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antropocene

Engels e il secondo fondamento del marxismo

di John Bellamy Foster

MR giu23Nella pagina iniziale di The Return of Nature, ho fatto riferimento al «secondo fondamento» del pensiero socialista in questi termini:

«Per la teoria socialista come per l'analisi liberale – e per la scienza e la cultura occidentali in generale – la nozione di conquista della natura e di esenzione dell'uomo dalle leggi naturali è stata per secoli un tropo importante, che riflette l'alienazione sistematica della natura.

La società e la natura sono state spesso trattate dualisticamente come due regni completamente distinti, giustificando l’espropriazione della natura e, con essa, lo sfruttamento della più ampia popolazione umana. Tuttavia, diversi pensatori di sinistra, molti dei quali appartenenti all'ambito delle scienze naturali, le quali costituiscono una sorta di secondo fondamento del pensiero critico, e altri nelle arti, si sono ribellati a questa concezione ristretta del progresso umano, generando una più ampia dialettica dell'ecologia e un materialismo più profondo che ha messo in discussione le depredazioni ambientali e sociali della società capitalistica».[1]

Le origini e lo sviluppo di questo secondo fondamento del pensiero critico nella filosofia materialista e nelle scienze naturali e il modo in cui esso ha influenzato lo sviluppo del socialismo e dell'ecologia costituiscono la storia centrale raccontata in The Return of Nature. La sfida iniziale di un'analisi di questo tipo è stata quella di spiegare come il materialismo storico, nella concezione dominante del XX secolo in Occidente, sia stato inteso come strettamente confinato alle scienze sociali e umane, dove era avulso da qualsiasi autentica dialettica materialista, in quanto tagliato fuori dalla scienza naturale e dal mondo fisico-naturale nel suo complesso.

Le esplorazioni della dialettica della natura da parte di Friedrich Engels e i contributi marxiani alla scienza naturale erano comunemente trattati nella tradizione filosofica marxista occidentale come se semplicemente non esistessero. Nella visione dominante del marxismo in Occidente, il mondo fisico-naturale era considerato al di fuori del dominio del materialismo storico. Il regno dell'esistenza biofisica veniva così ceduto a una scienza naturale che era vista come di orientamento intrinsecamente positivista. Questo era talmente vero che, con l'ascesa del movimento ambientalista negli anni Sessanta, a coloro che a sinistra accusavano erroneamente il marxismo di aver contribuito poco o nulla allo sviluppo dell'analisi ecologica, non è mai venuto in mente di guardare oltre le scienze sociali ai contributi socialisti nelle scienze naturali, da cui è nata l'odierna ecologia dei sistemi. L'ironia della sorte voleva che il socialismo non solo si fosse impegnato con l'ambiente naturale, ma che, di fatto, fin dall'inizio avesse svolto un ruolo centrale nello sviluppo di un'ecologia critica all'interno della scienza e della filosofia materialista.

Parte del problema era che l'intera tradizione del “materialismo dialettico”, collegata in particolare al marxismo sovietico, era stata dichiarata dalla tradizione filosofica marxista occidentale come costruita su false fondamenta. Si sosteneva che la dialettica della natura, contrapposta alla dialettica della società, dovesse essere rifiutata in quanto priva di un identico soggetto-oggetto e quindi di una riflessività assoluta. Ma rifiutando la dialettica della natura, il marxismo occidentale fu costretto ad astenersi quasi completamente dal mondo naturale, se non nella misura in cui si può dire che esso influisca sulla psicologia o sulla natura umana o abbia un impatto indiretto attraverso la tecnologia. Ciò ha incoraggiato uno spostamento verso un'interpretazione più idealistica del marxismo.[2]

Certo, il marxismo classico di Karl Marx ed Engels a metà del XIX secolo ha avuto origine dalla critica delle scienze sociali. Come scrisse Engels, «l’economia politica classica» era «la scienza borghese della società» e, in quanto tale, nemica del socialismo.[3] La critica di Marx all'economia politica classica mirava a scoprire il «segreto laboratorio» dello sfruttamento e dell'espropriazione di classe su cui si basava il modo di produzione capitalistico.[4] Fu questa critica, quindi, a costituire la base iniziale del marxismo. Ma fin dall'inizio, la concezione materialistica della storia nella scienza sociale critica era inestricabilmente legata alla concezione materialistica della natura nella scienza naturale. Nessuna critica coerente dell'economia politica era possibile senza esplorare le effettive condizioni biofisiche della produzione collegate a quello che Marx chiamava il «generale processo di ricambio materiale della natura».[5]

Gli stessi esseri umani erano visti da Marx come esseri corporei, e quindi esseri oggettivi, con i loro oggetti al di fuori di loro stessi. Esisteva quindi, in definitiva, solo un’«unica scienza» considerata «da due lati», quello della storia naturale e quello della storia umana.[6] Era quindi necessario andare oltre la filosofia e le scienze sociali per impegnarsi nella critica anche della scienza naturale borghese. In effetti, come metodo teorico, la filosofia della prassi non poteva essere confinata nell'ambito delle scienze sociali e umane, cioè non poteva essere separata dalle scienze naturali, senza compromettere la sua critica complessiva.

Il fatto che la scienza naturale e la scienza sociale, la natura e la società, siano legate in modo inestricabile in qualsiasi tentativo di affrontare l'attuale modo di produzione e le sue conseguenze è oggi drammaticamente dimostrato dall'attuale Epoca Antropocenica della storia geologica, in cui il capitalismo sta generando una “frattura antropogenica” nei cicli biogeochimici del Sistema Terra, mettendo in pericolo l'umanità insieme a innumerevoli altre specie.[7] In queste circostanze, il ruolo dell'ecologia marxiana nella comprensione della nostra attuale situazione ambientale è di cruciale importanza. È qui che la seconda fondazione della teoria marxiana all'interno della filosofia materialistica e delle scienze naturali si rivela indispensabile per lo sviluppo di una prassi rivoluzionaria.

 

Il secondo fondamento

Marx ed Engels non vedevano la scienza, o quello che chiamavano «socialismo scientifico», nei termini delle concezioni ristrette della scienza che prevalgono ai nostri giorni, ma piuttosto nel senso più ampio di Wissenschaft, che riuniva tutte le indagini razionali fondate sulla ragione.[8] La ragione come scienza ebbe la sua massima manifestazione nell'applicazione della dialettica, che Engels definì nella Dialettica della natura come «la scienza delle leggi più generali di ogni movimento», sostenendo «che le leggi della dialettica devono essere valide tanto per il movimento nella natura e nella storia umana, quanto per il movimento del pensiero».[9] In effetti, una dialettica materialistica coerente non era possibile sulla base delle sole scienze sociali, dal momento che la produzione e l'azione umana avvenivano «nella società, nel mondo e nella natura».[10]

L'impegno con le scienze naturali divenne una necessità sempre più urgente per Marx ed Engels man mano che il loro lavoro procedeva. La teoria evolutiva di Charles Darwin, nelle parole di Marx, era «la base della scienza naturale per la nostra visione». Engels descriveva Darwin come il principale pensatore «dialettico» nell'ambito della storia naturale.[11] Le rivoluzioni nelle scienze naturali, come la chimica del suolo di Justus von Liebig, permisero a Marx di sviluppare la sua teoria della frattura metabolica. L'emergere dell'antropologia come risultato della rivoluzione del tempo etnologico trascinò Marx ed Engels in questo nuovo regno che aveva a che fare con la preistoria.[12] Essi incorporarono la nuova rivoluzione della termodinamica all'interno della fisica nella loro critica politico-economica.

Tuttavia, ci furono anche sviluppi negativi che costrinsero i fondatori del materialismo storico, a partire dagli anni Sessanta dell'Ottocento, a spostare la loro ricerca più in direzione della scienza naturale e del secondo fondamento della teoria marxista. La sconfitta delle rivoluzioni del 1848 in Germania, in particolare, aveva incoraggiato la crescita di una filosofia meccanicistica della scienza in una linea che si estendeva dall'ultimo Ludwig Feuerbach a pensatori come Ludwig Büchner, Carl Vogt e Jacob Moleschott. Allo stesso tempo, Friedrich Albert Lange aveva introdotto il neokantianesimo come prospettiva filosofica dualista volta a circoscrivere un materialismo meccanico unilaterale, separato da un ambito sociale/ideale altrettanto unilaterale. A ciò si aggiunge la diffusione in Germania dell'irrazionalismo nelle filosofie di Arthur Schopenhauer e Eduard von Hartmann, che vedevano nel materialismo e nella dialettica, principalmente in G. W. F. Hegel e Marx, il nemico.[13] Eugen Dühring si inserisce in tutto questo con un mix eclettico di idee neokantiane, pseudoscientifiche e positivistiche che prendono di mira Marx. L'agnosticismo in Gran Bretagna, nel lavoro di figure come Thomas Huxley e John Tyndall, era strettamente identificato con il neokantianesimo. Il darwinismo sociale nacque in questo periodo principalmente come attacco al materialismo storico nel lavoro dello zoologo tedesco Oscar Schmidt. A seguito di questi vari attacchi al materialismo e alla dialettica, sia Marx che Engels furono coinvolti nel compito di articolare una dialettica della natura coerente con una concezione socialista del metabolismo dell'umanità e della natura, in quello che in seguito fu variamente indicato come materialismo dialettico, naturalismo dialettico e «organicismo dialettico».[14]

Il naturalismo dialettico di Engels fu avanzato per la prima volta in forma completa nella sua influente opera Herrn Eugen Dühring’s Umwälzung der Wissenschaft (meglio nota come Anti-Dühring), completata nel 1878. La sua opera più ampia e incompiuta, scritta negli anni Settanta e Ottanta del XIX secolo, Dialettica della natura, fu pubblicata in tedesco e in russo solo nel 1925 e dovette attendere un altro decennio e mezzo prima di apparire in traduzione inglese. Tuttavia, l'argomento centrale di Engels, ovvero che «la natura è il banco di prova della dialettica», era chiaro fin dall'inizio. Tradotto in termini odierni, significava che l'ecologia è il banco di prova della dialettica.[15]

«La dialettica», nella sua forma materialistica, era, nelle parole di Engels, «la via per spiegare la coscienza dell’uomo col suo essere», piuttosto che «il suo essere con la sua coscienza»*. Essa «interpreta le cose e i concetti nella loro interdipendenza, nella loro interazione e nei cambiamenti che ne derivano, nel loro emergere, svilupparsi e scomparire». Vista in questo modo, «la natura», scrive, «non si muove nell'eterna unicità di un cerchio che si ripete in continuazione, ma [secondo] una vera e propria evoluzione». Così, «l'intera natura a noi accessibile forma un sistema, una totalità interconnessa di corpi, e per corpi qui intendiamo tutte le esistenze materiali che si estendono dalle stelle agli atomi.... È proprio la [loro] reazione reciproca che crea il movimento».[16] La natura come materia e movimento (energia trasformata) genera, nel corso della storia naturale, nuove forme emergenti o livelli integrati di esistenza materiale che nascono dal mondo fisico nel suo complesso e ne rimangono dipendenti. La società umana è, in questo senso, una forma emergente del metabolismo universale della natura con le sue leggi specifiche.[17]

Engels è stato spesso criticato a sinistra per le sue tre “leggi” dialettiche, oggi più propriamente definite principi ontologici generali, che ha presentato nelle sue opere sulla dialettica della natura: (1) la legge della trasformazione della quantità in qualità e viceversa; (2) la legge dell'identità o dell'unità degli opposti; e (3) la legge della negazione della negazione. Tuttavia, il primo di questi principi ontologici è stato a lungo riconosciuto in ambito scientifico attraverso il concetto di cambiamento di fase, mentre il secondo è il modo principale in cui la dialettica viene comunemente affrontata in filosofia e nelle scienze sociali attraverso il concetto di contraddizione, o «lo sviluppo incompatibile di elementi diversi all'interno della stessa relazione».[18] La maggior parte delle critiche si concentra quindi sulla terza di queste leggi, la negazione della negazione, che viene spesso semplicemente liquidata.[19]

Tuttavia, è importante comprendere queste tre leggi o principi ontologici nei termini di una dialettica dell'emergenza. Per Engels, tutto è movimento, attrazione e repulsione, contingenza e sviluppo, che porta a nuove forme o livelli di organizzazione nella natura e nella storia umana. La legge della trasformazione della quantità in qualità e viceversa si riferisce alla trasformazione materiale e alla trascendenza al livello più generale. Date queste tendenze, derivanti dalla trasformazione della materia e del movimento (o dell'energia) nei processi organici e inorganici, si creano naturalmente contraddizioni o elementi incompatibili, che portano al cambiamento come sviluppo, evoluzione o emergenza, la negazione della negazione.

Possiamo vedere il significato di ciò nell'approccio di Engels alla geologia. Egli trattava la geologia e la paleontologia come la storia dell’«evoluzione del mondo organico nel suo complesso», che in pratica nacque come campo sviluppato di ricerca scientifica solo alla fine del XVIII secolo. Il mondo che la geologia descrive esiste anche «in assenza di esseri umani».[20] Tuttavia, la storia geologica può essere affrontata dialetticamente, poiché «tutta la geologia è una serie di negazioni negate» che si traducono in massicce trasformazioni sulla superficie del pianeta che possono essere individuate attraverso un'attenta indagine scientifica. Engels contestava l'enfasi cruciale di Georges Cuvier sulle “rivoluzioni” o catastrofi geologiche in quanto contaminate da dogmi religiosi e sosteneva che Charles Lyell, con il suo gradualismo, aveva introdotto un approccio più scientifico alla geologia. Ma il difetto della concezione di Lyell «consisteva nel supporre costanti, in qualità e quantità, le forze agenti sulla terra», così che «il raffreddamento della terra» dovuto alle ere glaciali per lui «non esiste». In questa visione non ci sono «negazioni negate» né cambiamenti importanti e permanenti.[21]

Per Engels non esisteva un processo di formazione della superficie terrestre costante, non contingente e privo di conseguenze, in linea con l'uniformitarismo di Lyell. Non si potevano negare trasformazioni massicce della terra a certi intervalli della sua storia, come sottolineato da Cuvier. Alcune di queste critiche (e apprezzamenti) sia di Cuvier che di Lyell, avanzate da Engels, sono state poi sviluppate nel XX secolo dal paleontologo Stephen Jay Gould, che ha utilizzato proprio queste antinomie per spiegare le origini della teoria dell'equilibrio punteggiato all'interno del processo evolutivo.[22]

L'Anti-Dühring, a causa della sua ampiezza – affrontando la filosofia, le scienze naturali e le scienze sociali – divenne una delle opere più influenti del suo tempo. Contribuì a innescare lo sviluppo del materialismo di sinistra nella scienza, che in seguito ricevette un ulteriore impulso dalla pubblicazione di Dialettica della natura. Ciò facilitò importanti scoperte ecologiche, soprattutto nell'Unione Sovietica nei primi due decenni dopo la rivoluzione, e nelle isole britanniche, dove emerse una tradizione che si rifaceva sia a Darwin che a Marx. Tra le figure più importanti in Gran Bretagna vi furono l'amico di Marx, nonché pupillo di Darwin e Huxley, E. Ray Lankester, e in seguito importanti scienziati rossi e figure culturali affini come J. D. Bernal, J. B. S. Haldane, Joseph Needham, Lancelot Hogben, Hyman Levy, Christopher Caudwell, V. Gordon Childe, Benjamin Farrington, George Thomson e Jack Lindsay.[23]. Oltre alle opere di Engels sulla scienza, gli scienziati rossi attinsero a piene mani a Materialismo ed empiriocriticismo di V. I. Lenin.[24] Sebbene spesso trascurata nelle trattazioni sul marxismo, questa tradizione comprendeva i più importanti pensatori marxisti britannici dell'epoca, tutti legati alla filosofia materialista e alle scienze naturali. Il loro lavoro affondava radici profonde nella scienza naturale, la cui influenza si è estesa fino ai nostri giorni.

Gli scienziati marxisti e i filosofi materialisti sono stati oggetto di purghe in Unione Sovietica negli anni Trenta e di attacchi anticomunisti in Gran Bretagna e negli Stati Uniti negli anni Cinquanta. La soppressione della scienza rossa, che per un certo periodo sembrò quasi scomparire, ebbe profonde diramazioni per il marxismo nel suo complesso. Poiché i principali rappresentanti della tradizione filosofica marxista occidentale rifiutavano il materialismo vero e proprio a prescindere dalle relazioni economiche e di classe – posizione strettamente collegata al rifiuto della dialettica della natura – non avevano quasi nulla di sostanziale per contribuire alla critica ecologica. Questo ha portato al mito che il socialismo nel suo complesso avesse fallito in questo campo.[25] Certo, teorici critici come Max Horkheimer e Theodor Adorno hanno fatto riferimento al «dominio della natura», intendendo con ciò principalmente il ruolo svolto dalla razionalità strumentale e dalla tecnologia nella società capitalistica contemporanea, nonché i suoi effetti repressivi sulla natura umana. Tuttavia, il mondo materiale-ecologico in sé era caratteristicamente assente dalla loro analisi. Di conseguenza, erano assenti anche le connessioni dialettiche associate alla produzione sociale umana e al suo metabolismo con l'ambiente più ampio.[26]

Ciò che è diventato chiaro con la crescita dell'ecologia marxiana a partire dagli anni Ottanta è la stretta connessione tra la critica dell'alienazione economica e quella dell'alienazione ecologica nel capitalismo. Il riconoscimento che questi due aspetti costituiscono le due facce della critica storico-materialistica è diventato sempre più evidente nel contesto della crisi ecologica planetaria. Tutto ciò richiede la riunificazione della teoria marxiana, simboleggiata dal ritorno di Engels, e il tentativo di confrontarsi con il metabolismo universale della natura. C'è un'urgente necessità di superare l'attuale forma alienata del metabolismo sociale capitalista, con la sua mediazione distruttiva del rapporto umano con la natura attraverso la produzione generalizzata di merci.

 

Engels e le radici dell'Antropocene

Nel XXI secolo viviamo in un'epoca di pericolo ecologico planetario, rappresentato dalla frattura antropica nel Sistema Terra. Questo è associato all'avvento, intorno al 1950, dell'Epoca dell'Antropocene nella scala dei tempi geologici, che è succeduta all'Epoca dell'Olocene degli ultimi 11.700 anni. Il capitalismo sta attualmente superando i confini planetari che hanno definito la Terra come un luogo sicuro per l'umanità. Se tutta la storia geologica, come diceva Engels, è una storia di «negazioni negate», oggi l'Olocene – l'epoca geologica in cui è sorta e ha prosperato la civiltà umana – viene negato dal sistema di accumulazione del capitale, portando all'attuale crisi dell'Antropocene.

Se volessimo risalire al primo riconoscimento generale del problema ecologico imposto dalla società capitalistica, non potremmo fare di meglio che rivolgerci alla famosa trattazione di Engels in Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia, nella Dialettica della natura. Qui Engels dichiara che gli esseri umani, in quanto esseri sociali, non dominano «la natura come un conquistatore domina un popolo straniero soggiogato, che non la dominiamo come chi è estraneo ad essa, ma che noi le apparteniamo con carne e sangue e cervello e viviamo nel suo grembo: tutto il nostro dominio sulla natura consiste nella capacità, che ci eleva al di sopra delle altre creature, di conoscere le sue leggi e di impiegarle in modo appropriato». Così, per ogni presunta "vittoria" dell'umanità sul mondo naturale di cui facciamo parte, «la natura si vendica su di noi», portando a diffuse devastazioni naturali/ecologiche, non solo nel mondo antico e medievale, ma sempre più spesso, e su scala molto più ampia, nel mondo creato dal capitalismo e dal colonialismo.[27]

L'incapacità di comprendere ciò che Engels chiamava la nostra «unità con la natura» e la necessità di conformarsi alle sue leggi è essa stessa un prodotto delle nostre relazioni storiche di classe. In questo caso, il dominio capitalistico della natura diventa un mezzo per dominare gli esseri umani. Il risultato è che la storia si muove a spirale, mostrando sia progresso che regresso.[28] L'accumulazione di capitale è accompagnata dall'accumulazione di catastrofi. Inoltre, in un sistema così anarchico – a differenza di una società socialista e pianificata controllata dai produttori associati – una ricerca pienamente razionale della scienza diventa impossibile, e l'irrazionalismo sostanziale prevale anche in mezzo al progresso della razionalità tecnologica formale. Indicando il degrado del suolo, la deforestazione, le inondazioni, la desertificazione, l'estinzione delle specie, le epidemie e lo sperpero delle risorse naturali, Marx ed Engels indicavano che l'attuale modo di produzione stava generando catastrofi terrestri sempre più ampie, collegate all'incontrollato «nostro intervento nel corso abituale della natura».[29] Parlando di «vendetta» della natura, l'analisi generale di Engels era quindi in sintonia con la teoria della frattura metabolica di Marx.

Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia fu pubblicato la prima volta nel 1896 sulla rivista socialdemocratica tedesca «Die Neue Zeit», poco dopo la morte di Engels. Sebbene sia difficile tracciarne l'influenza al di fuori del marxismo, è notevole la vicinanza tra l'analisi di Engels e le idee proposte poco tempo dopo da Lankester nel 1905 nella sua Romanes Lecture a Oxford, Nature and Man (ribattezzata in seguito Nature's Insurgent Son), e nel suo articolo correlato del 1904 Nature's Revenges: The Sleeping Sickness, entrambi ristampati nel suo The Kingdom of Man del 1911.[30] Non sappiamo se Lankester abbia letto l'articolo di Engels, anche se parlava correntemente il tedesco, comunicava con gli ambienti socialdemocratici e sarebbe stato profondamente interessato all'analisi di Engels a questo proposito, che si sovrapponeva in molti modi alla sua.[31] La critica ecologica radicale di Lankester, amico intimo di Marx e conoscente di Engels, forte materialista e critico del capitalismo (aveva letto Il capitale di Marx), nonché figura di spicco della zoologia britannica dell'epoca, era necessariamente legata al materialismo storico. Riferendosi al "Regno dell'Uomo", Lankester cercava di descrivere un nuovo periodo della storia della Terra in cui gli esseri umani erano ormai la principale forza che influenzava il mondo naturale, con il risultato che dovevano assumersene sempre più la responsabilità. Egli evidenziò in modo preveggente le conseguenze ecologiche di un sistema economico capitalistico impegnato nella distruzione e incurante della natura, che minava in ultima analisi l'umanità stessa.

In Nature's Revenges, Lankester ha definito l'essere umano-sociale come «il disturbatore della natura», compreso il fatto di essere colui che provoca, attraverso il capitalismo globale e la finanza, tutte le epidemie negli animali e negli esseri umani, che possono essere ricondotte in gran parte a cause sociali, e in primo luogo commerciali, tra cui la «mescolanza di incompatibilità, provenienti da tutte le parti del mondo».[32] In queste circostanze, l'umanità non aveva altra scelta che controllare la propria produzione e il proprio rapporto con la natura, affidandosi alla scienza e superando gli stretti dettami dell'accumulazione del capitale, inaugurando così uno sviluppo coevolutivo. La società umana, nel suo rapporto con il mondo naturale, si trovava su un permanente filo del rasoio ecologico che Lankester descrisse un po' ironicamente come il "Regno dell'uomo". Questa «cancellazione della natura da parte dell'uomo» non solo minava le specie viventi, ma minacciava anche la civiltà e la stessa esistenza umana.[33] L'unica risposta possibile era che l'umanità sociale si assumesse la responsabilità delle sue relazioni con il mondo naturale, in conformità alle leggi naturali e ai principi di sostenibilità, in opposizione al modo capitalistico.

Oggi, la resistenza al concetto di Epoca dell'Antropocene è evidente in molti esponenti della sinistra che, pur ignorando in larga misura la discussione scientifica, sono inorriditi dalle implicazioni di un Anthropos dominante. Questo, nelle loro menti, sembra indicare un umanesimo esagerato o un antropocentrismo nella comprensione del mondo fisico e una minimizzazione delle cause sociali del climaterico** periodo geologico che stiamo vivendo. Tuttavia, dal punto di vista geologico e del Sistema Terra, le problematiche sono chiare. Superando alcune soglie critiche o confini planetari, il sistema globale di accumulazione del capitale genera cambiamenti quantitativi che rappresentano una trasformazione qualitativa del Sistema Terra spostandolo, nella Scala dei tempi geologici, dall'Epoca Olocenica all'Epoca Antropocenica, in cui i fattori antropogenici, piuttosto che quelli non antropogenici, sono per la prima volta i principali motori del cambiamento [del Sistema Terra], in cui la civiltà umana e l'esistenza umana sono attualmente minacciate.[34]

Da un punto di vista storico e dialettico, le contraddizioni ecologiche planetarie a cui stiamo assistendo sono presenti da tempo. La questione di un nuovo «Regno dell'uomo», che fosse allo stesso tempo soggetto alla vendetta della natura o alle vendette della natura, può essere fatta risalire a Engels e Lankester. Tali visioni erano legate alla concezione della natura come una totalità dialettica mediata da processi di cambiamento evolutivo, in cui l'umanità giocava sempre più un ruolo dominante. Fu in Unione Sovietica, negli anni Venti, che il geologo Aleksei Pavlov introdusse la nozione di quello che fu chiamato il Periodo Antropogene nella storia geologica, collegato allo sconvolgimento della biosfera secondo la definizione di V. I. Vernadsky. La stessa parola Antropocene, in alternativa ad Antropogene, è apparsa per la prima volta in inglese all'inizio degli anni '70 nella Grande enciclopedia sovietica.[35] È attraverso l'unione della consapevolezza della distruzione ecologica con il concetto di ecosistema, della teoria delle origini della vita con l'analisi della biosfera - tutti prodotti della scienza dialettica - che Rachel Carson, nelle sue conferenze in cui introduceva il concetto di ecologia al grande pubblico, è stata in grado di avvertire la popolazione mondiale delle grandi dimensioni del pericolo planetario che si trovava a fronteggiare. Inoltre, sono stati gli scienziati socialisti che determinarono un cambiamento decisivo nella relazione dell'uomo con l'intero Sistema Terra, o "ecosfera", a partire dal 1945.[36]

Recentemente, possiamo sottolineare l'innovazione nella trattazione dell'Epoca dell'Antropocene nella storia della Terra rappresentata dal geologo Carles Soriano. La concezione di Epoca dell’Antropocene nella Scala dei tempi geologici deriva dal riconoscimento che, per la prima volta negli oltre quattro miliardi di anni di storia della Terra, una specie vivente, l'Homo sapiens, è il motore principale del cambiamento del Sistema Terra. Questa rivelazione del ruolo umano nel cambiamento geologico è stata il prodotto sia dell'emergere della scienza del Sistema Terra sia della crescente percezione di una "frattura antropogenica", che compromette la Terra come casa sicura per l'umanità. Il concetto di metabolismo affonda le sue radici teoriche nel concetto di ecosistema (introdotto per la prima volta dall'allievo di Lankester, l'ecologo britannico Arthur Tansley, un socialista di stampo fabiano) e nel successivo concetto di metabolismo del Sistema Terra.[37]

Una volta che la società umana si è affermata come forza primaria nel cambiamento del sistema Terra a causa dell’incremento della produzione, inaugurando l'Epoca dell'Antropocene, tutto ciò diventa inalterabile, a meno che non si verifichi il collasso della civiltà industriale, in un evento di estinzione dell'Antropocene. Che piaccia o no, l'umanità industriale è ora permanentemente responsabile, pena la propria estinzione, di limitare e controllare i propri effetti sul Sistema Terra. Tuttavia, se il capitalismo a metà del XX secolo ha originato una frattura ecologica planetaria, rimane ancora la possibilità di trasformazione del metabolismo umano con la natura in conformità alle leggi naturali, in una società votata all'uguaglianza sostanziale e alla sostenibilità ecologica.

Radicando la sua analisi nella dialettica materialista, nel 2020 Soriano ha proposto, su Geologica Acta, che la prima età geologica dell'Antropocene, successiva all'attuale età geologica del Meghalayano (l'ultima età dell'Epoca Olocenica), sia designata come Capitaliana, come riconoscimento della relazione distruttiva che il capitalismo sta producendo rispetto all'intero Sistema Terra, creando una crisi di abitabilità per l'umanità.[38] Età Capitaliana sta a significare che dietro l'attuale crisi dell'Antropocene si nasconde il modo di produzione capitalista. I sociologi dell'ambiente hanno in seguito avanzato una proposta simile, suggerendo che la nuova età geologica associata all'avvento dell'Epoca dell'Antropocene dovrebbe essere chiamata Capitaliniana e che la futura età geologica verso la quale l'umanità deve necessariamente tendere - introducendo un nuovo climaterio che superi l'emergenza planetaria - dovrebbe essere chiamata Comuniana, derivata da comunità, comune e beni comuni.[39] Se tutta la storia geologica, stando a Engels, è una delle «negazioni negate», che ha portato alla crisi del Sistema Terra di oggi, ci troviamo ora di fronte alla scelta tra la negazione delle condizioni materiali della stessa società umana a cui ci sta portando il capitalismo, oppure alla negazione del modo di produzione capitalista (e quindi dell'attuale età Capitaliana/Capitaliniana). Ciò che è essenziale in queste circostanze è la creazione di una nuova età geologica socialmente mediata, la Comuniana (la negazione della negazione), che incarni un metabolismo restaurato, sviluppato e sostenibile dell'umanità e della terra.

La dialettica, sosteneva Engels, comprendeva l'interazione, la contraddizione e l'emergenza, ed era un'espressione generale della totalità in evoluzione delle cose materiali e del movimento (materia ed energia), applicabile a tutta l'esistenza. Da questo punto di vista, era possibile comprendere meglio il mondo materiale che ci circonda, fornendo le basi della fondazione di un socialismo scientifico. In passato, le ricerche marxiste in merito alle le incursioni di Engels nella dialettica della natura si concentravano semplicemente sulla questione del rifiuto o dell'accettazione delle sue opinioni generali, tralasciando la più stimolante scommessa di esplorare il loro significato per la filosofia della prassi. Oggi dobbiamo superare questo dibattito stantio per riconoscere, in linea con il secondo fondamento, trascurato del marxismo all'interno della scienza e della filosofia materialista, che la dialettica della natura offre nuove intuizioni e metodi per la comprensione del nostro tempo, proprio perché il suo approccio è unitario e colma il grande divario emerso nell'ecologia della prassi.

Oggi, come spiega Soriano, «la maggior parte delle scienze naturali» - anche se «spontaneamente» e senza piena consapevolezza - adotta «una visione epistemica dialettica e materialista nel comprendere il lato naturale del Sistema Terra e della crisi dell'Antropocene. Dal lato sociale del problema, tuttavia, la visione epistemica adottata dalla maggior parte degli scienziati naturali si trasforma in una visione positivista e idealista che rimanda alla scienza sociale liberale ed alla filosofia tradizionale».[40] Nel frattempo, la cosiddetta tradizione marxista occidentale, pur mantenendo la nozione di dialettica, l'ha applicata solo alle modalità correlate all'identico soggetto-oggetto del regno umano storico. La tendenza è stata quella di dipingere la scienza naturale come principalmente positivistica, senza vedere alcuna relazione tra natura e dialettica. In questo modo, i due ambiti del pensiero dialettico nelle scienze naturali e nelle scienze sociali sono rimasti separati, rendendo impossibile una prassi unificata basata sulla ragione come scienza. Ciò può essere superato solo riunificando il primo fondamento del marxismo della critica dell'economia politica borghese con il secondo fondamento della critica della scienza meccanicistica.

Ponendosi nella tradizione di Engels, Soriano afferma che: «anche la Natura è dialettica, e la dialettica della Natura non è una mera costruzione teorica, ma una costruzione che è possibile solo perché la Natura è intrinsecamente tale. Altrimenti, come è possibile 'costruire' la dialettica se non si trova nell'oggetto studiato, che è la fonte ultima di ogni percezione empirica?»[41] Oggi, la dialettica della natura deve congiungersi con la dialettica della società, la critica dell'economia politica con la critica ecologica del capitalismo. Ciò richiede che al secondo fondamento del marxismo venga riconosciuto un posto centrale nella filosofia della prassi. Il rapporto dell'uomo con la terra è in bilico.

 

Post scriptum: Engels ha rotto con Marx sul metabolismo?

L'importante opera di Kohei Saito, Marx in the Anthropocene: Toward the Idea of Degrowth Communism, pubblicata dalla Cambridge University Press nel 2023 ha, fondamentalmente, sollevato l'interrogativo critico se Engels si sia discostato dall'analisi di Marx del metabolismo sociale.[42] Saito afferma che Engels, nel redigere il terzo volume del Capitale, abbia rimosso l'aggettivo "naturale" dalla bozza originale del Manoscritto economico del 1864-1865 di Marx e di conseguenza, rimosso il ​​termine "metabolismo naturale" dal passo di Marx sulla sulla "frattura irreparabile".[43] Ciò viene poi ribadito da una critica a Engels, per il presunto «rifiuto del concetto di metabolismo di Liebig». Su queste basi, Saito sostiene che Engels sia stato in gran parte responsabile della soppressione dell'argomentazione del metabolismo sociale e della frattura metabolica di Marx, contribuendo a «rendere invisibile l'ecologia di Marx», con effetti disastrosi per la successiva teoria marxista. La causa della presunta trasgressione di Engels, è che la sua nozione di dialettica della natura rappresentava un approccio alla natura/scienza naturale che era in diretto conflitto con l'analisi sociale-metabolica di Marx. Ci viene detto [da Saito] che «è stato proprio a causa di questa differenza» tra gli approcci di Marx ed Engels alla dialettica e all'ecologia, «che il concetto di metabolismo e le sue implicazioni ecologiche sono stati emarginati per tutto il XX secolo».[44]

È vero che il termine "metabolismo naturale" mancava nel passaggio sulla "frattura irreparabile" nell'edizione di Engels del terzo volume del Capitale. (Lo stesso termine è assente anche nella recente traduzione, in inglese, di Ben Fowkes del manoscritto originale di Marx per il volume 3 del Manoscritto economico del 1864-1865). Quindi, invece di dire che il capitalismo porta a «una frattura irreparabile nel processo interdipendente del metabolismo sociale, un metabolismo prescritto dalle leggi naturali della vita stessa», come si legge nell'edizione di Engels del terzo volume del Capitale, lo stesso passaggio dovrebbe recitare, nella versione di Saito: «una frattura irreparabile nel processo di interdipendenza tra il metabolismo sociale e il metabolismo naturale prescritto dalle leggi naturali del suolo». (Una traduzione ancora più letterale sarebbe questa: «una frattura irreparabile nel contesto del metabolismo sociale e naturale prescritto dalle leggi naturali del suolo»). Engels, nell'edizione del terzo volume del Capitale, ha quindi eliminato il termine "metabolismo naturale", anche se "naturale" rimane nel resto della frase. Secondo Saito, questa omissione riflette una «profonda differenza metodologica» tra Marx ed Engels sul concetto di metabolismo. [45]

Tuttavia, a un esame più attento, è discutibile che l'eliminazione di "metabolismo naturale" abbia modificato in modo sostanziale il significato del passaggio originale di Marx, sicuramente non abbastanza da sollevare un significativo problema a questo proposito. Sebbene nella sua incompleta stesura originale Marx si riferisse al «metabolismo sociale e naturale», includendo sicuramente il termine "metabolismo naturale", c'era qui una certa ridondanza. La nozione di metabolismo naturale è fondamentale per l'intero approccio materialista di Marx ed è già presupposta nel concetto stesso di "metabolismo sociale", che media la relazione dell'umanità con quello che Marx chiamava il «metabolismo universale della natura».[46] Il metabolismo sociale per Marx non è altro che la relazione specificamente umana (attraverso il lavoro e il processo produttivo) con il metabolismo universale della natura. Inoltre, anche senza le parole "metabolismo naturale", il passo indica che «la frattura irreparabile nel processo interdipendente del metabolismo sociale» viola «le leggi naturali della vita [del suolo]», che di per sé si riferisce a una rottura con il metabolismo universale della natura. L'omissione della parola "naturale", e quindi del termine "metabolismo naturale", non modifica in alcun modo il punto fondamentale. Saito dichiara che ciò che si perde nella versione di Engels è la "mediazione di secondo ordine" di Marx, o mediazione alienata.[47] Ma anche questo è discutibile, poiché il contesto stesso del passo, così come appare nel terzo volume del Capitale, è una frattura nel metabolismo sociale, cioè un'interruzione della mediazione sociale-metabolica tra umanità e natura come risultato della produzione capitalistica alienata.

Saito completa la sua argomentazione filologica sul termine mancante nella correzione da parte di Engels del passo di Marx sulla "frattura irreparabile", con l'accusa supplementare che Engels abbia sviluppato una «critica della teoria del metabolismo di Liebig».[48] Tuttavia, le prove di questa "critica" non si trovano da nessuna parte negli scritti di Engels. In effetti, Saito stesso non è in grado di offrire una sola frase che indichi una critica di Liebig sul metabolismo scritta da Engels. Invece, ricorre a sottolineare le critiche, ben diverse, che Engels muove nella Dialettica della natura al vitalismo di Liebig, compreso il suo rifiuto della teoria dell'evoluzione di Darwin e la sua ipotesi che la vita sia esistita in eterno. Saito deduce illogicamente, dalle critiche di Engels a Liebig a questo proposito, che poiché Engels si opponeva alle nozioni vitalistiche e antievolutive di Liebig in biologia, doveva anche opporsi all'uso del concetto di metabolismo da parte di Liebig nella chimica. Tuttavia, Liebig era un "dilettante" in biologia e allo stesso tempo uno scienziato di spicco in chimica, una distinzione che Engels sottolineava. Ciò che rende ancora più problematica la critica di Saito è che Engels ha ripetutamente utilizzato l'analisi di Liebig della frattura nel metabolismo del suolo nei suoi scritti, anche se non scelse, come fece Marx, di usare la parola Stoffwechsel (metabolismo) in questo contesto.[49]

Ma il problema teorico più profondo che Saito deve affrontare, nel suo tentativo di trovare le prove del presunto "rifiuto" di Engels del concetto di metabolismo di Liebig, è che Liebig, nell'utilizzare la nozione di metabolismo, si riferiva al concetto di metabolismo delle scienze naturali. Liebig non sviluppò, come nel caso di Marx, la categoria di metabolismo sociale. In questo senso, dire che Engels ha rifiutato il concetto di Liebig equivale a dire che ha rifiutato la nozione di metabolismo naturale, di cui Engels, tuttavia, è stato uno dei principali sostenitori del XIX secolo. Il concetto di metabolismo ebbe origine nella biologia cellulare tedesca all'inizio del XIX secolo e fu applicato ampiamente negli scritti di Liebig di metà secolo sulla chimica agraria.[50] Il metabolismo, in questo senso, fu un concetto che Engels utilizzò molte volte, anche nella sua famosa analisi del metabolismo (e delle proteine) come chiave per le origini della vita.[51] In effetti, la nozione di Stoffwechsel è stata centrale per lo sviluppo della prima legge della termodinamica in «The Motions of Organisms and their Relation to Metabolism» (1845) di Julius Robert Mayer, che ha fortemente influenzato Engels (così come Liebig e Marx).[52]

Tutto questo confonde ulteriormente la tesi secondo cui Engels, presumibilmente vincolato dal suo punto di vista sulla dialettica della natura, non ha saputo riconoscere il significato dell'inserimento, da parte di Marx, del "metabolismo naturale" nel passo sulla "frattura irreparabile". È a causa di questa incomprensione, ci dice Saito, che Engels ha "intenzionalmente" cancellato il termine metabolismo naturale, "marginalizzando" e rendendo di fatto "invisibile", la fondamentale critica ecologica di Marx, che è stata così "soppressa".[53] Tuttavia, qui Saito si trova di fronte al fatto scomodo che Engels, che fu certamente una delle figure più erudite del suo tempo, scrisse più e più volte sul tema del metabolismo della natura, un concetto per il quale dimostrò un apprezzamento molto profondo.[54] Inoltre, l'edizione di Engels del terzo volume del Capitale, lungi dal sopprimere il concetto di "metabolismo naturale", lo include in altri punti in cui Marx l'aveva utilizzato nel suo testo originale.[55]

Dietro l'intera argomentazione di Saito c'è il tentativo di rafforzare la nozione, all'interno della tradizione filosofica marxista occidentale, che la dialettica della natura di Engels, con il suo materialismo più ampio, fosse antitetica al materialismo storico di Marx stesso. Così, invece di vedere come le analisi ecologiche di Marx ed Engels fossero complementari e si rafforzassero a vicenda, ci viene presentata la nozione di una rottura teorica tra i due, radicata nella dialettica della natura di Engels, che avrebbe portato Engels a prendere le distanze dall'ecologia di Marx. Tuttavia, nel corso della sua argomentazione, Saito non riesce a trovare un modo soddisfacente per dimostrare che la dialettica della natura sviluppata da Engels sia effettivamente in contrasto con l'ecologia di Marx. Perciò sostiene semplicemente che l'approccio di Engels alla storia della Terra era "trans-storico", in quanto trascendeva la storia umana, secondo le modalità delle scienze naturali positivistiche, quando si indirizzava alla natura non umana.[56] Tuttavia, ci si chiede che tipo di scienza naturale ci sarebbe se limitasse la sua analisi alla sola storia umana, cioè se non fosse trans-storica nel senso di superare il mondo umano. È chiaro che il nostro essere sociale influenza la nostra comprensione della natura, cosa che Engels e Marx hanno sottolineato. Ma la scienza è necessariamente interessata a campi che vanno oltre l'umano.[57] Sicuramente, un'analisi della storia della Terra che si estende oltre la storia umana non contraddice il pensiero dello stesso Marx, che mostrava un profondo fascino per gli sviluppi paleontologici all'interno del tempo geologico precedente all'esistenza umana.[58]

Engels è inoltre criticato da Saito per aver sviluppato una teoria della crisi ecologica più "apocalittica" di quella di Marx, attraverso l'uso della metafora della "vendetta" della natura e la percezione che gli esseri umani siano in grado di minare le condizioni della loro esistenza su scala planetaria.[59] Engels contempla persino l'estinzione umana in un futuro lontano. Saito attribuisce queste osservazioni all'"apocalittica" concezione della dialettica della natura di Engels, contrapposta alle concezioni ecologiche non apocalittiche di Marx nella sua teoria della frattura metabolica. Ma Engels, dal punto di vista del XXI secolo, va elogiato per aver concepito la realtà della crisi ecologica generata dall'uomo in tutto il pianeta! E questo non contraddice in alcun modo la teoria della frattura metabolica di Marx, la cui attualità ha a che fare soprattutto con la crisi del Sistema Terra.[60]

La piena dimostrazione dell'adesione di Saito alla nozione di rottura tra Marx ed Engels sulla dialettica della natura, che descrive una profonda spaccatura ecologica tra i due pensatori, si può vedere nel suo diretto sostegno alla posizione di Terrell Carver, secondo cui Engels molto probabilmente ha mentito nella sua prefazione del 1885 all'Anti-Dühring, quando ha segnalato di aver letto a Marx le varie parti di quell'opera prima della loro pubblicazione a puntate. Secondo le parole di Saito, la dichiarazione di Engels in questo caso «non è necessariamente credibile».[61] Si insinua, quindi, che Engels potrebbe benissimo aver mentito sulle sue interazioni con Marx a questo proposito. Il fatto che non ci sia assolutamente alcuna base per credere che Engels abbia mentito su un punto così importante, che non si accorda affatto con il suo carattere o con la sua fedeltà a Marx per tutta la vita, non sembra scoraggiare coloro che seminano tali dubbi. In effetti, la natura di questa argomentazione è che Engels deve aver mentito, perché altrimenti si potrebbe presumere che Marx (che aveva contribuito, con un capitolo, all'Anti-Dühring) conoscesse perfettamente quell'opera prima della sua pubblicazione e presumibilmente ne condividesse il contenuto. In questo modo verrebbe meno la nozione di una rottura fondamentale tra Marx ed Engels.[62]

Il tentativo, da parte di Saito, di stabilire una rottura metodologica tra Marx ed Engels rispetto al concetto di metabolismo, adotta una forma simile per le stesse ragioni. Engels deve essere responsabile di aver intenzionalmente soppresso il termine "metabolismo naturale" (e con esso il significato della frattura metabolica) nella redazione del terzo volume del Capitale, altrimenti le nozioni sulla complementarità degli scritti di Marx ed Engels sull'ecologia potrebbero avere la meglio, contraddicendo la tesi di Saito secondo cui «Marx non ha mai realmente adottato il progetto di dialettica materialista che Engels stava perseguendo».[63]

Tuttavia, il fatto che secondo Saito tutta la presunta prova di una rottura metodologica tra Marx ed Engels dipenda dall'assenza di un singolo termine, la parola "naturale" che precede "metabolismo", in un unico passo, che costituisce un piccolo cambiamento di significato altamente discutibile, indica la totale assenza di qualsiasi prova sostanziale di tale rottura. Su queste basi, la separazione di Marx ed Engels su metabolismo ed ecologia è ingiustificata. La verità è che, sebbene Engels non abbia utilizzato direttamente la nozione di "metabolismo sociale" di Marx, se non nella sua Synopsis of Capital del 1868, né abbia sviluppato l'analisi di Marx a questo proposito, non vi è alcuna indicazione che la sua visione contraddica quella di Marx in questo ambito.[64]

Se la teoria della frattura metabolica di Marx non era conosciuta meglio dai marxisti prima di questo secolo, ciò non aveva nulla a che fare con la presunta soppressione delle idee di Marx da parte di Engels, affermazione per la quale non esiste alcuna base concreta. Piuttosto, aveva a che fare con il fatto che il concetto di metabolismo era incorporato nella struttura profonda dell'opera di Marx e quindi veniva spesso trascurato, mentre gran parte di ciò che egli scrisse su questo tema era incompleto, e sviluppato solo negli ultimi anni. Inoltre, gran parte della scienza di Marx, come sottolineò Rosa Luxemburg, era molto più avanti del movimento socialista stesso e sarebbe stata ripresa solo quando si fossero presentati nuovi problemi.[65] È stato lo sviluppo dell'ecosocialismo, un secolo dopo la morte di Marx, che ha portato alla riscoperta e alla ricostruzione della teoria della frattura metabolica di Marx, piuttosto che il contrario. La riscoperta dell'argomentazione ecologica di Marx è stata in parte resa possibile dalla sostanziale influenza (anche se un po' indiretta) che essa ha esercitato, insieme al lavoro di Engels, sulle successive analisi ecologiche socialiste nell'ambito delle scienze naturali e della filosofia materialista.[66]

Piuttosto che perpetuare vecchie divisioni all'interno della sinistra, è necessario oggi riunire l'argomentazione del metabolismo sociale di Marx con la dialettica della natura di Engels, vedendo queste analisi come integralmente correlate. L'obiettivo dovrebbe essere quello di unire il primo e il secondo fondamento del pensiero marxista, fornendo una più ampia base materiale per la critica del modo di produzione capitalista come terreno essenziale per una prassi ecosocialista rivoluzionaria nel XXI secolo.


Note
* Nell’edizione italiana, questa frase è riferita alla «concezione materialistica della storia». Karl Marx e Friedrich Engels, Opere complete, XXV, Roma, 1974, p. 26.
** Qui, Bellamy Foster usa il termine climacteric per riferirsi alla necessaria transizione sociale epocale riferita all’attuale emergenza planetaria. Vedi: John Bellamy Foster, “The Great Capitalist ClimactericMonthly Review 67, no. 6 (November 2015).
[1] John Bellamy Foster, The Return of Nature, New York, Monthly Review Press, 2020, p. 7, corsivo aggiunto. Il riferimento alla «seconda fondazione del pensiero ecologico marxista» era stato introdotto per la prima volta vent'anni prima in Marx's Ecology. Si veda John Bellamy Foster, Marx's Ecology, New York, Monthly Review Press, 2000, p. 250.
[2]
Il marxismo occidentale ha preso le mosse, a questo proposito, da una breve nota a piè di pagina di Storia e coscienza di classe di György Lukács, in cui egli indicava l'insoddisfazione per la narrazione di Engels riguardo alla dialettica della natura. Tuttavia, come Lukács ha indicato in più occasioni in seguito, e come attesta il testo stesso di Storia e coscienza di classe, egli non rifiutava in realtà una «dialettica della natura meramente oggettiva». Le distorsioni del suo pensiero a questo riguardo rimangono tuttavia dominanti. Nella traduzione del suo famoso manoscritto Tailism, si è arrivati a tradurre erroneamente ciò che nell'originale tedesco appare come “Dialettica nella natura” in uno dei titoli dei capitoli come “Dialettica della”. Si veda György Lukács, History and Class Consciousness, London, Merlin, 1971, pp. 24, 207; György Lukács, A Defence of History and Class Consciousness: Tailism and the Dialectic, London, Verso, 2000, pp. 94, 102-7; Kaan Kangal, Engels’ Intentions in Dialectics of Nature, «Science and Society» 83, no. 2, 2019, p. 218; J. B. Foster, The Return of Nature, op. cit., pp. 16-21.
[3] Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, New York, International Publishers, 1975, pp. 463–64.
[4] Karl Marx, Capital, vol. 1, London, Penguin, 1976, p. 279.
[5] Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 30, pp. 54–66.
[6] Karl Marx, Early Writings, London, Penguin, 1974, pp. 389–90; Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 5, p. 28.
[7] Clive Hamilton and Jacques Grinevald, “Was the Anthropocene Anticipated?,” «Anthropocene Review» 2, no. 1, 2015, p. 67.
[8] Joseph Fracchia, Bodies and Artefacts, vol. 1, Boston, Brill, 2022, p. 3.
[9] Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, p. 545.
[10] Karl Marx, Early Writings, op. cit., p. 398.
[11] Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 24, p. 301; Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, p. 633; Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 41, pp. 232, 246; J. B. Foster, Marx’s Ecology, op. cit., pp. 197, 291; J. B. Foster, The Return of Nature, op. cit., pp. 251–58.
[12] J. B. Foster, Marx’s Ecology, op. cit., pp. 212–21.
[13] Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, p. 340; Georg Lukács, The Destruction of Reason, London, Merlin Press, 1980, pp. 403–8.
[14] Sull’«organicismo dialettico», vedi Joseph Needham, Moulds of Understanding, London, George Allen and Unwin, 1976, p. 278.
[15] Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 24, p. 301; Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, pp. 23–27, 633; J. B. Foster, The Return of Nature, op. cit., p. 254.
[16] Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, pp. 26–27, 363, 593, 633.
[17] Sulla dialettica e livelli integrati, vedi Joseph Needham, Time: The Refreshing River, London, George Allan and Unwin, 1943, pp. 233–72; Jean-Pierre Vigier, «Dialectics and Natural Science», in Existentialism Versus Marxism, ed. George Novack, New York, Dell, 1966, pp. 243–57.
[18] Bertell Ollman, Dance of the Dialectic, Urbana, University of Illinois Press, 2003, pp. 11; J. B. Foster, Capitalism in the Anthropocene, New York, Monthly Review Press, 2022, pp. 304–8; Craig Dilworth, «Principles, Laws, Theories, and the Metaphysics of Science», Synthese 101, no. 2, 1994, pp. 223–47; Richard Levins and Richard Lewontin, The Dialectical Biologist, Cambridge, Massachusetts, Harvard University Press, 1985, p. 268.
[19] Una caratteristica di gran parte del pensiero dialettico marxista è stata quella di minimizzare la negazione della negazione, o lo sviluppo, l'evoluzione e l'emergere. Lo si può vedere nell'influente opera di Ollman, dove la "ricerca dialettica" si limita a «quattro tipi di relazioni: identità/differenza, compenetrazione degli opposti, quantità/qualità e contraddizione». Ollman, Dance of the Dialectic, p. 15. Su Marx e il "socialismo scientifico", vedi J. B. Foster, The Return of Nature, p. 253. Questo era ancora più vero nel marxismo sovietico. Come nota Frederick Copleston: «Naturalmente, ai tempi di Stalin, la legge della negazione della negazione fu messa sotto silenzio». Frederick C. Copleston, Philosophy in Russia, Notre Dame, Indiana, University of Notre Dame Press, 1986, p. 327.
[20] Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, pp. 82, 326.
[21] Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, pp. 126, 324–25.
[22] Stephen Jay Gould, The Structure of Evolutionary Theory, Cambridge, Massachusetts, Harvard University Press, 2002, pp. 479–92; S. J. Gould, Time’s Arrow, Time’s Cycle, Cambridge, Massachusetts, Harvard University Press, 1987, pp. 112–15, 133–34; S. J. Gould, Hen’s Teeth and Horse’s Toes, New York, W. W. Norton, 1980, pp. 97–105; Richard York and Brett Clark, The Science and Humanism of Stephen Jay Gould, New York, Monthly Review Press, 2011, pp. 21, 28, 40–42.
[23] Vedi Helena Sheehan, Marxism and the Philosophy of Science, Atlantic Highlands, Humanities Press, 1985; J. B. Foster, The Return of Nature, op. cit. 358–530.
[24] V. I. Lenin, Collected Works, vol. 14, Moscow, Progress Publishers, 1977.
[25] Sebastiano Timpanaro ha mosso una forte critica al marxismo occidentale per aver abbandonato il materialismo, ma poiché ha rifiutato anche la dialettica della natura, la sua analisi - nonostante la sua brillantezza - non è stata in grado di superare i limiti da lui imposti. Vedi Sebastiano Timpanaro, Sul materialismo, Milano, Unicopli, 2003.
[26] L'incapacità della teoria critica, a causa del suo superficiale materialismo e della sua negazione della dialettica della natura, di fornire un'analisi ecologica significativa è evidente in un recente lavoro che cerca di promuovere i contributi della teoria critica classica all'ecologia, soprattutto quella di Adorno, riconoscendo allo stesso tempo che «i teorici critici classici della Scuola di Francoforte difficilmente si sono impegnati con le scienze naturali» o con l'ecologia. Carl Cassegård, Toward a Critical Theory of Nature, London, Bloomsbury, 2021, p. 118.
[27] Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, pp. 460–62. Engels attribuiva i disastri ecologici a conseguenze naturali miopi, "impreviste" e "remote" e ai sottoprodotti necessari di un sistema di produzione dedito solo al guadagno immediato. Nel capitolo «The Revenge of the External» del suo The Barbaric Heart, Curtis White spiega che queste «conseguenze non volute» sono trattate nell'economia capitalista come esternalità, e sono proprio queste esternalità, rispetto ai processi naturali, a tornare a perseguitare il capitalismo... Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, pp. 461–62; Curtis White, The Barbaric Heart, London, Routledge, 2009, pp. 89–107.
[28] Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, p. 313, sottolineatura aggiunta.
[29] Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, p. 461.
[30] Ray Lankester, The Kingdom of Man, New York, Henry Holt and Co., 1911.
[31] La concezione di Lankester dell'evoluzione umana, nella sua sottolineatura sulla mano, era molto più vicina a quella di Engels in "Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia", che a Darwin o Ernst Haeckel. Vedi E. Ray Lankester, Diversions of a Naturalist, Freeport, New York, Books for Libraries Press, 1915, pp. 243–44.
[32] E. Ray Lankester, The Kingdom of Man, op. cit., pp. 1–4, 26, 31–33, 184–89.
[33] E. Ray Lankester, Science from an Easy Chair, New York, Henry Holt and Co., 1913, pp. 365–79.
[34] Carles Soriano, "Anthropocene, Capitalocene, and Other - Cenes", Monthly Review 74, no. 6, November 2022, pp. 1–28. Trad. it. Antropocene, Capitalocene e altri “-cene”. Antropocene.org, 04.12.2022.
[35] I. Vernadsky, The Biosphere, New York, Springer-Verlag, 1998; E. V. Shantser, “The Anthropogenic System (Period),” in The Great Soviet Encyclopedia, vol. 2, New York, Macmillan, 1973, pp. 139–44; V. I. Vernadsky, “Some Words About the Noösphere,” in 150 Years of Vernadsky, vol. 2, Washington DC, 21st Century Science Associates, 2014, p. 82. L'Antropogene è stato inizialmente introdotto in Unione Sovietica per descrivere il periodo geologico oggi noto come Quaternario.
[36] Rachel Carson, Lost Woods, Boston, Beacon, 1998, pp. 227–45; Barry Commoner, The Closing Circle, New York, Bantam, 1971, pp. 60–61, 117, 138–45; J. B. Foster, The Return of Nature, op. cit., pp. 502–13; John Bellamy Foster and Brett Clark, “Rachel Carson’s Ecological Critique,” Monthly Review 59, no. 9, February 2008, pp. 1–17, trad. it. La critica ecologica di Rachel Carson, Antropocene.org, 22.09.2022.
[37] A. O. Tansley, “The Use and Abuse of Vegetational Concepts and Terms,” Ecology 18, no. 3, July 1935, pp. 284–307. Nello sviluppare la nozione di ecosistema, Tansley si è basato molto sulla teoria dei sistemi del matematico marxista Hyman Levy. Vedi Hyman Levy, The Universe of Science, London, Watts and Co., 1932.
[38] Carles Soriano, “On the Anthropocene Formalization and the Report of the Anthropocene Working Group,” Geologica Acta 18, no. 6, 2020, pp. 1–10.
[39] John Bellamy Foster and Brett Clark, “The Capitalinian: The First Geological Age of the Anthropocene,” Monthly Review 73, no. 4, September 2021, pp. 1–16.
[40] Carles Soriano, “Epistemological Limitations of Earth System Science to Confront the Anthropocene Crisis,” Anthropocene Review 9, no. 1, 2020, pp. 112, 122, Soriano, “Anthropocene, Capitalocene, and Other ‘-Cenes,’” p. 14, trad. it. Antropocene, Capitalocene e altri “-cene”, Antropocene.org, 04.12.2022.
[41] Carles Soriano, “Epistemological Limitations of Earth System Science,” op. cit., p. 121.
[42] Kohei Saito, Marx in the Anthropocene: Towards the Idea of Degrowth Communism, Cambridge, Cambridge University Press, 2023, pp. 53–55.
[43] Nell'originale tedesco di Marx, così come nell'edizione di Engels del terzo volume del Capitale, ciò che nella traduzione inglese viene presentato come una singola frase è in realtà solo una sezione di una frase molto più lunga, che occupa un intero paragrafo. Per questo motivo, nella presente discussione non si parla di "frase", ma di "passo", soprattutto perché la questione principale in discussione riguarda solo una parte della frase, anche nell'edizione in lingua inglese...
[44] K. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., pp. 45, 67–68.
[45] Karl Marx, Marx-Engels Gesamtausgabe (MEGA), II/4.2, Berlin, Akademie Verlag, 1992, p. 753; Karl Marx and Friedrich Engels, Werke, Band 25, Berlin, Dietz Verlag, 1964, p. 822; K. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., pp. 53–55, 70; Karl Marx, Capital, vol. 3, London, Penguin, 1981, p. 949; Karl Marx, Economic Manuscript of 1864–1865, Boston, Brill, 2016, pp. 797–98. Saito fa anche notare che l'edizione di Engels del volume 3 del Capitale utilizza erroneamente la parola "vita" alla fine della frase contestata, anziché "suolo". Tuttavia, entrambi i termini trasmettono essenzialmente lo stesso ampio significato in questo particolare contesto, mentre "suolo" compare anche nella frase successiva nell'edizione di Engels del volume 3, così come nel manoscritto originale di Marx. Saito stesso ha affermato che questa discrepanza è probabilmente dovuta alla scarsa grafia di Marx, in cui le parole Boden e Leben appaiono quasi identiche. Tuttavia, pur riconoscendo nella sua nota a piè di pagina che questo potrebbe benissimo essere il risultato della cattiva calligrafia di Marx, egli critica comunque Engels nel suo testo per aver sostituito il termine "vita", sostenendo che Engels abbia apportato questa modifica per rendere la frase di Marx più in linea con la nozione di "vendetta" della natura di Engels stesso. Dato il problema di calligrafia e la natura molto problematica delle affermazioni di Saito sul significato teorico della sostituzione di "suolo" con "vita", l'intera questione può essere messa da parte nella presente discussione.. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., pp. 56, 70.
Nella corrispondenza e nelle discussioni avute con me, Joe Fracchia ha tradotto il passaggio critico nell'originale tedesco del suo Economic Manuscript of 1864–1865 (come pubblicato in MEGA) in modo leggermente diverso da Saito, con: «provocando una frattura irreparabile nel contesto del metabolismo sociale e naturale prescritto dalle leggi naturali del suolo». La traduzione di Fracchia è quella più letterale, citata nel testo. Devo molto della mia comprensione di questi problemi filologici a Fracchia, che mi ha aiutato a esplorare le differenze e le sfumature in un confronto ravvicinato tra il testo originale tedesco di Marx e il suo Economic Manuscript of 1864–18655, il testo tedesco curato da Engels del volume 3 del Capitale e le varie traduzioni in lingua inglese.
[46] J. B. Foster, Capitalism in the Anthropocene, op. cit., pp. 41–61; Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 30, pp. 54–66.
[47] K. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., p. 53. Sul concetto di “secondo ordine di mediazione” di István Mészáros, vedi John Bellamy Foster, “Foreword” in István Mészáros, The Necessity of Social Control, New York, Monthly Review Press, 2015, p. 16. Sul concetto di mediazione alienata di Marx, vedi Karl Marx, Early Writings, op. cit., p. 261.
[48] K. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., p. 45.
[49] K. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., pp. 56–57; Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, pp. 574–76; Justus von Liebig, "Familiar Letters on Chemistry", in Its Relations to Physiology, Dietetics, Agriculture, Commerce, and Political Economy, fourth edition, London, Walton and Maberly, 1859, pp. 283–86; John Farley, “The Spontaneous Generation Controversy (1859–1880),” Journal of the History of Biology 5, no. 2, 1972, p. 317; Friedrich Engels, The Housing Question, Moscow, Progress Publishers, 1979, pp. 92–93.
[50] Franklin C. Bing, “The History of the Word Metabolism,” Journal of the History of Medicine and Allied Sciences 26, no. 2, April 1971, pp. 158–80.
[51] Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, p. 578; J. D. Bernal, The Freedom of Necessity, London, Routledge and Kegan Paul, 1949, pp. 363–64; J. B. Foster, The Return of Nature, op. cit., p. 414; K. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., pp. 56–57.
[52] Julius Robert Mayer, “The Motions of Organisms and Their Relation to Metabolism,” in Julius Robert Mayer: Prophet of Energy, ed. Robert B. Lindsey, New York, Pergamon, 1973, pp. 75–145; Kenneth Caneva, Robert Mayer and the Conservation of Energy, Princeton, Princeton University Press, 1993, p. 117; Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, p. 688.
[53] K. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., pp. 45, 53.
[54] J. B. Foster, The Return of Nature, op. cit., p. 414.
[55] K. Marx, Capital, vol. 3, op. cit., pp. 195, 949, 954.
[56] K. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., pp. 59, 67.
[57] Saito sottolinea la critica di Lukács, in Storia e coscienza di classe, alla validità dell'esperimento scientifico come base per la conoscenza dialettica del metabolismo universale della natura e afferma che ciò costituisce il motivo del rifiuto di Lukács della Dialettica della natura di Engels. Saito omette di notare, tuttavia, che Lukács fece successivamente marcia indietro su questo punto nella prefazione del 1967 al suo libro. Lukács, Storia e coscienza di classe; K. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., p. 85.
[58] Karl Marx and Friedrich Engels, Marx-Engels Gesamtasugabe (MEGA) IV/26 (Berlin, Akademie Verlag, 2011, pp. 214–19; Joseph Beete Jukes, Student’s Manual of Geology, Edinburgh, Adam and Charles Black, 1872, pp. 476–512; J. B. Foster, Capitalism in the Anthropocene, op. cit., pp. 51, 270; John Bellamy Foster and Brett Clark, The Robbery of Nature, New York, Monthly Review Press, 2020, p. 143; K. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., pp. 65–67.
[59] K. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., pp. 55, 59.
[60] Su questo vedi John Bellamy Foster, Brett Clark, and Richard York, The Ecological Rift, New York, Monthly Review Press, 2010.
[61] K. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., p. 51; Terrell Carver, Marx and Engels: The Intellectual Relationship, Brighton, Wheatsheaf, 1983, pp. 123–25; J. B. Foster, The Return of Nature, op. cit., p. 584. Oltre a dichiarare di aver letto l'intero manoscritto a Marx, Engels afferma che «tra di noi era stato concordato che questa mia esposizione non sarebbe stata pubblicata senza che lui ne fosse a conoscenza». Karl Marx and Friedrich Engels, Collected Works, vol. 25, p. 9.
[62] Stranamente, Saito fa riferimento in altre parti della sua argomentazione alle prove fornite dal presente autore e da altri che indicano la portata del coinvolgimento e dell'apprezzamento di Marx per l'Anti-Dühring di Engels. Vedi K. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., pp. 48, 241, 253.
[63] K. Saito, Marx in the Anthropocene, op. cit., p. 67.
[64] Friedrich Engels, On Capital, New York, International Publishers, 1937, p. 63.
[65] Rosa Luxemburg, Rosa Luxemburg Speaks, New York, Pathfinder, 1970, p. 111. Un ulteriore fattore è che il termine Stoffwechsel non è stato originariamente tradotto con "metabolismo" nelle traduzioni in lingua inglese del primo e del terzo volume del Capitale del 1886 e del 1909, ma piuttosto con "circolazione della materia".
[66] Vedi J. B. Foster, Marx’s Ecology, op. cit., pp. 21–65; J. B. Foster, The Return of Nature, op. cit., p. 405.

Traduzione a cura della Redazione di Antropocene.org

Fonte: Monthly Review, vol. 75, n. 02 (01.06.2023)

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