Suprema Del Capitalismo; CreateSpace Independent Publishing Platform, 2016

ix Domenico Moro, La terza guerra mondiale e il fondamentalismo islamico, Imprimatur 2016; pag. 111

x Ibid. pagg. 122 e 123 e Luca Meldolesi, Introduzione a Hobson, L’Imperialismo; NC 1996

xi Idib. Pagg. 121 e seg.

xii Illas, Edgar (2016) “Survival, or, the War Logic of Global Capitalism,” Décalages: Vol. 2: Iss. 1. Available at: http://scholar.oxy.edu/decalages/vol2/iss1/23

xiii David Harvey, “From Globalization to the new Imperialism” in A.A.V.V ., Critical Globalization Studies ; Psychology Press, 2005, pag. 99

xiv K. Marx, Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico; Editori Riuniti 2016; Introduzione

xv Ibid.

xvi Cfr. K. Marx, Sulla questione ebraica; Bompiani 2007

xvii K. Marx, Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico; Editori Riuniti 2016; Introduzione

xviii Ibid.

xix La funzione di dominazione delle ideologie in quanto strumenti delle classi dominanti è presente in altri scritti del filosofo, ma nelle opere citate egli sembra rendersi conto della maggiore complessità delle dottrine confessionali e culti, mettendone in risalto la loro origine popolare.

xx K, Maex, F. Engels, Manifesto del partito Comunista; Editori Riuniti 1962, pag. 86

xxi Cfr. in particolare Moro, La terza guerra mondiale e il fondamentalismo islamico, Imprimatur 2016; pagg. 37-40

Comments

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Zenobia van Dongen
Sunday, 20 January 2019 03:45
L'Islam è una religione che risale a 1400 anni fa. Per capire l'Islam devi leggere i suoi testi fondamentali e la sua storia. Dal momento che l'autore non ha fatto questo, qualunque cosa egli dica sull'Islam è una sciocchezza. Quindi tutta questa discussione è una completa perdita di tempo e tutte queste conclusioni sono inutili.
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